Il pilota di cui raccontiamo la disavventura aveva prenotato per l'intera domenica un quadriposto dell'aero club di cui era socio,per una gita con tre amici.
Il programma era di partire alla mattina per recarsi in una località in riva al mare a circa un'ora di volo, con rientro nel tardo pomeriggio.
Al momento del decollo il tempo era splendido, anche se in serata era previsto l'arrivo di una perturbazione da ovest, che avrebbe portato pioggia e nubi basse.
Tutto andò per il meglio fino al momento della partenza per il ritorno, quando il pilota, chiedendo i bollettini riguardanti la rotta, apprese che il fronte si era mosso più rapidamente del previsto, e che le condizioni meteo nell'area dell'aeroporto di destinazione erano già in deterioramento.
Valutata la situazione, decise di partire ugualmente, riservandosi, in caso di necessità, di dirottare su uno degli aeroporti disponibili lungo la rotta.
A metà del percorso il cielo era ormai completamente coperto, anche se la base delle nubi era ancora notevolmente alta.
Il colore grigio cupo dell'orizzonte lasciava comunque capire chiaramente che, proseguendo, le condizioni incontrate sarebbero state via via peggiori.
Dato che l'autonomia residua e il tempo disponibile prima del tramonto gli lasciavano un ampio margine di manovra, il pilota decise di continuare.
A circa venti minuti di volo dal campo di casa, il parabrezza cominciò a coprirsi di gocce di pioggia, mentre la quota consentita dalle nubi si era abbassata a 1.500 piedi.
Il pilota provò a chiamare la radio locale per avere informazioni più precise sullo stati del tempo.
Gli risposero che stava piovendo moderatamente, che le nubi erano intorno ai 1.000 piedi, e che la visibilità era ancora buona, anche se stava diminuendo:
insomma, se si fosse affrettato, avrebbe fatto in tempo ad atterrare senza grossi problemi.
Forte del fatto di conoscere bene la zona, il pilota decise di continuare e dopo qualche minuto vide il campo sotto di sè.
Il programma era di partire alla mattina per recarsi in una località in riva al mare a circa un'ora di volo, con rientro nel tardo pomeriggio.
Al momento del decollo il tempo era splendido, anche se in serata era previsto l'arrivo di una perturbazione da ovest, che avrebbe portato pioggia e nubi basse.
Tutto andò per il meglio fino al momento della partenza per il ritorno, quando il pilota, chiedendo i bollettini riguardanti la rotta, apprese che il fronte si era mosso più rapidamente del previsto, e che le condizioni meteo nell'area dell'aeroporto di destinazione erano già in deterioramento.
Valutata la situazione, decise di partire ugualmente, riservandosi, in caso di necessità, di dirottare su uno degli aeroporti disponibili lungo la rotta.
A metà del percorso il cielo era ormai completamente coperto, anche se la base delle nubi era ancora notevolmente alta.
Il colore grigio cupo dell'orizzonte lasciava comunque capire chiaramente che, proseguendo, le condizioni incontrate sarebbero state via via peggiori.
Dato che l'autonomia residua e il tempo disponibile prima del tramonto gli lasciavano un ampio margine di manovra, il pilota decise di continuare.
A circa venti minuti di volo dal campo di casa, il parabrezza cominciò a coprirsi di gocce di pioggia, mentre la quota consentita dalle nubi si era abbassata a 1.500 piedi.
Il pilota provò a chiamare la radio locale per avere informazioni più precise sullo stati del tempo.
Gli risposero che stava piovendo moderatamente, che le nubi erano intorno ai 1.000 piedi, e che la visibilità era ancora buona, anche se stava diminuendo:
insomma, se si fosse affrettato, avrebbe fatto in tempo ad atterrare senza grossi problemi.
Forte del fatto di conoscere bene la zona, il pilota decise di continuare e dopo qualche minuto vide il campo sotto di sè.