Dai dati dell'NTSB (National transportation safety board) statunitense, risulta che il 20% di tutti gli incidenti dell'aviazione d'affari si verifica durante gli ultimi 30 secondi di volo.
E restringendo l'analisi agli incidenti degli aerei d'affari più grossi, equipaggiati con motori a turbina (turboelica e turboreattori), si scopre ancora più sorprendentemente che la percentuale supera il 55%.
Approfondendo l'esame delle cause che hanno condotto molti piloti di provata esperienza a danneggiare o a sfasciare i propri aerei in atterraggio, gli addetti alla sicurezza del volo dell'NTSB hanno scoperto che questi incidenti non sono in genere dovuti a mancanza di abilità o di conoscenza della macchina da parte dei piloti, bensì a una errata pianificazione degli avvicinamenti e a superficialità nella valutazione delle condizioni nelle quali devono essere effettuati gli atterraggi.
Uno dei fattori più importanti per la sicurezza della manovra di atterraggio e lo stato del fondo della pista, il quale determina l'azione frenante grazie alla quale l'aereo può o meno essere fermato entro i confini della pista stessa.
Di solito, quando si parla di azione frenante scarsa o nulla, viene naturale di pensare a una pista coperta di ghiaccio o neve.
Ma, anche se gli atterraggi sul ghiaccio o sulla neve sono effettivamente insidiosi e devono essere eseguiti con molta precauzione, la maggior parte delle uscite di pista dopo l'atterraggio si verifica sulle piste bagnate, a causa del fenomeno conosciuto con il nome latino/anglosassone di idroplaning, o aquaplaning.
Si conoscono tre tipi di aquaplaning, ognuno dei quali può rendere un aeroplano parzialmente o totalmente incontrollabile durante la corsa di atterraggio:
- l'aquaplaning dinamico
- l'aquaplaning da gomma fusa
- l'aquaplaning viscoso
E restringendo l'analisi agli incidenti degli aerei d'affari più grossi, equipaggiati con motori a turbina (turboelica e turboreattori), si scopre ancora più sorprendentemente che la percentuale supera il 55%.
Approfondendo l'esame delle cause che hanno condotto molti piloti di provata esperienza a danneggiare o a sfasciare i propri aerei in atterraggio, gli addetti alla sicurezza del volo dell'NTSB hanno scoperto che questi incidenti non sono in genere dovuti a mancanza di abilità o di conoscenza della macchina da parte dei piloti, bensì a una errata pianificazione degli avvicinamenti e a superficialità nella valutazione delle condizioni nelle quali devono essere effettuati gli atterraggi.
Uno dei fattori più importanti per la sicurezza della manovra di atterraggio e lo stato del fondo della pista, il quale determina l'azione frenante grazie alla quale l'aereo può o meno essere fermato entro i confini della pista stessa.
Di solito, quando si parla di azione frenante scarsa o nulla, viene naturale di pensare a una pista coperta di ghiaccio o neve.
Ma, anche se gli atterraggi sul ghiaccio o sulla neve sono effettivamente insidiosi e devono essere eseguiti con molta precauzione, la maggior parte delle uscite di pista dopo l'atterraggio si verifica sulle piste bagnate, a causa del fenomeno conosciuto con il nome latino/anglosassone di idroplaning, o aquaplaning.
Si conoscono tre tipi di aquaplaning, ognuno dei quali può rendere un aeroplano parzialmente o totalmente incontrollabile durante la corsa di atterraggio:
- l'aquaplaning dinamico
- l'aquaplaning da gomma fusa
- l'aquaplaning viscoso