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    Capt. Stanford Tuck

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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:17 am

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    L'uomo che forse fu il miglior tiratore dell'aeronautica britannica nella seconda guerra mondiale era un bello ed elegante esemplare di pilota da caccia: Roland Robert Stanford Tuck.
    Frequentò le scuole di St. Dunstan e, finiti gli studi, entrò come cadetto nella Marina mercantile, spintovi dal suo spirito avventuroso.
    Non era stato molto brillante nello studio, anche se aveva dimostrato una particolare tendenza per le lingue straniere.
    Due anni e mezzo di mare lo rafforzarono e l'indurirono permettendogli di migliorare sempre più la sua abilità nel l'uso delle armi da fuoco; aveva imparato a uccidere i pescecani con un unico colpo di fucile, il che era molto difficile.
    L'interesse di vedere il mondo da bordo di una nave cominciò però a dileguarsi;
    i bastimenti impiegavano troppo tempo per andare da un punto all'altro.
    Un giorno del 1935, mentre stava godendosi alcuni giorni di licenza in casa di suo padre, a Catford, gli cadde lo sguardo su un manifesto che eccitò la sua immaginazione:
    Vola nella RAF!
    Dovette sottoporsi a una prova scritta, a un'accurata visita medica e finalmente a un esame orale tenuto da cinque ufficiali effettivi.
    Dopo due settimane di ansiosa attesa ricevette dal ministero dell'Aeronautica una lettera che lo informava che era stato ammesso!
    Tuck ricevette l'ordine di presentarsi, all'aeroporto militare di Uxbridge, a mezzogiorno del 16 settembre; quell'ordine riguardava trentatré giovanotti, che dovevano permanervi due settimane durante le quali dovettero sorbirsi esercitazioni, conferenze ed esami attitudinali: sei o otto di quelli sono ancora in vita.
    Da quell'aeroporto Tuck venne poi trasferito alla Scuola di addestramento al volo di Grantham, nella contea di Lincoln, dove, per la prima volta in vita sua, ebbe modo di avvicinare un aeroplano; ne rimase colpito: pareva così fragile a confronto dei bastimenti sui quali era stato da marinaio.
    Ma nonostante questa delusione iniziale, si abituò ben presto alla leggerezza degli aeroplani del 1935.
    A questo punto il suo eccessivo impeto e la sua premura lo portarono quasi al fallimento.
    Per sua fortuna, aveva avuto come istruttore il tenente A.P.S. Wills, persona dotata di sensibilità e di comprensione, che si accorse subito che Tuck, così pieno com'era di entusiasmo, non poteva non riuscire nonostante tentasse disperatamente di venire a capo delle difficoltà del pilotaggio.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:21 am

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    Mentre altri allievi avevano già effettuato il decollo, lui continuava nei suoi voli a doppio comando senza acquisire niente, incapace di rilassarsi.
    Il suo errore consisteva nell' eccesso delle correzioni sui comandi e nell'incapacità di muoverli con leggerezza, dolcemente.
    Il tempo di volo con l'istruttore considerato normale era ormai superato e già altri due allievi erano stati esonerati;
    questo non fece che aggiungere alle difficoltà di Tuck, e alla sua rigidezza di pilotaggio, una grande preoccupazione e una forte tensione nervosa.
    Wills tentò in tutti i modi di metterlo a suo agio e di tirarlo fuori da quel suo stato di nervosismo;
    quando doveva correggerlo stava bene attento a farlo come se si trattasse di cosa casuale o lo faceva in tono amichevole, parlandogli tranquillamente dello spettacolo offerto dal terreno sottostante, appunto per distrarlo dalla sua rigidezza.
    Anche i suoi compagni lo trattavano con simpatia e scherzavano per dargli tono e aiutarlo a rilassarsi, ma ormai aveva già al suo attivo tredici ore di doppio comando e non avrebbe potuto continuare così senza un volo di prova col vice comandante della scuola, il capitano Tatnall.
    Se non avesse dimostrato qualche miglioramento in questo volo, avrebbe dovuto essere esonerato dal pilotaggio.
    Tuck sapeva perfettamente, nel suo intimo, di non poter nutrire speranze e divenne perciò più o meno rassegnato al suo destino.
    La mattina in cui avrebbe dovuto fare il suo ultimo volo la stanchezza e il senso di resa uniti insieme riuscirono a allentargli la morsa delle mani e la pressione dei piedi sui comandi al punto che era quasi ,incapace di muoverli.
    Quando Tatnall gli ordinò di decollare, rispose come se fosse stato mezzo intorpidito ma, nonostante questo, la partenza fu buona; salì diritto, poi la virata gli riuscì dolcemente; stava volando come se ormai la cosa non lo interessasse più affatto e, di colpo, imparò la lezione fondamentale, quella che non era mai riuscito a capirle fino a quel momento: tutto era facile se non si cercava di farlo troppo alla svelta e brutalmente !
    Quanto poco sforzo costava !
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:22 am

    Continuò a volare con tranquillità e la speranza si affacciò di nuovo; dopo una quindicina di minuti di volo in sempre deciso miglioramento, Tatnall gli disse di atterrare; quando ebbe toccato dolcemente il prato e il velivolo si fu arrestato, il vice comandante scese dall'abitacolo e gli disse, come per caso: « Decolli ».
    Fu uno dei momenti più drammatici di tutta la vita di Tuck: invece di essere esonerato, gli era stato dato l'ordine di decollare!
    Tatnall si allontanò dal velivolo senza tradire il minimo dubbio, l'allievo dette motore e cominciò il suo primo volo da solo.
    Si sollevò dolcemente e girò intorno al campo, dirigendosi poi all'atterraggio; concentrandosi nell'appena imparato sistema di muovere i comandi con leggerezza si mise tranquillamente in volo planato, toccò terra e rullò ben diritto.
    Wills, Tatnall e altri istruttori stavano seguendolo ansiosamente stando su un lato dell'aeroporto; qualcuno che stava arrivando allee loro spalle disse: « Ecco davvero una futura promessa ! "
    Si girarono a guardare e salutarono il capo-istruttore W.A.B. « Jimmy » Savile nei cui occhi brillava un sorriso; anch'esso era perfettamente al corrente della lotta che Tuck aveva dovuto sostenere.
    Superata questa fase critica iniziale, Tuck non fece che progredire e ben presto giustificò pienamente lo sforzo supplementare che gli istruttori avevano fatto per aiutarlo. Un corso dopo l'altro arrivò alla fine e venne qualificato
    « eccezionale », il che lo riempì di fiducia; divenne tanto sicuro di se stesso che i superiori presero a considerarlo in diverse occasioni come troppo negligente o anche impudente e, nei due anni successivi, doveva spesso giustificare quei giudizi.
    Rapido di riflessi com'era, qualche volta azzardava troppo; più di una volta rischiò la pelle finché, nel 1938, venne di colpo rimesso in carreggiata, forse appena in tempo.
    Era in volo, in pattuglia strettissima, quando all'improvviso incontrarono aria agitata; il pilota che gli era subito davanti ebbe un brusco movimento verso l’alto e Tuck non riusci a evitare in tempo la collisione.
    La sua elica colpi e uccise sul colpo il collega mentre lui, dati i danni notevoli riportati dal suo velivolo che aveva cominciato a precipitare fuori controllo, dovette lanciarsi.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:24 am

    Il tettuccio, però, non si apriva perché anche la fusoliera era stata malridotta e Tuck stava andando incontro a morte sicura, quando l'ala mezzo accartocciata si ruppe, liberando così il tettuccio e permettendogli di saltar fuori dall' abitacolo appena in tempo e con le mani insanguinate per lo sforzo disperato di aprirlo.
    Mentre stava spingendo a tutta forza per uscire, un pezzo di metallo troncato lo colpì in faccia, lasciandovi una cicatrice permanente e procurandogli una considerevole perdita di sangue.
    Anche se nove giorni dopo era di nuovo in volo, quell' esperienza era stata tremenda.
    Nell' aprile successivo si trovò coinvolto in un' altra collisione aerea e riuscì a mala pena a effettuare un atterraggio di emergenza mentre le ali si stavano quasi staccando dalla fusoliera; ma anche in questo incidente non era da biasimare e i superiori dicevano: «È la solita fortuna di Tuck!»
    Dopo aver portato a termine con pieno successo il suo addestramento, Tuck era stato trasferito al 65° Gruppo East India di Hornchurch nel quale, dopo due anni di permanenza, venne promosso tenente; fu proprio a Hornchurch che gli accaddero quei due, quasi fatali, incidenti di volo.
    Poco tempo dopo un Tuck alquanto più maturo venne prescelto dal 65° Gruppo per effettuare il passaggio sul nuovo Supermarine Spitfire.
    Tuck si presentò verso la fine dell'anno all'aeroporto di Duxford, dove Jeffrey Quill, già pilota della RAF e allora capo-pilota collaudatore della Vickers Supermarine Works, lo provò sullo Spitfire.
    Come tutti quelli che non avevano mai visto prima di allora il nuovo caccia, così tirato a lucido, ne rimase come oppresso; passò un'ora nell'abitacolo con Quill, imparandone le installazioni, i vari comandi e le procedure da seguire prima del decollo.
    Quando poi fu in volo e si mise a piroettare per il cielo ne rimase conquistato ed entusiasta più di tutti gli altri tipi sui quali aveva fino allora volato.
    Nel gennaio di quel fatale 1939 se ne tornò a Hornchurch con parole piene di lodi che venivano ascoltate a bocca aperta dai suoi colleghi, i piloti del 65° Gruppo.
    In quell'epoca, appena sette mesi e tre settimane prima dell'inizio della guerra, Tuck. era uno dei pochissimi che avessero volato su quell'aeroplano; non era certo troppo presto, dato che l'anno successivo ne avrebbe portato uno nel suo primo combattimento sulle spiagge di Dunkerque, quando il Comando caccia vi lanciò, per la prima volta, una massa di Spitfire.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:27 am

    Capt.  Stanford Tuck Stanfo11
    La crisi di Dunkerque
    In una delle camere dell'alloggio ufficiali situato in una palazzina di mattoni, a due piani, dell'aeroporto di Northolt l'aviere Thomson, con in mano una tazza di tè caldo, scosse leggermente il capitano R.R. Stanford Tuck per destarlo; era buio perché non era ancora spuntata l'alba del 23 maggio 1940.
    In quella mattina di primavera il 92° Gruppo doveva trasferirsi sulla base di Hornchurch, dalla quale avrebbe mandato le proprie pattuglie su un porto che ben presto sarebbe divenuto famoso: Dunkerque.
    I piloti erano ansiosi di levarsi in volo perché non avevano ancora avuto occasione di combattere fin da quando era cominciata la guerra, nove mesi prima.
    Tuck accolse Thomson con la solita frase:
    «Che cos' è questa maledetta porcheria che mi stai portando?»
    e l'aviere gli dette la solita risposta: «È un tè, signore».
    Lo bevve mentre si alzava dal letto, vesti l'uniforme grigio-azzurra sulla quale portava una sciarpa rossa e, visto che doveva fare un volo di prova per dare un'occhiata alle condizioni atmosferiche, prese una tazza di caffè con il maggiore Roger Bushell e insieme salirono su una macchina che li condusse a una piccola baracca nera, decentrata ai margini del campo; dopo aver parlato con gli addetti alle operazioni, Tuck se ne andò al suo aeroplano... uno Spitfire, fermo a una cinquantina di metri dal piccolo ufficio.
    Gli specialisti gli avevano già scaldato il motore e subito fu a bordo, pronto e legato, con l'elica in moto.
    Poiché era l'unico velivolo che doveva volare non c'erano particolari procedure o attese e quindi dette motore e si mise a rullare; sul campo gravava una leggera nebbia che però si stava alzando.
    Poco dopo correva sul prato, decollava e puntava verso il cielo sereno.
    Il tempo, al di sopra, era magnifico; dopo pochi minuti discese e, con il carrello e i flap abbassati, penetrò nella foschia col motore ridotto, dirigendosi all'atterraggio.
    Rullò fino alla baracca, saltò fuori dall'aeroplano e telefonò al comando per dare il suo parere:
    «Va bene, il gruppo può partire».
    Poco dopo tutti i piloti si recarono al decentramento e cominciarono a prepararsi per il decollo.
    Bushell si mise in rotta verso est-sud-est e i dodici Spitfire pitturati di colore verde-brunastro atterrarono, dopo venti minuti di volo, sulla vecchia base di Tuck, Hornchurch; su quell'aeroporto si sarebbero uniti ad altri gruppi (54°, 65° e 74°) per le operazioni previste in quel giorno su Dunkerque.
    Il colonnello Cecil «Boy» Bouchier, tenne una riunione dalla quale i piloti ebbero la conferma definitiva e i particolari delle operazioni della giornata; il comandante disse, rivolto ai più anziani:
    «Sarete lieti di sapere che, per la prima volta, quest'oggi andremo in azione; a Dunkerque c'è roba che brucia; sta avvenendo un'evacuazione; andate e attaccate qualunque velivolo che cerchi di contrastare ,le nostre truppe o le navi».
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:29 am

    Gli equipaggi vennero informati che dovevano attendersi d'incontrare i caccia tedeschi in masse di forse anche una quarantina di aeroplani.
    I comandanti di gruppo rivolsero delle domande circa le quote di volo, il tempo, le informazioni sulla situazione, e poi tutti se ne tornarono nelle zone di decentramento.
    Giunti a quella del 92°,Bushell e Tuck discussero della formazione da adottare, delle quote e di altri particolari con i loro piloti,che aspettavano con i nervi resi.
    Erano le 10.30 quando il telefono suonò nella baracca, che subito si svuotò: Tuck si era infilato i guanti e, con il casco in mano, stava correndo verso il suo velivolo.
    Salutò gli specialisti, saltò a bordo dal portellino di sinistra e s'infilò nell'abitacolo... dove subito si mise al lavoro.
    La manovra era facile e ordinata: freni tirati; compensatori a posto, con le righe bianche di controllo combacianti per la posizione di decollo; flap su; ripetitore della bussola escluso; serbatoi pieni; leva di comando del carrello abbassata e bloccata; alette del radiatore aperte al massimo per il raffreddamento del motore in decollo, maschera dell'ossigeno attaccata e bretelle bloccate.
    Tuck urla: «In moto» e spinge i due bottoni del pannello di destra mentre lo specialista preme a sua volta il comando di collegamento dell'impianto di bordo con il carrellino delle batterie a terra.
    L'elica comincia a girare;dà un paio di scosse, poi si muove più velocemente e qualche sbuffo di fumo, bianco e nerastro, esce dagli scarichi; di colpo il motore Rolls-Merlin si mette in moto con i suoi milleduecento cavalli e una,ventata penetra all'improvviso nell'abitacolo aperto.
    La spina degli accumulatori viene estratta dalla presa di bordo e lo specialista salta a terra dall'ala;
    Tuck dà un' occhiata al velivolo del maggiore e vede che Bushell sta già rullando per portarsi in posizione di decollo.
    Dà il segnale di partenza alla sua squadriglia, molla i freni e spinge la manetta: il motore prende a rombare più forte e, mentre specialisti e avieri salutano augurando buona fortuna, comincia il rullaggio
    Cinque Spitfire lo seguono, mettendosi in posizione... il 92° decollerà in due pattuglie di sei velivoli, ciascuna delle quali comprende due « V» di tre; negli auricolari giunge la voce del comandante di gruppo che ordina:
    « Decollo! »
    Bushell sta già correndo sull'erba alla testa dei primi tre velivoli e quasi subito l'altra terna lo segue.
    Tuck frena, li guarda levarsi nel cielo sereno, poi dà motore fin quasi al massimo, la sua pattuglia prende velocità e si fa sempre più 'leggera; tira leggermente la leva, il velivolo risponde al comando e abbandona il prato che gli scorre sotto;
    subito, levata la mano dalla manetta e afferrata con quella la leva, porta l'altra sul comando del carrello e lo fa rientrare, poi ridurre motore, chiude il tettuccio e lo fissa per mezzo dell'apposito galletto.
    Uno sguardo alle spalle... gli altri velivoli sono in ordine;
    dà allora un'occhiata al cielo e scorge i sei velivoli di Bushell leggermente avanti sul,la sinistra: comincia allora ad avvicinarsi lentamente al suo comandante. Tuck e il 92° Gruppo sono in volo... stanno andando verso il loro primo combattimento: sono le 10.50 e, sebbene Tuck non lo sappia, è il suo ultimo giorno da comandante di squadriglia.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:30 am

    I suoi sei Spit tagliano la strada e si stringono a quelli di Bushell, che si mette in rotta diretta per Dunkerque.
    Il famoso tiratore accende il collimatore: un cerchietto color arancio-rossastro e due sbarrette compaiono nel vetro inclinato davanti ai suoi occhi; la distanza tra le due righe poteva essere variata a piacere, facendo girare l’apposita manopola, per adattarla alla larghezza dell'apertura alare del velivolo nemico.
    Tutto funziona a dovere: aveva anche inciso una tacca sul parabrezza in modo da poterla adoperare come linea di mira se per caso il collimatore si fosse spento ed era situata in modo da non dover nemmeno spostare la testa, se avesse dovuto farne uso.
    L'armamento delle sue mitragliatrici è preparato in modo speciale:
    infatti vi ha fatto mettere un percento maggiore del prestabilito di pallottole De Wilde, un tipo di perforante-incendiaria-tracciante.
    Questo munizionamento sporca moltissimo le canne, ma Tuck lascia che di questo si preoccupino i suoi armieri perché lo ritiene ben più efficace di quello normale.
    Toglie la sicura alle armi mentre il gruppo, che sta facendo quota, supera le coste inglesi a millecinquecento metri.
    I dodici Spit salgono nell'azzurro verso il sole mattutino... 2000, 2500 metri; la radio tace e l'unico rumore che si sente è quello del motore, che romba sicuro; sotto di loro navi e barche ondeggiano, lasciandosi dietro una leggera scia.
    Un velo di fumo si leva dalle coste... ancora lontano davanti a loro... Dunkerque!
    Si vede da molto distante.
    La formazione, appena un poco più allargata, continua la sua rotta verso il porto di scampo.
    Tuck vede diversi Hurricane, sotto di lui, che se ne tornano alla base dopo aver effettuato le prime crociere e intanto l'indicatore di velocità comincia a salire fino a raggiungere le duecento miglia, la velocità di crociera la salita è terminata.
    I piloti si contorcono sui sedili cercando di tener d'occhio sia il cielo sia le spiagge sottostanti, profondamente interessati al dramma che vi sta accadendo.
    Quando sono sul porto, Bushell vira decisamente a sinistra e porta il gruppo a risalire la costa; non vi sono nemici in vista, ma tutti ne sono alla ricerca... aspettandoli.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:31 am

    Il maggiore si mette parallelo alla spiaggia tenendosi a 2500 metri di quota e andando avanti e indietro in modo da eseguire quella che gli ordini descrivono come una «crociera offensiva »; in quel momento però non vi sono velivoli nemici contro i quali svolgere azioni offensive e il gruppo continua il suo pattugliamento.
    Un batuffolo nero fa la sua comparsa nei dintorni: la flak!
    Altri vi si aggiungono... abbastanza lontani dalla loro rotta; i tedeschi stanno sparando da una certa distanza, i caccia non sono in pericolo immediato e Tuck ha anche il modo di dare un' occhiata al movimento che s'intravede in basso.
    Scorge delle esplosioni di bombe presso le navi che sono lungo la costa;
    ma dove sono i bombardieri?
    Scruta il cielo, ma non vede niente; però non può rimanere a lungo a guardare nell'azzurro perché deve anche mantenere la formazione e guardarsi alle spalle.
    Non gli piace la formazione stretta che i gruppi della RAF sono stati abituati a tenere anche in prossimità del nemico, perché i movimenti essenziali o immediati divengono pericolosi, come lui sa fin troppo bene, senza contare che riducono il tempo disponibile al pilota per scrutare il cielo d'intorno.
    Il gruppo incontra una zona di aria agitata; la formazione si allarga, ma subito dopo i velivoli riprendono il loro posto.
    Tuck non si sente a suo agio.
    A ogni inversione di rotta, Bushell dà l'ordine per radio; adesso ordina:
    «Virare a destra. Via! » e i dodici caccia levano verso il cielo l'ala sinistra mentre si preparano a virare di centottanta gradi a dritta.
    Sono su Dunkerque e Tuck dà un' occhiata a ognuno dei piloti che lo fiancheggiano; per un qualche incognito motivo fa loro un cenno di mano, al quale essi rispondono alzando le due dita in modo da formare la V.
    Un urlo risuona negli auncolari: non si può fare a meno di sentirlo, è un urlo di eccitazione.
    Gira di colpo la testa; qualcosa sta succedendo... dietro, sulla sinistra, stanno venendo giù dalle nuvole che sovrastano, veloci... picchiano... sono caccia!
    Me 109 ! Stanno puntando quasi addosso agli Spit... dirigono proprio su di loro. Tuck. dà motore mentre uno dei suoi velivoli esplode in una fiammata: tutto è successo in un attimo; il silenzio radio viene rotto e diversi piloti gridano avvertimenti; Bushell urla un ordine.
    È un caos !
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:32 am

    I piloti degli Spit reagiscono istintivamente e la formazione si rompe !
    Tuck vira violentemente portandosi fuori della linea di tiro, poi torna indietro; il comandante dei caccia nemici, forse lo stesso che ha incendiato lo Spit, passa come un bolide in "mezzo agli inglesi e poi fa una cabrata; poiché ha picchiato da almeno millecinquecento metri di quota il tedesco ha il grande vantaggio della velocità che impiega appunto per mettersi di nuovo più in alto, fuori della portata degli Spit e delle loro otto Browning.
    Tuck guarda il comandante nemico di fronte a lui, sulla destra in alto e, mentre lo tiene d'occhio, sorveglia anche il proprio settore di coda.
    Ce la farebbe ad attaccarlo?
    In un attimo decide di tentare.
    Gli altri caccia, Spit e Me 109, si stanno mischiando in tutte le direzioni e allora Tuck dà tutto -motore, il Rolls-Merlin ha come un muggito e il pilota restituisce un poco la barra per prendere velocità.
    Il caccia nemico è davanti, a destra, e lui non lo abbandona un attimo... mentre effettua una stretta virata a sinistra cominciando una picchiata per iniziare un nuovo attacco.
    Questo è il momento buono per Tuck; mentre il tedesco vira può girare più stretto dietro di lui e tagliargli la strada; piega decisamente il velivolo a sinistra tenendogli il muso basso per acquistare ancora velocità.
    Il pilota nemico non sembra essersene accorto e inclina ancor più il velivolo mentre lo Spit gli si avvicina con una virata più stretta; Tuck allenta un po' la barra pur tenendola di lato per mantenere la virata e comincia a sentirsi eccitato mentre la sagoma del 109 si avvicina al centro del collimatore.
    Lavora di piedi e di leva per mettersi in buona posizione di mira; s'inclina ancor più sulla sinistra per spostare il cerchietto luminoso davanti al musetto appuntito del Me 109 che sta, ovviamente, correndo forte; ma la virata interna effettuata da Tuck consente a questi di arrivargli addosso, a portata di tiro.
    Tutto il suo addestramento, tutta la sua preparazione degli anni che hanno preceduto la guerra hanno valore per questo solo momento, quello del suo primo combattimento della seconda guerra mondiale.
    Poiché è uno dei migliori tiratori che siano in servizio nella RAF dovrebbe far fare al caccia tedesco, davanti a lui, quello che gli è sempre riuscito di fare contro i bersagli sui quali si è esercitato per tutti quegli anni; ma non ha mai sparato a un essere umano su un altro caccia... fino ad ora.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:34 am

    Capt.  Stanford Tuck Stanfo12
    Eccolo a tiro!
    Ancora un controllo per assicurarsi che la compensazione della virata sia giusta; lo è; poi Tuck preme il pollice, otto Browning si mettono a urlare facendo vibrare lo Spit .
    Ha sentito molte volte questo rumore e tante volte ha visto il bersaglio rimorchiato sul quale sparava stracciarsi nel vento, tutto sforacchiato dalle sue pallottole; ma non ha mai visto l'effetto del fuoco di otto mitragliatrici su un altro aeroplano.
    Cosi, mentre l'urlo delle sue armi viene a sovrapporsi al rombare del motore, fissa con l'animo teso il caccia nemico che ha davanti.
    La prima indicazione dell'accuratezza del tiro gli viene dalle leggere scie lasciate dalle traccianti... vanno tutte a finire addosso al 109, che sta ancora virando a sinistra, ma il cui pilota tira la barra con tutte le sue forze per uscire dalla picchiata. Adesso Tuck vede le pallottole colpire l'ala destra: il nemico gli ha offerto un buon bersaglio... sta infatti cercando di riprendere quota proprio davanti allo Spit che gli piove addosso e al quale offre una bella porzione di superficie alare sulla quale mirare.
    Le pallottole continuano a centrare l'ala destra e qualche pezzo comincia a staccarsi, perdendosi nella scia; il 109 continua a salire e anche Tuck tira leggermente verso di sé la leva, per seguirlo nella manovra.
    Adesso è l'alettone destro che si stacca e si perde rotolando e rimbalzando nell'aria, ma le pallottole continuano a penetrare nel velivolo danneggiato, ormai decisamente centrato.
    L'ala è uno dei punti più delicati del 109 (si sapeva che alcuni piloti tedeschi avevano perso le ali all'uscita da una picchiata) e il fuoco concentrato di Tuck è fatale; il Messerschmitt sembra stia sprofondando e comincia a rimettersi in volo orizzontale. Poi, di colpo, la sorpresa subitanea: l'intera ala destra si stacca dalla fusoliera e cade lentamente verso il suolo mentre la fusoliera, con ancora attaccata l'altra ala, è più pesante e precipita rapidamente.
    Tuck ha smesso di sparare e guarda affascinato la sua prima vittima di guerra che va in vite cadendo verso la costa sottostante; si dà un'occhiata d'intorno per esser certo di non aver nessuno nei pressi e si mette poi a virare a sinistra e a destra fino a che non vede i resti del velivolo sbattere per terra; l'ala destra sta ancora voltolandosi qua e là, scendendo più lentamente.
    Allora si guarda alle spalle, guarda in alto, intorno a lui: è rimasto solo; poiché ha inseguito il nemico nell'entroterra si è allontanato dal suo gruppo e, come tutti i caccia isolati su territorio avversario,è in pericolo.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:36 am

    Subito si dirige a nord-ovest... verso l'Inghilterra e Hornchurch;
    ha ridotto il motore fino a portarsi a velocità di crociera, così non ha timore di restare con poco carburante, tranne che non incontri un'altra formazione nemica.
    Arriva sulla costa di Dunkerque e si butta sull'acqua domandandosi quanti del suo gruppo possano essere stati colpiti, quanti Spit siano stati abbattuti e quanti caccia possa aver perduto il nemico.
    Un'occhiata all'orologio gli indica che sono le 12.10;
    ormai è in volo da un'ora e mezzo e, mentre attraversa la Manica, si dà regolarmente delle occhiate alle spalle. Ma nessun velivolo nemico è in vista e allora comincia a rilassarsi e a concentrare il pensiero sulla prima vittoria che ha conseguito contro il più veloce e miglior velivolo di cui disponga il nemico:
    è un buon inizio!
    I minuti trascorrono mentre Tuck, riflettendo sull'accaduto, si sente più sicuro di sé e, nell'eccitazione del suo primo successo, quasi arrossisce.
    Ancora un minuto o due e la costa inglese è in vista... una debole, sottile linea scura sull'orizzonte, davanti a lui.
    E’ una terra amica e una vista piacevole.
    Guardando in basso sul mare vede, di fianco, un' ombra che corre da una cresta all'altra verso nord-ovest: alza gli occhi dall'acqua e ne scorge l'origine: un altro caccia.
    Scruta attentamente la forma delle ali... è uno Spitfire!
    Così non è del tutto solo, anche se l'altro compagno ha qualche centinaio di metri di differenza di quota.
    Intanto pigia il bottone della radio e cerca di mettersi in contatto con «Cornflower », il nome in codice di Hornchurch; ma non ha risposta.
    Chiama di nuovo e questa volta stabilisce il contatto; riferisce la sua posizione e comunica di stimare l'arrivo alla base tra dieci minuti : così, almeno, adesso sanno che il comandante dell'altra pattuglia di Bushell non è stato abbattuto.
    Taglia la costa e si dirige verso il campo, subito a est di Londra.
    Il verde della campagna gli sembra risplendente, sfuggendo sempre più veloce sotto le sue ali man mano che perde quota;
    in pochi minuti avvista la zona dell'aeroporto di Hornchurch e chiede l'autorizzazione per l'atterraggio, che gli viene subito concessa.
    Fa il suo giro regolare dopo aver abbassato il carrello e i Flap; toglie motore per ridurre la velocità dello Spit ed entra in finale a circa cento metri di quota; la velocità scende ancora man mano che fa alzare il muso e sedere il velivolo... centotrenta, centoventi, centodieci.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:36 am

    Il campo è vicino, supera la recinzione, tiene fermo il caccia: toccato !
    Barra al ventre, lo tiene diritto lavorando di pedaliera.
    L'aeroplano rallenta fino a velocità di rullaggio e Tuck si dirige verso il suo decentramento dopo aver aperto il tettuccio; guarda in avanti, vede i suoi uomini che lo aspettano.
    Arrivato al suo posto fa ruotare il velivolo, poi sorride mentre chiude definitivamente la manetta e il motore si ferma: sono le 12.45.
    Tutto il personale gli si affolla intorno per salutarlo, lui fa il racconto della sua prima vittoria e, mentre riceve le congratulazioni, si rende conto della grande attività che regna dappertutto.
    Gli specialisti stanno approntando altri Spitfire nei suoi pressi e qualche pilota sta già accanto ai velivoli: Tuck è stato uno degli ultimi a rientrare, ma il personale di terra sa che potrebbe venir richiesta un'altra crociera
    Corre alla baracca, dove spara una serie di domande agli altri piloti, che ne rivolgono altrettante a lui.
    Parecchi di loro hanno riportato delle vittorie e la maggior parte del gruppo è rientrata ed è in salvo; manca Pat Learmond e Bushell è molto addolorato della perdita, come lo è anche Tuck.
    S'informa del perché corra voce di un'altra pattuglia: gli rispondono che il gruppo è di allarme per un' eventuale nuova crociera su Dunkerque!
    Descrive la sua vittoria all'ufficiale addetto alle informazioni e a qualche altro camerata e gli vien detto che nel feroce combattimento del mattino sono state denunciate cinque vittorie, contro la perdita di un solo Spitfire: tutti sono soddisfatti della proporzione.
    Tuck, dopo aver ricevuto le congratulazioni, va a far colazione poi se ne torna al decentramento; ma non arrivano altri ordini e il tempo trascorre lentamente: le ore passano, le tre, le quattro, le cinque del pomeriggio.
    Poi, una chiamata dall'ufficio operazioni: decollo!
    Di nuovo si butta di slancio fuori della porta e corre al suo Spit; per la seconda volta Bushell è alla testa di sei caccia e Tuck lo segue con altri sei. Sono le 17.20.
    La rotta è la stessa e il gruppo punta di nuovo sulle spiagge di Dunkerque; le vittorie della mattina hanno aguzzato i loro appetiti e tutti si sentono stimolati.
    I dodici Spit (un pilota di riserva ha preso il posto di Learmond) attraversano la Manica e, ancora una volta, Tuck accende il collimatore e leva la sicura alle armi: non hanno combattuto per nove mesi e adesso stanno facendo la seconda crociera della giornata!
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:39 am

    Capt.  Stanford Tuck Stanfo13
    Secondo Tuck la formazione è ancora troppo stretta;
    ma lo stile è tuttora una cosa sacra nella RAF e il gruppo, ben compatto, fa quota e si dirige sul porto;
    dopo pochi minuti la cortina di fumo è di nuovo visibile, davanti a loro, poi anche Dunkerque appare in vista.
    I velivoli, adesso a tremila metri, virano al comando di Bushell e iniziano il volo di pattugliamento;
    sono le 17.45 e il sole sta scendendo verso occidente.
    Tuck, pur tenendo il suo posto informazione, scruta il cielo, specialmente verso l'alto, dato che loro sono alquanto bassi proprio per proteggere le truppe e le navi.
    Questa situazione lascia troppo cielo libero verso il sole e i piloti ricordano la frase abituale dei cacciatori alleati della prima guerra mondiale:
    « Attento al tedesco contro il sole».
    Il pomeriggio è limpido e tutta l'attività, intensissima, delle truppe, dei veicoli e delle navi, è chiaramente visibile sotto di loro.
    Urla negli auricolari!
    Tuck intercetta una delle voci che avverte «alcuni nemici in picchiata dall'alto»: sono diversi i piloti che li hanno visti contemporaneamente.
    Alza la testa e guarda in su;
    Bushell ordina una virata a sinistra per buttarsi in una specie di «Lufbery»! una manovra difensiva.
    La tensione aumenta mentre l'ordine viene eseguito; i piloti... tengono d'occhio il cielo sopra di loro;
    Tuck scorge delle macchioline nere che stanno piovendo dall'alto a gran velocità... sono più grandi dei soliti caccia monomotori:
    vede poi che hanno due gobbe, una per ala... ma non sono bombardieri, non stanno attaccando in picchiata.
    Me 110!
    Sono i caccia tedeschi bimotori!
    È la prima volta che li vede;
    sono armati con cannoncini e mitragliatrici anteriori e hanno un mitragliere con un'arma brandeggiabile alle spalle del pilota.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:41 am

    Mentre Bushell mantiene i dodici Spit in uno stretto cerchio, Tuck li guarda venire avanti: la loro formazione è grande... venti o trenta, ma non ha tempo da perdere a pensare agli svantaggi perché il capopattuglia punta direttamente contro gli Spitfire.
    Le sue armi prendono a fiammeggiare e le traccianti innaffiano il cielo verso gli Spit, sempre circolanti.
    A questo punto i piloti del 92° Gruppo cominciano a manovrare ciascuno per proprio conto perché altri 110 stanno arrivando dietro al capo formazione, pronti per l'attacco;
    tutti cercano di salvarsi le spalle e di sfuggire al fuoco mettendosi nel con tempo in posizione per attaccare a loro volta gli assalitori.
    Tuck vira violentemente per evitare una raffica nemica mentre alcuni Spit, che si trovano in posizione di poter sparare di muso contro gli attaccanti, aprono il fuoco; lui cerca un bersaglio, una vittima;
    deve virare ancora, strettissimo, per evitare un 110 che attacca dal basso, poi un altro ancora...
    si rende conto che anche i 110 stanno mettendosi a virare, per battersi contro gli Spitfire:
    non hanno alcuna intenzione di passare, sparando, attraverso la formazione per poi sparire in picchiata.
    I combattimenti isolati si accendono da tutte le parti.
    A un tratto una forma scura gli compare davanti al muso, quasi di fronte, proiettata verso l'alto... è un bimotore... un 110!
    La mano sinistra di Tuck sbatte in avanti la manetta del motore mentre il 110 sta inclinandosi leggermente: il suo mitragliere posteriore, sorpreso, scorge lo Spitfire proprio dietro di loro e, subito, gira la mitragliatrice e comincia a sparare.
    Tuck vede le traccianti che gli vengono addosso mentre sta freneticamente lavorando di leva e pedaliera per prendere di mira il caccia nemico.
    Troppo tardi: zeng! Zeng! sente i colpi... vede le traccianti venire diritte verso di lui che, istintivamente, china la testa per un secondo... sente puzzo di cordite... è colpito.
    Deve far subito qualcosa... un'occhiata veloce attraverso il collimatore... le ali del 110 sono a tiro... il pollice preme il bottone di sparo; nel frattempo qualche pallottola rimbalza sul parabrezza corazzato e qualche altra penetra, alle sue spalle, nell'abitacolo... da dove viene il puzzo di cordite.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:42 am

    Il suo fuoco, più formidabile (otto armi contro una), rovescia la situazione... le De Wilde colpiscono dappertutto il Me 110 la cui struttura è leggera, le perforanti-incendiarie sfondano le vetrate del compartimento del mitragliere posteriore, che ora
    non spara più: quel viso coperto dal casco nero non lo sta più guardando e la mitragliatrice è ferma.
    Tuck, però, è adesso arrivato molto vicino mentre il 110 stringe al massimo la virata... preme ancora il pollice sul bottone e questa volta la raffica di traccianti investe in pieno il motore di sinistra;
    da cosi breve distanza i suoi colpi sfasciano l'ala e la navicella del motore stesso (le sue armi sputano pallottole al ritmo di oltre un centinaio al secondo).
    Questo è troppo per il caccia nemico, che comincia a emettere un sottile filo di fumo dalla sinistra;
    il 110 vacilla... da una parte e dall'altra; il pilota ha perso i comandi o è morto.
    Il Messerschmitt si rovescia di fianco.
    Tuck smette di sparare e guarda... è quasi arrivato in coda al nemico, che ha il ventre in alto... poi il muso punta la terra e il rottame cade verso la spiaggia mentre una scia di fumo, che esce dal motore sinistro, ne segna la discesa in candela.
    È la seconda vittoria!
    Il combattimento sta ancora infuriando intorno a lui; questa volta non è solo, come lo è stato quella mattina dopo la sua vittoria sul 109.
    Da ogni parte può vedere i caccia che picchiano o che virano... negli auricolari gli giungono delle urla e degli avvertimenti di non usare troppo la radio.
    Grida un ordine per radio, ma le voci continuano.
    Cerca di portarsi nel centro di tutta quell'attività... ma in quel momento gli passa vicino uno Spit, quasi addosso a un 110 che cerca di sfuggire; riconosce Tony Bartley... che sta quasi mangiando la coda del nemico con l'elica mentre il 110 incassa colpi.
    Di fianco c'è una vista poco incoraggiante: uno Spitfire che precipita in fiamme: pensa che sia il sergente Klipsh; non vede nessuno saltarne fuori e rimane con quel pensiero quando... zeng! Zeng! Zeng!
    Colpito di nuovo!
    Tuck alza di scatto la testa... eccolo, davanti: gli sta piovendo addosso un Me 110 con il bordo d'attacco dell'ala scintillante per gli spari delle armi.
    Prende di mira la sagoma che sta avvicinandosi, con qualche breve manovra di leva e pedaliera, poi preme il pulsante di sparo.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:44 am

    Il 110 arriva... ritiene di scorgere i propri colpi andare a segno, ma quando ci si scontra di fronte si vede poco e il velivolo nemico offre un bersaglio molto piccolo:
    soltanto i motori e la linea sottile delle ali.
    I due caccia si avvicinano a quasi seicento miglia l'ora e Tuck ha appena qualche istante ancora... le sue pallottole fanno centro... ma ormai stanno per scontrarsi: sta puntando diritto contro la macchina nemica... nessuno dei due piloti cambia assetto e ambedue continuano a sparare.
    Non vogliono offrire all'altro un bersaglio più grande dando una strappata ai comandi:
    in un certo senso, è tutta questione di nervi.
    Tuck china la testa sapendo che si scontreranno;
    si avvicinano... sono passati: il caccia nemico lo ha sfiorato sopra o sotto, Tuck non lo sa con esattezza.
    Si guarda alle spalle... eccolo!
    Il 110 sta virando verso est, si dirige nell'interno, sta andandosene... non torna indietro.
    Tuck ha sparato una gran quantità di munizioni, ma forse ne ha ancora abbastanza... se riesce a raggiungerlo.
    Piega a destra e picchia;
    il nemico sta anch'esso picchiando, diretto a oriente; ha più di un miglio di vantaggio e Tuck guadagna qualche poco nella virata.
    Lo Spit va ancora a tutto motore; il 110 non è veloce come il 109 e Tuck, picchiando con l'elica al massimo dei giri, guadagna terreno.
    Il nemico deve averlo visto perché picchia sempre più mentre lui lo insegue, avvicinandosi velocemente:
    lo vuole agguantare, e presto.
    Il 110 è quasi a terra, ovviamente diretto al proprio campo e il mitragliere è chiaramente visibile, di fronte a lui, in attesa con l'arma già puntata.
    Ben presto è a tiro.
    Il 110 sta pelando le cime degli alberi e lo Spit si avvicina ancora: cinquecento metri, quattrocento.
    Tuck lo ha collimato e tiene fermo il proprio velivolo.
    Il pilota nemico tenta di togliersi di mira, muovendo i timoni di fianco e facendo lievi accostate;
    ma Tuck aspetta e poi riprende a puntarlo... più vicino, sempre più vicino, con qualche correzione... adesso... è a tiro. Fuoco!
    Le traccianti volano verso il 110 e il suo mitragliere, arcuando leggermente la loro traiettoria nel vento.
    Zeng!
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:47 am

    Capt.  Stanford Tuck Stanfo14
    Tuck sente un colpo; un altro gli si viene a schiacciare contro il parabrezza:
    il mitragliere nemico è un buon tiratore.
    Sono cosi vicini alle cime degli alberi e ai tetti che un piccolo sbaglio può essere l'ultimo.
    Vede i suoi colpi entrare nel 110, ma il pilota nemico vira e s'inclina:
    Tuck spara ancora, una breve raffica; l'avversario si butta ancora più basso.
    Proprio davanti... una linea ad alta tensione e il tedesco vi passa sotto;
    lui invece esita e poi tira su all'ultimo momento:
    cosi facendo espone il ventre del velivolo, l'armiere nemico spara immediatamente e Tuck sente i colpi che gli arrivano sotto.
    È stato preso.
    Deve eliminare il mitragliere prima che lo Spit sia colpito gravemente su territorio nemico:
    picchia di colpo inseguendolo;
    il pilota tedesco tenta ancora azioni evasive, ma questa volta Tuck gli si attacca addosso con una violenza feroce... prende la mira... è a tiro... sta volando diritto e livellato: fuoco !
    Tuck non sa bene quante munizioni gli siano rimaste, ma sa che deve, per prima cosa, eliminare il mitragliere.
    Lo Spit gli è quasi addosso: vede i suoi colpi entrare nella parte posteriore dell'abitacolo, l'armiere cade di colpo e la lunga canna si affloscia di lato senza
    più sparare: lo ha fatto fuori ! .
    Anche il pilota se n'è accorto e vira bruscamente, ma Tuck lo segue.
    Il Me 110 è alla sua mercé; si sta dirigendo verso un campo aperto che gli si apre davanti:
    gli si mette in coda e sta quasi per sparare di nuovo quando il 110 si abbassa, si abbassa sempre più... diminuendo la velocità.
    Lo sta sorpassando e allora vira di fianco.
    Il 110 sta atterrando; guarda il bimotore sfiorare il prato, toccare terra... scavare un solco in mezzo a una nuvola di polvere e di fango.
    Tuck vira di nuovo e si mette a girare attorno all' aeroplano ormai fermo; il pilota ne salta fuori, sano e salvo e rimane vicino al suo velivolo a guardare lo Spitfire che vola basso.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:48 am

    Un buon pilota... ma lo Spit era troppo veloce per lui.
    Tuck gli passa sopra con i flap abbassati... apre l'abitacolo e saluta con la mano il nemico sconfitto.
    Ma un foro appare d'un tratto nel fianco del tettuccio: un colpo attutito e un buco;
    guarda in giù: il pilota nemico è in piedi con qualcosa in mano.
    Gli ha forse sparato?
    Tuck sente bollirsi il sangue: vira di colpo e si butta a terra mirando al 110 sfasciato e al pilota che gli sta vicino;
    prima che questi abbia il tempo di muoversi, o si possa rendere conto di quanto sta facendo, lo Spit gli è sopra, a pochi metri di quota.
    Tuck preme il bottone;
    ha ancora delle munizioni e le armi sputano uno zampillo di pallottole:
    il fango saltella e il 110, squarciato, s'incendia.
    Tuck non sta a vedere che cosa accade al pilota nemico, ma questa volta nessuna pallottola colpisce il suo caccia:
    si mette a cabrare e si dirige verso la costa.
    Comincia adesso a risentire gli effetti del combattimento e della lunga giornata; è solo e molto addentro in territorio nemico: deve perciò arrivare alla base senza farsi scoprire.
    Mette la prua a occidente e continua a far quota ,controllando continuamente il cielo alle sue spalle;
    per sua fortuna è del tutto libero.
    Non ha molto tempo da dedicare al pensiero di tornarsene con due vittorie... tre in un giorno!
    È troppo dedito alla navigazione, al livello del carburante e al nemico.
    Mentre prende quota gli si scopre davanti la costa;
    Dunkerque è di fianco: vira a nord-ovest e ben presto passa veloce al di sopra della spiaggia... diretto in Inghilterra.
    Dopo qualche minuto si sente più sicuro, ma continua a guardarsi alle spalle; poco distante un altro velivolo, sulla stessa rotta... è uno Spit.
    Si dirige verso di lui: è uno del 92° Gruppo, è Tony Bartley!
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:49 am

    Avvicinatosi all'aeroplano vi vede molti buchi, ma nel frattempo Bartley lo chiama per radio per dirgli che il suo caccia è molto malridotto!
    Si mettono in coppia e si dirigono verso Hornchurch; la costa inglese è visibile davanti a loro e poco dopo la sorvolano... ambedue i motori funzionano ancora bene.
    Però le lancette degli strumenti stanno andando verso il rosso, sul velivolo di Tuck; pare che stia perdendo anche le ultime gocce del liquido di raffreddamento; il Merlin continua a girare, ma il suo rombare comincia a suonare in falso, senza contare che le temperature continuano a salire di momento in momento.
    Ecco il campo!
    Bartley gli è accanto e Tuck gli dice di essere nei guai; Tom risponde che lui può attendere e gli suggerisce di atterrare subito.
    Chiude un po' la manetta e picchia leggermente, ma proprio in quel momento il motore si mette a zoppicare e non ne vuol più sapere: dà un'occhiata agli strumenti: tutte le lancette sono sul rosso, al massimo: bisogna fermarlo.
    Deve atterrare subito, senza stare a seguire il circuito, diritto come si trova.
    Abbassa il carrello e guarda l'indicatore di velocità che cala rapidamente, poi picchia e si mette in volo planato: non ce la fa ad arrivare nella consueta striscia di atterraggio... è troppo corto.
    Il motore borbotta, cigola e si arresta definitivamente.
    Non può più contare sul suo aiuto, deve atterrare a tutti i costi; potrà arrivare giusto giusto sul prato che è accanto alla torre di controllo.
    Tira la leva, lavora di piedi... rimbalza un po', ancora... poi rulla diritto, con l'elica in croce; lo Spit tende ad andare a destra e Tuck deve fare continuo uso del freno sinistro per tenerlo diritto, oltre che del timone di direzione: evidentemente la gomma destra è a terra.
    Riesce a evitare di fare una cappottata e finalmente il caccia cosi mal conciato si ferma.
    Tuck si alza lentamente dal posto di pilotaggio dopo essersi slegato e avere slacciato cinghie e cavi; poi scende sull'ala sinistra e allora può vedere bene i buchi che ha riportato nella fusoliera e nella velatura.
    Il primo ad arrivare è Bouchier, il comandante della base, che appare agitatissimo: urla a Tuck di togliere subito di lì il caccia.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:49 am

    Evidentemente indignato ricorda al pilota che deve sapere benissimo come sia vietato parcheggiare gli aeroplani in quel punto;
    Bouchier teme che altri velivoli debbano atterrare e potrebbero andare a sbattergli contro.
    Mentre ancora sta camminando a gran passi, urlando in continuazione di levare di lì l'aeroplano, dà un'occhiata allo Spitfire e tace di colpo.
    Vede poi la gomma sgonfia, i buchi e i danni sparsi qua e là dappertutto, si rende conto dell'assurdità di tutta la scena e a un tratto si mette a ridere, quasi senza accorgersene.
    Ride così forte e così di gusto che anche Tuck si mette a ridere con lui..


    Dopo quel primo giorno di combattimento, Tuck continuò la sua dura guerra contro la Luftwaffe per quasi diciotto mesi; in molte altre occasioni, durante questo periodo, si portò vicinissimo al nemico, rischiando molto e incassando colpi pur di distruggere l'avversario.
    nel gennaio del 1942, venne abbattuto dal fuoco dell'artiglieria contraerea mentre stava mitragliando obiettivi terrestri nei pressi di Boulogne.
    In quel momento aveva ventinove vittorie confermate.
    Fu catturato dai soldati tedeschi, ma solamente dopo aver attaccato di nuovo la postazione che lo aveva colpito, distruggendola con tutti i serventi e il veicolo che li portava.
    Poco dopo ebbe un'interessante conversazione con un pilota tedesco che era il comandante della caccia della Luftwaffe che si batteva contro la RAF: il tenente colonnello Adolf Galland.
    Questi aveva già avuto notizia di Tuck perché, nell'ultimo scontro che avevano avuto, lo aveva quasi preso di sorpresa alle spalle.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:50 am

    Gli aveva mandato l'invito per una cena alla mensa del 26° Stormo la sera stessa della sua cattura; nel riceverlo egli fece notare che nel loro ultimo incontro era stato quasi sul punto di ucciderlo.
    Tuck si mise a riflettere e poi si ricordò di quel volo: era alla testa del suo stormo che effettuava una crociera offensiva sulla Francia ed era stato preso di sorpresa da dei 109 che gli erano piovuti addosso dall'alto.
    La coppia di testa della formazione tedesca era passata attraverso tutte le pattuglie degli Spit buttandosi direttamente sul comandante britannico, Tuck.
    Questi, all'ultimo momento, aveva virato disperatamente, ma il Messerschmitt, che gli era ormai in coda, aveva abbattuto il suo gregario; a sua volta, Tuck aveva abbattuto quello di Galland.
    «Cosi, era lei» disse Tuck. «lo feci fuori il suo gregario mentre mi passava davanti» Galland gli aveva risposto: «E io avevo fatto fuori il suo, il che ci mette, come dite voi? sullo stesso piano ».
    Tuck venne inviato in un campo di prigionia (lo Stalag Luft III) dove ritrovò Bushell, Douglas Bader e molti altri.
    Sfuggi alla morte in diverse occasioni soltanto per la sua buona fortuna: una volta, quando avrebbe dovuto partecipare a quella che, fin da allora,
    venne conosciuta come «la grande fuga» (esiste un libro con questo titolo, scritto da Paul Brickhill, che narra tutta la storia nei suoi particolari) fu trasferito per due settimane in un altro campo.
    La fuga avvenne com'era stata progettata e settantasei prigionieri evasero attraverso una galleria che avevano scavato; furono però tutti ripresi, compreso Roger Bushell, meno tre e furono poi uccisi dalla Gestapo.
    Dopo diversi tentativi gli riusci alla fine di scappare da un campo della Polonia, nel tremendo gennaio del 1945; per settimane e settimane, insieme ad altri fuggitivi, si diresse verso est, incontro alle armate russe che avanzavano.
    Diverse volte fu sul punto di rimanere intrappolato dalle truppe tedesche ma, alla fine, congelato in più parti e quasi morto di fame, incontrò i russi che, prima di accettare per vero quello che raccontava loro, stavano per sparargli; non riuscì a ottenere di essere spedito a Mosca e fu invece obbligato a combattere con loro contro i tedeschi per due settimane, rifacendo all'incontrario la strada che aveva percorso nella sua fuga.
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    Messaggio  Red_Group Ven Dic 05, 2008 12:52 am

    Capt.  Stanford Tuck Stanfo16
    Sfuggito finalmente anche ai sovietici riuscì a scappare dalla Polonia fino in Russia, dove gli fu possibile telefonare all'ambasciata britannica a Mosca; qui gli dissero di prendere il primo treno per la capitale, il che fece immediatamente.
    Da Mosca venne mandato a Odessa dove s'imbarcò su un piroscafo diretto in Inghilterra.
    Il totale delle vittorie realizzate da Tuck è notevole per il fatto che, anche alla fine della guerra, si trovava all'ottavo posto nella classifica dei cacciatori della RAF, nonostante che fosse stato prigioniero per tre anni!
    Nel periodo successivo al conflitto era stato riconosciuto come uno dei più valenti piloti bellici sia dal suo antico nemico, Adolf Galland, sia dai suoi stessi compagni. Ricevette la DSO, la DFC e due barre e la decorazione americana DFC: quel ragazzo che stava per essere esonerato dalla scuola di pilotaggio ed era stato oggetto di particolari cure da parte dei suoi istruttori aveva dimostrato quanto queste fossero state bene spese.

    The Fighter Pilots

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