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    Una giornata «carogna»

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    Messaggio  Green_Group Sab Dic 27, 2008 11:17 pm

    Due erano un poco sfasati; gli altri quattro, in linea di fila venivano bassi contro terra come dei sassi.
    Le otto armi alari lanciavano centinaia di proiettili da 13 millimetri che aravano la pista ed il prato.
    Buttato a terra ai bordi del campo, assieme ad altri piloti, li vedemmo sfilare bassi, con i motori stellari da 2800 HP tirati al massimo.
    Al primo passaggio aggiustano il tiro e centrano in pieno il 205 di Magnaghi, ferendolo in modo gravissimo: il poveretto si trovava in fase d'atterraggio e non si era accorto di nulla.
    I sei caccia americani in fondo al campo tirano in cabrata, stringono una virata con l'ala che fa perno verso terra e di nuovo ci sono addosso;
    altre raffiche altri aerei colpiti, confusione.
    Noi della 2' Squadriglia riusciamo in qualche modo a decollare;
    le nubi erano bassissime 200 250 metri da terra e ci infognammo nel mezzo.
    Erano le 8,40 del 12 maggio 1944, le cose quel giorno erano incominciate decisamente male per noi.
    Giro in mezzo alla foschia e poco dopo mi ritrovo sul campo: ora tutto è calmo, riatterro.
    Anche gli altri, sbucano dalla densa nuvolaglia, stanno venendo a terra;
    intanto comincia a piovere.
    Sono da poco passate le nove e circa mezz'ora dopo il primo attacco arriva un altra formazione.
    Devono essere ancora quelli di prima: se ne sono stati un po' in quota per lasciarci atterra e prenderci di nuovo in castagna.
    Ricordo che saltammo nei nostri apparecchi decollando fra un attacco e l'altro.
    Avevo lo stomaco chiuso, ero partito a digiuno; le cinghie strette male, a causa della fretta, mi davano tremendamente fastidio alle spalle.
    Facciamo quota e quelli intanto si imboscano nella foschia.
    Dopo aver vagato in mezzo alla foschia non riuscendo a vedere quasi nulla, dirigo verso il campo.
    Dopo poco la radio ci chiama a terra, ma chi vedeva più la pista?
    Il tempo era peggiorato ancora di più;
    bene o male atterrammo e ci portammo ai decentramenti; ormai pioveva forte.
    Mezzogiorno: altro attacco!
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    Messaggio  Green_Group Sab Dic 27, 2008 11:18 pm

    Evidentemente ci avevano preso gusto oppure quel giorno si erano messi in testa di distruggere il 1° Gruppo.
    Appena calmata la loro furia, una nostra squadriglia decollava nel tentativo di agganciarli, ma con la complicità delle nubi, la cosa non riusciva ed i nostri atterravano senza nulla di fatto.
    Durante il secondo attacco invece il tenente Morandi era riuscito ad abbattere un incursore.
    Purtroppo i nostri danni erano gravi.
    Circa venti 205 erano stati conciati male dal mitragliamento.
    Era probabile che gli attacchi al campo si sarebbero ripetuti nel pomeriggio e quindi il comando decideva di decentrare gli aerei rimasti efficienti sulla pista di Cavriago.
    Infatti nelle prime ore del pomeriggio decolliamo con tempo sempre perturbato, dirigendoci sulla nuova base.
    Appena vi arrivai sopra fui preso dalla fifa:
    quella non era una pista ma, solo un pezzo di pista, portare giù un 205 su una striscia così corta era un affare serio; in più, a poca distanza dalle testate, vari PIOPPI rendevano più difficoltosa la cosa.
    In ogni modo dovevo atterrare.
    Dopo aver fatto un giro attorno al terreno d’atterraggio, mi allineo con la pista, riduco il motore;
    fuori il carrello, giù i flaps, l'aereo barcolla, è al limite della velocità di stallo, correggo appena e con leggerezza l'allineamento.
    Dinnanzi a me un Macchi e già in fondo alla pista anzi vedo dal terriccio sollevato dalle ruote, che l'ha oltrepassata;
    perdo ancora quota, tengo su l'aereo che galleggia appena nell'aria, motore al minimo.
    Dio solo sa come andrebbe a finire con i giri così bassi se dovessi riattaccare.
    Ho i nervi tesi; ecco l'inizio dell'asfalto, in quell'attimo lascio sprofondare l'aereo, ormai ero a 50 cm. circa da terra, e ogni metro che avessi perso. significava andar fuori pista in fondo;
    attimi di tensione, poi con il caratteristico colpo sulle gambe sento l'asfalto sotto le ruote,
    ho toccato!
    Madonna, se era corta!
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    Messaggio  Green_Group Sab Dic 27, 2008 11:19 pm

    Motore fermo, cloche contro lo stomaco per obbligare la coda dell'apparecchio contro terra ed evitare una capottata e giù a pigiare sui freni;
    finalmente, con il carrello già sul prato, riesco a fermarmi, rullo girando di 180 gradi e ballonzolando mi porto sul prato per lasciare la pista libera agli altri.
    Eccone un altro che sta atterrando; mi lascio scivolare giù dal mio aereo ed osservo la corsa sulla pista del nuovo arrivato: ce la fa, non ce la fa, va fuori, le mie mani sono contratte.
    Il 205 finalmente si ferma e dirige verso di noi: era Scarpa.
    Un altro; questo ha troppa velocità, non ci può star dentro;
    a fondo pista agisce energicamente sui freni.
    L'aereo « punta i piedi », solleva la coda e si mette sull'attenti, proprio a fondo pista:
    il pilota se la cava con qualche contusione, era Cimatti.
    Dietro a lui un altro Macchi, mentre in fondo pista era rimasto l'aereo di Cimatti a dar fastidio;
    il nuovo arrivato era così costretto a bloccare le ruote e capottava;
    il pilota, dopo essere uscito a fatica dal velivolo, dirigeva verso di noi.
    Un altro.
    A quota minima, sfiorando gli alberi, sfila tutta la pista, poi ridà motore, tira a cabrare e allarga il giro; non se la sentiva, ed aveva pienamente ragione, di atterrare su quel fazzoletto.
    Ricordo che era Di Cecco;
    mentre il suo aeroplano faceva quota, un altro 205 tocca terra, ma picchia troppo forte, imbarda,
    poi si impenna, rovesciandosi in mezzo alla pista.
    Il pilota era rimasto dentro all'abitacolo, prigioniero del peso del velivolo; eravamo inchiodati dall'angoscia, non potevamo far nulla, sul campo non esistevano mezzi di soccorso ne antincendio.
    Qualcuno di noi si mise ad urlare parole inutili; Weiss, il pilota, stava bruciando assieme al suo aeroplano e noi non potevamo far altro che osservare l'atroce spettacolo.
    Intanto gli altri caccia che stavano circuitando, rendendosi
    conto dell'impossibilita di atterrar facevano di nuovo rotta verso Reggio Emilia.
    In mezzo alla pista le fiamme a poco a poco cedevano io campo ad un'acre e densa colonna di fumo nero, poi tutto finiva.
    Del tenente Weiss e del suo apparecchio non era rimasto veramente nulla.
    Il maresciallo Magnaghi, colpito alla mattina ad una gamba d allo stomaco, sarebbe morto due giorni dopo.
    Due piloti caduti ed una trentina di velivoli fuori uso;
    decisamente quel giorno era stato per noi una giornata carogna.

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