Si aprono i portelli di sgancio, con qualche cigolio.
La bomba è sempre saldamente trattenuta dalle dita d'acciaio di quattro robuste tenaglie.
Ma sotto, adesso, non c'è che lo spazio.
Fino alla nuda terra.
Ferebee si volge un attimo per lanciare uno sguardo a Tibbets, seduto dietro di lui, e lo assicura : - Tutto Ok -.
Poi torna, fulmineo, al mirino.
Il ponte non è ancora al centro della croce di mira, ma, poiché lo sgancio avverrà automaticamente, il puntamento a vista è stato anticipato di un minuto esatto.
Diciassette secondi dopo le 8.14.
Scocca il momento di Ferebee, ed egli preme istantaneamente il pulsante che sincronizza il lancio della bomba con il meccanismo d'innesco a tempo.
Quaranticinque secondi trascorrono in un silenzio quasi allucinato, poi un sibilo lacerante risuona fra le pareti metalliche di Enola Gay.
E' un segnale di Nelson, che annuncia agli altri componenti dell'equipaggio, a Great Artiste e a N. 91 che fra un quarto di minuto la bomba precipiterà su Hiroshima.
Questo urlo sinistro è captato anche a terra, dalle radio giapponesi della difesa.
Ufficiali e soldati si fissano l'un l'altro negli occhi, esterrefatti.
C'è un B-San su Hiroshima, il segnale viene da lì. Cos'è? Perché?
Ore otto, quindici primi, diciassette secondi.
Il segnale cessa di colpo e Little Boy si stacca da Enola Gay.
Per 51 secondi sarà solo un grave in caduta.
Eccolo!