Dopo il primo “fugone” eravamo tornati in Africa Settentrionale con una seconda serie di "G.50".
Atterrammo a Tripoli-Castelbenito quando vi stavano affluendo i tedeschi dell'Afrika Korps.
Castelbenito, che avevamo abbandonato sguarnito di difese, vuoto di aeroplani e privo di vita, ora pullulava:
di velivoli, di automezzi, di ragazzi biondi e ben nutriti i quali si erano presi il monopolio dell'Aeroporto.
Ci accolsero come intrusi.
Forse, avevano ragione loro.
Per salvarci dalla catastrofe avevano portato giù armi di qualità in numero mai visto:
non potevano non essere superbi di fronte alla nostra disorganizzata miseria.
In attesa di decollare per il fronte, atterrarono una ventina di "Ju 52”, da trasporto che vennero a parcheggiare proprio innanzi allo schieramento dei nostri “Freccia".
Nella manovra, inevitabilmente, sollevarono un nuvolone di sabbia che investì - come un uragano - i modesti ma lucenti FIAT.
Sterzi, l'uomo che non conosceva né timori né norme di buona diplomazia, ... ruppe gli ormeggi e inveì contro gli invadenti alleati i quali – novizi dell'ambiente - forse non si erano resi conto di quanto stavano provocando.
Mentre la nube di sabbia stava diradando e gli Junkers toglievano contatto, l'ultimo del pattuglione - la coda rivolta verso Sterzi - ebbe l'infelice idea di provare i motori.
Una violenta raffica di sabbia avvolse il suo velivolo.
L'italiano partì, bestemmiando a pugni alzati, contro l'imprudente “tugnino> autore del guaio.
Gesticolando e gridando attese che il pilota uscisse dalla fusoliera per aggredirlo con l'impeto del cacciatore incazzato.
Il tedesco non capiva una parola ma si rese conto che la Luftwaffe doveva in qualche modo reagire.
Atterrammo a Tripoli-Castelbenito quando vi stavano affluendo i tedeschi dell'Afrika Korps.
Castelbenito, che avevamo abbandonato sguarnito di difese, vuoto di aeroplani e privo di vita, ora pullulava:
di velivoli, di automezzi, di ragazzi biondi e ben nutriti i quali si erano presi il monopolio dell'Aeroporto.
Ci accolsero come intrusi.
Forse, avevano ragione loro.
Per salvarci dalla catastrofe avevano portato giù armi di qualità in numero mai visto:
non potevano non essere superbi di fronte alla nostra disorganizzata miseria.
In attesa di decollare per il fronte, atterrarono una ventina di "Ju 52”, da trasporto che vennero a parcheggiare proprio innanzi allo schieramento dei nostri “Freccia".
Nella manovra, inevitabilmente, sollevarono un nuvolone di sabbia che investì - come un uragano - i modesti ma lucenti FIAT.
Sterzi, l'uomo che non conosceva né timori né norme di buona diplomazia, ... ruppe gli ormeggi e inveì contro gli invadenti alleati i quali – novizi dell'ambiente - forse non si erano resi conto di quanto stavano provocando.
Mentre la nube di sabbia stava diradando e gli Junkers toglievano contatto, l'ultimo del pattuglione - la coda rivolta verso Sterzi - ebbe l'infelice idea di provare i motori.
Una violenta raffica di sabbia avvolse il suo velivolo.
L'italiano partì, bestemmiando a pugni alzati, contro l'imprudente “tugnino> autore del guaio.
Gesticolando e gridando attese che il pilota uscisse dalla fusoliera per aggredirlo con l'impeto del cacciatore incazzato.
Il tedesco non capiva una parola ma si rese conto che la Luftwaffe doveva in qualche modo reagire.