il caccia bimotore Jona 10Negli anni 1935-36 l'Ing. Jona aveva elaborato il progetto di un caccia bimotore di alte caratteristiche per quei tempi denominato Jona 10.
La concezione originaria prevedeva l'uso di un motore stellare per l'elica traente anteriore e di un motore raffreddato a liquido per l'elica propulsiva posteriore.
La ragione di questo insolito accoppiamento risiedeva nella minore vulnerabilità e maggiore compattezza del motore anteriore e nell'alta adattabilità alla necessaria rastremazione aerodinamica consentita dal motore raffreddato a liquido con cilindri a V in linea.
Successivamente, all'accoppiamento di motori diversi fu fatta obiezione da parte del Col. Cebrelli, Capo della Segreteria Tecnica Stato Maggiore, e ciò in quanto due motori diversi implicavano un accrescimento delle scorte di ricambio.
Pertanto il progetto subì una evoluzione con l'adozione di tutti e due i motori, anteriore e posteriore, con cilindri a V in linea raffreddati a liquido.
Intanto al Ministero, per interesse dello stesso Gen. Valle, era stata disposta l'importante assegnazione di fondi per la costruzione del prototipo di volo e della cellula per le prove statiche .
Occorre rilevare che lo Jona 10 avrebbe dovuto partecipare al concorso del dicembre 1938 per un bimotore da combattimento (come concorrenti aveva il Breda 88, il Breda 94 ed i Caproni 153/ 155).
Per la costruzione di questo aeroplano era necessario rivolgersi a una ditta costruttrice di dimensioni maggiori della Magni Aviazione, nella quale con ottimi risultati erano stati costruiti gli JONA 6 e JONA 6S.
La difficoltà alla realizzazione di questo prototipo consiste nel fatto che il capitolato tecnico ministeriale incorporato nel contratto era, come di norma, semplicemente condizionato
al raggiungimento delle prestazioni, senza considerare una quota di rischio in favore della ditta costruttrice per la novità di formula del progetto stesso.
Incidentalmente, tale novità di formula aveva determinato specifica richiesta, da parte ministeriale , di uno studio matematico riguardante l'uscita dalla vite dell'aeroplano, data la particolare distribuzione di masse, nonché esperimenti su un modellino in scala con analoga distribuzione di masse.
Questo modellino, sottoposto alle prove nella galleria verticale del vento, dette risultati favore
voli e servì a dimensionare correttamente l'impennaggio orizzontale.
Con il diretto interessamento dell'allora Direttore delle Costruzioni Gen. Fiore, si propose il contratto alla Ditta Agusta ma, comprensibilmente, l'Agusta - allora impresa importante ma di carattere familiare - pur con atteggiamento di cooperazione, fu riluttante ad assumere il rischio inerente alla nuova formula ed alla fine l'importante assegnazione di fondi fu deviata su altre esigenze dell'Aeronautica Militare.