Ho lasciato i 42.000 piedi dopo un rapido rovesciamento e con tutta la manetta dentro,vengo giù "pulito", in perfettatta verticale.
Il mondo si avvicina come dentro una "zoomata".
La lancetta del machmetro avanza;
indica già 1.0, ed ecco – sento soltanto un impercettibile scuotimento,mentre un tuono (che io non odo) si spande sull'Adriatico.
Passo Mach 1,05, quasi arrivo a 1,1...
E’ ora di uscire senza indugio da questa situazione da meteorite.
Via il motore, fuori gli aerofreni e una decisa "tirata" costante a 5 g.
Non di più (per non entrare in stallo di alta velocità), ma non di meno:
una richiamata insufficiente è uguale fare un bel buco per terra!
E’ il 14 maggio 1959.
Sono uno dei tanti piloti militari di vent'anni, ed è il mio secondo volo del giorno (designazione "Mix 14") in questa settimana intensa di addestramento alla base di Rimini Miramare della 5° Aerobrigata.
Sto effettuando la transizione sull' F 84F, il primo supersonico (seppure in picchiata) in servizio nell'Aeronautica Militare Italiana.
Un aereo molto all'avanguardia, a quel tempo, per concezione e versatilità.
Se solo avesse avuto un motore più potente di quel Wright J 65 (che poi altro non era che il Bristol Siddeley Sapphire,inglese)...
Un aereo bellissimo nelle linee e fantastico da pilotare, progettato dal mitico Kurt Kartveli, (il "papà" del P 47 Thunderbolt della II guerra mondiale) e discendente diretto dell' F 84G Thunderjet, suo predecessore nell'AMI.
Ali a freccia accentuata, diedro negativo, amplissima carreggiata del carrello con ruotino anteriore in posizione estrema in prua;
e poi: griglie retrattili di protezione al compressore anti FOI (Foreign Object Ingestion);
velocità massima indicata (VNE, o placard airspeed) di 610 nodi (1.130 km/h);
Mne il Mach massimo consentito 1,15; e 9,33 g di fattore di carico massimo!
E ancora:
auto pilota e capacità di rifornimento in volo (ma i nostri aerei non montavano questi optional);
autonomia sterminata con serbatoi ausiliari, esterni (due taniconi da 450 galloni o quattro da 230) - aggiungendo da 3.400 a 3.480 litri ai 2.150 interni - garantivano un'autonomia fino a 1.800 miglia nautiche (oltre 3.300 km) con profili di missione tabulati (una grande innovazione) che prevedevano salite a gradini(step climb)
E, per finire servocomandi idraulici;trim elettrico su due assi; spoiler differenziali sulle ali, paracadute freno; razzi JATO per il "decollo corto assistito"; e impressionanti velocità caratteristiche:
150 nodi (278 km/h) in decollo, 300 (556) in apertura, 180 (333) in avvicinamento e richiamata finale a 160 (296).