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    Ken W. Watts

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    Messaggio  michele Dom Gen 18, 2009 8:10 pm

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    Un altro centinaio di chilometri più ad Est, un pilota australiano del 112 Sqn. RAAF stava per assaporare I'aspro alito della paura a bordo del suo Curtiss Kittyhawk Mk.lII GA-K, FR811.
    Lo s/ldr Ken W. Watts narra così quei tremendi istanti:
    “... Verso le 16,45 del 6 aprile 1944, mentre stavo cercando altri possibili bersagli da mitragliare, nella zona di Todi (PG), dei colpi di artiglieria antiaerea esplosero tutto intorno al mio Kittyhawk che era al centro della formazione di sei apparecchi.
    Era il più preciso 88 mm che avessi mai incontrato, perché non vi furono dei colpi di assestamento della mira, ma sparò esattamente sin dall'inizio.
    Un colpo esplose con il rumore assordante, immediatamente avanti a me.
    Mi trovai a guardare direttamente in una grande palla di fuoco ed il fumo nero avvolse l'aereo.
    Questo fu scosso violentemente ed, io mi attaccai alla radio, al tempo stesso virando a destra e picchiando per condurre in fretta l'intera formazione il più lontano possibile da lì.
    Il mio aereo lasciava una scia di glicol dagli scarichi di destra e sia il parabrezza che il tettuccio erano coperti d'olio.
    Mi resi conto che il mio fedele compagno stavolta non ce l'avrebbe fatta.
    A metà della secca virata, un'altra salva di colpi quasi rovesciò il Kittyhawk, sentii alcuni colpi sordi sulla fusoliera e la cloche cominciò a muoversi tra le mie mani come se qualcuno stesse giocando con i piatti di coda.
    Mi aggrappai ad essa, ma premetti il pulsante di sparo.
    Sperai con tutte le mie forze di non aver colpito nessuno degli altri,. ma non potevo accertarmene, poiché era impossibile vedere davanti a me.
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    Messaggio  michele Dom Gen 18, 2009 8:11 pm

    Sapevo che il motore non avrebbe funzionato ancora per molto e quindi misi l'elica a passo minimo e diedi tutta manetta per allontanarmi il più possibile dalle batterie antiaeree prima di lanciarmi.
    Il mio n. 2, Tex Gray, mi chiamò per dirmi:
    Non ha abbastanza quota, signore!.
    La temperatura del liquido di raffreddamento stava rapidamente salendo e la lancetta finì fuori scala.
    Decisi di cercare di guadagnare un po' di quota perché mi sarei dovuto lanciare molto presto.
    Chiamai Tex:
    Sto per buttarmi,Non dire nulla a mia moglie.
    Sarò di ritorno tra un mese' .
    Tex rispose:
    'Okay, buona fortuna'.
    Mi sfilai rapidamente sia la maschera dell'ossigeno che gli auricolari dai loro alloggiamenti nel caschetto di volo.
    Spalmavo sempre questi ultimi con la vaselina per facilitarne l'uscita.
    Il tubo dell'ossigeno andava sulla sinistra dell'abitacolo ed i cavi della radio sulla destra.
    Lanciai la maschera sul pavimento della cabina e montai con i piedi sui cavi.
    Mi chiesi per un istante se non avrei fatto meglio a tentare un atterraggio di emergenza, invece di lanciarmi,
    ma il calore emanato dal motore e la paura che l'aereo si incendiasse, decisero per me.
    L'altimetro indicava 3.400 piedi , ci trovavamo su un terreno molto collinoso a circa 2/3.000 metri sul livello del mare e stavamo mitragliando.
    Feci rapidamente ruotare il trim dei piani di coda tutto Avanti, impugnai la cloche con la sinistra ed ancora una volta tutte e sei le mitragliatrici spararono.
    Feci scorrere indietro il tettuccio,mentre il fumo ed i vapori lo avvolgevano, cosi impugnai la cordicella
    del paracadute con la destra, rovesciai l'aereo e sbattei la cloche in avanti.
    Dopo un attimo ,fui catapultato fuori e tirai immediatamente la cordicella.
    Non appena lo ebbi fatto, mi resi conto di averla tirata troppo presto e pensai che il paracadute si sarebbe attorcigliato attorno al timone di coda.
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    Messaggio  michele Dom Gen 18, 2009 8:12 pm

    Quando sentii un tremendo strattone, ne fui convinto.
    Immediatamente, pensieri di tutti i tipi si accavallarono nella mia mente;
    che cavolo di modo per morire;
    Mary che riceve la temuta notizia, tenta di fare la coraggiosa e caccia indietro le lacrime, indurendosi per accettare l'idea della mia morte.
    Ci sarebbero stati parenti ed amici a cercare di consolarla.
    Mi immaginai Mary negli anni a venire, i suoi occhi che mostravano la sofferenza portata'' .
    E poi nella mia testa si affollarono scene che si sarebbero svolte quella sera alla mensa di Squadriglia;
    Tex e gli altri ragazzi seduti attorno al bar
    "Cristo, avreste dovuto vedere il comandante precipitare quest'oggi,tutto aggrovigliato attorno alla corda". Che delusione per loro, dopo aver studiato per tanto tempo le tattiche per evadere alla Flak e quelle per
    ingannare i puntatori.
    "Perché non ho mitragliato il primo convoglio di camion quando Bert mi ha chiamato?
    Perché non ho fatto caso alla chiamata di Coles?
    Perché diavolo ho sempre voluto guidare ogni missione?
    Che silenzio innaturale,
    Gesù, che silenzio.
    Tutto sarà "finito tra poco. Accidenti, perché non si sbriga ad accadere ?'
    La mia mano impugnava ancora la maniglia con la cordicella troncata.
    Avevo sempre pensato di conservarla come ricordo, ma se volevo passare da contadino italiano durante il viaggio di ritorno, una maniglia di paracadute Irving sarebbe stata fuori posto addosso a me , perciò la lasciai cadere nel vuoto.
    La vidi cadere a velocità incredibile-
    Ehi, ma quello il mio apparecchio.
    Vidi il Kittyhawk proprio nell'istante in cui si schiantava al suolo con una esplosione.
    Le munizioni delle mitragliatrici scoppiavano in tutte le direzioni, con i tracciati che assomigliavano a dei fuochi di artificio.
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    Messaggio  michele Dom Gen 18, 2009 8:13 pm

    Che splendida sensazione di sollievo provai nel rendermi conto che non ero rimasto agganciato alla coda. Ma mi ci volle qualche istante per comprendere che se l'aereo era laggiù ed io quassù, non potevo essere agganciato a quella dannata coda!
    Fui preso da una sensazione ridicola:
    allora dovevo essere appeso al mio paracadute!
    Diavolo, si! Eccolo li sopra di me.
    Che stupida sensazione sentirsi appeso per il cavallo e le gambe.
    Tutti i paracadutisti provano la stessa cosa?
    Mi sembrava una cosa cosi strana!
    I ragazzi della mia Squadriglia giravano attorno in cerchi sempre più stretti.
    "Diamine, come sembrano belli, tutti in virata e sotto di me.
    Non Avevo mai visto aerei da questa angolazione, ma sono proprio belli!
    Se scalcio e agito un po' le mani, capiranno che non sono ferito e diranno
    a Mary che sto bene".
    Perciò cominciai a gridare ed a scalciare come un matto, quindi pensai
    "Gesù, cadrò proprio sopra al mio aereo in fiamme.
    Tentai disperatamente di far ruotare i cavi della calotta;
    ottenni qualche risultato.
    Mancherò l'aereo, ma cadrò sugli alberi pensai.
    "tentiamo di afferrarci ad un ramo.
    Per fortuna avevo ancora il mio caschetto e gli occhialoni addosso.
    Gli alberi si avvicinavano velocemente
    L’istante successivo scivolavo attraverso i rami e caddi pesantemente al suolo, rotolando.
    “Sono tutto intero
    Spero che i ragazzi mi vedano.
    Faro una corsa verso uno spiazzo e mi farò notare.
    Sebbene non fosse trascorso più di un minuto o due da quando avevo lasciato l'Aereo, sembravano trascorsi dei secoli.
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    Messaggio  michele Dom Gen 18, 2009 8:14 pm

    Fui improvvisamente assalito dall'ansia di allontanarmi dall'Aereo.
    Le batterie antiaeree erano appena oltre la cima delle colline ad ovest e potevo sentire il motore di una
    motocicletta in lontananza, ma senza capire in che direzione fosse diretta.
    Decisi rapidamente di fuggire in direzione est e mi lanciai nel sottobosco.
    Il terreno era cosparso di foglie asciutte, il che rendeva la corsa più difficile.
    I rovi strapparono i pantaloni.
    Tutto vestito come ero, con il giubbotto salvagente e tutto l'armamentario, sciarpa e guanti, mi ritrovai presto in un lago di sudore e cominciai a sentirmi debole.
    Continuai però a tenere tutto addosso fino a che non trovai un posto dove poterlo seppellire e cosi feci.


    Il tentativo di fuga dello squadron leader Watts non durò tuttavia a lungo, ed egli fu ben presto catturato dai
    tedeschi e portato in seguito a Verona, dove subì violenti e ripetuti interrogatori da parte della Gestapo, in seguito ai quali riportò danni e lesioni cosi gravi da renderlo invalido per sempre.
    Trasferito in seguito allo Stalag-Luft I, fu liberato dalle truppe sovietiche e trasferito in Inghilterra, giungendo infine via mare nella nativa Australia.

    JP4, Luglio 1990

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