Oggi è successo qualcosa che ci ha risollevato il morale: sono giunti i primi tre velivoli americani tipo P. 39 Airacobra su cui sarà montato, appena terminato l'addestramento, il mio Stormo.
Stamane, ai limiti della pista, eravamo in molti del 4° ad attendere i nuovi velivoli e quando i tre aeroplani si sono fermati sul piazzale abbiamo cominciato a girare attomo alle nuove macchine, per la verità un po' bruttine in confronto ai nostri Macchi e con innovazioni meccaniche per noi inusitate.
Il carrello triciclo, l'abitacolo con la porta laterale identica ad una portiera di automobile, il motore sistemato dietro al posto di pilotaggio, un armamento molto pesante che comprende persino un cannoncino da 37 mm.
Ognuno di noi sbircia, tocca, fa commenti;
azzardiamo giudizi, affiorano speranze; ad un tratto lo sguardo spazia sulla linea di volo verso i nostri Macchi 202 e 205.
Ormai, dopo tanti voli, tanti avvenimenti, lieti e tristi, dobbiamo lasciarli; sono ormai al limite dell'efficienza.
Li stiamo consegnando, al 5° Stormo i 202, al 51° i 205 S.
Prima di ritornare a volare, subiranno però una revisione completa al reparto tecnico dove avvengono dei «miracoli» inspiegabili.
Pezzi di lamiera ormai da buttare ritorano ad essere aeroplani pienamente efficienti.
Appunto a questi miracoli la mente ritorna in questo momento, dinnanzi alla visione dei nostri vecchi Macchi, e rivivo la situazione catastrofica del primo periodo post-armistiziale, con i velivoli efficienti Macchi e Reggiane, che per il continuo impiego bellico, diventavano sempre meno numerosi, con le ditte costruttrici tutte al Nord, i magazzini qui al Sud quasi completamente vuoti per saccheggio dei tedeschi o a causa dei bombardamenti anglo-americani.
Stamane, ai limiti della pista, eravamo in molti del 4° ad attendere i nuovi velivoli e quando i tre aeroplani si sono fermati sul piazzale abbiamo cominciato a girare attomo alle nuove macchine, per la verità un po' bruttine in confronto ai nostri Macchi e con innovazioni meccaniche per noi inusitate.
Il carrello triciclo, l'abitacolo con la porta laterale identica ad una portiera di automobile, il motore sistemato dietro al posto di pilotaggio, un armamento molto pesante che comprende persino un cannoncino da 37 mm.
Ognuno di noi sbircia, tocca, fa commenti;
azzardiamo giudizi, affiorano speranze; ad un tratto lo sguardo spazia sulla linea di volo verso i nostri Macchi 202 e 205.
Ormai, dopo tanti voli, tanti avvenimenti, lieti e tristi, dobbiamo lasciarli; sono ormai al limite dell'efficienza.
Li stiamo consegnando, al 5° Stormo i 202, al 51° i 205 S.
Prima di ritornare a volare, subiranno però una revisione completa al reparto tecnico dove avvengono dei «miracoli» inspiegabili.
Pezzi di lamiera ormai da buttare ritorano ad essere aeroplani pienamente efficienti.
Appunto a questi miracoli la mente ritorna in questo momento, dinnanzi alla visione dei nostri vecchi Macchi, e rivivo la situazione catastrofica del primo periodo post-armistiziale, con i velivoli efficienti Macchi e Reggiane, che per il continuo impiego bellico, diventavano sempre meno numerosi, con le ditte costruttrici tutte al Nord, i magazzini qui al Sud quasi completamente vuoti per saccheggio dei tedeschi o a causa dei bombardamenti anglo-americani.