I bombardieri tedeschi della Seconda Guerra Mondiale costituiscono un argomento di particolare interesse nello studio della storia dell'aviazione militare.
lnfatti, è innegabile che, nonostante le possibilità industriali e tecnologiche del Terzo Reich, le macchine di questa categoria abbiano avuto uno sviluppo differente da quanto avvenuto, ad esempio, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
La Luftwaffe non ebbe mai migliaia di bombardieri strategici pesanti come i B-17, i B-24 e i B-29 oppure gli Halifax e i Lancaster e puntò principalmente su bimotori dalla grande flessibilità operativa, come i Do.217, gli He.111 o gli Ju.88.
D'altra parte, l'intera visione tedesca della guerra differiva nelle modalità e nei mezzi da quella dell'avversario.
Tuttavia, mentre gli Alleati preferirono perfezionare al massimo formule fondamentalmente convenzionali, come nel caso del B-29 (rimasto anche nei primi anni del dopoguerra il più importante bombardiere strategico) e del B36 (concepito all'epoca dell'entrata in guerra degli Stati Uniti ma realizzato solo dopo la fine del conflitto), i progettisti tedeschi scelsero per i loro progetti soluzioni d'avanguardia e, infatti, furono i primi ad applicare la propulsione a reazione al di fuori dell'ambito degli aerei da caccia.
Oggi si parla moltissimo della Luftwaffe «che avrebbe potuto essere», cioè di quella moltitudine di progetti che fu avviata a guerra inoltrata e fu poi abbandonata nel corso dello sviluppo o la cui realizzazione fu bruscamente troncata dai massicci bombardamenti nemici o dall'occupazione delle fabbriche da parte delle forze d'invasione.