Il bimotore ad ala alta ed equipaggiato con motori a pistoni era parcheggiato sotto il sole di una calda giornata estiva.
Prima di decollare per un volo di trasferimento di circa 400 chilometri il pilota che era anche il proprietario dell’ aereo, rullò fino alla pompa di benzina.
“Fai il pieno in tutti e due serbatoi “, disse all'addetto, un giovane aiutante-motorista appena assunto dall'aero club, mentre si dirigeva all’ufficio traffico per compilare il piano di volo.
Il ragazzo si dette da fare e saltò sulla scaletta con l'imbuto in una mano e l'erogatore a pistola nell'altra, iniziò a travasare il carburante.
Il pieno risultò un po' eccessivo.
Una volta riavvitati i tappi, infatti,forse a causa del gorgoglio dei serbatoi prodotto da qualche bolla d'aria, la benzina prese a zampillare dagli sfiati inferiori per un insolito “effetto-sifone”.
"Con quello che costa”,pensò il ragazzo.
Trovati per terra due bastoncini di legno della misura giusta, li infilò nei tubetti degli sfiati.
Il carburante non usci più.
Era trascorsa mezz'ora dal decollo.
Un volo apparentemente uguale a tanti altri su una rotta percorsa mille volte, quando, all'improvviso, il motore di destra si fermò inspiegabilmente.
Il pilota, che in volo era coadiuvato da un amico, anch'egli esperto su quel tipo di bimotore, applicò subito la procedura di emergenza e mise l'elica in bandiera.
Che strano.
Tutti i parametri strumentali erano in ordire.
Mentre i due tentavano di riavviare il Lycoming, altrettanto inaspettatamente piantò secco anche l'altro propulsore.
L’atterraggio di fortuna si concluse in un corto campo di grano con la completa distruzione dell'aereo.
La causa dell’ incidente, apparentemente inspiegabile, fu chiarita dai tecnici della commissione d'inchiesta:
mancanza di alimentazione ai motori dovuta all'occlusione degli sfiati dei serbatoi.
Prima di decollare per un volo di trasferimento di circa 400 chilometri il pilota che era anche il proprietario dell’ aereo, rullò fino alla pompa di benzina.
“Fai il pieno in tutti e due serbatoi “, disse all'addetto, un giovane aiutante-motorista appena assunto dall'aero club, mentre si dirigeva all’ufficio traffico per compilare il piano di volo.
Il ragazzo si dette da fare e saltò sulla scaletta con l'imbuto in una mano e l'erogatore a pistola nell'altra, iniziò a travasare il carburante.
Il pieno risultò un po' eccessivo.
Una volta riavvitati i tappi, infatti,forse a causa del gorgoglio dei serbatoi prodotto da qualche bolla d'aria, la benzina prese a zampillare dagli sfiati inferiori per un insolito “effetto-sifone”.
"Con quello che costa”,pensò il ragazzo.
Trovati per terra due bastoncini di legno della misura giusta, li infilò nei tubetti degli sfiati.
Il carburante non usci più.
Era trascorsa mezz'ora dal decollo.
Un volo apparentemente uguale a tanti altri su una rotta percorsa mille volte, quando, all'improvviso, il motore di destra si fermò inspiegabilmente.
Il pilota, che in volo era coadiuvato da un amico, anch'egli esperto su quel tipo di bimotore, applicò subito la procedura di emergenza e mise l'elica in bandiera.
Che strano.
Tutti i parametri strumentali erano in ordire.
Mentre i due tentavano di riavviare il Lycoming, altrettanto inaspettatamente piantò secco anche l'altro propulsore.
L’atterraggio di fortuna si concluse in un corto campo di grano con la completa distruzione dell'aereo.
La causa dell’ incidente, apparentemente inspiegabile, fu chiarita dai tecnici della commissione d'inchiesta:
mancanza di alimentazione ai motori dovuta all'occlusione degli sfiati dei serbatoi.