LA PRIMA MISSIONE DELLE "BOMBE VOLANTI"
Il 21 marzo, per la prima volta, entra in azione un nuovo mezzo kamikaze, la bomba volante Ohka, il cui nome gentile significa Fiore di Ciliegio.
E' un razzo pilotato, a forma di piccolo aereo, che dev'essere trasportato fino in prossimità dello obiettivo da un bombardiere-madre bimotore, il Mitsubishi G4M (chiamato Betty dagli Alleati).
L'Ohka è un mezzo disperato, affidato a uomini disperati.
La sua prima missione ha un esito ancora più catastrofico di quello dei Ginga inviati su Ulithi.
Partono dunque da Kanoya, alle 11,35 del 21 marzo 1945, un paio di Betty battistrada (senza Ohka a bordo), 16 Betty con le rispettive bombe volanti e 30 Zero di scorta.
Una possente formazione navale americana è stata segnalata a 590 miglia da Kyushu, in direzione sud-est.
Ad assistere al decollo c'è, di persona, l'ammiraglio Matome Ugaki, da poco nominato Comandante in Capo di tutte le Forze Aeree di Marina di Kyushu, che inglobano anche la Quinta Flotta.
Ugaki è tenacemente convinto che l'Ohka sia l'arma risolutiva, in mano ai kamikaze.
Grazie alle sue dimensioni ridotte e alla altissima velocità di caduta, prossima se non superiore agli 800 chilometri orari, difficilmente sarà arrestata dal tiro contraereo.
La sua potente carica d'esplosivo - 800 chilogrammi -, sommata alla velocità di impatto, basterà finalmente ad affondare una grande portaerei anche senza bisogno che salti il deposito delle munizioni. Magnifica teoria, ma solo teoria.
L'attacco del 21 marzo, organizzato dal capitano di vascello Motoharo Okamura, è guidato dal capitano di corvetta Goro Nonaka.
L'imponente formazione giapponese è in volo, sui grossi bombardieri Betty volteggiano gli agili Zero.
Fino alle due del pomeriggio, tutto procede nel migliore dei modi.
I kamikaze, prima di calarsi negli angusti abitacoli degli Ohka, fraternizzano con gli
equipaggi, per niente rattristati dalla sorte che li attende.