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    The Great Marianas Turkey Shoot

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    Messaggio  daniele Mar Set 28, 2010 9:09 pm

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    La battaglia navale del mare delle Filippine, svoltasi il 19 giugno 1944, vide la completa e totale disfatta dell'aviazione navale giapponese da parte dell'U.S. Navy.
    Tanto unilaterale fu la vittoria e così persistenti furono i giapponesi nel contribuire alla loro stessa distruzione, da far pensare a parecchi di coloro che vi parteciparono, alla caccia al tacchino, volatile reputato, nel folclore americano, talmente stupido da non essere capace di scappare.
    La situazione era così simile che la battaglia è passata alla storia col nome di “Grande tiro al tacchino delle Marianne”.
    Dopo aver perduto la loro superiorità aeronavale nel Pacifico con la battaglia di Midway nel giugno 1942, i giapponesi lottarono con tutte le loro forze durante i successivi 18 mesi nel tentativo di tenere lontano dalle loro basi la forza sempre crescente costituita dalle portaerei. d'attacco e dalle altre portaerei della flotta americana.
    Mentre le portaerei di Nimitz sondavano le difese degli avamposti giapponesi nelle isole del pacifico centrale con incursioni in varie zone, l'Ammiraglio Mineichi Koga, comandante in capo delle forze giapponesi, poteva solamente attendere l'occasione buona.
    Alla fine, nel tardo 1943, Koga decise di impegnare le sue forze aeree nel tentativo di opporsi all'attacco su Bougainville nelle isole Salomone che l'Ammiraglio Halsey stava per sferrare.
    A questa operazione, denominata Operazione RO, Koga assegnò tutti i 173 aerei operativi sulle tre portaerei della sua flotta.
    Fu un disastro totale.
    Il 13 novembre, solo 52 aerei furono in grado di fare ritorno alla base di Truk.
    L'Ammiraglio aveva perduto 43 A6M3 Zero Sen (Zeke) su 82, 38 D3A2 (Val) su 45 e 34
    B5N2 (Kate) su 40.
    Non vi era più una aviazione navale efficiente con cui opporsi alle successive azioni statunitensi.
    I giapponesi potevano solo ritirarsi e cercare di ricostituire nuovamente le loro unità così duramente provate.
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    Messaggio  daniele Mar Set 28, 2010 9:13 pm

    Dall'inizio dell'estate del 1944, i giapponesi erano di nuovo pronti a resistere al successivo attacco americano.
    Koga denominò A-GO l'operazione, e decise di impegnare in questa operazione l'intera flotta di portaerei, costituita, a quel tempo di cinque portaerei di squadra e di quattro portaerei leggere. Ritenendo che la successiva mossa americana sarebbe stata diretta contro le Marianne, le isole
    stesse dovevano accogliere due nuove flotte aeree basate a terra comprendenti un totale di oltre 1600 aerei.
    Tre basi aeree erano già esistenti a Tinian, due a Saipan e due a Guam, mentre una nuova aerobase era in via di completamento a Rota.
    L'operazione A-GO richiedeva che le forze aeree di base a terra riuscissero a distruggere almeno un terzo delle portaerei statunitensi prima che la flotta di Koga si inserisse nella battaglia.
    Gradualmente la flotta giapponese si andava raccogliendo a Tawi Tawi nelle Filippine, tenuta costantemente sotto osservazione dai sommergibili americani.
    Gli equipaggi degli aerei delle nove portaerei poste ora sotto il comando dell'Ammiraglio Soemu Toyoda, successo a Koga, che era morto in un incidente aereo, si erano riuniti in questa
    base.
    Il comando tattico era affidato al vice-Ammiraglio Jisaburo Ozzwa.
    Da parte americana era stata costituita la Task Force 58 (TF 58) al comando dell'Ammiraglio Spruance, con il compito di opporsi alla flotta giapponese.
    Sette grandi portaerei di squadra e otto leggere davano a Spruance, e al suo comandante tattico, il vice-Ammiraglio Marc A. Mitscher, un decisivo vantaggio in termini di forza numerica.
    Nel tentativo di distrarre Toyoda, una parte delle portaerei di Mitscher effettuarono un'incursione sulle isole Marcus e su Wake nel maggio 1944, ma i giapponesi non si
    lasciarono ingannare da questa mossa diversiva.
    La ricognizione aerea giapponese mise il suo comando sull'avviso, quando, il 9 giugno, scoprì che la TF 58 stava salpando da Majuro.
    La battaglia decisiva per il controllo del Pacifico stava per iniziare.
    L'Operazione “invasione delle Marianne”, iniziò il giorno 11 giugno.
    Missioni “sweep” furono effettuate da 208 caccia F6F Hellcat di Mitscher contro le forze aeree
    basate a terra agli ordini del Contrammiraglio Kakuta.
    Quando questi attacchi proseguirono nei due giorni successivi, Toyoda concluse correttamente che non si trattava di un'altra azione diversiva, ma della vera e propria operazione principale.
    Il 13 giugno le portaerei di Ozawa salparono da Tawi-Tawi, dirigendosi ad est.

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    Messaggio  daniele Mar Set 28, 2010 9:15 pm

    probabilità
    Sulla carta, almeno, i giapponesi potevano ragionevolmente ritenere di avere buone opportunità di vittoria.
    Pur ammettendo di possedere forze aeree imbarcate pari alle metà di quelle statunitensi (450 aerei contro 904), Ozawa riteneva di avere dei vantaggi con i quali poter compensare la superiorità numerica americana.
    Poteva infatti disporre della flotta aerea delle Marianne agli ordini di Kakuta.
    Sebbene quest'ultima fosse ben lontana dalla prevista forza di 1600 aerei, le due flotte aeree potevano fornire a Ozawa l'appoggio di 172 aerei da combattimento, che avrebbero almeno ridotto lo svantaggio numerico nei confronti dell'avversario.
    Anche più importante era la esistenza dei sei campi d'aviazione partendo dai quali si potevano colpire le forze navali di Mitscher.
    Il piano giapponese intendeva trarre vantaggio da questa situazione, richiedendo che ogni aereo, dopo aver attaccato le forze navali americane, atterrasse nelle Marianne, ove
    sarebbe stato rifornito e riarmato, per effettuare un secondo attacco prima di rientrare a bordo della propria portaerei.
    Questa possibilità di effettuare due missioni avrebbe in pratica raddoppiato le forze aeree di Ozawa, fornendogli un vantaggio teorico sull'avversario.
    Vi erano anche ulteriori vantaggi.
    I suoi aerei da ricognizione avevano un raggio d'azione notevolmente superiore a quello dei loro similari statunitensi (1100 km di raggio di ricerca contro 650 km).
    Anche i suoi aerei d'attacco possedevano un maggior raggio d'azione, Ozawa poteva effettuare attacchi da una distanza di 650 km, mentre Mitscher doveva limitarsi ad attaccare da una
    distanza di 450 km, pari al raggio d'azione dei suoi aerosiluranti e bombardieri in picchiata.
    Con il vantaggio addizionale del rifornimento sulle basi a terra, il preesistente vantaggio nel raggio d'azione era ulteriormente accresciuto.
    Ozawa inoltre navigava con vento di prua, fattore che gli consentiva di lanciare e recuperare i suoi aerei continuando la sua rotta verso le forze avversarie, mentre Mitscher sarebbe stato costretto ad invertire la direzione di navigazione per mettersi controvento, allontanandosi così dai suoi avversari.
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    Messaggio  daniele Mar Set 28, 2010 9:16 pm

    Oltre a ciò, nel caso che Ozawa fosse stato costretto a ritirarsi, questo fattore avrebbe rallentato l'inseguimento di Mitschel.
    Infine, Ozawa, confidava molto nella azione dei velivoli di nuovo modello che avevano quasi completamente rimpiazzato nelle linee di volo giapponesi gli anziani Val e Kate, con i più
    veloci Judy e Jill.
    Solamente i fedeli Zero continuavano a rimanere in prima linea, sebbene in una versione aggiornata.
    Basandosi su questi vantaggi, Ozawa riteneva di poter avere la meglio sugli statunitensi e vincere la battaglia.
    Sfortunatamente per Ozawa, ognuno di questi supposti vantaggi nascondeva una corrispondente debolezza.
    Le sue basi a terra si dimostrarono di utilità pressoché nulla, e i 172 aerei di Kakuta non contribuirono affatto al buon esito della battaglia.
    Infatti, al momento in cui la battaglia aeronavale iniziò, il 19 giugno, la flotta aerea di Kakuta
    aveva cessato di esistere, distrutta dagli attacchi degli Hellcat di Mitscher.
    Inesplicabilmente, Kakuta informò Ozawa che le forze navali di Mitscher erano state attaccate
    e parecchie portaerei messe fuori combattimento mentre, in realtà, nulla di ciò era accaduto, e le sue stesse basi si erano trovate sotto costante attacco.
    Se Ozawa (e Toyoda) fosse stato al corrente della disfatta subita da Kakuta, e del fatto che le basi aeree nelle Marianne non erano più quelle aree di sicuro appoggio preventivate dal
    piano di battaglia, avrebbe sicuramente modificato e forse anche cancellato l'operazione A-GO.
    La maggior parte degli altri vantaggi di Ozawa era ugualmente illusoria.
    L'accrescimento del raggio d'azione dei suoi aerei da attacco era stato ottenuto a scapito della
    protezione dei piloti.
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    Messaggio  daniele Mar Set 28, 2010 9:16 pm

    Quasi tutti i suoi aerei mancavano della sia pur minima blindatura a protezione del pilota, di serbatoi autostagnanti o di estintori automatici, che aumentavano il peso a vuoto e diminuivano il raggio d'azione e le caratteristiche di volo, ma aumentavano grandemente le probabilità, sia per il pilota che per l'aereo, di sopravvivere ai danni subiti in combattimento. Persino i nuovi modelli erano quasi completamente carenti nel campo della protezione passiva.
    Il suo più grande svantaggio, tuttavia, non consisteva nel numero o nelle caratteristiche dei suoi velivoli, ma nello spaventosamente basso livello di addestramento dei suoi equipaggi.
    Ora il disastro di Midway (in quella battaglia i giapponesi persero quasi tutti i ben addestrati equipaggi dell'aviazione della Marina Imperiale n.d.r.) e la follia di aver gettato nel calderone delle battaglie aeree su Rabaul i restanti equipaggi ben addestrati di cui ancora la Marina
    giapponese poteva disporre, stavano per prendersi il loro pedaggio.
    Molti dei piloti di Ozawa provenivano direttamente dalle scuole di volo, ed avevano poca esperienza di operazioni dal ponte di una portaerei.
    A causa di carenze di carburante, e di tempo, la maggior parte aveva partecipato a poche missioni di addestramento operativo e mancava di qualsiasi esperienza bellica.
    Gli equipaggi degli aerosiluranti avevano sganciato solo uno o due siluri durante l'addestramento.
    I piloti dei bombardieri in picchiata avevano effettuato solo poche picchiate realistiche
    con bombe da esercitazione.
    Per complicare ulteriormente la situazione, detti equipaggi erano stati addestrati sui vecchi Val e Kate, e avevano fatto il passaggio sui più moderni Judy e Jill solo poche settimane prima di partire per Tawi-Tawi.
    Giunti a destinazione, la necessità di conservare le preziose scorte di combustibile aveva impedito ogni ulteriore addestramento in volo.
    Quello che i pochi abili piloti, compresi nella maggioranza dei giovani inesperti, avevano imparato, si perse nelle successive settimane di ozio forzato.
    Contro Ozawa, Mitscher poteva vantare molti vantaggi reali.
    I suoi aerei, con la possibile eccezione degli SB2C Helldiver, erano ben collaudati.
    L’ F6F Hellcat era un ottimo aereo, superiore allo Zero sotto quasi tutti i riguardi.
    I suoi piloti avevano una notevole esperienza di volo e di combattimento.
    Al momento dell'apertura delle ostilità, la U.S. Navy aveva iniziato un vasto programma di
    addestramento, sottoponendo un gran numero di allievi piloti ad un addestramento il più possibile realistico e intensivo.


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    Messaggio  daniele Mer Set 29, 2010 9:39 pm

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    Sebbene fossero già trascorsi 21 mesi dall'ultimo scontro con le portaerei giapponesi a Santa Cruz, i piloti di Mitscher avevano ricevuto una notevole esperienza operativa dai numerosi raid effettuati contro le isole occupate dai giapponesi, e il loro addestramento operativo era eccellente.
    Per completare il quadro, bisogna ricordare che Mitscher si sarebbe tenuto sulla difensiva durante la battaglia che stava per svolgersi, sebbene fosse in condizioni di superiorità.
    Egli non doveva lanciare i suoi attacchi a grandi distanze, e le forze a sua disposizione potevano facilmente aiutarsi a vicenda.
    E' dato che la battaglia sarebbe stata combattuta a breve distanza dalle sue portaerei, i suoi Hellcat avrebbero potuto appontare, riarmarsi e rifornirsi e raggiungere nuovamente l'area della battaglia in tempi molto brevi.
    Finché Mitscher poteva disporre di un adeguato sistema di allarme, sarebbe stato in grado di lanciare adeguate forze difensive per contrastare ogni attaccante.
    L'impiego del radar gli assicurava un tempo d'allarme adeguato.
    Nel caso in esame, il radar riuscì sempre a scoprire gli aerei giapponesi alla distanza di
    almeno 260 km, concedendo a Mitscher un tempo più che sufficiente per lanciare i suoi Hellcat.
    Il solo vantaggio reale di Ozawa consisteva nel superiore raggio d'azione della sua ricognizione aerea.
    Nel pomeriggio del 18 giugno, due dei suoi ricognitori scoprirono la TF 58 alla distanza di 780 km.
    Oztwa decise di non sferrare l'attacco immediatamente, e fece invertire la rotta alla sua flotta per allontanarsi dall'avversario, dopo aver deciso che l'attacco sarebbe stato lanciato il giorno successivo all'alba.
    Benché Ozawa si trovasse ben al di fuori del raggio d'azione dei ricognitori statunitensi, e la sua posizione fosse totalmente sconosciuta a Mitscher, egli commise l'imprudenza di rompere il silenzio radio per comunicare le notizie in suo possesso a Kakuta.
    Il sistema di radio intercettazione di Mitscher riuscì a localizzare la trasmissione di Ozawa, ponendola a 660 km di distanza alle 22:00 del 18 giugno.
    Mitscher propose al suo stato maggiore di dirigere la TF 58 verso la posizione stimata di Ozawa durante la notte, in modo di arrivare al punto di lancio, alla distanza di 280 km dai
    giapponesi, alle 05:00.
    L' Ammiraglio Spruance negò l' autorizzazione.
    Egli temeva che Ozawa potesse effettuare una manovra diversiva contro Mitscher e, contemporaneamente attaccare la flotta d'invasione.
    Il rifiuto di Spruance pose Mitscher in una posizione scomoda.
    Il 19 giugno, al sorgere del sole, Ozawa sarebbe stato in grado di attaccare la TF 58, ma la distanza sarebbe stata troppo grande per permettere agli statunitensi di contrattaccare.

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    Messaggio  daniele Mer Set 29, 2010 9:40 pm

    Gli aerei
    Quando Ozawa mise la prua a est alle 04,00 del 19 giugno, le sue portaerei imbarcavano 450 aerei.
    I suoi aerosiluranti e i bombardieri in picchiata erano i migliori che la flotta giapponese avesse mai avuto.
    Sfortunatamente, come Ozawa ben sapeva, per poter giungere a tiro delle portaerei di Mitscher, gli attaccanti avrebbero dovuto passare attraverso l'inevitabile CAP (Combat Air Patrol - Scorta.aerea di protezione) degli Hellcat.
    Anche se i caccia di scorta giapponesi avessero tenuto impegnati gli Hellcat, i Jill e i Judy sarebbero stati una facile preda per i difensori.
    Ed era questo il punto debole di Ozawa.
    Il caccia standard imbarcato sulle portaerei giapponesi nel giugno 1944 era l’ A6M5 Tipo O, Mod. 52 Reisen, più noto come Zero-sen (Zeke nel codice alleato).
    Si trattava di una versione aggiornata e migliorata dello A6M2 Zero Mod. 21 che aveva fortemente impressionato il Gen. Chennault nei cieli del Chungking nell'agosto 1940 e,successivamente, aveva dominato incontrastato nei cieli delle Filippine, della Malesia e della Nuova Guinea nei primi mesi del conflitto.
    Dalla metà del 1944 esso era sorpassato senza speranza.
    Lo sviluppo di un nuovo caccia destinato a rimpiazzare lo Zero era stato rallentato proprio dalla constatazione della sua notevole superiorità su tutti i suoi avversari.
    Sfortunatamente, gli F2A Buffalo, gli F4F Wildcat, i P-40 Warhawk e i P-39 Airacobra che lo Zero aveva dominato così facilmente, erano stati nel frattempo rimpiazzati da nuovi modelli più avanzati.
    Le carenze dello Zero, che erano state inizialmente compensate dalla sua superiore velocità, maneggevolezza, e, per quel tempo, pesante armamento, ora divenivano sempre più palesi.
    Nel 1944, l’ A6M5 Zero modello 52 era poco veloce nei confronti dei suoi oppositori (565 km/h,alla quota di 6000 m, circa 24km/h più veloce dell'A6M2 per la spinta fornita dai tubi di scappamento singoli) e scarsamente armato (l'armamento era rimasto quello originale costituito da due mtg sincronizzate e di due cannoni alari da 2O mm a bassa cadenza di tiro).
    La sua carenza principale consisteva, tuttavia, nella leggerezza della cellula.

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    Messaggio  daniele Mer Set 29, 2010 9:42 pm

    Lo Zero era stato progettato per rispondere alle precise richieste dei piloti dell'Aviazione
    della Marina Imperiale Giapponese, i quali, al pari dei loro colleghi italiani, ritenevano che la maneggevolezza fosse il requisito principale di un caccia di successo.
    Oltre a ciò, i grandi spazi dell'oceano Pacifico richiedevano che ogni nuovo aereo fosse in grado di volare per ben più di 1800 km senza rifornimento.
    Le due richieste suddette, basso carico alare e notevole leggerezza strutturale, necessarie per raggiungere questi due obiettivi, portarono ad un aereo avente una struttura molto leggera.
    La protezione passiva per il pilota fu completamente sacrificata.
    Dei piloti che ordinariamente volavano senza, paracadute perché li infastidiva e impediva loro di muoversi liberamente (e anche per mostrare il loro sprezzo per il pericolo) difficilmente erano uomini che potevano chiedere sedili corazzati e parabrezza blindati.
    Ora i giapponesi stavano pagando il prezzo di queste decisioni.
    Di fronte all'elevata capacità di fuoco dell'Hellcat, armato con 6 mtg cal. 12,7 mm Colt-Browning M2, lo Zero ora mostrava una pericolosa tendenza a disintegrarsi o ad incendiarsi.
    Che i giapponesi fossero consapevoli di questi fatti è dimostrato dall'introduzione dell' A6M5b nell'aprile 1944.
    Questa versione introduceva l'impiego di due mtg. pesanti in luogo delle due leggere in fusoliera, un parabrezza blindato e estintori automatici nel compartimento motore e nei serbatoi di carburante.
    Solamente 18 esemplari di questa nuova versione avevano raggiunto la flotta al momento della partenza da Tawi-Tawi, ed equipaggiavano la componente di caccia del 653° Kokutai assegnato alla 3° Divisione Portaerei.
    Questi cambiamenti erano intesi a migliorare la protezione del pilota, anche se a scapito delle caratteristiche di volo.
    Non fu effettuato alcun tentativo tendente a migliorare la robustezza della cellula basica.
    Due nuovi tipi di aerei da caccia stavano entrando proprio allora in servizio di prima linea, il Kawanishi N1K1-J Shiden 11 (George) e il Mitsubishi J2M2 Raiden 11 (Jack).
    Entrambi erano più veloci e più pesantemente armati nonché più robusti dello Zero, ma nessuno dei due era un caccia imbarcato e pertanto non potevano risolvere i problemi di ri-equipaggiamento della marina.
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    Messaggio  daniele Mer Set 29, 2010 9:43 pm

    Il primo prototipo dell'A7M1 Reppu (Sam), il successore dello Zero, non volò fino al 6 maggio 1944 (e si rivelò un fallimento).
    Il lavoro di sviluppo dello F6F-3 Hellcat iniziò il 30 giugno 1941, ma il progetto fu modificato due volte alla luce delle esperienze fatte negli scontri con gli Zero.
    Prima del volo del primo prototipo, la Grumman era già sicura di aver realizzato un aereo superiore al suo avversario sotto tutti gli aspetti (fuorché nel combattimento manovrato n.d,r.).
    In apparenza, i due aerei non potevano essere più diversi.
    L’ Hellcat era corto e tozzo, tutt'altro che aggraziato.
    Il raggio d'azione e la maneggevolezza erano stati sacrificati al fine di avere maggiore potenza, robustezza, protezione passiva e armamento.
    Il motore radiale a doppia stella P. e W. R-28OO-10 da 2000 hp consentiva all’ Hellcat un margine di velocità di 38 km/h ad alta quota.
    Pur non potendo competere in agilità con lo Zero, l’Hellcat era tuttavia abbastanza maneggevole e, nelle mani di un esperto pilota, poteva competere bene in combattimento manovrato.
    La blindatura e il potente armamento di lancio costituivano i maggiori vantaggi dello Hellcat.
    Dotato di maggior quota di tangenza e di notevole velocità in affondata, il pilota poteva utilizzare al meglio le sue caratteristiche mediante la tattica di effettuare picchiate sulle formazioni giapponesi, con brevi scariche delle 6 armi da 12,7 mm, che con la loro elevata cadenza di fuoco erano più che sufficienti per distruggere gli aerei giapponesi piuttosto leggeri e sprotetti.
    Se attaccati dagli Zero, gli Hellcat si servivano della tattica difensiva denominata “Split-S” o “Thach Weave”, nella quale la coppia di velivoli, che costituiva l'unità di base, iniziava ad,effettuare un movimento alternativo, spostandosi ora a destra, ora a sinistra, mentre i due aerei si scambiavano di ruolo.
    Questa tattica portò spesso l'aggressore a trovarsi nel reticolo di uno dei due aerei che stava inseguendo.
    Soprattutto, la confidenza che i piloti americani riponevano nella capacità dell'Hellcat di subire notevoli danni e di proteggere il pilota, tendeva a far sì che il loro comportamento fosse molto aggressivo.
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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:11 pm

    I rimanenti aerei che i giapponesi impiegarono nei cieli delle Marianne furono:

    Mitsubishi A6M2, Tipo 0, Mod. 21 Reisen (Zeke) cacciabombardiere
    Basicamente niente più che il modello originale dello Zero, munito di travetto portabombe in grado di trasportare una bomba da 250 Kg, mentre le ali irrobustite permettevano di raggiungere una velocità massima in affondata di 740 km/h.
    Ancora dotato del suo motore originale Nakajima Sakae 12 radiale da 925 hp, era seriamente sotto potenziato, carico di bombe, era lento e poco manovrabile, e costituiva una facile preda per un Hellcat.
    Anche dopo aver sganciato il suo carico, era sempre un caccia meno efficiente del più potente A6M5.
    In tutto, circa 80 esemplari di A6M2 mod. 21 erano in dotazione alle portaerei di Ozawa.
    Alcuni Hikotai appartenenti alle forze basate a terra agli ordini di Kakuta erano ancora equipaggiati con gli A6M3 mod 32 come caccia.
    Questa versione era potenziata da un Nakajima Sakae 21 da 1130 hp, ed era generalmente più lenta del mod 52.
    Occorre dire che almeno un esemplare della produzione iniziale del Mitsubishi J2M2 Raiden 11 (Jack) fu visto su Guam.
    Il Jack rappresentava una decisa svolta nella filosofia progettistica dei caccia nipponici.
    Per la prima volta la velocità orizzontale e di salita erano ritenute più importanti della manovrabilità.
    Sfortunatamente, il Jack era sotto potenziato, anche con il suo radiale Kasei 23a da 1820 hp. Era in grado di raggiungere una velocità massima circa pari a quella dell'Hellcat in quota (597 km/h) ma poteva essere superato in cabrata dal più potente caccia statunitense (come pure lo Zero) e mancava tuttora di blindatura e di serbatoi auto sigillanti.
    Montava lo stesso armamento dello A6M5 e si incendiava o si disintegrava altrettanto facilmente.

    Aichi D4Y2, Mod. 12 Suisei (Judy) bombardiere in picchiata
    Inteso come rimpiazzo del Val, il Judy era più veloce (552 km/h) in quota, ed efficace come bombardiere.
    Tuttavia soffriva di alcuni difetti critici.
    Il suo motore Atsuta a cilindri in linea da 1200 hp non fu mai un motore affidabile, mentre mancavano blindatura e serbatoi auto stagnanti.
    Poteva giungere sul bersaglio solo se gli Hellcat di scorta alle navi erano impegnati.
    In tutto, 99 Judy erano imbarcati il 19 giugno, tutti (meno 9) assegnati al 601à Kokutai imbarcato sulle tre grandi portaerei di squadra della 1.a Divisione Portaerei.
    I rimanenti 9 erano ricognitori D4Y1c.

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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:12 pm

    Aichi D3A2, Tipo 99, Mod. 22 (Val) bombardiere in picchiata
    Si trattava semplicemente di una versione potenziata dell'aereo che effettuò il bombardamento di Pearl Harbour.
    A causa del protrarsi del periodo di sviluppo del Judy, almeno 27 Val entrarono in combattimento il 19 giugno.
    Propulso da un Kinsei 54 da 1300 hp, il D3A2 era più veloce e più maneggevole del suo predecessore, ma, con una velocità massima di 430 km/h, carrello fisso, e un armamento difensivo piuttosto scarso (3 mtg. cal. 7 ,7 mm), oltre all'accresciuto carico di carburante nelle ali, rappresentava un facile bersaglio.

    Nakajima B6N2, Mod. 12 Tenzan (Jill) aerosilurante
    Il Jill era chiaramente un ottimo aerosilurante.
    In grado di raggiungere una velocità massima di 465 km/h in quota (simile a quella dell'Avenger), era docile da pilotare e molto maneggevole.
    Mostrava, tuttavia, gli stessi difetti di progettazione comuni ai suoi contemporanei giapponesi,
    armamento difensivo debole (solo 2 mtg. cal. 7,7 mm) e mancanza di protezione.
    82 Jill si trovavano imbarcati in quell'occasione.

    Nakajima B5N2, Tipo 97, Mod. 12 (Kate) aerosilurante
    Il 19 giugno, solo 17 Kate si trovavano ancora presso i reparti imbarcati sulle portaerei di Ozawa, tutti assegnati al 653° Kokutai della 3.a Divisione Portaerei.
    Essi erano identici ai Kate che due anni e mezzo prima avevano demolito la Flotta da Battaglia. Per gli standard del 1944, il Kate era lento e con gli stessi difetti degli altri aerei giapponesi.
    I 17 Kate furono utilizzati esclusivamente come ricognitori.
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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:15 pm

    La battaglia
    Fra le 04:30 e le 05:15 del 19 giugno 1944, Ozawa lanciò tre ondate di Judy, Kate e idroricognitori Jake per effettuare una estesa ricognizione.
    Ozawa conosceva con una certa approssimazione la posizione di Mitscher, presso Saipan, e concentrò le sue ricerche in quel settore.
    Alle 07:34 un Jake lo informò di aver scoperto due portaerei e quattro navi da battaglia, che costituivano la parte nord della TF 58, a 300 km a nord-ovest di Saipan e a 700 km a est della nave portainsegna di Ozawa, la Taiho.
    Per oltre un'ora Ozawa rimandò la partenza dei suoi aerei, attendendo ulteriori avvistamenti.
    Quando, alle 08:30 non erano pervenute altre segnalazioni, l'Ammiraglio ordinò di procedere con l'attacco.
    A partire dalle 08:45 la 1° e la 3° divisione Portaerei lanciarono 193 aerei, 129 la 1° e 64 la 3°.
    Sfortunatamente, dato che la 3° si trovava circa 180 km più vicina alla TF 58, e, dato che, inesplicabilmente, essa effettuò il lancio contemporaneamente alla 1°, i due gruppi arrivarono sulla flotta di Mitscher con un'ora di intervallo fra loro.
    Ugualmente senza spiegazione resta il fatto che la 2° Divisione non effettuò alcun attacco.
    La TF 58 sapeva che i guai stavano per cominciare.
    All'alba i radar di Mitscher segnalarono degli “echi” su Orote, nell'isola di Guam, un campo che si riteneva inagibile.
    Kakuta, con uno sforzo straordinario, aveva fatto riparare il campo d'aviazione e aveva racimolato 50 aerei operativi.
    Gli Hellcat furono lanciati alle 08:00 per contrastare questi avversari.
    I piloti si erano appena impegnati in combattimento quando furono richiamati appena dopo le 10:00, allorché il radar dell'Alabama segnalò l'arrivo del primo gruppo di aerei di Ozawa, alla
    distanza di 260 km.
    Gli Hellcat CAP furono immediatamente lanciati da cinque portaerei, con direzione ovest e l'ordine di pattugliare a 7500 m di quota, sopra i sopraggiungenti giapponesi.
    Le rimanenti portaerei lanciarono altri 140 Hellcat in funzione di seconda linea di difesa.
    Tutti gli Helldiver e Avenger pronti al decollo furono lanciati per sgombrare i ponti delle portaerei e diretti a Guam.
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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:16 pm

    I 64 attaccanti del 653° Kokutai della 3a Divisione (14 A6M.5, 43 A6M2 e 7 D4Y2) stavano per cadere nelle mani dei piloti americani.
    Durante 15 minuti, sulla via del loro obiettivo, gli aerei orbitarono mentre i pochi piloti con esperienza di combattimento cercavano di organizzare l'attacco e di assegnare i bersagli.
    Gli incursori furono intercettati alle 10:35 alla quota di 5500 m, a circa 100 km di distanza dalla portaerei Essex.
    Gli Hellcat CAP delle originali cinque portaerei effettuarono l'intercettazione.
    Entro 5 minuti, ben 42 degli originali 64 incursori furono abbattuti, contro la perdita di tre Hellcat.
    Dei 22 giapponesi che riuscirono a passare la prima linea di difesa, la maggior parte si gettò sul primo bersaglio che incontrò la TG 58.7, formata dalle sette corazzate rapide che costituivano l'avanguardia di Mitscher.
    Un A6M2 armato con bombe mise a segno un colpo sulla South Dakota.
    Nessuno dei 64 aerei della prima ondata riuscì a scorgere una sola portarerei americana.
    Alle 10:57 il cielo era libero da “echi” nemici e gli Hellcat CAP furono richiamati sulle portaerei.
    Alle 11,07 il radar della Lexington scorse 109 attaccanti appartenenti al 601° Kokutai alla distanza di 290 km.
    (Questo gruppo aveva già perduto circa 20 aerei per l'antiaerea amica mentre passava sopra la 3° Divisione).
    Anche questo gruppo ritardò il suo attacco per organizzarsi, accordando a Mitscher il tempo necessario per organizzare la sua difesa.
    Il CAP della Essex fu di nuovo il primo ad ingaggiare il combattimento, alle 11:39 e alla distanza di 80 km.
    Guidati dal CAG Cdr. David McCampbell, gli Hellcat della Essex attaccarono gli avversari reclamando 16 abbattimenti di Zero e Judy, di cui 4 da parte di McCampbell, sulla via di divenire il leader degli assi della U.S. Navy.
    Il tenente Alex Vraciu della Lexington reclamò l'abbattimento di 6 Judy durante la mischia successiva.
    Solo un manipolo di Judy e Jill riuscì a passare fra le maglie della scorta CAP per attaccare la TF 58.
    Un Jill, ancora con il suo siluro agganciato, si schiantò sulla fiancata dell'Indiana, ma il siluro non esplose e il danno fu contenuto.
    Almeno tre altri Jill riuscirono a raggiungere i loro obiettivi (le corazzate), senza però danneggiarli.
    Solo quattro aerei giapponesi raggiunsero i gruppi di portaerei, due Judy e due Jill.
    Nessun colpo andò a segno.
    Alle 12:30 gli schermi radar erano di nuovo puliti.
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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:18 pm

    Alle 10:15 l'Ammiraglio Jojima comandante della 2° Divisione Portaerei decise finalmente di lanciare un gruppo di 49 aerei del 652° Kokutai.
    I radar della Yorktown, agganciarono questo gruppo alle 11:48 alla distanza di 200 km.
    A questo punto, invece di attaccare direttamente mentre gli Hellcat CAP erano ancora impegnati con la seconda ondata, questo gruppo si disperse su una serie di false direzioni. Circa 20 aerei virarono a nord, passando sopra la linea da battaglia.
    Non avendo trovato alcuna portaerei in quella direzione essi riapparirono sul radar della Yorktown alle 12:42 a 180 km a nord.
    17 Hellcat della Hornet scovarono gli attaccanti alle 13:03, ma riuscirono ad abbatterne solo sette su 20.
    Di nuovo, solo un A6M2 di questo gruppo riuscì a scoprire le portaerei, mancando la Essex di soli 30 m con la sua bomba.
    I rimanenti 29 aerei giapponesi apparentemente fecero rotta a sud, sparendo dagli schermi dei radar americani, probabilmente ritornarono alle loro portaerei.
    Un quarto raid, composto di 8 aerei del 601° Kokutai e di 74 del 652° Kokutai, secondo numericamente solo al secondo gruppo d'attacco, fu completamente sprecato.
    Diretti verso un falso obiettivo posto a 185 km a sud-ovest di Guam, non vi trovarono alcun bersaglio.
    18 aerei fecero ritorno alle loro portaerei, 15 si diressero verso la pista incompleta sull'isola di Rota, i rimanenti 49 fecero rotta per Orote che era stata appena colpita di nuovo, questa volta dagli Helldiver costretti ad involarsi per sgombrare i ponti delle portaerei.
    Alle 14:13 nove Judy del gruppo che si dirigeva verso Rota apparvero sugli schemi dei radar della Bunker Hill alla distanza stimata di 100 km.
    A questo punto si abbassarono al livello del mare, sfuggendo agli Hellcat CAP che volavano a 2400 m.
    Alle 14:23 tutti e nove, senza incontrare resistenza, trovarono i loro bersagli.
    Tre attaccarono la Wasp, due si diressero contro la Bunker Hill, ma nessuno riuscì a mettere a segno le sue armi.
    Circa alle 16:00 i 49 attaccanti che si stavano dirigendo a Orote giunsero su questa base nello stesso momento in cui vi arrivavano 50 Hellcat partiti da sei portaerei, inviati per distruggere gli ultimi campi d'aviazione giapponesi ancora in grado di funzionare.
    Il risultato fu un massacro.
    Gli Hellcat, guidati dal comandante McCampbell della Essex, assalirono i giapponesi durante il loro circuito di atterraggio.
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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:19 pm

    30 dei 49 aerei giapponesi furono abbattuti e la maggior parte dei rimanenti rimasero distrutti in atterraggio.
    Anche i 18 aerei che stavano rientrando alle portaerei si trovarono nei guai.
    Incontrarono un paio di Avenger e un Hellcat della Lexington che stavano facendo ritorno da un'operazione di ricognizione, e decisero di passare all'attacco.
    Si trattò di un grave errore.
    Aiutati da un altro gruppo di ricognitori che rispose alla loro chiamata di soccorso, i piloti statunitensi riuscirono ad abbattere sette Zero senza subire perdite.
    Solo un gruppo di aerei giapponesi basati a terra tentò di effettuare un attacco quel giorno. Alle 13:10 sei Betty (Mitsubishi G4M1) e quattro Judy furono abbattuti da 4 Hellcat a 75 km a sud della TF 58.
    L'ultimo combattimento della giornata avvenne su Orote alle 18,25.
    Gli Hellcat della Essex, ingaggiarono combattimento con pochi Zero e Judy ritardatari del 652° Kokutai.
    Due degli Hellcat furono abbattuti ma nessuno degli aerei giapponesi riuscì ad atterrare senza andare distrutto.
    E' impossibile enumerare esattamente quali fossero le perdite subite nei combattimenti di quella giornata, ma la migliore congettura è che Ozawa lanciò 324 aerei d'attacco e ne perse almeno 217 abbattuti in combattimento aereo (abbattimenti confermati).
    La maggior parte dei rimanenti furono probabilmente perduti in incidenti d'atterraggio a Orote oppure rimasero bloccati a Rota dove non c'era carburante per rifornirli.
    Solamente circa 40 aerei fecero ritorno alle loro portaerei, fra cui molti che avevano subito danni in combattimento.
    Allorché Mitscher attaccò Ozawa, i giapponesi furono in grado di far levare in volo solo 80 difensori.
    Il Turkey Shoot era terminato, sebbene la battaglia si protrasse durante la sera successiva. Ozawa, ritenendo di aver inflitto gravi danni alla flotta statunitense, si diresse con la sua flotta verso nord-ovést, con l'intenzione di rifornirsi di carburante , riorganizzarsi e riprendere la battaglia il mattino successivo.
    Anche Mitscher sperava vivamente che il combattimento riprendesse il giorno dopo.
    Gli americani avevano superato l'attacco giapponese senza subire alcun danno importante.
    Ora era il loro turno di attaccare.

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    Messaggio  daniele Sab Ott 02, 2010 7:21 pm

    La ricognizione aerea di Mitscher non riuscì a scoprire la flotta di Ozawa fino alle 15:40 del 20 giugno, a una distanza stimata di 395 km.
    La distanza era piuttosto notevole per gli aerei da attacco statunitensi, ed era già abbastanza tardi per lanciare un attacco, ma Mitscher non aveva alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire questa opportunità.
    Alle 16:24 il primo di 236 aerei decollò dalle portaerei di Mitscher.
    Solamente dopo che l'attacco era stato lanciato, egli fu informato che l’iniziale rapporto della ricognizione era errato, e che la distanza della flotta di Ozawa era, al momento, di circa 540 km.
    La missione richiedeva ora che i suoi aerei volassero fino a una distanza di circa 90 km superiore alla loro normale autonomia, ma Mitscher non diede il contrordine.
    Egli decise di non lanciare una seconda ondata, ma di non richiamare la prima.
    La ricognizione di Ozawa scoprì Mitscher, e l’Ammiraglio giapponese lanciò un pateticamente piccolo gruppo formato da sette Kate e tre Jill, che non riuscirono nemmeno a scoprire la flotta avversaria.
    Le rimanenti sette portaerei di Ozawa (le due maggiori erano state affondate da sommergibili americani il giorno prima) si trovarono sotto attacco alle 18:25, con il sole già basso sull'orizzonte.
    Un'altra portaerei giapponese fu affondata e tre altre danneggiate durante l'attacco successivo.
    Degli Zero che difendevano la flotta, 65 su 80 furono abbattuti dagli Hellcat.
    Ora però i piloti statunitensi si trovavano di fronte ad un grave problema.
    Quando fecero ritorno alle portaerei erano le 19:35 e il sole era già tramontato.
    Non c'era luna quella sera e alle 20:00 l'oscurità era totale.
    Quando il primo degli attaccanti che facevano ritorno trasmise che non erano in grado di scorgere le navi nell'oscurità, Mitscher prese la sua famosa, pericolosa decisione di ordinare a tutte le navi di accendere le loro luci.
    I primi aerei di ritorno iniziarono ad appontare alle 20:33.
    Pure, le perdite dei suoi gruppi aerei furono elevate, a causa della grande distanza percorsa e dell'appontaggio notturno.
    Solo 20 aerei erano stati perduti durante l'attacco per opera della difesa giapponese.
    Per contro, 80 furono costretti ad ammarare o si distrussero durante l'atterraggio, ma talmente efficace fu lo sforzo di recuperare gli equipaggi abbattuti che solo 38 aviatori furono persi.
    Durante i due giorni della battaglia, “Grande Tiro al Tacchino delle Marianne” si produssero ripetutamente certe condizioni che resero il risultato inevitabile.
    La condizione di scarso addestramento dei piloti di Ozawa, la mancanza di equipaggiamento difensivo sui loro aerei e la soverchiante superiorità numerica degli americani domarono il loro sforzo.
    Infine Ozawa commise almeno un tragico errore che distrusse ogni possibilità di vittoria che egli poteva eventualmente avere.
    Allorché decise di fare eseguire l'attacco in quattro distinte ondate, con intervalli sufficienti fra loro da permettere alla difesa statunitense di riorganizzarsi, egli sciupò il coraggio dei suoi uomini.
    Se avesse riunito i suoi aerei in un solo gruppo di 324 aerei, il compito degli Hellcat sarebbe stato molto più difficile, e i risultati più problematici.

    Robert C Stern
    Aerei, Settembre 1980

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