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    Giuseppe Cenni

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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:39 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_10
    Il 4 settembre 1943, quando i primi reparti dell'8° armata britannica passarono lo stretto di Messina per iniziare dalla Calabria l'invasione della penisola, i superstiti del 5° stormo tuffatori, che era stato duramente provato nelle operazioni in Sicilia, furono mandati allo sbaraglio affinché mascherassero col loro sacrificio la già avvenuta stipulazione dell'armistizio di Cassibile.
    In quell'assurda azione, insieme con i tenenti Mogli e Vitali del 4° stormo, cadde il maggiore pilota Giuseppe Cenni, un aviatore che merita una pagina a parte nella storia del valore italiano.
    Cenni non aveva nulla che ricordasse l'eroe convenzionale o il martire predestinato;
    era un ragazzo che amava la vita come sanno amarla le creature generose.
    A ventotto anni comandava uno stormo e aveva sul petto i nastrini di sei medaglie d'argento al valore: erano quasi troppe;
    ma il modo col quale le aveva meritate gli consentiva di portarle agevolmente e gli dava l'ascendente necessario per comandare in guerra altri uomini.
    Compito difficile per un giovane, specie in un ambiente che non è tenero nei confronti dei ragazzi prodigio e che accetta soltanto la superiorità confermata e non quella dichiarata.
    Ai reparti di volo si vale per quel che si fa e non per quel che si è fatto.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:40 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_11
    Cenni aveva proprio lo svantaggio di essere diventato celebre troppo presto.
    Forse qualcuno ricorderà che, nella prima fase della guerra civile spagnola, quando ancora gli aviatori italiani che, sotto la guida del generale Bonomi, avevano fondato l'aviazione del Tercio, erano conosciuti soltanto con il loro nome di battaglia, la stampa internazionale parlò ripetutamente delle imprese del tenente Stella.
    Due apparecchi distrutti sul campo di Andujar il 16 settembre 1936, un combattimento il 20, uno il 25, l'abbattimento del primo Bréguet il 26, nuova azione il 27, poi la seconda vittoria di Stella su S. Cruz de Ratamorez;
    Stella incendia un dirigibile nel cielo di Madrid;
    Stella abbatte un caccia di fabbricazione russa, ed è solo il principio.
    Stella era Giuseppe Cenni, uno dei bravissimi volovelisti di Parma che Adriano Mantelli si era tirato su fin da ragazzi, infondendo in loro il suo entusiasmo, la sua tenacia, la sua abilità di volatore nato.
    Li aveva ripresi tutti sotto l'ala durante il servizio militare e li aveva smaliziati, affinati e preparati all'azione.
    Fin dall'inizio della rivoluzione franchista molti si arruolarono nel Tercio, la legione straniera spagnola, perché la teoria, l'applicazione, le finezze, la sensibilità e le capriole sono tutte belle cose, ma non avrebbero senso se fossero fine a se stesse.
    Mantelli, Cenni, Alessandrini e Galli portarono in Spagna l'impronta di una scuola inconfondibile che non educava soltanto mani, occhi e cervello, ma formava anche i caratteri.
    Tutti ebbero modo di darne prova e Cenni più degli almi, perché era il più giovane e il più acerbo.
    Quando uno ha dietro le spalle un certo numero di anni di volo, non gli riesce difficile affermarsi.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:42 pm

    Ma quando si è “pivelli” e ci si trova in mezzo a “cannoni”, si ha soggezione perfino a parlare e si è incerti in volo, incerti a terra, timidi, goffi e sperduti.
    Cenni non era in grado di imporsi subito.
    Fece il suo periodo di noviziato con qualche difficoltà e, dopo un incidente, rischiò anche di essere messo da parte.
    Fu il generale Bonomi a capire che quel ragazzo aveva qualcosa dentro di sé e a rinfrancarlo in modo da fargli acquistare la fiducia nelle sue possibilità;
    qualche tempo dopo gli fece piacere constatare che non aveva sbagliato.
    Cenni infatti tirò fuori gli artigli e dimostrò quanto valeva.
    Ma la serie di vittorie così brillantemente iniziata fu troncata in modo brusco.
    Il 29 gennaio 1937, partito per scortare altri aerei che dovevano rifornire dall'alto i franchisti assediati alla Virgen de la Cabeza, trovò tempo cattivo sulla Sierra Morena .
    La zona è impervia e pericolosa, le nubi sono molto insidiose, i velivoli non sono bene attrezzati per il volo strumentale, ma i nostri sanno che gli assediati, fra i quali vi sono anche donne e bambini, sono ormai agli estremi e decidono di raggiungerli a qualunque costo.
    L’intera formazione entra quindi nelle nubi tentando di passare;
    in quell'opacità lattiginosa Cenni fa ricorso a tutta la sua abilità per mantenersi diritto in rotta, senza spostarsi neppure di un metro, per timore di investire qualcun altro.
    Ma è un altro che investe lui:
    un gran colpo nei piani di coda, un'impennata improvvisa e poi il suo CR.32 precipita senza possibilità di controllo ed è costretto a lanciarsi in territorio “rosso”, dove la lotta per la libertà è combattuta con tanto furioso zelo che la prospettiva di una cattura toglie il fiato.
    C'è di mezzo la pelle, l'età, lo spirito d'avventura e il ricordo di letture che risalgono a un'adolescenza non molto lontana:
    nascondersi sugli alberi, osservare senza essere visto, camminare di notte, tenersi sottovento a chi lo bracca, bere rugiada, tentare di catturare a mano qualche capo di selvaggina o nutrirsi di bacche.
    Questa è la teoria in base ai sacri testi;
    ma è così difficile metterla in pratica che dopo tre giorni, affamato, intirizzito dal freddo, sfinito per la fatica,lacero e febbricitante, Cenni finisce nelle mani di una pattuglia di miliziani.
    Nelle guerre impropriamente dette “civili”, il trattamento riservato ai prigionieri, specie a quelli che non vogliono parlare, non è bello da nessuna parte:
    ma il tenente Stella ha modo di constatare che laggiù esagerano:
    interrogatori, ingiurie, percosse, minacce di fucilazione, notti insonni, segregazione, fame,freddo, tutta la gamma dei mezzi di persuasione viene messa in atto per farlo “cantare”.
    La risposta di Cenni è sempre la stessa:
    “Yo sé que soy el teniente Stella y nada mas”.
    Gli altri, di fronte a quella ostinazione, si imbestialiscono:
    “Tu no tienes cara de tonto y algo mas lo sabes, A ver si te acuerdas”.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:43 pm

    Ma Cenni non sa e non ricorda altro e ne sopporta le conseguenze, prima sul luogo di cattura, poi a Valencia, quindi ad Albacete e infine ancora a Valencia, nel Cércel modelo del quale laggiù sono fierissimi.
    In effetti è più pulito della fetida cantina di Albacete, ma vi imperano strane leggi:
    ad esempio, ogni azione di bombardamento che il porto subisce comporta per gli aviatori prigionieri un certo numero di giorni di digiuno.
    Tra il desiderio che il porto salti in aria e quello di riuscire a mettere qualcosa sotto i denti, il secondo ha spesso il sopravvento.
    Ma l'azione di martellamento dei “Falchi delle Baleari” prosegue con una continuità esasperante e, a furia di ..digiuni, gli aviatori legionari prigionieri arrivano a imprecare per i nostri bombardamenti assai più degli stessi “rossi”.
    Se si potesse in qualche modo avvertirli quei baldi colleghi!
    “Camerati, amici, fratelli, che vi venga un colpo, non ci sono altri obbiettivi in tutta la Spagna?”-
    Per un po' si riesce perfino a scherzate, ma quando il fisico non regge più, la voglia di scherzare passa e cominciano le allucinazioni e gli incubi.
    Cenni sta davvero per finir male, quando la Croce Rossa riesce a combinare uno scambio di prigionieri e lo salva.
    Lo imbarcano con altri sulla nave inglese Maine e lo portano a Marsiglia, dove ha luogo lo scambio:
    è ridotto in condizioni tali che perfino Mantelli, incaricato di andare a prenderlo,stenta a riconoscerlo.
    Ma il cambiamento riguarda soltanto il fisico e il ragazzo lo dimostra costringendo Mantelli a valersi di tutto il suo ascendente per convincerlo che, dopo lo scambio, non è possibile farlo ritornare in linea e che, in ogni caso, non ce la farebbe.
    Ora deve soltanto tornare a casa e tentare di rimettersi in sesto, altrimenti finirà col volare ancora, ma fra gli angioletti del paradiso.
    La storia di conti da regolare non serve:
    li regoleranno gli altri per lui.
    La caparbietà con la quale Cenni insiste per tornare a combattere conferma che gli occorre un lungo periodo di riposo.
    Quindi rimpatrio immediato e lunga licenza di convalescenza.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:44 pm

    Come faccia ad avere doti di ricupero un tipo che, perfino quando stava bene, superava di poco i 50 chili di peso , i medici non se lo sanno spiegare.
    Quel che è certo è che al 6° stormo si vedono capitare in campo Cenni prima ancora che sia trascorso un mese dal suo rimpatrio.
    Gli lasciano fare un voletto su un Caproncino, tanto perché si tolga la voglia di fare qualche capriola e poi lo rispediscono via.
    Ma il 28 settembre 1937 il giovane veterano riprende servizio regolarmente, come se nulla fosse successo:
    le vittorie, la celebrità, le avventure, le sofferenza e l'esperienza non gli hanno montato la testa e questo fa aumentare intorno a lui la stima e l'affetto.
    La volontà che lo anima e la decisione che traspare dalle sue azioni sono tali da ricordare un temperamento d'altri tempi, forse anche una figura del nostro Risorgimento.
    Quindi nessuno si meraviglia dell'assoluta assenza di solennità che contraddistingue le parole e i gesti di questo giovane ufficiale più volte decorato al quale gente più anziana e di grado più elevato si rivolge per chiedere consigli e giudizi basati sulla sua esperienza recente.
    Anche al ministero finiscono col tener conto di questa e, pensando che sarebbe assurdo non sfruttarla, lo trasferiscono alla Scuola caccia di Castiglione del Lago, dove per oltre un anno il giovane Cenni insegna agli altri le finezze del mestiere.
    Un lavoro tranquillo, di quelli che sembrano fatti apposta per portare a buon fine i progetti matrimoniali.
    Infatti si sposa, ma molto tranquillo non può rimanere perché poco dopo scoppia la buriana in Europa e, per quanto l'Italia non vi sia ancora coinvolta, occorre prepararsi.
    Prima lo mandano al 51° stormo, dove prende bene alla mano il nuovo caccia Fiat G.50 e impara a pilotare qualche altro tipo di aereo, poi lo spostano in Romania, quale istruttore di pilotaggio in quelle scuole.
    Si tratta di una destinazione piacevole, ma Cenni non è il tipo da rimanere in missione all'estero quando in Italia c'è da fare.
    Rientra allo scoppio delle ostilità e, dopo un mese di addestramento intenso, parte per una missione che lo entusiasma:
    sono state concluse trattative per la cessione all'aeronautica italiana da parte della Luftwaffe di una prima aliquota di Stuka e un gruppo di nostri piloti è designato per andarli a rititare a Graz, dove c'è la scuola dei bombardieri in picchiata.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:45 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_12
    Se ne parla come di macchine pesanti e di difficile impiego e nei nostri piloti la certezza di essere in condizioni di far buona figura non elimina del tutto le apprensioni, perché si tratta di passare al vaglio di aviatori tanto coraggiosi e ricchi di esperienza, quanto pronti alla critica e all'ironia.
    I primi contatti, con le difficoltà derivanti dalle differenze di lingua e di ambiente e il peso della fase teorica, non sono fatti per tranquillizzare.
    Ma il 21 agosto 1940 ha inizio la fase pratica.
    Gli Stuka, bestioni robusti e sgraziati come rinoceronti,sono allineati in campo un po' tronfi e goffi con il gran gozzo del radiatore.
    I nostri sono abituati a macchine di linea più svelta e si rendono conto di che cosa intendano i tedeschi quando chiamano un aeroplano con un nome duro come Sturzkampfflugzeug.
    Può avere un aspetto diverso un apparecchio che ha tante consonanti?
    Un reverenziale giretto intorno, qualche domanda, relative spiegazioni e qualche sorrisetto:
    le prime sono necessarie, i secondi no.
    Cenni sale su un velivolo, si guarda un po' intorno, poi dà motore e parte via dritto come una schioppettata.
    Atterra, riparte, riatterra, va su ancora una volta, torna giù come se non fosse convinto del tutto, ridà motore, fa una gran cabrata e comincia a fare acrobazia.
    Ora i sorrisetti hanno cambiato base e si sono trasferiti sulle facce dei nostri;
    durante il trasferimento hanno assunto un'espressione così sfottente che, se gli amici della Luftwaffe non fossero completamente conquistati, la giornata rischierebbe di finir male.
    Invece gran botte sulle spalle, strette di mano che collaudano il metacarpo, birra, qualche bella cantata, diciotto giorni di addestramento intenso con picchiate e tiri e poi i nostri ragazzi rientrano in Italia con gli aeroplani e nasce il primo gruppo bombardieri a tuffo della Regia Aeronautica, montato su velivoli Junkers Ju.88, conosciuti in tutto il mondo con il nome di Stuka.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:46 pm

    Dopo due primi interventi antinave, gli Stuka italiani, al comando del maggiore Ercolani, operano per oltre quattro mesi in Grecia, in Albania e in Jugoslavia.
    Non sono molti, ma lavorano duro e, in condizioni che la natura del terreno e il tempo infame rendono molto difficili e complicate, ottengono risultati di notevole importanza.
    Cenni, che si è appassionato alla nuova forma d'impiego come si era appassionato al volo a vela, nelle scuole e alla caccia, partecipò a quarantuno azioni durante le quali, a parte i reiterati interventi sul fronte e sulle vie di comunicazione e le conseguenti distruzioni di ponti, postazioni, depositi e automezzi, il suo reparto riesce ad affondare quattro unità mercantili e a danneggiare altre quattro navi, due delle quali da guerra.
    E in queste azioni contro bersagli navali compiute a Corfù, Sebenico e Cattaro che Cenni, promosso capitano e nominato comandante della 239° squadriglia, acquista l'esperienza che gli consentirà di conseguire la brillante e documentata serie di successi africani.
    Il fatto che Cenni fosse stato trasferito in Africa settentrionale con il suo reparto subito dopo la cessazione delle ostilità sul fronte balcanico, non deve meravigliare, perché gli aviatori in prima erano sempre gli stessi e il loro passaggio da un fronte all'altro era cosa comune.
    Meno comune era invece che un reparto cogliesse un successo di rilievo in un nuovo settore prima ancora di essersi ambientato;
    eccezionale era poi che, come avvenne per la squadriglia di Cenni, i successi fossero a ripetizione.
    Le cifre parlano chiaro :
    su trentaquattro unità che i britannici ammettono di aver perduto nelle acque di Tobruk dall'aprile al dicembre del 1941 per rifornire la base assediata (altre trentatré navi furono danneggiate), a Cenni e ai suoi gregari spettano la cannoniera Auckland e il cacciatorpediniere Waterhen,, affondati rispettivamente il 24 e il 29 giugno.
    Ma l'esame dei dati relativi all'attività della 239° squadriglia, raffrontato con le ammissioni dell'ammiragliato inglese, consente di stabilire che Cenni e ai suoi ragazzi spettano anche l'affondamento della cannoniera Grimsby (al largo di Tobruk, il 25 magqio) e il grave danneggiamento di altre unità, il Flamingo e il Cricket, messe fuori combattimento il 30 giugno davanti a Sollum, in un'azione documentata da una fotografia tecnicamente scadente, ma non per questo meno importante.
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    Messaggio  Staff Dom Apr 05, 2009 1:47 pm

    Cenni era in volo anche l'11 luglio, proprio nello stesso giorno in cui gli inglesi denunciano di aver perduto ad opera di bombardieri il cacciatorpediniere Defender, ma non risulta che abbia preso parte all'attacco.
    Dalla documentazione risulta invece in modo chiaro che il 28 luglio 1941, a sud di Bengasi,egli attaccò un sommergibile centrandolo con una bomba e determinandone l'affondamento. Poco tempo dopo gli inglesi ammisero di aver perduto in Mediterraneo l'Union e in seguito precisarono che l'affondamento era avvenuto a sud di Bengasi, ma il 22 luglio.
    Errore? Inesattezza voluta?
    Data fissata in base all'ultima comunicazione radio ricevuta dal sommergibile?
    Non è facile stabilirlo.
    Quel che si può stabilire è che, anche limitandosi ad attribuire al reparto di Cenni i dati assolutamente certi, ce n'è già abbastanza.
    Tanto più che, riferendoci alle azioni di Tobruk, non dobbiamo pensare si trattasse di azioni facili.
    Gli inglesi, stretti d'assedio, erano in difficoltà, ma si battevano con accanimento.
    In pochi giorni la 239° squadriglia perse i tenenti Livio e Daverio e il maresciallo Gallo;
    anche il sergente Tarantola fu abbattuto in mare, ma ebbe la fortuna di essere ritrovato e
    salvato da un idrosoccorso.
    Ragazzini, Amisano,Fabbri, Castagnini, Dagnino e lo stesso Cenni furono colpiti più volte e, se riuscirono a rientrare, fu perché gli Stuka incassavano bene e perché i piloti ci sapevano fare.
    Il fatto che fossero stati colpiti più di una volta può anche dare una falsa impressione di abitudine:
    in effetti in guerra ci si abitua a tutto, ma alle cannonate no.
    Quando un colpo arriva a bordo e fa uno “sbrego” in un'ala, uno squarcio in fusoliera, si porta via netto un pezzo di coda oppure va a incastrarsi con una botta secca nel motore, anche se il danno non è grave e uno se la cava, non può fare a meno di pensare che sarebbe bastata una scoppola d'aria, un movimento nervoso o uno sternuto del cannoniere, perché quel colpo arrivasse addosso.
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 10:19 pm

    Il suo periodo di riposo Cenni lo fa a Lonate Pezzolo, dové hanno messo il Nucleo Addestramento Tuffatori, e si “riposa” addestrando altra gente, stendendo relazioni sull'organizzazione di nuovi reparti ed allenandosi con impegno per il difficile impiego notturno perché gli Stuka sono ormai troppo vecchi e troppo lenti e sta diventando sempre più rischioso
    affrontare a bassa quota in pieno giorno la reazione delle armi contraeree che sono aumentate per numero, calibro, precisione e rapidità di tiro.
    Questo non toglie che, quando è necessario si operi con queste "macchine superate e stanche, in qualsiasi condizione.
    Nei quattro giorni che vanno dal 14 al 18 giugno 1942, in occasione della serie di azioni aeree che hanno preceduto e seguito la battaglia di Pantelleria, o battaglia di Mezzo giugno, Cenni va ripetutamente all'attacco in pieno giorno, totalizzando la bellezza di ventitré ore di volo.
    Tra preparazione, attese, accordi , azioni e rapporti non si sa quando mangi e quando dorma. Non è mai stato un colosso, eppure non c'è uno che abbia la sua resistenza e che riesca stargli alla pari, nemmeno tra gli uomini del suo reparto, che pure è formato da gente dalle “cuoia dure”.
    Se non facesse tutto con la massima naturalezza,senza mai agitarsi, si penserebbe di avere a che fare con un esaltato.
    Invece è calmo e lineare anche nei ragionamenti:
    “Lasciamo da parte la strategia, che tanto non ce ne intendiamo più di quelli che ci comandano.
    Lo scopo degli inglesi è quello di passare, il nostro è quello di impedirglielo.
    Se loro vanno avanti finché hanno navi, noi dobbiamo andare avanti finché abbiamo bombe. È chiaro?”.

    Si sa che negli scontri di quei giorni gli inglesi persero l'incrociatore Hermione, i caccia Airdale, Bedouin, Nestor, Hasty, Kujawiak e Justified, i piroscafi Buthan, Aagtekirk, Tanimbar,Chant, Burdwan e la petroliera Kentucky, oltre ai danni riportati su una vecchia nave da battaglia, cinque incrociatori, sei caccia e tre mercantili.
    Ci sembra che, per quanto i critici sostengano che le forze aeronavali italo-tedesche siano state impiegate anche in quell'occasione in maniera piuttosto scoordinata, i loro interventi non mancassero del tutto d'efficacia.
    Per quanto riguarda i risultati conseguiti in quelle azioni da Cenni e dal suo reparto, la concomitanza degli interventi rende molto difficile l'esatta attribuzione dei successi.
    Si può soltanto stabilire che egli mise a segno due bombe, una su un'unità da
    guerra e una su un mercantile.
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 10:19 pm

    Venne poi il periodo delle azioni notturne su Malta, l'obbiettivo più intensamente attaccato e più tenacemente difeso di tutta la guerra.
    Oltre alle azioni contro gli aeroporti, ce n'è una che merita di essere ricordata, perché Cenni vi si impegnò a fondo,con il puntiglio e l'abilità che erano una sua caratteristica.
    Presso la Cala S. Marcu, la ricognizione aveva scovato uno dei radio-localizzatori sui quali la difesa dell'isola era imperniata.
    Si trattava di un piccolo impianto ben mascherato e difficilmente individuabile, che fu contrassegnato sulle nostre carte operative con il numero 1408.
    Il compito di attaccarlo fu affidato al reparto di Cenni.
    Questi vide subito che il solo punto di riferimento utile per un'azione notturna era la penisoletta sulla quale l'impianto era situato.
    Ma piombare in candela su un bersaglio minuscolo e tenerlo bene nel mirino mentre la terra sputa fuoco per mille bocche rabbiose e mentre il fisico è tormentato da sollecitazioni violente, è già difficile di giorno, quando il solo fatto di vedere aiuta.
    Figuriamoci cosa deve essere quando la notte spalanca sotto ai tuffatori una voragine nera che sembra infinita e nella quale è fin troppo facile scomparire:
    è in quella voragine che è caduto fin dai primi interventi notturni il sergente Fabbri.
    Azioni del genere sono difficili anche per uomini come quelli che Cenni ha con sé;
    difficili perfino per tipi come Dagnino, un tuffatore che, dopo aver sganciato le bombe, ha l'abitudine di mettersi a mitragliare il bersaglio per castigare quelli che gli hanno sparato.
    Eppure l'obbiettivo viene colpito una prima volta, poi gli inglesi lo riattivano e Cenni riconduce i suoi all'attacco, con tenacia, quasi con rabbia, finché non lo distrugge.
    Saranno i ricognitori tedeschi a portargli le fotografie che documentano il successo.
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 10:29 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_13
    Poi la situazione sui nostri fronti peggiora e ha inizio la fase dei ripiegamenti che si concluderà con la perdita dell'Africa settentrionale e con l'invasione del nostro territorio.
    È la fase dura per chi si è prodigato senza risparmio, respingendo i dubbi e gli interrogativi e pagando sempre di persona.
    Non si può non vedere che la situazione sta precipitando, ma questo non può portare a un rallentamento di attività oppure a flessioni di fede.
    Con il gruppo da lui comandato, il 102°, e con il 101°, che è guidato da Rizzi, è stato costituito il 5° stormo tuffatori, il cui comando viene affidato al colonnello Nobili.
    Ormai gli Stuka sono tutti inutilizzabili e il reparto riceve in dotazione i nuovi Re.2002,
    apparecchi che, a causa di alcuni incidenti verificatisi in addestramento, non entusiasmano i piloti.
    Non è facile vincere la loro diffidenza quando c'è qualche morto di mezzo e Cenni deve prima convincere se stesso delle possibilità della macchina per quel determinato tipo d'impiego.
    Gli è vicino anche in quel periodo in qualità di aiutante maggiore il tenente Giulio Suter, una singolare figura di aviatore che unisce all'esperienza degli anziani l'entusiasmo dei giovani di cuore saldo.
    E lui che segue il travaglio interiore del suo giovane comandante, al quale vuol bene come ad un figlio, ed è lui a registrarne fedelmente le reazioni e gli scrupoli.
    È inutile nascondersi che l'abitudine di Cenni ad operare con criteri autonomi gli rende un po' difficile l'inquadramento in uno stormo:
    disciplina, subordinazione ed obbedienza sono cose sacrosante, ma sono cose che costano sacrificio e che impongono adattamenti e rinunce tanto più gravosi quanto più si è dotati di personalità.
    Il lavoro di messa a punto delle macchine ha luogo nei primi mesi del 1941 ed è un lavoro duro, ingrato, nel quale può spesso verificarsi di non essere d'accordo sulle modifiche da apportare e sulle ulteriori prove da compiere.
    Dopo la morte di Converso e di Vaccari, caduti durante i voli di addestramento, Cenni ha una fase d'incertezza: converrà insistere con quel tipo di apparecchio per un impiego così specifico come quello del bombardamento a tuffo?
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 10:41 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_14
    In tempi normali la risposta sarebbe probabilmente negativa, ma gli avvenimenti incalzano e non consentono la ricerca della perfezione:
    si apporta qualche altra modifica, si intensifica l'addestramento e, in maggio, per accelerare i tempi Cenni si trasferisce con il suo gruppo a Reggio Emilia, sul campo della ditta costruttrice. Parma non è distante ed egli ha modo di andare a casa per la nascita della sua seconda figlia, Raffaella, e di attraversare la città, lui, pilota di bolidi, spingendo a mano la carrozzina che gli uomini del suo reparto gli hanno regalato per l'occasione.
    Subito dopo, il 102° raggiunge Tarquinia per completare la messa a punto e l'addestramento ed essere pronto a intervenire in sostituzione dei reparti decimati in Tunisia e a Pantelleria. Ormai tutto lascia prevedere che il prossimo colpo sarà sferrato contro il nostro territorio, quello che nei libri e nei discorsi viene chiamato il “sacro suolo della Patria”.
    La gente che è veramente disposta a morire per difenderlo, non usa mai frasi così impegnative; se mai accede in senso opposto:
    “Ragazzi, non ho voglia di fare inventari.
    Ognuno prepari l'elenco dei pedalini e delle cianfrusaglie che ha con sé e lo lasci in valigia.
    Così, se crepa, mi risparmia un lavoro”.

    Questo è il genere di discorso che Cenni fa per preparare spiritualmente la sua gente;
    è la solita storia della retorica e dell'antiretorica;
    ma questo è il genere di discorso che la gente capisce e apprezza,
    purché venga fatto da chi esercita l'azione di comando seguendo il vecchio, semplice e insuperabile sistema dell'esempio.
    Cenni sa per esperienza che la gente in attesa va tenuta impegnata con l'addestramento e va tenuta lasciando libero sfogo alle bizzarrie, agli “sfottò” e alle burle della vita di reparto, che hanno il merito di divertire e di distrarre ad un tempo.
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 10:42 pm

    La sera dell'8 luglio 1943, ad esempio, organizza la “visita della commissione indiana” al comandante dell'aeroporto e si presenta a mensa impaludato in una grande coperta bianca di dotazione, preceduto e seguito da tutti i suoi che gli fanno da dignitari, vestiti allo stesso modo.
    Porge il suo saluto al comandante in una strana lingua inventata, nella quale affiorano lunghi termini tecnici tedeschi, espressioni dialettali parmensi non meno tecniche e singulti, soffi e versacci.
    Con sconcertante serietà un occhialuto interprete traduce, accompagnando la parola con gli ampi gesti dei cattivi attori:
    “Il maragià, del Torpore ha deciso di concedervi questa sera l'alto onore di sedere alla vostra mensa con parte del suo seguito e di brindare con voi al felice esito di una spedizione che gli ha consentito di trovare nei vostri alloggi alcune bottiglie di vino il cui gusto è particolarmente gradito al suo illustre palato”
    Atmosfera da campeggio e da festa goliardica, con bevute e cori, con parole forti e qualche stoviglia rotta.
    Tutti giocano un po' a fare i vecchi aviatori e,più o meno consciamente, tendono a imitate qualche celebre figura, chi Keller, chi fra Ginepro e chi Masiero.
    Sono diversi per aspetto, per temperamento per mentalità, ma non si sentono inferiori perché quel che hanno fatto e che sono in grado di fare rende valido qualsiasi paragone;
    la loro età li autorizza a prendere, dalla tradizione, la parte meno ortodossa e più scanzonata.
    Forse per reazione alla retorica imperante hanno dato il bando alla solennità dei testamenti spirituali e all'umanesimo dei motti latini.
    Per il suo reparto Cenni ha scelto e adottato una sola parola, una parola breve che suona festosa come un invito e che riassume in sé un richiamo a vecchi motivi, il giostrare vorticoso, l'ebbrezza del movimento e la voglia di dimenticare: Valzer!
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 11:09 pm

    Il 5° stormo tuffatori, trasferito al Sud il mattino stesso della sbarco, parte subito all'attacco guidato dal colonnello Nobili.
    Per arrivare sulle navi bisogna filtrare attraverso le fitte maglie della protezione aerea, sapendo che all'uscita dal tuffo, se si riesce a superare la barriera del fuoco contraereo, altre formazioni sono pronte a piombare addosso agli aeroplani che riusciranno a passare.
    In quelle condizioni le probabilità di tornare sono molto scarse, ma tutti i componenti dello stormo si buttano all'attacco lo stesso : “Valzer ragazzi!”.
    Il grido risuona nelle strette carlinghe, le strutture fischiano, urlano i motori, un inferno di fuoco circonda i nostri, sotto le bombe il piroscafo Talamba cola a picco, ma Nobili, Beverina,Perozzi e Banfi non rientrano.
    Soltanto quest'ultimo riuscirà a salvarsi e tornarà al reparto per combattere ancora, dimostrando quanta dedizione animava i nostri sottufficiali.
    Scomparso fin dal primo attacco il colonnello Nobili, tocca a Cenni assumere il comando dell'intero stormo in una situazione disperata, ma è proprio in queste situazioni che si valutano gli uomini.
    Contro la strapotenza avversaria ogni intervento può sembrare assurdo, ma nulla è assurdo quando si tratta di difendere la propria terra, quando si tratta di difendere le case nelle quali si è nati, le città dove si è lavorato e vissuto, la gente del nostro sangue.
    Sotto,allora,costi quel che costi.
    Tutti tornano all'attacco, il Dorsetshire viene colpito, ma Lorenzi, Buffarini e D'Arrigo non tornano.
    Poi,in altre azioni,vengono abbattuti anche Vidulis, Bartolucci e Moglia.
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    Messaggio  Staff Lun Apr 06, 2009 11:10 pm

    Proprio nello stesso giorno in cui Moglia viene abbattuto per la prima volta,una nuvola di apparecchi avversari arriva sul campo di Crotone e per quasi un'ora lo tempesta di bombe. Quando gli attacchi finiscono, al 5° stormo è rimasto un solo aeroplano efficiente.
    In quella desolazione, con il ricordo vivo della gente che non è tornata e con la triste constatazione dell'impossibilità di svolgere un'efficace azione di contrasto, la distruzione totale degli apparecchi potrebbe costituire un motivo valido per cessare ogni attività, farsi avvicendare, salvarsi.
    Non hanno forse dato tutto quanto potevano dare?
    Non si sono forse già prodigati abbastanza?
    No, per Cenni non si è mai dato abbastanza:
    squadre riparazioni all'opera, trasferimento della gente sul campo di Manduria, il tale, il tale e il talaltro partano per andare a ritirare gli apparecchi pronti, li cerchino, li rubino, ma tornino in giù con qualche aeroplano;
    sistemare la gente, recuperare il materiale recuperabile, stabilire quanto è necessario per tirare avanti, fare elenchi, richieste, relazioni e proposte sull'ulteriore impiego, litigare coi comandi e, se si può, tentare qualche intervento con i Macchi 202.
    Vuol provare prima lui: tutti lo sconsigliano, il generale Ranza glielo vieta.
    E un vecchio, valoroso e generoso aviatore della Prima guerra mondiale che comprende i giovani e ne apprezza l'esuberanza;
    ma sa che occorre prima riorganizzarci, rafforzarsi, mettere insieme altri apparecchi e altro personale.
    Il 19 luglio, con gli aeroplani che è stato possibile radunare sul nuovo campo, parte all'attacco il 101°, il gruppo di Rizzi, deciso a superare la barriera di protezione che copre le navi impegnate nelle operazioni di rifornimento.
    La formazione si butta allo sbaraglio e subisce perdite gravissime:
    cade Priolo, l'eroico capitano Gino Alberto Priolo, che continuava a volare e a combattere per quanto privo di un occhio;
    cade il capitano Sodi, uno dei veterani;
    cadono Durini e Luciforo;
    anche il tenente Parodi e il sergente De Rosa vengono abbattuti, ma riescono a salvarsi.
    L’avversario perde ancora i mercantili Fort Pelly e Fishpool, l'Ocean Virtue viene danneggiato,
    ma il prezzo che bisogna pagare per ottenere questi risultati è molto, troppo, elevato.
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    Messaggio  Staff Mar Apr 07, 2009 10:42 pm

    Sembra che non vi siano più possibilità d'intervento,quando Spreafico, il comandante della 239° squadriglia con Valenza, Fortunato, Savelli e Faliva;
    portano qualche altro apparecchio;
    uno lo pilota Moglia, che era statto abbattuto il 13.
    No, c'è tempo per farsi spiegare in che modo un aviatore abbattuto in Sicilia rientri in Puglia provenendo dall'Emilia.
    Quando il nemico sbarca in Calabria, tutto è pronto per l'ultimo assalto.
    Nessuno al fronte sa che il 3 settembre, sotto gli ulivi di Cassibile, è stato firmato l'armistizio; per quei pochi che a Roma lo sanno, la vita di Cenni e quella dei suoi ragazzi non valgono nulla o valgono soltanto in quanto servono a mascherare la capitolazione.
    Arriva infatti l'ordine di attaccare i mezzi da sbarco nemici in azione lungo le coste calabre e i superstiti del 5" stormo, scortati da qualche caccia del 4°,partono insieme guidati dal loro giovane comandante.
    Sono rimasti in pochi, assurdamente pochi, e sanno che sul bersaglio gli avversari non si conteranno, ma vanno avanti lo stesso.
    Ecco lo stretto, ecco le navi, ecco quei maledetti appostati in basso, pronti a saltargli addosso all'uscita dal tuffo, come hanno fatto le altre volte.
    Una diversione verso la Sicilia per tentare di disorientare l'avversario e portarlo un po' in fuori, quindi rapida inversione di rotta, sole alle spalle, segno della croce e giù verso il bersaglio: “Valzer ragazzi!”.
    Tutti riescono ad effettuare il tiro sui mezzi da sbarco e a “richiamare” senza essere intercettati;
    riprendono quota tra il tiro rabbioso delle armi contraeree e puntano subito verso la base, perché l'autonomia è scarsa e rischiano di rimanere a serbatoi asciutti o di dover atterrare sul campo trampolino di Botricella, dove è facile essere “fatti fuori” perché gli aerei avversari lo tengono sotto stretto controllo.
    Gli altri però si sono buttati subito all'inseguimento, avvantaggiati dalla loro maggiore velocità e dall'inevitabile dispersione dei nostri.
    Per chi viene raggiunto non c'è scampo.
    Per due volte il fedelissimo Dagnino, che si è portato dietro a Cenni nell'intento di proteggergli le spalle, riesce a tagliare la strada agli Spitfire che gli stanno piombando addosso.
    Poi, impegnato in combattimento lo perde di vista e tornato al campo, attenderà invano con gli altri il suo rientro.
    Sarà la gente dell'Aspromonte a raccontare che, il 4 settembre 1943, verso mezzogiorno, tra Platì e Ardore un apparecchio è stato visto precipitare sotto le di altri aeroplani che lo hanno attaccato insieme.
    E saranno i pochi superstiti del 5° stormo a recuperare molto tempo dopo quel che è rimasto del loro comandante tra la ferraglia contorta del suo aeroplano.

    Franco Pagliano
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:20 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_15
    A Lonate Pozzolo, a metà dicembre 1942, il 102° Gruppo fu raggiunto dal 101° e dal Comando 5° Stormo Tuffatori, reduci dall'Africa settentrionale ove avevano svolto un lungo ciclo operativo impiegando gli ormai superati caccia CR.42 nella versione “Assalto".
    I due Gruppi dello Stormo si trovarono quindi riuniti nell'attesa di essere riarmati con velivoli migliori.
    Stava infatti per uscire dalle Officine Reggiane un caccia-tuffatore realizzato dall'ingegner Longhi la cui esperienza di progettista era maturata negli Stati Uniti ove aveva lavorato alla costruzione del caccia Republic-De Seversky P.35.
    Il Re.2002 "Ariete" II era entrato in produzione prima ancora di aver superato una reale fase di sperimentazione.
    Data l'urgenza, nel settembre 1941 la Regia Aeronautica aveva passato all'industria una commessa di duecento velivoli, il primo dei quali venne consegnato al 102°Gruppo il 27 gennaio 1943.
    Il maresciallo Zaccaria Perozzi e il sergente maggiore Aldo D'Agnino, in riconoscimento dell'intensa attività operativa svolta sullo Ju 87, furono i prescelti per effettuare per primi il decollo sul Re.2002 e dedicarsi poi all'accettazione militare dei successivi velivoli.
    Pochi giorni prima, il 18 dicembre 1942, il Comando 1° Squadriglia Aerea, con telescritto n. 9363, aveva ordinato alla 239° Squadriglia di trasferirsi sull'aeroporto di Reggio Emilia proprio per iniziare il ritiro dei Re.2002 dalle Officine Reggiane.
    La 209° Squadriglia, rimasta a Lonate Pozzolo, si preoccupò intanto di mantenere l’addestramento dei propri piloti impiegando velivoli di tutti i generi, dal CR.42 al G.50, dal RE 2001 allo JU 87.
    Cenni effettuò il suo primo volo sul RE 2002 il 3 febbraio 1943 e altri quindici piloti lo seguirono iniziando immediatamente l’addestramento con il lancio di bombe inerti sul poligono del campo.
    I piloti della Squadriglia cominciarono la transizione sul Re.2002 l’ 8 marzo.
    Alla data del 31 marzo il 102° Gruppo disponeva di diciannove Re.2002, ma anche in questa fase il gruppo avrebbe dovuto pagare un pesante tributo.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:21 pm

    Quello stesso giorno, alle ore 08.50 il sergente maggiore Sergio Rastelli precipitò al suolo per cause imprecisate con il primo esemplare di Re.2002 prodotto, MM7311, perdendo la vita.
    Il reparto continuò a riequipaggiarsi con la nuova macchina per tutto aprile e alla fine del mese i velivoli assegnati al 102° Gruppo Tuffatori erano ormai venticinque.
    Nell'attesa di entrare nuovamente in linea, Cenni concepì un nuovo distintivo da fare adottare dal 102° Gruppo.
    Memore dell'insegna della cucaracha presente sulla fusoliera del suo CR.32 in Spagna, fece dipingere sulla deriva del suo Re.2002 personale un "grillo canterino con chitarra" con il motto "valzer'.
    Dopo tante perdite, il personale del 102° Gruppo era ormai poco incline a cantare stornelli e a scherzare al circolo ufficiali;
    tuttavia il grido "valzer" prima di iniziare il tuffo serviva ancora a esorcizzare la paura.
    L'addestramento proseguì in un succedersi di sortite diurne e notturne, che vide Cenni effettuare il primo volo di notte con il RE.2002 il 3 maggio, ma il velivolo risentirà di un'affrettata messa a punto e il 30 maggio tutti i Re.2002 furono fermati per consentire alla ditta costruttrice di apportare modifiche strutturali necessarie ai fini della sicurezza del volo.
    Si stava avvicinando il momento di tornare in zona d'operazioni e, in previsione di un prevedibile impiego nel Tirreno o nei cieli della Sicilia, Cenni fu informato che la nuova base di schieramento sarebbe stata Tarquinia.
    Recatosi il 15 giugno per prendere visione delle installazioni, quattro giorni più tardi vi guidò dieci Re.2002 della 239a Squadriglia per completare poi personalmente il trasferimento del Gruppo il 21 giugno.
    Rientrato infatti a Reggio Emilia con un Saiman 202, ritornò in giornata a Tarquinia alla testa di dodici Re.2002 della 209° Squadriglia.
    Per tutto il mese di giugno e parte del mese di luglio i piloti del 102° Gruppo Tuffatori si esercitarono nel tiro in picchiata, attività quanto mai necessaria anche perché il velivolo non era ancora uscito dalla fase sperimentale ed era necessario metterne a punto le tecniche di impiego prima di portarlo in azione.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:22 pm

    Il 9 luglio 1943, alle ore 16.30, un ricognitore italiano avvistò nel Canale di Sicilia una impressionante forza da sbarco e lanciò all'aria il fatidico segnale di scoperta.
    Fu quello il richiamo al combattimento per Cenni e per tutto íl 102° Gruppo Tuffatori.
    L’ operazione "Husky" , iniziata dagli alleati il 2 luglio con il bombardamento sistematico degli obiettivi militari della Sicilia, stava per concludersi con lo sbarco sulla costa sud-orientale dell'isola.
    Alle ore 02.45 della notte fra il 9 e il 10 luglio ebbe inizio lo sbarco e alle 07 .30 del mattino successivo, 10 luglio, una formazione di otto Re.2002 della 209a Squadriglia, al comando del capitano Montuori, decollò da Tarquinia e diresse su Capua, seguita più tardi da altri due velivoli.
    Alle ore 08.30 decollarono da Tarquinia anche dieci velivoli della 239a Squadriglia, guidati dal maggiore Cenni.
    Dopo uno scalo tecnico a Capua, tutti i Re.2002 ripartirono per Crotone ove atterrarono
    alle ore 12.00 per esservi immediatamente armati con bombe da 250 kg e da 50 kg reperite sul posto.
    Nonostante i piloti avessero già alle spalle due voli di trasferimento, il Comando della 4a Squadra Aerea ordinò che i Re.2002 andassero a bombardare le navi alleate davanti ad Augusta.
    Fu così che, alle 18.10, otto Re.2002 decollarono da Crotone per la loro prima missione di guerra.
    Il tenente colonnello Nobili, comandante del 5° stormo Tuffatori, volle per sé l'onore di guidare la formazione, ma nemmeno Cenni volle restare a terra.
    Gli altri sei piloti erano il sottotenente Silvio Leonesio, il sergente maggiore Marino Zaffagnini, il tenente Renato Beverina, il sergente maggiore Aldo D'Agnino, il maresciallo Zaccaria Perozzi, il sergente maggiore Luigi Banfi e il sergente maggiore Gino Boraso.
    Gli otto aeroplani andavano senza scorta sulla zona di sbarco, ove si concentrava la caccia nemica, assistita dai radar delle navi da guerra.
    La prima pattuglia guidata da Nobili e la seconda guidata da Cenni giunsero sulla verticale della testa di sbarco alle ore 19.15, accolte da un fuoco contraereo a dir poco infernale.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:22 pm

    I Re.2002 entrarono immediatamente in tuffo da 4.500 metri di quota e sganciarono il
    loro carico bellico.
    La pattuglia di Nobili colpì sulla fiancata un grosso piroscafo e quella di Cenni una nave da carico.
    All'uscita dal tuffo un gregario si abbassò a mitragliare gli alianti da sbarco atterrati nei pressi di Pachino, mentre gli altri cercarono di allontanarsi al più presto da quell'inferno di fuoco facendo attenzione a non incappare nei cavi di ancoraggio dei palloni di sbarramento.
    Appena fuori del golfo di Noto, i Re.2002 furono intercettati da caccia nemici, una dozzina di "Spitfire" V del Squadron No. 229 della RAF in crociera di copertura lungo l'itinerario Siracusa-Capo Passero.
    Il primo a scorgere i Re.2002 fu lo Sqn/Ldr G.J. Cox, che li scambiò per Macchi 200, dando così il via a un furioso combattimento nel corso del quale gli "Spitfire", più veloci e meglio armati, ebbero la meglio.
    Tre Re.2002 furono abbattuti, per primo quello del tenente colonnello Nobili, inabissatosi in fiamme nello Stretto di Messina, quindi quelli del tenente Beverina e del maresciallo Zaccana Perozzi, che, dati in un primo tempo per dispersi, andarono successivamente ad allungare la lista dei caduti.
    Alle 20.10 i superstiti della prima missione bellica con il Re.2002 atterrarono sul disa-dorno campo di Crotone.
    Il rapporto di forze nel cielo della battaglia era ormai improponibile:
    gli anglo-americani avevano concentrato nella zona dello sbarco centinaia di aeroplani e andare all'attacco con una piccola formazione di "Tuffatori” senza scorta era un vero suicidio.
    Malgrado ciò, il giorno successivo, 11 luglio, alle ore 11.10, ligio come sempre al dovere, Cenni decollò ancora da Crotone alla testa di otto Re.2002 per attaccare di nuovo le navi alleate di fronte ad Augusta.
    I Re.2002 entrarono in tuffo alle ore 12.10 e all'uscita alcuni pilori si attardarono a mitragliare i palloni dello sbarramento antiaereo delle navi.
    La caccia nemica fortunatamente non si fece viva.
    Nel pomeriggio il comandante del 102° Gruppo, alla testa di dodici Re.2002, di cui cinque della 239a e sette della 209a Squadriglia, si recò a bombardare i mezzi da sbarco nemici a sud-ovest di Capo Murro e di Marina di Avola, a sud di Siracusa.
    Nell'azione, secondo i rapporti dei piloti, una chiatta da sbarco carica di carburante fu colpita e incendiata e due bombe da 100 kg scoppiarono vicino alla fiancata di un grosso piroscafo.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:23 pm

    Nel dopoguerra S.E. Morison, nel libro intitolato “Storia delle operazioni navali degli S. U. nella 2a Guerra Mondiale”, scrisse: :
    “..ST 313 incendiato e distrutto da caccia bombardieri ... la nave trasporto munizioni "Baarn", colpita in un attacco aereo sul mezzogiorno dell'11 luglio, dovette essere affondata...”.
    I tre Re.2002 del tenente pilota Lorenzo Lorenzi, del sottotenente pilota Salvatore D'Arrigo e del maresciallo pilota Guido Buffarini andarono però ad aggiungersi all'elenco dei velivoli perduti, allungando l'elenco dei caduti.
    Di contro, a parziale rivincita, il sergente Melotti riuscì ad abbattere uno "Spitfire" dopo uno strenuo combattimento.
    Sempre più provato, il 102° tornò in azione alle prime luci del mattino del 12 luglio con quattro Re.2002 (Leonesio e Garotti della 239a Squadriglia e Savini e Melotti della 209° ai quali si unirono cinque Re.2002 del 101° Gruppo;
    nel pomeriggio, sei Re.2002 del 102° Gruppo e cinque del 101° appoggiarono i paracadutisti tedeschi scesi nella piana di Catania.
    In questa missione il tenente Moglia fu colpito dalla caccia avversaria e fu costretto ad atterrare con carrello retratto fra Acireale e Risposto.
    Il 13 luglio Cenni riportò i suoi uomini all'attacco di bersagli navali:
    undici Re.2002 di cui sei del 102° Gruppo (Cenni, D'Agnino,Melotti, Savini, Danieli e Lanfredi) e cinque del 101° Gruppo partirono da Crotone alle ore 11.00 e riuscirono a mettere a segno una bomba da 250 kg sulla nave da battaglia "Nelson", colpita nella sua parte prodiera.
    La nave fu vista sbandare e si sarebbe poi ritirata a Biserta per esservi riparata.
    All'uscita dal tuffo comparve però l'immancabile caccia nemica.
    Cenni riuscì a togliere dalla coda dei Re.2002 di D'Agnino e Melotti due "Spitfire" V a sua volta Lanfredi liberò Cenni da un altro "Spitfire" V.
    Nella giostra uno "Spitfire" V fu visto cadere in mare, ma caddero anche i Re.2002 dei sottotenenti Adriano Vidulis e Dario Bartolucci del 101°Gruppo, con la morte di entrambi i piloti.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:24 pm

    I superstiti erano da poco atterrati a Crotone quando, provenendo dal mare, una cinquantina di B.24 "Liberator" piombarono a bassa quota su Crotone.
    Erano le 13.30 e la maggior parte del personale stava consumando il rancio nelle baracche di legno e nelle tende dell'aeroporto.
    Sul campo erano schierati i Re.2002 del 5° Stormo, i Ro.57 del 97° Gruppo, i G.50 del 50° Stormo Assalto, i Macchi202 del 150° Gruppo Caccia e alcuni specialisti stavano rifornendo i velivoli appena rientrati dall'azione.
    Tonnellate di bombe ararono il campo e distrussero la maggior parte delle macchine, causando moltissimi feriti;
    il tenente Suter fu il primo ad accorrere e a organizzare il trasporto dei più gravi all'ospedale di Crotone, inviando i meno gravi all'infermeria della Marina e all'ospedale di Catanzaro.
    Il campo era cosparso di crateri e non si poteva neppure portare altrove i velivoli rimasti efficienti.
    Il 5° Stormo era fuori gioco.
    L'indomani il capitano Mantelli, amico carissimo di Cenni e suo insegnante di volo a vela nei lontani giorni di Parma, riuscì ad attivare una striscia di emergenza e a far decollare quattro dei suoi Ro.57 rimasti indenni dei quattordici schierati il giorno prima.
    Tre Re.2002 del 102° Gruppo e sei del 101° Gruppo partirono dopo i Ro.57 e si rischierarono a Manduria.
    Cenni li seguì più tardi con un Re.2002 riparato alla meglio.
    Fino a tutto il 26luglio piloti e velivoli del 102° Gruppo furono lasciati a riposo a curarsi le ferite.
    Mentre si provvedeva urgentemente a ritirare gli ultimi Re.2002 usciti dalla linea di produzione di Reggio Emilia, a Manduria furono ripresi i voli addestrativi in attesa di raggiungere una dotazione sufficiente di velivoli.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:24 pm

    L'andamento delle operazioni in Sicilia non poteva permettere di prolungare la sosta e il 1° agosto il 102° Gruppo ricevette l'ordine dal Comando 4° Squadra Aerea di rischierarsi sulla striscia di Botricello,un campo di manovra una decina di chilometri a sud di Crotone.
    Di qui, già il 2 agosto sei Re.2002 furono inviati a bombardare mezzi navali nemici nelle acque antistanti Sant'Agata di Militello (Messina), ma rientrarono senza avere avvistato le navi.
    Il 4 agosto nove velivoli bombardarono il ponte e la rotabile fra Messina e Milazzo.
    Il maggiore Cenni, che dopo la morte di Nobili era diventato comandante interinale del 5° Stormo Tuffatori, cercava intanto di ricostituire le dotazioni del reparto e per questo motivo era rimasto a Manduria a organizzare il ritiro di qualche altro Re.2002 da Reggio Emilia e da Crotone, ove una squadra di specialisti cercava di riparare i velivoli danneggiati dal bombardamento.
    Dal 14 al 23 agosto i velivoli Re.2002, che fino a quel momento avevano fatto la spola con Botricello, furono ritirati definitivamente a Manduria.
    Il 24 agosto il maresciallo Danieli si recò con un Ca.133 a Botricello per raccogliere e portare a Manduria le ultime attrezzature del 5° Stormo Tuffatori.
    Gli alleati avevano ormai completato la conquista della Sicilia e gli aeroporti della Calabria erano troppo esposti all'offesa aerea nemica.
    All'alba del 3 settembre le forze alleate sbarcarono sull'estrema punta calabrese, tra Catona e Gallico Marina, incontrando una resistenza poco più che simbolica e occupando già nella mattinata Villa San Giovanni e Reggio Calabria.
    I Re.2002 del 5° Stormo furono nuovamente messi in posizione di allarme, tuttavia da Manduria non era possibile raggiungere Reggio Calabria e rientrare alla base;
    fu quindi deciso di usare nuovamente Botricello come campo trampolino.
    Alle 15.30 del 3 settembre, dieci Re.2002, sei del 101° Gruppo e quattro del 102°, decollarono quindi da Manduria per attaccare i mezzi corazzati alleati a nord di Reggio Calabria.
    La formazione, guidata dal comandante del 101° Gruppo, rientrò in serata a Manduria.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:25 pm

    Giuseppe Cenni Cenni_16
    In quello stesso pomeriggio del 3 settembre, alle ore 17.15, a pochi chilometri al di là dello Stretto di Messina, sotto una tenda piantata in un uliveto nella sconosciuta località di Cassibile, il generale Castellano firmava a nome del governo italiano il cosiddetto "armistizio corto”, controfirmato dal generale statunitense Bedell Smith.
    L’ Italia si ritirava dalla lotta, ma doveva attendere di rendere pubblica la sua decisione fino al momento della dichiarazione ufficiale dell'armistizio.
    Al 101° Gruppo era quindi chiesto di mandare ancora i suoi piloti a morire sulla testa da sbarco solo per non scoprire le carte con i tedeschi.
    Alle 11.25 del 4 settembre 1943 decollarono da Manduria dodici Re.2002 guidati dal maggiore Cenni, comandante del 102° Gruppo e comandante interinale del 5° Stormo Tuffatori, per colpire le unità navali nello Stretto di Messina e i mezzi corazzati a terra.
    Cenni, Moglia, D'Agnino e Faliva del 102° Gruppo, D'Ottaviano,Graziani, Bassi, Morichelli, Ruggero, Fox e Zaganelli del 101° Gruppo compirono l'ultima azione di guerra del 5° Stormo nella seconda guerra mondiale.
    I Re.2002 sganciarono trenta bombe da 100 kg chili tipo "torpedine" e spararono 6.100 colpi di mitragliatrice da 12,7 mm e 3.600 colpi da 7,7 mm, dichiarando poi l'affondamento di quattro mezzi da sbarco e il mitragliamento di concentramenti di truppe.
    La scorta indiretta era assicurata dai Macchi 202 e 205 del 9° e del 10° Gruppo del 4° Stormo Caccia, mentre la scorta diretta era stata affidata ai dieci Macchi 202 efficienti del 21° Gruppo Autonomo Caccia, al comando del capitano Trento Carotti;
    queste precisazioni sono state fornite dal tenente Giuseppe Cozzari, gregario di
    Carotti.
    L’ operazione era stata programmata con cura:
    la 386a Squadriglia del 21° Gruppo, che era stata dislocata sull'aeroporto di Manduria,
    fu fatta decollare alle ore 09.00 del 4 settembre per unirsi a Gioia del Colle con i Macchi 202 delle altre due Squadriglie del Gruppo, la 356a e la 361a.
    Alle 11.35 i Macchi202 del2l'Gruppo decollarono da Gioia del Colle per recarsi all'appuntamento a 5.000 metri di quota sulla verticale di Castrovillari con i Macchi del 4° Stormo.
    Tutta la formazione si diresse quindi verso Reggio Calabria mentre i Macchi del 4° Stormo salivano a 7.000 metri di quota per effettuare la scorta indiretta.
    I Macchi 202 seguirono i Re.2002 durante l'affondata, ma purtroppo li persero di vista;
    come era stato dimostrato da Cenni, solo i Re.2002 erano in grado di seguire i "Tuffatori" nell'affondata.
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    Messaggio  Staff Gio Apr 09, 2009 11:26 pm

    La sorte volle che una formazione di "Spitfire" V e di "Spitfire" IX rispettivamente degli Squadron No 111 e 243 della RAF, decollati dalle strisce di Falcone e di Panebianco con l'incarico di scortare una pattuglia di P.40 diretta a bombardare i capisaldi italo-tedeschi,
    si scontrasse con i dodici Re.2002 ormai senza scorta.
    I rapporti della RAF registrarono la presenza di otto Macchi 205,sette Macchi 202 e dieci Re.2002, scambiati anche questa volta per Macchi 200.
    Una sezione di "Spitfire" dello Squadron No 111 si staccò dal grosso della caccia nemica e inseguì i Re.2002 usciti dal tuffo mentre cercavano di allontanarsi a bassa quota sulle creste dell'Aspromonte.
    Tre Re.2002 furono abbattuti: quello di Giuseppe Cenni, quello di Renato Moglia e quello di Walter Banfi, fratello del sergente maggiore Luigi Banfi del 102° Gruppo.
    Erano le ore tredici di una giornata estiva, calda e apparentemente serena.
    Gli abbattimenti furono accreditati al Flg. Off. I.F. Kennedy e ai srgt R. Trowbridge, R. Gray e A Eccleson.
    Lo Squadron No 111 perse lo "Spitfire" IX pilotato dal srgt M.S. Murray;
    anche il 4° Stormo lamentò la perdita del sottotenente Aldo Vitale.

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