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    Buttarsi contro

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    Messaggio  White_Group Gio Nov 13, 2008 11:26 pm

    Mi ci devo ancora abituare; finora ero sempre stato un pilota da caccia, attaccavo con il mio aeroplano altri aerei su nel cielo; ora con il mio Macchi devo andare alla ricerca di obiettivi a terra o sul mare, puntare verso il basso e buttarmi contro colonne meccanizzate, postazioni d'artiglieria, naviglio tedesco.
    Buttarmi contro; come oggi.
    L'ordine operativo giunto al 4° Stormo riportava, fra l'altro:
    « ... inviare coppia di velivoli in ricognizione offensiva lungo le coste albanesi e isole litoranee »,
    una cosa di ordinaria amministrazione in questi giorni della prima decade di ottobre.
    Decollo verso le 8 assieme ad un gregario; appena lasciata la pista di Lecce faccio quota fin sui 2000 metri, poi livello l'aeroplano e faccio il solito controllo degli strumenti: tutto normale.
    Di lato, spostato un poco verso l'indietro, l'altro Macchi 205 vola vicinissimo a me con perfetto allineamento.
    Sotto di noi il mare è calmo, il cielo è sereno, qualche nuvola bianca qua e la; dopo circa una ventina di minuti sorvoliamo le isole costiere, all'orizzonte appare la costa.
    Occhi aperti con leggeri movimenti laterali sulla cloche inclino l'aeroplano su di un lato e poi sull' altro, alternativamente, il che mi consente di vedere meglio la zona di mare sotto di me.
    Per ora nulla, seguiamo la costa: insenature, strapiombi, isolette, bracci di mare più o meno larghi;
    il volo procede normalissimo.
    A ridosso di uno strapiombo nota qualche cosa che non mi convince; viro stretto di 90°, punto verso il basso; un'occhiata di fianco:
    il gregario è sempre al suo posto, sa il suo mestiere.
    Perdo velocemente quota; sto picchiando con un angolo di 45°, la velocità tocca i 600/620 Km. orari, il costone roccioso si avvicina velocemente sulla mia destra; inclino l'apparecchio e osservo addossati alla costa un grosso veliero e qualche imbarcazione più piccola. Continuo ad abbassarmi; in cuffia mi giunge la voce del gregario, anche lui ha visto; alzo la mano e con l'indice puntato verso il basso gli segnalo che attacchiamo.
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    Messaggio  White_Group Gio Nov 13, 2008 11:27 pm

    Inizio a picchiare sull'obiettivo.
    Dalle imbarcazioni aprono il fuoco contro di noi.
    Me ne accorgo dal comparire improvviso sui natanti di nuvolette di fumo grigiastro: le mitragliere contraeree sono entrate in azione.
    I proiettili mi passano vicinissimi, non posso variare la traiettoria; continuo a picchiare.
    La contraerea ci ha inquadrati e non ci molla; basta un colpo che mi colpisca in una parte vitale della macchina e sono fregato!
    Faccio partire una raffica lunga; la velocità dell'aereo mi impedisce di vederne l'effetto.
    Sfilo la nave sul fianco, volando basso verso il mare aperto, con continui spostamenti di rotta per disorientare i serventi germanici, ma penso che ora saranno alle prese con il mio sezionario.
    Viro largo e tiro in quota; guardo verso la costa, anche l'altro velivolo sta tirando su in candela, nessun effetto appariscente del nostro tiro sulle imbarcazioni.
    La contraerea continua a sparare per impedire un nostro nuovo avvicinamento.
    Sui 2000 metri, viro di nuovo e mi butto di nuovo in affondata: occhio al traguardo di puntamento, mano sulla leva di sparo: ora so cosa vuol dire
    « buttarsi contro ».
    Durante un duello aereo hai la possibilità di manovra; attacchi, ti sganci, attacchi di nuovo, scegliendo il momento e la posizione per farlo; per non farti inquadrare dalle armi dell'avversario fai dell'acrobazia, ti senti sempre in grado di agire secondo la circostanza e le tue decisioni sono in funzione della situazione che muta continuamente.
    In questi attacchi contro obiettivi fissi tutto è diverso:
    sei obbligato a cacciare indietro la paura che ti spinge a deviare la rotta del velivolo, e devi invece continuare a tenerlo fermo in mezzo alle traccianti nemiche.
    Questa è la differenza: la sto provando durante questa seconda puntata.
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    Messaggio  White_Group Gio Nov 13, 2008 11:27 pm

    Ho paura, vorrei virare, basterebbe un colpetto di cloche e schizzerei via a 600 Km/h, e giù faticherebbero parecchio per riavermi nei loro reticoli di puntamento, ma ormai sono indurito sui comandi, gli attimi più brutti sono passati, ora sono pronto a sparare ed a colpire, la reazione alla paura viene proprio dall'ingigantirsi dell'istinto di conservazione, dal fatto di poter in qualche modo reagire all'offesa nemica.
    Sparo con rabbia: uccidere per non essere ucciso.
    Continuo a premere sullo sparo, le mie raffiche colpiscono il ponte del veliero; rifaccio quota ed attendo l'altro apparecchio.
    Devo aver colpito qualche postazione, perchè la contraerea ora è molto ridotta. Controllo il televel: la benzina è appena sufficiente per tornare a casa.
    Per radio comunico l'ordine di rientro al mio gregario;
    appena siamo di nuovo in coppia, dirigo verso le coste pugliesi.
    Ecco la costa; giro in quota per ottenere il permesso di atterraggio, poi le solite manovre e tocchiamo di nuovo terra.
    Rullaggio verso i decentramenti, elica ferma, fuori dell'abitacolo, via il paracadute, e mi dirigo assieme al collega verso il comando per fare il rapporto.
    Le gambe sono dure, risentono della tensione e della inattività del volo; anche il collo è indolenzito; mentre cammino mi slaccio le varie cerniere della combinazione di volo, frugo nelle tasche alla ricerca di una sigaretta.
    Nella baracca comando ci sono molti piloti dello Stormo:
    Annoni, Salvi, Labanti, Mariotti, Mutti, Piccolomini, Reiner, Ferrazzani, Dallara, Gaspari, Bucher, Morelli, Gensini, Voltan e altri;
    tutta gente che in questi giorni ha provato più volte che cosa vuol dire attaccare in picchiata.
    Nessuno parla, ascoltano il mio rapporto, poi il locale si svuota.
    Vado a buttarmi in branda, ma non riesco a dormire.
    Sono ancora sotto tensione: il combattimento è ancora dentro di me.
    Mi accorgo di pensare a quanto facevano giù in Africa settentrionale quelli del 50° Stormo d'assalto, i ragazzi di Vossilla;
    loro attaccavano sempre così i carri armati inglesi, e li attaccavano con dei lenti Breda 65 o dei C.R. 42.
    Dovevano essere dei leoni!

    Tratto da Ali Nella Tragedia

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