Red_Group Sab Nov 15, 2008 7:38 pm
Ed ecco nascere il pensiero insinuante, la fissazione.
Se la morte in combattimento era ormai diventata un'eventualità fatale senza che neppure servisse a rallentare l'avanzata del nemico di isola in isola , quasi nessuno sopravviveva a più di due o tre missioni a fuoco , perché non estendere deliberatamente a tutti il principio, fino ad allora casuale e improvvisato, del suicidio volontario per la Patria? Non avevano forse lo spirito e il cuore degli antichi Samurai, gli aviatori del Giappone moderno?
E allora, se gli attacchi aerei convenzionali alle navi alleate non offrivano alcun risultato positivo, e per di più si moriva ugualmente, cosa aspettava l'Alto Comando Imperiale a chiedere ai nuovi Samurai, se non ad imporre, di spingere fino alle estreme conseguenze il Jibaku, il tuffo in picchiata sulle navi del nemico?
Non c'era che un modo per fermare quei mostri d'acciaio: speronarli dal cielo, con una bomba innesenta sotto il ventre degli aerei.
Le bombe che piovevano senza guida dall'alto finivano tutte in mare.
Già una volta nella storia del Giappone un evento straordinario aveva capovolto all'ultimo minuto una situazione che appariva disperata. Nell'anno 1281 , verso la metà di agosto, un uragano di eccezionale violenza aveva disperso la flotta cino-mongola di Kublai Khan, forte di 3.500 giunche e di centomila guerrieri, che si apprestava a invadere il Giappone.
I giapponesi, grati al Dio del Vento, Ise, per il suo, provvidenziale aiuto, chiamarono Vento Divino (Kamikaze) quella tempesta, e da allora il culto di Ise assunse un significato particolare nel cosmo della mitologia shintoista.
Quasi sette secoli più tardi, nel 1944, non c'è giapponese che non invochi da Ise un nuovo Vento Divino.
L'Impero è in gravissimo pericolo, e stavolta a minacciarlo non sono delle fragili giunche, ma immense navi d'acciaio che nessuna bufera può affondare.
Se ci sarà salvezza, sarà dovuta alla superiorità spirituale dei giapponesi, che credono con fervore mistico nei valori e nelle virtù della loro tradizione millenaria.