Il cerchio si stringe.
Il 22 Giugno ricevo l'ordine di portare materiale all'aeroporto di Sigonella a Catania, materiale importante per la difesa.
Parto subito nel primo pomeriggio per poi rientrare in serata a causa degli abbondanti bombardamenti aerei sempre in atto da quelle parti.
Dopo aver finito di assaporare, con il sole dalla parte giusta, la bellezza incantevole del Golfo di Napoli e della costiera amalfitana, accorgendomi di essere troppo alto, decido di ridurre la quota.
Proprio in quell'attimo, da sotto parte una grossa raffica che termina appena davanti al muso del mio apparecchio e subito dopo vedo sfrecciare un bimotore da caccia inglese con un forte armamento ad una velocità superiore ai 600 km/h: è un Mosquito.
Mi ha sbagliato di poco, la mia bassa velocità di crociera, 250 km/h, l'ha tratto in inganno ed ha sparato troppo avanti.
Ora è più alto di me, gira largo e ritorna frontalmente all' attacco; come unica soluzione per difendere la cabina sono costretto a girargli il muso contro, in quanto il motore centrale, uno stellare centoventotto Alfa Romeo, mi può aiutare ad incassare gli eventuali colpi.
Il Mosquito che non si aspetta questa mossa è obbligato improvvisamente a cambiare rotta per evitare uno scontro frontale, che avrebbe trasformato i due aerei in un unico falò.
Brandi, il mio bravo armiere, anche al secondo attacco non riesce a sparare, mentre Binotto, il mio secondo, mi segnala che il Mosquito sta di nuovo arrivando sul traverso da destra:
a questo punto non so più cosa inventare e rimango fermo ad aspettare.
Forse mi crede disarmato e vuole venire a constatare da vicino.