Nel 1937 il Museo Caproni pubblicò un libro dedicato a Gli Aeroplani Caproni realizzati o progettati dal 1908 al 1935.
Cinquantacinque anni dopo, la riapertura al pubblico del Museo nella sua nuova sede trentina ha suggerito l'opportunità di realizzare un'opera che, illustrando anche gli aerei Caproni comparsi dal 1935 in avanti, costituisse il prolungamento ideale di quell’iniziativa.
Il desiderio di dare in un solo volume di ragionevoli dimensioni una panoramica completa della vastissima produzione Caproni ci ha indotti a proporre un discorso essenzialmente per immagini, cercando di raccogliere in modo sintetico ma organico, i fatti più significativi che hanno portato alla nascita e allo sviluppo dei 170 tipi di aeroplani che portarono il nome Caproni.
Riprendendo la scelta che già facemmo nel 1970 per il volume Caproni nella prima guerra mondiale, abbiamo preferito non soffermarci troppo a lungo sui singoli episodi di volo, di pace o di guerra di cui le migliaia di apparecchi Caproni sono stati protagonisti nei cieli di tutto il mondo, ma abbiamo soprattutto voluto fornire sintetiche ma significative informazioni sulle singole macchine realizzate, sia prototipi sia di serie.
Per rendere più agevole la consultazione, i dati tecnici sono stati tuttavia riuniti in una tabella generale in fondo al volume.
Nella elencazione dei vari tipi abbiamo seguito il sistema di identificazione dei velivoli rivisto in epoca postbellica, inserendo ove necessario le indicazioni relative ad eventuali denominazioni precedenti, nella speranza di aiutare il lettore ad orientarsi tra le diverse sigle.
Questa nostra modesta opera non è quindi la storia definitiva del Gruppo Caproni e delle sue molteplici articolazioni, per la quale occorreranno ancora lunghi anni di studi negli archivi del Museo e della famiglia Caproni.
Non era questo l'obiettivo che ci eravamo proposti:
più modestamente, abbiamo voluto riunire quanto negli anni era già apparso in forma disorganica, eliminando alcuni errori e mettendo in evidenza le caratteristiche più significative delle singole macchine, nella speranza di stimolare quelle ulteriori ricerche di cui la storiografia aeronautica italiana ha tanto bisogno.
Gli autori