Era una di quelle splendide giornate di primavera della California del sud che fanno desiderare a ogni pilota di trovarsi in volo.
Avevo noleggiato un Cessna 172 e stavo rullando verso la pista 25 dell'aeroporto di Hawthorne, con mio padre seduto a destra e mia sorella con suo marito seduti dietro.
La nostra meta era il piccolo aeroporto di Taft, vicino a Bakersfield, dove mio padre aveva avuto i natali e dove aveva vissuto la sua infanzia.
Mio padre, ora in pensione da lungo tempo, era stato un istruttore di volo della Marina militare. Volando con lui, da ragazzo, avevo capito che un giorno anch'io sarei diventato pilota.
Ora,dopo dieci anni passati lontano da Los Angeles per ragioni di lavoro, ero tornato a far visita ai miei familiari portando con me il brevetto di pilota privato che avevo conseguito pochi mesi prima in una scuola di volo dell'Ohio.
Avevo pianificato di seguire la rotta che attraversa le Tehachapi Mountains, mantenendo un'altitudine di 7.500 piedi, e di servirmi dell'assistenza dei numerosi VOR esistenti lungo di essa.
Avevo anche preparato una rotta alternativa da seguire in caso di necessità.
La pista 07/25 di Taft, situata a 875 piedi di altitudine,con i suoi 1.050 metri di lunghezza avrebbe consentito allo Skyhawk di atterrare e decollare tranquillamente anche a pieno carico.
All'ufficio informazioni al volo di Hawthorne, dove mi ero recato prima del decollo,avevo ricevuto solo buone notizie: tempo buono, sia attuale sia previsto, su tutta la rotta, venti leggeri e aria fresca, ideale per tenere bassa l'altitudine di densità;
l'unico Notam riguardava una area adibita al lancio di paracadutisti nelle vicinanze dell'aeroporto di Taft.
Subito dopo il decollo, in vista delle bianche dune della costa del Pacifico, virai verso nord per seguire il corridoio VFR che attraversa la TCA di Los Angeles e una volta fuori dallo spazio aereo controllato cominciai a salire col modesto rateo di 350 piedi al minuto:
a soli 20 chili sotto il peso massimo di decollo, il 172 non poteva dare di più.
Quando uscimmo dalla valle di San Fernando, ci apparvero le montagne che avremmo sorvolato di lì a poco.
Avevo noleggiato un Cessna 172 e stavo rullando verso la pista 25 dell'aeroporto di Hawthorne, con mio padre seduto a destra e mia sorella con suo marito seduti dietro.
La nostra meta era il piccolo aeroporto di Taft, vicino a Bakersfield, dove mio padre aveva avuto i natali e dove aveva vissuto la sua infanzia.
Mio padre, ora in pensione da lungo tempo, era stato un istruttore di volo della Marina militare. Volando con lui, da ragazzo, avevo capito che un giorno anch'io sarei diventato pilota.
Ora,dopo dieci anni passati lontano da Los Angeles per ragioni di lavoro, ero tornato a far visita ai miei familiari portando con me il brevetto di pilota privato che avevo conseguito pochi mesi prima in una scuola di volo dell'Ohio.
Avevo pianificato di seguire la rotta che attraversa le Tehachapi Mountains, mantenendo un'altitudine di 7.500 piedi, e di servirmi dell'assistenza dei numerosi VOR esistenti lungo di essa.
Avevo anche preparato una rotta alternativa da seguire in caso di necessità.
La pista 07/25 di Taft, situata a 875 piedi di altitudine,con i suoi 1.050 metri di lunghezza avrebbe consentito allo Skyhawk di atterrare e decollare tranquillamente anche a pieno carico.
All'ufficio informazioni al volo di Hawthorne, dove mi ero recato prima del decollo,avevo ricevuto solo buone notizie: tempo buono, sia attuale sia previsto, su tutta la rotta, venti leggeri e aria fresca, ideale per tenere bassa l'altitudine di densità;
l'unico Notam riguardava una area adibita al lancio di paracadutisti nelle vicinanze dell'aeroporto di Taft.
Subito dopo il decollo, in vista delle bianche dune della costa del Pacifico, virai verso nord per seguire il corridoio VFR che attraversa la TCA di Los Angeles e una volta fuori dallo spazio aereo controllato cominciai a salire col modesto rateo di 350 piedi al minuto:
a soli 20 chili sotto il peso massimo di decollo, il 172 non poteva dare di più.
Quando uscimmo dalla valle di San Fernando, ci apparvero le montagne che avremmo sorvolato di lì a poco.