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    Prigioniero nel cerchio di alte montagne

    michele
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    Messaggio  michele Gio Gen 15, 2009 11:27 pm

    Prigioniero nel cerchio di alte montagne Img10001nb5
    Era una bellissima notte d'inverno con la luna bianca e tanta luce che potevi leggere il giornale
    per la strada, volendo.
    Avevo avuto una giornata pesante: riunioni, colloqui, colazione di lavoro e ancora
    incontri e discussioni.
    Come, del resto, tutte le volte che andavo a Bruxelles.
    Tornai in albergo abbastanza presto.
    Avevo intenzione di andare subito a dormire per essere pronto la mattina
    seguente, molto per tempo:
    dovevo essere a Milano non più tardi delle dieci e con il mio Cessna 310 ci volevano
    almeno due ore e mezzo.
    Decollo dunque alle 7.30, fuori dell'albergo alle 6, sveglia alle 5.
    Non che alzarmi a quell’ora mi preoccupasse più di tanto, ma quando si vola da soli è bene èssere riposati.
    Che luna, che luna fantastica!
    Mentre mi avviavo all'ascensore, pensai che se il tempo era così fino a Milano valeva forse la pena...
    E, così, mi trovai in una cabina telefonica a chiamare I'ufficio meteorologico di Bruxelles National Airport.
    Poi avrei deciso.
    Non c'éra una nuvola in tutta l'Europa, proprio come avevo previsto;
    niente, sereno dal mare del Nord al Mediterranèo.
    Il 310 era lì che brillava sotto la luna e sembrava in ottima forma.
    Era un amico; insieme da ormai due anni, volavamo i cieli di tutta l'Europa, spesso io e lui soli.
    Ci volle un po' di tempo per preparare l'aeroplano alla partenza.
    Non mi aveva mai tradito, ma io sapevo che da me lui si aspettava certi riguardi.
    Per un pilota, per un pilota appassionato, l'aeroplano non è una massa ben organizzata di alluminio, acciaio, bulloni, cavi, rondelle e chilometri di filo..
    E' molto, molto di più.
    Un pilota sa e sente gli "umori" della sua macchina.
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    Messaggio  michele Gio Gen 15, 2009 11:29 pm

    Il mio, prima della partenza,voleva che gli girassi intorno con calma eseguendo, come
    un rito, la serie di controlli previsti.
    Allora lui si metteva tranquillo, pronto ad affrontare tutte le battaglie di viaggio
    che la sua natura di aeroplano gli permetteva.
    Durante i controlli avevo notato che il carburante a bordo mi consentiva una autonomia di volo di circa tre ore.
    Poco per chi vuol volare senza patemi d'animo per quasi due ore e mezzo.
    Chiesi il rifornimento e sul piazzale, pazientemente seduto sul bordo di un'ala, aspettai I'arrivo del rifornitore.
    L'attesa non fu breve e quando finalmente il carburante arrivò non era quello della compagnia petrolifera della quale possedevo il carnet.
    Non potendo pagare la benzina in contanti dovetti rimandare indietro l'autobotte.
    Un contrattempo spiacevole, anche perché la stanchezza, accumulata durante il giorno, cominciava a farsi sentire.
    Pensai di partire con la benzina che avevo, anche se I'addetto al distributore mi aveva promesso che avrebbe immediatamente avvertito il collega dell'altra società erogatrice.
    Per scrupolo aspettai ancora dieci o forse quindici minuti, poi decisi di muovermi.
    Il vento era favorevole, le condizioni meteorologiche dell'aeroporto di arrivo e quelle
    degli aeroporti alternati erano ottime.
    Coraggio, mi dissi,nella peggiore delle ipotesi, se avessi consumato più carburante del previsto,potevo sempre scendere a Zurigo, rifare il pieno e proseguire.
    Chiesi la messa in moto che mi fu concessa insieme all’autorizzazione al rullaggio.
    Mi ero appena spostato, avevo fatto si e no duecento metri, quando vidi arrivare da lontano l’auto-rifornitore della marca che avevo richiesto.
    Istintivamente e immediatamente avvertii la torre di controllo e mi fermai.
    Feci il pieno completo.
    La nuova autorizzazione alla messa in moto arrivò intorno alle 23.
    Poco dopo ero in volo nella notte.
    Conoscevo bene la rotta per averla fatta un centinaio di volte.
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    Messaggio  michele Gio Gen 15, 2009 11:31 pm

    Non avendo pressurizzazione salivo inizialmente al livello 110 e, quando ero in contatto con Zurigo, mi portavo a 150 per attraversare le Alpi.
    E mettevo la maschera dell'ossigeno.
    Quella sera sembrava che tutto andasse per il meglio.
    Il tempo era stupendo, i motori giravano che era un piacere sentirli, il bruciatore mandava in cabina un'aria dolce e calda.
    La temperatura fuori dall'aereo era gelida: il termometro esterno segnava meno 25°.
    Chi non ha mai volato da solo, o meglio, chi non ha mai volato da solo di notte e per lunghi percorsi, non immagina la sensazione di euforia che prende in quei momenti.
    L’unica realtà è quella degli strumenti illuminati che parlano il loro linguaggio di cifre e suoni.
    Il rumore dei motori, il tenue filo della radio che ti accompagna, ti guida e ti dà sicurezza.
    L'auto-pilota inserito ti permette inoltre di pensare a tante cose.
    Che grande invenzione I'autopilota!
    Che differenza dai primi voli di notte!
    Che tragedie allora, mentre oggi tutto è così facile, così confortante così sicuro e
    E così semplice.
    Così semplice... che mi addormentai.
    O sognai di addormentarmi.
    Sognavo di essere su un aereo, solo a bordo,in un volo che doveva attraversare montagne molto alte.
    Il mio aereo non aveva problemi perché aveva i motori turbocharged.
    Ricordo questo particolare dei turbocharged;
    questa parola mi dava una grande sicurezza. Sentivo benissimo che qualcuno mi chiamava e, sempre nel sogno,pensavo che era molto bello che qualcuno a terra si occupasse di me nel cielo.
    Sentivo una grande tenerezza per gli operatori del controllo del traffico aereo che, chiusi nelle
    loro sale, non avrebbero mai vissuto l’avventura che io stavo vivendo.
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    Messaggio  michele Gio Gen 15, 2009 11:32 pm

    Pensavo alle lunghe ore che passavano svegli,di notte, per assistere i piloti che, in fondo, potevano anche dormire.
    Ecco, questo particolare lo ricordo perfettamente.
    Il suono insistente e poco gradevole di un qualcosa, forse un marker, interruppe il sonno.
    Mi svègliai dispiaciuto; era così bello il momento che stavo vivendo.
    Ma era bellissimo quello che vidi fuori dall'aereo.
    Un paesaggio incantato; gigantesche montagne bianchissime, ghiacciai illuminati dalla luna.
    La luce era abbagliante come in pieno giorno.
    Rimasi per qualche istante affascinato dallo spettacolo straordinario che si presentava davanti e sopra di me e solo dopo alcuni momenti mi resi conto della spaventosa situazione in cui mi ero cacciato.
    Stavo volando nella gola di montagne sconosciute e la stretta valle davanti a me non
    aveva nessuno sbocco.
    Era chiusa da una altissima parete di ghiaccio.
    Non ricordo di aver preso coscientemente una decisione;
    fatto è che mi trovai in una brusca picchiata con le manette dei motori tutte avanti.
    Dopo qualche secondo, l'aereo cominciò a vibrare e a fischiare per la velocità raggiunta mentre la parete davanti era ormai vicinissima.
    Un disperato attaccarsi al volantino, una tirata che non finiva mai e mi trovai in cima a un looping a testa in giù.
    Si trattava ora di fare un mezzo tonneau per rimettere il 310 in linea di volo, ma lo feci troppo presto.
    Non avevo velocità e ne venne fuori una strana manovra alla fine della quale mi trovai da una parte della gola con I'aereo più o meno diritto e con una indescrivibile confusione di valigie e oggetti sparsi dappertutto.
    Ma ero salvo; stavo finalmente tornando indietro.
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    Messaggio  michele Gio Gen 15, 2009 11:33 pm

    Indietro dove? Anche l'altra parte della valle era chiusa.
    Da dove diavolo ero entrato, allora?
    Gocce di sudore mi cadevano negli occhi;
    nella cabina del piccolo aereo c'era un caldo terribile.
    Chiusi il riscaldamento e mi sentii perduto.
    L a montagna davanti a me si avvicinava velocemente e feci l’unica cosa che potevo fare:
    tutta manetta e su, su per superare quel muro di ghiaccio.
    Piangevo e gridavo al mio 310: devi farcela, devi farcela.
    Quando fui vicinissimo alla cima chiusi gli occhi e aspettai il gran colpo d'impatto.
    Passarono alcuni eterni secondi, forse quattro, cinque,forse dieci.
    Riaprii gli occhi e... ero fuori, ero sopra le cime,ero passato.
    La luna splendeva in quella magica notte sulle cime delle montagne maestose.
    Tutto era tranquillo, il mio dramma, i miei attimi di terrore non esistevano in
    quello spazio incantato.
    Ma dov'ero? Guardai la bussola: segnava 345.
    Guardai I'orologio; erano le 12.55.
    Cercai di sintonizzarmi su qualche radiofaro,ma non trovavo più le carte di navigazione,
    volate chissà dove.
    E non mi veniva in mente nessuna frequenza in rotta, io che sapevo tutti i radiofari d'Europa a
    memoria.
    Misi a caso un numero, e non mi fu facile perché le mani mi tremavano, sperando che fosse quello del controllo di Zurigo.
    Lo era.
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    Messaggio  michele Gio Gen 15, 2009 11:34 pm

    Chiamai, e chissà perché, chiamai in italiano e in italiano una voce calma e tranquilla mi rispose. Mi avevano seguito fino a un certo momento sui loro radar, poi la traccia era scomparsa.
    Erano in fase di preallarme. Avevo problemi?
    Problemi? No... no, risposi mèntendo spudoratamente.
    Solo un guasto all'impiantò elettrico e alla radio... il resto tutto bene.
    Sapevo di essere completamente fuori rotta?
    Beh,sì... anzi se avessero potuto darmi una qualche prua...
    E il controllore calmo, come se tra noi ci fosse un'antica amicizia e si parlasse seduti al tavolo di un bar:
    ..prua220,raggiunga e mantenga 150 di livello, da Ceneri 90 miglia.
    Appena possibile contatti Milano sulla..."
    L'avrei abbracciato.
    Ho anche cercato in seguito di sapere il nome di quel controllore e un giorno, sono sicuro, lo ritroverò anche se sono passati tanti anni.
    Il resto non ha storia.
    Mi resi conto di essere diventato un pezzo di ghiaccio e riaccesi il riscaldamento;
    misi la maschera dell'ossigeno e salii.
    Atterrai a Milano intorno alle due e il giorno seguente fui puntuale all'appuntamento.
    Per i miei amici quella riunione fu uguale a tante altre.
    Per me quel giorno fu diverso da tutti gli altri e nessuno seppe mai perchè.
    Ora voi lo sapete. –

    Georges De Clerck

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