Mi ci devo ancora abituare; finora ero sempre stato un pilota da caccia, attaccavo con il mio aeroplano altri aerei su nel cielo; ora con il mio Macchi devo andare alla ricerca di obiettivi a terra o sul mare, puntare verso il basso e buttarmi contro colonne meccanizzate, postazioni d'artiglieria, naviglio tedesco.
Buttarmi contro; come oggi.
L'ordine operativo giunto al 4° Stormo riportava, fra l'altro:
« ... inviare coppia di velivoli in ricognizione offensiva lungo le coste albanesi e isole litoranee »,
una cosa di ordinaria amministrazione in questi giorni della prima decade di ottobre.
Decollo verso le 8 assieme ad un gregario; appena lasciata la pista di Lecce faccio quota fin sui 2000 metri, poi livello l'aeroplano e faccio il solito controllo degli strumenti: tutto normale.
Di lato, spostato un poco verso l'indietro, l'altro Macchi 205 vola vicinissimo a me con perfetto allineamento.
Sotto di noi il mare è calmo, il cielo è sereno, qualche nuvola bianca qua e la; dopo circa una ventina di minuti sorvoliamo le isole costiere, all'orizzonte appare la costa.
Occhi aperti con leggeri movimenti laterali sulla cloche inclino l'aeroplano su di un lato e poi sull' altro, alternativamente, il che mi consente di vedere meglio la zona di mare sotto di me.
Per ora nulla, seguiamo la costa: insenature, strapiombi, isolette, bracci di mare più o meno larghi;
il volo procede normalissimo.
A ridosso di uno strapiombo nota qualche cosa che non mi convince; viro stretto di 90°, punto verso il basso; un'occhiata di fianco:
il gregario è sempre al suo posto, sa il suo mestiere.
Perdo velocemente quota; sto picchiando con un angolo di 45°, la velocità tocca i 600/620 Km. orari, il costone roccioso si avvicina velocemente sulla mia destra; inclino l'apparecchio e osservo addossati alla costa un grosso veliero e qualche imbarcazione più piccola. Continuo ad abbassarmi; in cuffia mi giunge la voce del gregario, anche lui ha visto; alzo la mano e con l'indice puntato verso il basso gli segnalo che attacchiamo.
Buttarmi contro; come oggi.
L'ordine operativo giunto al 4° Stormo riportava, fra l'altro:
« ... inviare coppia di velivoli in ricognizione offensiva lungo le coste albanesi e isole litoranee »,
una cosa di ordinaria amministrazione in questi giorni della prima decade di ottobre.
Decollo verso le 8 assieme ad un gregario; appena lasciata la pista di Lecce faccio quota fin sui 2000 metri, poi livello l'aeroplano e faccio il solito controllo degli strumenti: tutto normale.
Di lato, spostato un poco verso l'indietro, l'altro Macchi 205 vola vicinissimo a me con perfetto allineamento.
Sotto di noi il mare è calmo, il cielo è sereno, qualche nuvola bianca qua e la; dopo circa una ventina di minuti sorvoliamo le isole costiere, all'orizzonte appare la costa.
Occhi aperti con leggeri movimenti laterali sulla cloche inclino l'aeroplano su di un lato e poi sull' altro, alternativamente, il che mi consente di vedere meglio la zona di mare sotto di me.
Per ora nulla, seguiamo la costa: insenature, strapiombi, isolette, bracci di mare più o meno larghi;
il volo procede normalissimo.
A ridosso di uno strapiombo nota qualche cosa che non mi convince; viro stretto di 90°, punto verso il basso; un'occhiata di fianco:
il gregario è sempre al suo posto, sa il suo mestiere.
Perdo velocemente quota; sto picchiando con un angolo di 45°, la velocità tocca i 600/620 Km. orari, il costone roccioso si avvicina velocemente sulla mia destra; inclino l'apparecchio e osservo addossati alla costa un grosso veliero e qualche imbarcazione più piccola. Continuo ad abbassarmi; in cuffia mi giunge la voce del gregario, anche lui ha visto; alzo la mano e con l'indice puntato verso il basso gli segnalo che attacchiamo.