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    Quella sera a Superga

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    Messaggio  Green_Group Gio Set 18, 2008 1:30 pm

    Quella sera a Superga 57a
    Mercoledì 4 maggio 1949, ore 9,40.
    Dall'aeroporto di Lisbona decolla, con 30 persone a bordo, un trimotore Fiat G 212 appartenente alle Avio Linee Italiane, società di navigazione aerea di proprietà della Fiat.
    Il trimotore, siglato I-ELEE, è comandato dal tenente colonnello Meroni, coadiuvato da un primo ufficiale e da un navigatore-telegrafista.
    L'aereo trasporta un carico particolarissimo:
    l'intera squadra di calcio del Torino; titolari,riserve,tecnici,accompagnatori e giornalisti.
    Si tratta di una squadra gloriosa, ha vinto consecutivamente gli scudetti negli anni '46, '47 e '48, e fornisce dieci uomini su undici alla Nazionale.
    Al campionato del '49 mancano cinque giornate alla conclusione, ma è prima con 60 punti, contro i 55 dell'lnter, diretta inseguitrice.
    Il Torino ha disputato sabato 30 aprile l'incontro di campionato proprio contro l'lnter, a San Siro.
    Poi è volato a Lisbona, dove martedì 3 maggio ha giocato un'amichevole contro il Benfica, squadra simbolo della capitale portoghese.
    L'incontro è terminato con un salomonico pareggio.
    Il giorno dopo, ha inizio.il viaggio di ritorno a Torino, con scalo .tecnico a Barcellona.

    Un aereo con buone prestazioni
    Il Fiat G 212 è uno sviluppo civile del G 12, con fusoliera allungata di due metri e mezzo ma, soprattutto, propulso con tre motori Pratt & Whitney R 1830 Twin Wasp da 1.215 cavalli ciascuno in luogo dei tre Alfa Romeo 128 RC da 860 cv che equipaggiavano il G 12.
    La nuova motorizzazione ha conservato al G 212 le buone prestazioni del G 12 nonostante sia più grande e più pesante .La velocità massima è di 380 chilometri orari a 3.700 metri, il decollo a pieno carico richiede una corsa di circa 400 metri, l'autonomia è di 3.000 chilometri, la tangenza massima di 7.500 metri. Insomma, per l'epoca quanto di meglio esista in Italia.

    Il Volo
    Il volo da Lisbona a Barcellona non ha storia.
    L'aereo decolla ,come detto,dalla capitale portoghese alle 9,40, e atterra nell’aeroporto catalano alle 13,00.
    C'è una sosta per il rifornimento e per il pranzo, la squadra del Torino s'incrocia al ristorante dell'aeroporto con quella del Milan diretta a Madrid.
    Alle 14,50 il G 212 della ALI decolla alla volta dell'Italia.
    Il trimotore sorvola Capo di Creus, Tolone, Nizza, AIbenga, Savona.
    Su Savona vira per nord, verso Torino, che stima in una trentina di minuti. Sono le 16,30.
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    Messaggio  Green_Group Gio Set 18, 2008 1:31 pm

    La Basilica? Un perfetto fix
    I primi giorni di maggio il sole tramonta attorno alle 19,00, pertanto è legittimo attendersi un avvicinamento e un atterraggio al campo dell' Aeritalia in piena visibilità.
    Ma non quel giorno.
    Quel giorno e a quell'ora su Torino si abbatte un'autentica tempesta; nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità orizzontale scarsissima.
    Alle 16,55 Aeritalia comunica al G 212 la situazione al suolo e chiede un riporto di posizione.
    Dall'aereo c'è qualche minuto di silenzio, poi alle 16,59 arriva la comunicazione:
    "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga".
    La stazione di Pino Torinese si trova tra i paesi di Chieri e Baldissero, a sud est di Torino.
    E’ attrezzata con un VDF, per fornire un QDM su richiesta radio.
    Una volta su Pino, si mettono 290 gradi in prua, e ci si trovava allineati col campo dell'Aeritalia, nove chilometri circa di distanza e 305 metri di altitudine.
    Altro non c'era per orientarsi: i vari ILS, LOC, VOR, ADF eccetera sarebbero arrivati anni più tardi.

    Leggermente spostato verso nord rispetto a questo piano di atterraggio c'è il colle di Superga, su cui sorge la Basilica, capolavoro settecentesco di Filippo Juvara, che con i suoi 669 metri di altitudine domina la città sottostante.
    Un perfetto fix in caso di buona visibilità.
    Ma quel giorno la visibilità era inesistente.
    Dunque, alle 16,59 l'I-ELEE ha una posizione abbastanza definita; si trova fra Pino Torinese e Torino, a una quota di 2.000 metri, e dista circa nove chilometri dal campo, distanza che presumendo una Vref di 180 km/h sarà coperta in circa tre minuti.
    L'aereoplano comincia a scendere, deve perdere 1.700 metri di quota.
    Il comandante Meroni sà (per quanto sia lecito entrare nei pensieri degli altri) che la planata può concludersi con un atterraggio su Aeritalia oppure, se nella compatta oscurità non si aprirà un buco, con una riattaccata e un dirottamento su Milano, che dista una mezz'ora di volo, dove le condizioni meteo vengono riportate se non buone, perlomeno accettabili.
    È probabile che il forte vento al traverso sinistro abbia impresso all'aereo, magari già nel corso della virata, una deriva verso destra, spostandolo dal suo asse di discesa e allineandolo con la collina di Superga.
    Dato il tempo pessimo, in quel momento sul colle c'è poca gente.
    I religiosi nella Basilica, una decina di avventori al bar ristorante presso la funicolare, i carabinieri della locale stazione.
    Tocca a queste poche persone sentire lo schianto terribile: l'aereo si è schiacciato contro il terrapieno posteriore della Basilica, per dritto, senza un minimo accenno di riattaccata o virata, e si è praticamente disintegrato.
    Rimane parzialmente intatto un mozzicone dell'impennaggio, dritto verso il cielo.
    Quella sera a Superga 250px-Superga_air_disaster
    Nessun superstite
    Il resto è ridotto in migliaia di piccoli pezzi concentrati in uno spazio ristrettissimo.
    Un accenno d'incendio è stato spento dalla forte pioggia.
    Sono le 17,03.
    Alle 17,05 Aeritalia Torre chiama l'aereo della ALI, ovviamente non ricevendo alcuna risposta.
    Cinque minuti più tardi arriva una telefonata dei Carabinieri di Superga.
    Quasi contemporaneamente si mette in moto un vasto, veloce apparato di soccorso.
    Ma è tutto inutile: delle 30 persone a bordo (18 giocatori, 6 fra tecnici e accompagnatori, 3 giornalisti e i 3 membri d'equipaggio) non se ne salverà nessuna.
    L'impressione in Italia è enorme.
    I giocatori del Torino, grandi campioni e ragazzi semplici ,erano amati e rispettati da tutti, a prescindere dalla fede sportiva.
    Lo scudetto 1949 sarà loro assegnato d'ufficio.

    Tratto da Volare del Maggio 1999

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