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    Sir Douglas R. S. Bader

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    Messaggio  Staff Sab Set 27, 2008 5:10 pm

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    Tra tutte le storie riguardanti i piloti della caccia alleata nella seconda guerra mondiale la più istruttiva è, forse, quella del colonnello Douglas Bader.
    Molti saranno certo già al corrente della sua vita, che è stata narrata nel libro La scalata al cielo (Reach for the sky ) di Paul Brickhill e nel fìlm che porta lo stesso titolo.
    Ciò nonostante appare necessario farne un breve riassunto.
    Douglas Robert Steuart Bader era il figlio più giovane di Frederick e Jessie Bader ed era nato a Londra nel 1910.
    Nel 1914 suo padre andò in guerra e mori in Francia, dopo l'armistizio, in seguito ai postumi di una ferita dovuta allo scoppio di una granata.
    Douglas lo aveva appena conosciuto.
    Nonostante che sua madre si fosse risposata, in seguito, con un pastore protestante dello Yorkshire, il fatto di essere orfano obbligò il ragazzo a vincere una borsa di studio se voleva frequentare le scuole pubbliche; i problemi finanziari avevano un'importanza essenziale in famiglia.
    Resosi conto delle circostanze, Bader studiò coscienziosamente e riuscì a guadagnarsi l'ambito premio; a tredici anni e mezzo si licenziava da St Edward, a Oxford, dove aveva primeggiato negli studi e nello sport.
    Quale suo prossimo obiettivo scelse di sostenere l'esame di ammissione a Cranwell, l'Accademia aeronautica, con l'intenzione di vincere una delle borse di studio per i cadetti. Studiò, per mesi, ore e ore al giorno riuscendo cosi a piazzarsi al quinto posto quando passò il difficile esame che gli permise di essere ammesso, alla scuola della RAF, per merito dei propri sforzi.
    A Cranwell eccelleva in tutte le gare (a St Edward era stato il capitano della squadra di rugby) dedicandosi in particolare al pugilato, nel quale sport divenne un esperto del knock-out.
    Nel frattempo però aveva cominciato a prendere gli studi un po' alla leggera e questa leggerezza, unita a frequenti, anche se leggere, infrazioni alla disciplina, ebbe per risultato di fargli infliggere un severo rimprovero con la comunicazione che non sarebbero state tollerate ulteriori mancanze.
    Minacciato dell'espulsione Bader si rimise immediatamente a studiare, tornando di nuovo ad essere uno studente sul serio.
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    Messaggio  Staff Sab Set 27, 2008 6:08 pm

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    Dopo una settimana, i giovani cadetti ricevettero le uniformi nuove: giacca di saia grezza, calzoni con mollettiere, berretto con la visiera che luccicava e coi galloni bianchi di cadetto.
    In seguito, vennero chiamati ancora per ritirare le tenute di volo.
    Nel magazzino del commissariato, mentre un sergente poneva sul bancone una tuta di volo, un paio di stivali felpati e vi aggiungeva una sciarpa, un paio di guanti, gli occhiali e un casco perché lo provasse, Douglas si senti tutto elettrizzato.
    Il casco gli stava alla perfezione; mentre lo provava, il giovanotto non vedeva l'ora di cominciare a volare, di iniziare la sua carriera.
    In vita sua, non era mai salito su un aereo.
    Due giorni dopo si recò in uno dei capannoni.
    Un ometto tutto nervi entrò nella sala degli allievi piloti e si presentò come Pearson, tenente pilota. Uscirono sulla pista, e Pearson condusse Douglas, che nella sua tenuta di volo nuova di zecca quasi non stava in se dalla contentezza, accanto a un biplano: l'Avro 504.


    Sir Douglas R. S. Bader I369796_DBaderF4
    Voleremo per una mezz'oretta , spiegò Pearson.
    Questa volta non toccherai i comandi, ma ti farai un'idea generale di quel che significa volare.
    Poi, dopo avergli spiegato brevemente perché e come quella macchina volava, lo assicurò con le cinture di sicurezza al seggiolino posteriore e si sistemò a sua volta su quello anteriore.
    L'abitacolo era privo di tettuccio.
    L'elica prese a girare rumorosamente, e poco dopo l'aereo si mise a sobbalzare sulla pista di decollo.
    Lentamente la pista si allontanò dall'aereo, mentre gli alettoni si flettevano.
    Col vento che gli sferzava il volto, Douglas si chinò in fuori, appoggiandosi all'orlo dell'abitacolo rivestito di cuoio imbottito, guardo giù e si senti in preda a una gioia incontenibile.
    Il pomeriggio seguente, levatisi in volo, l'allievo pilota Bader prese in mano i comandi per la prima volta: spingendo leggermente in avanti la barra di comando, l'aereo puntava col muso in basso;
    tirandola a se, il muso si sollevava; spingendola leggermente da un lato o dall'altro, l'aereo scivolava d'ala.
    Piedi sulla pedaliera ed ecco le prime virate.
    Bisognava concentrarsi intensamente, ed era strano che uno dovesse riflettere prima di agire, senza cedere agli impulsi, all'istinto.
    Poi, la mente, l'occhio e i muscoli presero a lavorare all'unisono, e Douglas cominciò a sentirsi tutt'uno con l'aereo.
    Pearson era un pilota capace e modesto, che non cercava mai di far colpo sugli allievi come facevano tanti altri istruttori, e durante tutto il corso continuò a ripetere a Douglas:
    Non essere mai brutale con il tuo aereo; guidalo, manovralo, ma non abusarne mai .
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    Messaggio  Staff Sab Set 27, 2008 8:18 pm

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    In ottobre, dopo un atterraggio, quando Douglas aveva assommato soltanto sei ore e mezzo di volo in compagnia dell'istruttore, Pearson gli domando:
    Te la sentiresti di andar su da solo?
    Douglas annuì sorridendo.
    Va bene. Vacci piano e cerca di non strapazzarlo disse Pearson, accompagnando le parole con un gesto distratto della mano per fargli capire che poteva and are.
    Tutti gli istruttori si comportavano così:
    facevano partire i loro allievi all'improvviso, prima che avessero il tempo di riflettere e di preoccuparsi. Douglas non si preoccupò affatto: diede gas e fece alzare l'Avro, ebbro di gioia perché finalmente volava da solo.
    Puntò piano l'aereo controvento, scese lentamente verso il campo, giostrò un poco, lo riportò in linea di volo, trattenendolo mentre la coda affondava, infine pilotandolo in un atterraggio leggero e liscio.

    Dopo aver provato a pilotare da solo, l'allievo Bader sentì il desiderio di diventare pilota da caccia.
    Benché fosse stato prescelto, per far parte della squadra di cricket, ormai il suo entusiasmo era diviso fra lo sport e il volo.
    Pearson gli insegnò i primi rudimenti dell’acrobazia, gli insegnò a non strapazzare il suo Avro, a non sballottarlo, ma a pilotarlo con mano leggera per fargli compiere tutte le acrobazie contemplate dal manuale.
    Poco per volta, oltre all'ebbrezza del volo, Douglas trovò nelle acrobazie una gioia simile a quella di un artista.
    Non sempre rispettava le regole del manuale.
    Un suo compagno di corso piuttosto intraprendente aveva escogitato un'acrobazia da far rizzare i capelli: consisteva nell'uscire dal posto dell'allievo per portarsi in quello vacante dell'istruttore, legare un fazzoletto alla barra dl comando, per poi tornare nel posto dell’ allievo.
    Per far ciò bisognava togliersi il paracadute, ma secondo gli allievi il rischio maggiore consisteva nella possibilità di venire scoperti dal superiori.
    Com’è naturale, l'allievo Bader approfittò del primo volo senza, istruttore per farlo anche lui e si divertì un mondo quando si ritrovò a cavalcioni della carlinga, come un cavallerizzo che cavalchi a pelo, stringendo le gambe e i talloni per non precipitare, mentre le mani erano impegnate ad annodare il fazzoletto.
    Come sempre, la sola disciplina non bastava per fargli tenere la testa a posto.
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    Messaggio  Staff Dom Set 28, 2008 9:50 pm

    Nel giugno del 1930 ci furono gli esami finali.
    Tre giorni dopo, quando risultati e la graduatoria furono esposti, la sua abilità di pilota era classificata "superiore alla media" un'annotazione che nell'arido linguaggio della R.A.F. indica un pilota nato, inferiore soltanto a quella di eccezionale .
    Accanto alla classifica, era indicata la destinazione:
    Sottotenente Bader, D.RS., Squadron 23, di base a Kenley

    Sir Douglas R. S. Bader I370132_DBaderF6
    La mattina dopo il suo arrivo, il comandante del Flight B lo fece salire per la prima volta su un Gamecock, un aereo tozzo e piccolo, tanto che stando nell'abitacolo a Douglas pareva di poter toccare la punta delle ali rinforzate da cavi d'acciaio e da tiranti.
    La massima velocità conseguibile era di duecentocinquanta chilometri orari, ma la fusoliera corta rendeva quell'aereo il più maneggevole dl quanti ne avesse la R.A.F.
    Douglas volò col Gamecock quella stessa mattina, e per una mezz'oretta compì acrobazie nel cielo.
    Negli ultimi due anni, due piloti dello Squadron 23 erano stati scelti per far parte della pattuglia acrobatica che si esibiva alla rassegna di Hendon, e Douglas si promise di fare del suo meglio per essere fra i prescelti alla prossima selezione.
    Douglas s'inserì facilmente nella vita dello Squadron.
    Fra l'addestramento al volo, gli sport e le ore libere con gli amici, la vita scorreva tranquilla, confortata anche dalla sicurezza e dal prestigio procurati dalla nomina in servizio permanente effettivo guadagnata a Cranwell.
    In particolare, Douglas si entusiasmava ai voli acrobatici sui Gamecocks.
    Douglas era arrivato a Kenley in agosto;
    quello stesso mese lo scelsero per far parte della squadra di cricket della R.A.F. e qualche mese dopo fu inserito anche nella squadra di rugby.
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    Messaggio  Staff Dom Set 28, 2008 9:52 pm

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    Quell'anno, lo Squadron 23 fu scelto ancora una volta per effettuare l'esibizione acrobatica a Hendon.
    Capo della pattuglia acrobatica era state nominato Harry Day, comandante del Flight C, e tutti i piloti cominciarono un addestramento serrato in vista della selezione.
    In aprile, Douglas seppe che era state scelto come secondo pilota della pattuglia, assieme all'inseparabile Geoffrey Stephenson, terzo classificato, che doveva stare in riserva.
    Il comandante Harry Day, che da giovanotto aveva preso parte alla prima guerra mondiale, aveva superato
    la trentina e aveva un viso da falco che incuteva immediatamente timore e rispetto.
    Di carattere talvolta irrequieto, quell'anno pensò che fosse venuto il momento di immettere qualcosa di nuovo nelle acrobazie tradizionali che si erano sempre sfoggiate a Hendon;
    così inventò cinque figure nuove, che erano abbastanza sicure purché nessuno commettesse un errore e purché il vento si mantenesse favorevole e leggero.
    Ma erano cinque figure che Day non avrebbe mai provato con piloti meno capaci e meno calmi di Douglas e dl Geoffrey Stephenson.
    Ordini severissimi imponevano ai piloti della pattuglia acrobatica di non scendere a meno di centocinquanta metri di quota, ma Douglas protestò:
    desiderava scendere più in basso, anche perché una delle sue acrobazie preferite consisteva nell'effettuare Viti orizzontali a quindici metri d'altezza, procedendo a bassa velocità.
    Quando si effettuavano viti orizzontali a bassa velocità, l'aereo tendeva a perdere quota, e il motore poteva entrare in stallo.
    La bravura consisteva principalmente nel non precipitare, e una parte del fascino derivava dal fatto che quell'acrobazia rischiava di portare davanti alla corte marziale chi la eseguiva.
    Di fronte all'irrequietezza di Douglas, Day si dimostrò abbastanza tollerante.
    Altri piloti, spinti dall'entusiasmo, erano capaci di improvvisare cose pazze e avventate, ma a Day pareva che Douglas Bader sapesse sempre in anticipo, e con la massima freddezza e precisione, ciò che si accingeva a fare, e che perciò lo avrebbe eseguito con giudizio e buon senso.
    Secondo il Times, quel giorno "l'aeroporto di Hendon era gremito da una folla di 175.000 persone, accorse per assistere alla manifestazione, e altre centinaia di migliaia gremivano le colline e i prati circostanti."
    In quella bella giornata di sole, tutta quella gente assistette a ciò che lo stesso giornale definì l'evento del giorno, ossia lo spettacolo offerto da Day e da Douglas coi loro Gamecocks.
    I due piloti effettuarono le acrobazie più spericolate che si fossero mai viste .. :
    dieci minuti buoni di esercizi fra i più precisi e difficili, sincronizzati alla frazione di secondo ...
    i meglio riusciti di quanti se ne fossero visti a Hendon da quando era cominciata la manifestazione acrobatica dell' Aeronautica."
    Il sottotenente Douglas Bader era diventato l'idolo di molti adolescenti, che lo consideravano già una figura leggendaria:
    pilota spericolato, brillante giocatore di rugby e di cricket, tipo simpatico e attraente.
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    Messaggio  Staff Dom Set 28, 2008 10:45 pm

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    I vecchi Gamecocks dello Squadron 23 furono sostituiti da caccia Bristol Bulldog, gli aerei più moderni di quel tempo, capaci di una velocità massima di duecentottantatre chilometri orari.
    Quegli apparecchi avevano però dei difetti: per esempio, i caccia Bristol Bulldog erano meno manovrabili dei Gamecocks, perché erano più pesanti, e ciò dava loro la tendenza a picchiare più sollecitamente quando si eseguiva il giro della morte a velocità ridotta.
    Per quel motivo le acrobazie a bassa quota vennero severa mente proibite, ma i pi loti più scapestrati ignorarono la proibizione, limitandosi a riderci su, sino a quando uno di essi precipitò e morì.
    In seguito a quell'incidente, Harry Day chiamò a rapporto i piloti e tenne loro una lezione sulle acrobazie eseguibili con un Bristol Bulldog,.ammonendoli severamente.
    Fece bene, anche perche erano ben pochi coloro che si azzardavano a trascurare i suoi avvertimenti.
    Douglas Bader, invece, lo fece.
    In novembre, un comandante notò che Bader eseguiva acrobazie a bassa quota sul campo d'aviazione, e ne informo subito Day.
    Questi chiamò Douglas a rapporto e lo ammonì severamente, consigliandolo anche di non "mettersi troppo in mostra".
    Quando il giovane pilota fu uscito, Day si domandò se non era stato troppo indulgente: forse, avrebbe fatto meglio a strapazzarlo di più, perché Douglas cominciava a mostrare i segni di quel pericoloso eccesso di fiducia che si manifesta in alcuni piloti dopo un anno o due di volo.
    Il mattino del 14 dicembre 1931, un lunedì, era limpido e pieno di sole;
    l'aria era pungente, e solo a milleduecento metri di quota si notava un leggero strato di cumuli sparsi.
    Verso le dieci, Douglas stava effettuando acrobazie non lontano dall'aeroporto quando, vedendo due caccia Bristol Bulldog levarsi in volo, rammentò che i due piloti Phillips e Richardson si sarebbero recati all'aeroporto di Woodley, vicino a Reading, per far visita al fratello di Phillips, che aiutava a dirigere il locale aeroclub.
    Subito decise di unirsi a loro.
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    Messaggio  Staff Dom Set 28, 2008 11:24 pm

    Mezz'ora dopo, i tre aerei si posavano sulla pista dell'aeroporto di Woodley.
    Poco dopo, nei locali del club, alcuni giovani piloti tempestarono Douglas di domande sull'acrobazia aerea, e qualcuno lo invitò a esibirsi in qualche figura acrobatica.
    Douglas rifiutò, adducendo a motivo che l'esibizione aerea di Hendon l'avevano effettuata sui Gamecocks, mentre il Bristol Bulldog era diverso.
    Mentre si schermiva, rammentava la lavata di testa di Day e le osservazioni sulla sua tendenza a "mettersi troppo in mostra".
    L'argomento fu abbandonato sino a quando tutti si alzarono per andarsene.
    In quel momento, un giovanotto tornò alla carica, ma Douglas, ancora una volta, rifiutò.
    Qualcuno sorrise e buttò la una battuta sui "fifoni".
    Per Bader, quella fu una sfida.
    Richardson decollò per primo, seguito da Douglas, collerico e con le labbra serrate.
    Mentre Phillips si staccava dal suolo, l'aereo di Douglas scivolava fieramente d'ala in una stretta virata tornava indietro e picchiava per effettuare un passaggio sul campo d'aviazione, mentre un gruppo di uomini stava a guardare dalla soglia del club. Sfiorando la pista, rollando un poco così a bassa quota, il Bulldog superò la rete che recingeva il campo, sollevò appena il muso e cominciò a scivolare d'ala sulla destra.
    Douglas stringeva saldamente la barra ... timone leggermente alzato per mantenere il muso sollevato ... barra leggermente a se per tenersi in quota ... dare gas al momento del rollio per evitare lo stallo.
    Douglas sentì che l'aereo cominciava a perdere quota. ,
    Barra completamente in avanti, adesso.
    Le ali erano verticali e scintillavano al sole, l'aereo scendeva veloce.
    Douglas stava richiamandolo per iniziare la virata, quando l'estremità dell'ala sinistra toccò la pista e attirò il muso dell'aereo verso il basso.
    Mentre l'elica e la cappottatura del motore si frantumavano nella collisione col terreno, il motore veniva strappato e rimbalzava sollevando una nuvola di terriccio.
    Il Bulldog si accartocciò, rotolando su sé stesso; legato al posto di pilotaggio, Douglas non provò alcuna sensazione, udì solo un rumore assordante.
    Per un istante nulla si mosse nell'aeroporto.
    Solo al centro ribolliva una densa nube di polvere e terriccio, nella quale s'intravedeva l'aereo distrutto, simile a un ammasso di carta spiegazzata.
    Mentre la polvere cominciava a diradarsi, gli uomini del club accorrevano verso il luogo del disastro.
    Al frastuono subentrò un silenzio assoluto.
    Douglas pensò vagamente che doveva essere precipitato, ma quell'idea gli sfiorò appena la mente; il dolore che provava alla schiena ottenebrava tutto.
    A poco a poco il dolore diminuì, ma fu sostituito da una fitta lancinante alle ginocchia, simile a quella che si prova quando si urta con un gomito.
    Douglas abbassò la testa e notò che la sua gamba destra era piegata in modo innaturale; non vide la gamba sinistra, ma non se ne preoccupò.
    La gamba sinistra era finita sotto il seggiolino, e Douglas vi sedeva sopra.
    Il piede destro poggiava, ripiegato, contro l'angolo estremo dell'abitacolo; la tuta bianca era lacerata all'altezza del ginocchio e rossa di sangue che fiottava in piccoli zampilli regolari.
    Fra il sangue e la tela, Douglas intravedeva il ginocchio e un qualcosa che spuntava su tutto. Sembrava la barra di un timone. Molto strano...
    Il giovane la fissò distrattamente, addirittura con distacco, sino a quando un pensiero improvviso non venne ad assillarlo
    "Maledizione! sabato non potrò giocare".
    Ma anche quella preoccupazione dileguò in fretta, sommersa da una calma beata.

    Sir Douglas R. S. Bader I370145_DBaderF7
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    Messaggio  Staff Mar Set 30, 2008 12:02 am

    Sir Douglas R. S. Bader I370508_DBaderF9
    Nuovamente in Volo
    Era un venerdì.
    Douglas rispose subito comunicando che si sarebbe presentato la domenica, poi telefonò al suo sarto per ordinargli una divisa nuova, che doveva essere pronta in una settimana.
    In quel momento, sentì di essere tornato a far parte della R.A.F.
    Per i voli di aggiornamento si presentò ancora a Rupert Leigh.
    Dopo aver pranzato ritrovò un altro vecchio amico: Christopher Clarkson, che lo fece volare su un Avro Tutor.
    Clarkson pilotò l'aereo per primo, poi lo affidò a Douglas, che effettuò un ottimo atterraggio la prima volta, e la seconda ne esegui uno perfetto, toccando terra con tutte e tre le ruote contemporaneamente.
    Mentre si accingeva a rullare sulla pista per ripartire, Clarkson scese, dicendogli:
    «L'aereo è tutto tuo, amico».
    Era venuto il grande momento, e finalmente mi ritrovavo solo alle prese con un aereo.
    Era il 27 novembre 1939: erano trascorsi quasi otto anni esatti dal giorno in cui ero precipitato.
    Girai il Tutor K3242 controvento e decollai.
    Quel pomeriggio lo ricordo chiaramente come se fosse adesso: il cielo era grigio, con nubi a circa cinquecento metri di quota e vento da sud-ovest.
    Sopra il campo d'aviazione gironzolava un certo numero di aerei, e io mi allontanai da quel traffico…….
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    Messaggio  Staff Mar Set 30, 2008 12:03 am

    Poco dopo squillò il telefono nell'ufficio di Rupert Leigh.
    Afferrato il ricevitore, Leigh udì la voce fredda del tenente colonnello Pringle, capo degli istruttori:
    «Leigh, sono sceso proprio ora. Mentre atterravo, sono passato vicino a un Tutor che volava capovolto a meno di duecento metri di quota! »
    Leigh sentì il sangue gelarglisi nelle vene.
    Pringle continuò, sempre col medesimo tono:
    «So chi è quel pilota. Mi faccia la cortesia di dirgli di non infrangere tutti i regolamenti di volo sin dal primo giorno ».
    Quando Douglas, dopo l'atterraggio, parcheggiò l'aereo davanti al capannone, trovò il maggiore Leigh ad aspettario.
    «Non lo faccia più. Per favore, non lo faccia più! »
    «Che cosa?» domandò Douglas.
    Leigh gli disse che cosa era accaduto.
    Douglas non sapeva come spiegargli che, durante il suo primo volo senza istruttore, qualcosa l'aveva costretto a girare l'apparecchio sottosopra a una quota proibita.
    Del resto, in quel momento, nemmeno lui si rendeva conto che quell'impulso aveva qualcosa a che vedere col suo ultimo volo, quello dell'incidente.
    II tempo trascorse in continui allenamenti al volo durante il giorno, e in compagnia dei colleghi durante la sera.
    All'inizio dell'anno nuovo, Douglas ebbe l'occasione di volare con un Hurricane, un aereo adatto a un individualista quale egli era.
    Il giovane diede gas piano piano, corresse una lieve tendenza a slittare verso sinistra mentre la coda si sollevava, e l'aereo si staccò dal suolo.
    Sin dall'inizio, si senti un tutto unico con l'aereo, la macchina più maneggevole che avesse mai pilotato prima d'allora, tanto che, dopo appena venti minuti di prove, cominciò a eseguire acrobazie.
    L'aereo rispose a tutti i suoi comandi, e Douglas se ne innamorò subito.
    Verso la fine di gennaio, Geoffrey Stephenson, che aveva manovrato abilmente per lasciare l'incarico presso il Ministero, assunse il comando dello Squadron 19, e subito si diede da fare per avere Douglas con sé.
    Lo Squadron 19 era di base a Duxford, proprio l'aeroporto in cui Douglas credeva di aver detto addio per sempre alla R.A.F., ed era dotato di apparecchi Spitfìre.
    Douglas non aveva mai volato su quel tipo di aereo, ma per lui la cosa non aveva alcuna importanza, poiché desiderava solo essere assegnato a un reparto il cui comandante non tenesse conto della sua menomazione.

    Tratto da
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    Messaggio  Staff Mer Ott 01, 2008 9:46 pm

    Il tempo trascorse in continui allenamenti al volo durante il giorno, e in compagnia dei colleghi durante la sera.
    All'inizio dell'anno nuovo, Douglas ebbe l'occasione di volare con un Hurricane, un aereo adatto a un individualista quale egli era.
    Il giovane diede gas piano piano, corresse una lieve tendenza a imbardare verso sinistra mentre la coda si sollevava, e l'aereo si staccò dal suolo.
    Sin dall'inizio, si sentì un tutto unico con l'aereo, la macchina più maneggevole che avesse mai pilotato prima d'allora, tanto che, dopo appena venti minuti di prove, cominciò a eseguire acrobazie.
    L'aereo rispose a tutti i suoi comandi, e Douglas se ne innamorò subito.
    Verso la fine di gennaio, Geoffrey Stephenson, che aveva manovrato abilmente per lasciare l'incarico presso il Ministero, assunse il comando dello Squadron 19, e subito si diede da fare per avere Douglas con se.
    Lo Squadron 19 era di base a Duxford, proprio l'aeroporto in cui Douglas credeva di aver detto addio per sempre alla R.A.F., ed era dotato di apparecchi Spitfire.
    Douglas non aveva mai volato su quel tipo di aereo, ma per lui la cosa non aveva alcuna importanza, poiché desiderava solo essere assegnato a un reparto il cui comandante non tenesse conto della sua menomazione.
    Prima che lo mandassero in licenza alla fine del corso, Douglas poté leggere le note che riguardavano la sua attitudine al volo.
    "Quando si vola con questo ufficiale, non ci si rende conto nel modo più assoluto che, al posto delle gambe, ha due protesi artificiali.
    E’ un elemento pieno di fiducia in sé stesso, che possiede un'abilità innata, occhio sicuro e il senso dell'aria. Il suo modo di pilotare un aereo è calmo, deciso e accurato;
    lo stesso giudizio vale per l'acrobazia.
    Non ho mai incontrato un pilota più entusiasta di lui."
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    Messaggio  Staff Gio Ott 02, 2008 11:28 pm

    Sir Douglas R. S. Bader Bader_10
    L' intercettazione ad Est di Londra
    Il 29 agosto di quell'eccezionalmente bella estate del 1940 era piovuto, ma il 30 era spuntato col bel tempo sulla Manica, sulle zone meridionali e sul Norfolk.
    L'aeroporto di Coltishall era situato a nord di Norwich e su quella base di caccia stavano in attesa gli Hurricane del 242° Gruppo, sparpagliati sul prato;
    gli specialisti ne stavano scaldando i motori mentre il cielo si illuminava verso oriente.
    Stokoe, l'attendente di Bader, imboccò il corridoio della palazzina ufficiali, una costruzione di mattoni a due piani, apri la porta di una camera e vide che il maggiore era già sveglio.
    Bader aveva il sonno ,leggero e Stokoe lo trovava raramente addormentato;
    gli dette il buongiorno, rispettosamente, posò una tazza di tè sul comodino, mise accanto al letto un paio di gambe artificiali e se ne andò; erano le sei della mattina.
    Bader si alzò in un istante, se ne andò nel bagno che era accanto alla camera servendosi delle mani, s'immerse nella vasca per lavarsi e si fece la barba con un rasoio di sicurezza.
    In quindici minuti era già uscito dal bagno e di ritorno in camera dove s'infilò le gambe con la stessa rapidità con la quale un qualsiasi altro pilota si sarebbe infilato gli stivali da volo.
    Indossò l'uniforme d'ordinanza, mise la cravatta nera e si cinse il collo con una sciarpa blu a pallini bianchi;
    alle 06.25 era al circolo dove sedette a un tavolo molto lungo mettendosi a pallare con il maggiore Rupert Leigh che comandava il 66° Gruppo, anch'esso dislocato a Coltishall, e con altri piloti.
    Fece una colazione leggera, a base di fette di pane arrostito, burro e marmellata;
    ma i suoi pensieri erano sempre rivolti ai voli previsti per quel giorno.
    Aveva un gran desiderio di muoversi dalla baracca del decentramento e le sue speranze erano, ovviamente, sempre quelle di potersene andare al sud per prender parte alle intercettazioni contro la Luftwaffe;
    lui e i suoi piloti stavano aspettando questa possibilità da parecchie settimane.
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    Messaggio  Staff Gio Ott 02, 2008 11:31 pm

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    Perciò, dopo appena pochi minuti passati al tavolo della colazione, stava già uscendosene dal circolo con quell'andatura tutta sua particolare, l'unica cosa che lasciasse sospettare l'uso delle gambe artificiali.
    Zampettò fino a una macchina a quattro posti che stava aspettando all' esterno e se ne andò al suo decentramento dove, come altri piloti del 242°, indossò la «Mae West » si mise a controllare gli indumenti e il materiale da portare in volo, bevendo tè e aspettando.
    Per tutte le settimane precedenti, nonostante i duri combattimenti, i piloti del 242° erano sempre rimasti seduti nella baracca e anche questa mattina cominciava come tutte le altre. Pochi minuti dopo, però, il telefono prese a squillare.
    Bader rispose di persona.
    Era l'ufficio operazioni e quello che gli dicevano lo stava, evidentemente entusiasmando; subito anche altri piloti presero interesse alla chiamata.
    Bader riabbassò il microfono e urlò trionfante:
    «Forza, ragazzi! Si parte! »
    Una ventata di eccitazione scosse la baracca mentre i piloti si precipitavano verso i velivoli;
    quello di Bader era proprio davanti alla porta;
    appena pochi passi e già era accanto all'ala verde-bruna dello Hurricane mentre gli altri s'imbarcavano sul camioncino che li avrebbe deposti presso i loro velivoli.
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    Messaggio  Staff Gio Ott 02, 2008 11:32 pm

    Sir Douglas R. S. Bader I40133_mkreBader6
    Il motorista aveva già messo in moto il motore e io vento dell'elica faceva ondeggiare l'erba del prato;
    il suo,paracadute rimaneva sempre nell'abitacolo, contrariamente alla norma.
    Dopo aver salutato motorista e avieri appoggiò la mano sulla spalla sinistra del più vicino e saltò sull'ala sinistra;
    infilò poi per prima la gamba destra nell’abitacolo, aiutandosi con le mani, poi agguantandosi a quella fiancata, v'infilò anche l'altra e si mise seduto sul seggiolino.
    Un aviere che stava in piedi sull'ala destra lo aiutò ad allacciarsi le cinghie, quelle ventrali e quelle delle spalle, e a sistemare la maschera dell' ossigeno.
    Bader si mise subito a controllare gli strumenti e i comandi; nei pressi, anche le altre eliche presero a girare e poco dopo dodici Hurricane stavano rullando per prepararsi al decollo.
    Bader, il cui nome in codice era «Laycock comandante rosso» frenò, arrestando il velivolo, controllò i caccia dietro di lui, il cielo davanti e, col tettuccio aperto, spinse a fondo la nera manetta del gas; la sua pattuglia cominciò a muoversi mentre gli altri tre, dopo aver atteso qualche istante, dettero anch'essi inizio alla corsa di decollo, seguendolo.
    Poco dopo tutte e quattro le sezioni stavano rincorrendosi, una dietro l'altra, ciascuna di fianco a quella che la precedeva, sul prato dell'aeroporto.
    Bader fu il primo a staccarsi;
    fece rientrare il carrello, chiuse il tettuccio e ridusse il motore dirigendosi a sud a bassa velocità in modo che gli altri potessero raggiungerlo.
    Quando il gruppo fu tutto riunito in formazione continuò il volo a bassa quota per dieci o quindici minuti;
    poi, di colpo, una voce ruppe il silenzio radio: era il controllore che ordinava a Bader, e al 242° di rientrare alla base di partenza.
    Bader, esasperato, montò su tutte le furie, ma ubbidì.
    Fece una larga virata e riatterrò a Coltishall dove subito si precipitò al telefono per chiedere, arrabbiato, che cosa stesse succedendo: gli venne detto, con calma e decisione, di attendere ordini.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:16 pm

    Sir Douglas R. S. Bader News-graphics-2008-_657072a

    I piloti, delusi, si sedettero e si misero a bere tè o caffè, domandandosi se sarebbero stati ancora chiamati all'azione.
    Un'ora dopo il telefono suonò: decollare (di nuovo!) per Duxford!
    Si ripeté la scena precedente; Bader si sistemò nell'abitacolo, si legò, mise in moto il motore e rullò fino alla posizione di decollo; i dodici Hurricane lasciarono l'aeroporto di Collishall dirigendosi a sud verso il limpido cielo meridionale; le nove erano passate da poco, ma già quella giornata pareva lunghissima a Bader e ai piloti del 242°.
    Ridotto il motore, la formazione si strinse in linea di fila e si mise in rotta per Duxford; questa volta non vi fu nessun richiamo e, dopo venticinque minuti di volo, il 242° stava circuitando sull'aeroporto di destinazione chiedendo l'atterraggio.
    Un decentramento simle a quello di Coltishall attendeva e, appena Bader vi fu arrivato ed ebbe fermato il velivolo, si precipitò nella baracca e telefonò all'ufficio operazioni chiedendo: «Woody, che novità? »
    Il tenente colonnello «Woody Woodall », un amico di Bader, gli rispose: «Nulla, per ora ».
    Poi gli disse che il 242° era di riserva, e che sarebbe stato impiegato soltanto se necessario.
    In quel momento una massa di velivoli tedeschi, circa un centinaio, attraversava la Manica, ma i gruppi dell’undicesimo Raggruppamento erano già stati mandati in volo per intercettarli.
    Cosi, il 242° rimase in attesa.
    Gli incursori tedeschi attaccarono diversi aeroporti della RAF, ivi compreso Biggin Hill, sul quale un gruppo del 12° Raggruppamento era in crociera per proteggerlo, ma il 242° non venne mandato in volo.
    Poi vi fu un periodo di quiete: tuttavia Bader non volle lasciare la baracca e i suoi piloti si buttarono per terra intorno ai loro velivoli fermi al sole, mangiando panini per colazione... e aspettando.
    Bader rimase quasi sempre accanto al telefono, ma non giunse nessuna chiamata.
    Alle 13.30 tre formazioni della Luftwaffe vennero avvistate dai radar verso sud, in direzione di Dover.
    Il nemico stava attaccando i campi della caccia dell'undicesimo Raggruppamento:
    Biggin HHl, Tangmere, Shoreham e Kenley; otto gruppi vennero mandati in volo per intercettarli, ma per il 242° non giunse alcuna chiamata.
    Il sole cominciò a calare verso occidente; l'aver atteso così a lungo di entrare in azione e l'essere stati fatti rientrare una volta a Coltishall fece sentire a Bader molto deludenti l'attesa e l'inazione di Duxford.
    Erano ormai le 16.00 e qualcuno aveva già concluso che la giornata sarebbe stata del tutto inattiva per il 242° Gruppo.
    I minuti passano: 16.15... 16.30... 16.45; i velivoli tedeschi che hanno effettuato l'ultimo attacco sono armai di ritorno alle loro basi in Francia.
    Tuttavia, senza che Bader lo sappia, altre formazioni sono in arrivo: attraversano la Manica e, dagli schermi dei radar, appare evidente che si preparano a attaccare obiettivi di vario genere.
    L'ufficio operazioni, indaffarato a studiare le rotte e a preparare ,le intercettazioni, sta scegliendo quali gruppi debbano esser mandati in volo e, quando una formazione nemica prende la direzione di North Weald, un aeroporto della caccia situato nella zona nord-orientale di Londra, a sud di Duxford, ordina la partenza del 242°.
    Il telefono suona; Bader prende il ricevitore e sente la voce di Woodall:
    «In volo! C'è del lavoro in arrivo ! »
    Bader sbatte giù il microfono e urla: «Decollo!»
    Tutti si mettono in movimento.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:20 pm

    Sir Douglas R. S. Bader Mkre_d13
    Gli specialisti hanno già messo in moto mentre lui si avvicina di corsa:
    monta a bordo, si lega, dà motore e comincia a rullare;
    per tutto il decentramento i velivoli del 242° stanno già muovendosi; i piloti sono saltati a bordo in un lampo e sono già pronti.
    Bader percorre una breve distanza, poi spinge la manetta e accelera velocemente, saltellando sull'erba;
    le sezioni gialla, verde e blu lo seguono nell'ordine, ciascuna con tre velivoli, Eric Ball in testa alla prima, George Christie alla seconda e Georgie Powell-Shedden all'ultima.
    Gli Hurricane rombano a pieno motore e Bader tira lentamente la leva mentre il velivolo si solleva dolcemente sul prato; la rotta è verso sud.
    I caccia fanno quota rapidamente (salgono meglio dello Spitfire) e, quando ha fatto rientrare il carrello e i fap, ha chiuso le alette di raffreddamento e il tettuccio, Bader chiama Woodall per radio: «Laycock comandante rosso chiama Steersman. In volo; che quota? »
    «Quota quarantacinque », è la risposta; poi Woody aggiunge: «La merce si dirige su North Weald. Rotta uno-nove-zero. Motore! »
    Il comandante esegue e dà tutto motore; dai tre scarichi laterali del Rolls-Merlin escono adesso getti di fiamma; il sole è ormai a occidente e la tattica del nemico, nelle sue ultime incursioni, è stata quella di avvantaggiarsi di questo fatto per giungere con il sole alle spalle.
    Bader decide perciò di tenersi alquanto più a destra; punta verso occidente in modo da rendergli la pariglia; sta ripetendo lo stesso gioco della prima guerra mondiale.
    I suoi comandanti di sezione danno la posizione;
    «Comandante giallo, a posto »;
    «Comandante verde, a posto »
    «Comandante blu, a posto ».
    Bader accende il collimatore e toglie la sicura alle armi mettendo l'interruttore su «fuoco».
    Dà un'occhiata al vetro del collimatore sul quale vede un cerchietto giallo luminoso con delle righe laterali; sposta col pulsante apposito la loro distanza fino a portarla a quella corrispondentea un'apertura alare di dodici metri; quella dei 109 è circa di nove, ma la « merce» probabilmente comprende anche dei bombardieri, che hanno un'ala più lunga.
    Le quattro pattuglie, che procedono serrate, dirigono per duecentoventi gradi e salgono a centoquaranta miglia orarie verso il sole pomeridiano; sono su Hertford, a una decina di minuti da North Weald.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:21 pm

    In distanza si vedono l'estuario del Tamigi e la grande macchia di Londra quando a un tratto una voce si fa sentire negli auricolari:
    « Comandante blu a comandante Laycock, tre aeroplani più bassi, ore tre ».
    Bader dà un'occhiata e vede tre puntini, sulla destra, in basso;
    allora ordina a Powel-Shedden di andare, con la sua sezione, a vedere di che si tratta.
    La sezione blu se ne va con i suoi tre velivoli tuffandosi sulla destra e il 242° rimane con nove caccia solamente.
    Bader allunga una mano sulla, sinistra e apre l'ossigeno; cento per cento.
    La quota aumenta... tremilaseicento... quattromila... quattromilacinquecento;
    L’ elica, mantenendo fisso il numero di giri, tira disperatamente col motore a tutta manetta e i musi appuntiti degli Hurricane, pitturati di color bruno-verdastro, salgono sfrecciando verso il cielo chiaro.
    Steersman continua a dare indicazioni: l'ultima rotta ordinata è stata « due-quattro-zero », che mette il gruppo in rotta di intercettazione; Bader guarda da tutte le parti davanti a sé, più in alto, ma non vede niente.
    Il rombare dei motori rintrona negli abitacoli, ma all'infuori di questo tutto è silenzio.
    I piloti girano la testa da un lato all'altro, si guardano alle spalle: sono le 17.00.
    La quota si avvicina ai cinquemila metri; nonostante la leggera foschia che copre il terreno fino a duemila metri il grande serbatoio di Enfield è chiaramente visibile.
    Chiama Steersman e Woody risponde: «North Weald è sotto attacco ». Li può vedere? L'eccitazione lo fa trasalire mentre scuta il cielo verso la direzione indicata, davanti sulla sinistra, ma non scorge niente;…vede l'aeroporto... ma non vi sono nemici !
    Dove mai possono essere?
    Davanti a lui dei batuffoli coprono il cielo del campo... la flak!
    Ma allora il nemico deve essere li.
    La radio risuona: «Qui Due Rosso: nemici di fronte a sinistra».
    È Willie McKnight, il suo gregario, che ha avvistato la formazione.
    Bader scruta davanti a sé, sulla sinistra... adesso li vede... sono dei puntini: tanti puntini che stanno avanzando.
    Preme il bottone della radio: « Li ho visti ».
    I nove piloti sentono ,la tensione dell'attesa mentre una massa di velivoli tedeschi è in arrivo verso di loro; tutti possono vederne la quantità; sono due grosse pattuglie di almeno una trentina di velivoli ciascuna che diventano sempre più grandi e più neri.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:22 pm

    Poi, sopra i bombardieri, Bader avvista altri puntini, più piccoli... caccia!
    Sono un poco più alti del 242°: bisognerà avere a che fare con loro, anche se ha soltanto nove velivoli.
    Tre possono attaccare la formazione più alta dei bombardieri; preme il bottone della radio: «Sezione verde, attaccare quelli alti…»
    Christie conferma e i suoi tre velivoli si allontanano sulla destra, facendo quota; il 242° dispone adesso di sei aeroplani !
    Bader continua la sua rotta, sempre facendo quota; i bombardieri sono, per b maggior parte, dei bimotori grigiastri, i Dornier 17; le «matite volanti»
    Sono in pattuglie di quattro o anche di più e i Me 110 si sono messi in mezzo a loro, che procedono con rotta nord-est.
    I sei Mark I di Bader vanno loro incontro con prua sud-sud-est, tenendosi più alti; poiché i bombardieri sono già su North Weald non ha tempo per seguire l'azione della sezione verde che, al di sopra, piega, con tutti i suoi velivoli, sulla sinistra, virando secondo un arco che dovrebbe portarli, col sole alle spalle, sulle formazioni nemiche.
    Eccoli!
    Bader ordina per radio di disporsi in fila indiana e di attaccare per sezioni; da mille metri al di sopra degli incursori si mette a picchiare e gli Hurricane prendono velocità lasciandosi il sole in coda; non distoglie gli occhi dai bombardieri, dei quali vuole rompere la formazione prima di attaccarli individualmente.
    L'indicatore di velocità sale deciso mentre il rombare dei motori si fa più forte e il vento di corsa fischia nel lambirere le fusoliere; le sagome nemiche si fanno sempre più grandi attraverso il vetro del collimatore.
    Bader sta arrivando velocissimo, adesso; non gli riuscirà di passare attraverso la prima o la seconda linea, ma attaccherà la terza.
    Alla testa dei suoi tre Hurricane brunastri apre il fuoco precipitandosi in mezzo ai bombardieri, poi sfreccia in giù, dopo esser passato tra due pattuglie; nel frattempo i velivoli nemici si buttano in tutte le direzioni.
    La seconda sezione passa anch' essa, sparando, in mezzo ai Dornier 17 che si sono allargati, mentre Bader sta ricominciando a far quota per scagliarsi contro qualche aeroplano isolato; la sua prima raffica era andata dispersa in mezzo a loro.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:22 pm

    Mentre risale, con McKnight dietro a lui sulla sinistra e Crowley-Milling sulla destra, dà un'occhiata in alto e vede davanti a sé, più in alto, tre Me 110 che stanno virando a destra. Fissa gli occhi sul terzo della pattuglia e dirige il muso del caccia verso quest'ultimo gregario bimotore.
    Dopo un migliaio di metri di picchiata a tutto motore ha preso una bella velocità; vede i sedici metri di apertura alare del 110 ingrandirsi rapidamente nel collimatore.
    I piloti nemici fanno quota e virano sulla destra mentre Bader vira all'interno e le ali s'ingrandiscono sempre più nella linea di mira.
    Si avvicina rapidamente... sempre più vicino... ancora più vicino. Ormai è arrivato... a tiro.
    Preme il pollice scatenando le otto Browning con un tremendo rombo che fa vibrare lo Hurricane.
    Bader è giunto cosi vicino che una fiumana di pallottole penetra subito nel 110 e pezzi metallici ne volano via mentre all'attacco dell'ala destra si sviluppa un incendio; sta quasi per mangiargli la coda con l'elica quando smette di sparare.
    Il bimotore precipita in basso sulla destra, fuori controllo, con una grande fumata che lo segue nella caduta.
    Ma Bader non ha tempo per stare a vedere perché si guarda intorno, a destra, a sinistra, alle spalle... altri Dornier e altri 110 si stanno sparpagliando; durante l'azione ha perduto i suoi due gregari, che si sono buttati su altre vittime.
    Tutto a posto: è rimasto solo e si rende conto che ha ottenuto la sua prima vittoria nella battaglia d'Inghilterra.
    Non ha, tuttavia, molto tempo da dedicare a questo pensiero: sotto di lui, sulla destra... un altro 110.
    In picchiata, Bader avverte qualcosa allo stomaco perché il corpo ha seguito in ritardo il movimento del velivolo; il Messerschmitt è appena uscito da una brusca virata o da uno stallo, allora manovra di pedaliera e di leva per far combaciare l'apertura alare del nemico con le sbarrette gialle che vede sul vetro del collimatore.
    Adesso però il nemico tira sù... si mette a cabrare e Bader lo segue; quello picchia, e Bader gli è sempre dietro, sempre più vicino.
    È una strana manovra e non riesce a immaginare quello che il pilota nemico possa pensare di fare.
    Il 110 tira su di nuovo bruscamente... e lo Hurricane lo segue, guadagnando sempre terreno man mano che l'avversario continua ad andare su e giù.
    Adesso sta ancora picchiando e Bader è abbastanza vicino da potergli sparare addosso!
    Ma ora tira su e Bader cabra: le ali del nemico riempiono la distanza tra le sbarrette gialle e lui può distinguere le croci nere sulle ali.
    È a tiro!
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:35 pm

    Sir Douglas R. S. Bader Baderf18xa7
    Gli è vicinissimo quando preme il pollice e le otto Browning sputano una valanga di pallottole nell'ala destra:
    le loro traiettorie, rese visibili nell'aria dalle scie di fumo che si lasciano dietro, vanno a concentrarsi tutte li.
    La massa di fuoco, a così breve distanza, ha effetti tremendi:
    l'ala si copre di buchi e pezzi di lamiera volano da tutte le parti;
    Bader è troppo vicino per poter sbagliare e una vampa di luce serpeggia sul bersaglio; fiamme !
    Il caccia bimotore picchia di muso mentre alza l'ala sinistra, poi precipita.
    Ormai Bader non spara più e sta a guardare; il nemico cade a picco fumando, con le ali che turbinano;
    si dà un'occhiata alle spalle, ma può rimettersi a guardare il Me 110 che diviene sempre più piccolo.
    Nessun paracadute ne salta fuori e soltanto allora gli viene in mente di non essersi accorto dei mitraglieri posteriori in nessuno dei due che ha abbattuto!
    Gli hanno forse sparato?
    Non lo saprà mai!
    Si guarda di nuovo alle spalle: appena in tempo.
    Una sagoma nera è dietro di lui... un caccia bimotore, un Me 11O!
    Immediatamente Bader dà una pedata a destra accompagnandola con un violento colpo di leva dalla stessa parte e mettendo cosi lo Hurricane nella più stretta virata che possa fare.
    Il nemico era quasi a portata di tiro... un altro secondo o due e sarebbe stato troppo tardi.
    Il 110 non può virare stretto come l’ Hurricane e Bader sta guadagnando terreno;
    il pilota nemico si rende conto di quello che sta accadendo e decide di non aspettare che l'inglese gli arrivi in coda... picchia quasi in candela.
    Bader lo segue buttandosi all'inseguimento, quasi in verticale, dietro di lui; ma la velocità iniziale del tedesco ha aumentato le distanze e il 110 deve aver dato i motori in pieno. L'incursore e il difensore, gradatamente perdendo quota, picchiano ancora e Bader lo sta fissando da dietro il vetro: non riesce a riprender terreno perché il Me ha guadagnato troppo spazio con la picchiata improvvisa che lo ha preso di sorpresa prima che potesse capire la manovra e seguirlo.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:36 pm

    L’ Hurricane è in volo orizzontale e sempre a distanza:
    il nemico riuscirà a sfuggirgli; ma per lo meno, non sarà riuscito ad abbattere il comandante del gruppo che lo ha attaccato in difesa degli obiettivi.
    Bader vira e torna indietro verso la zona della battaglia;
    fa quota velocemente e scruta il cielo intorno a sé.
    Non ci sono velivoli da nessuna parte!
    Ma dove sono andati a finire tutti quelli che, qualche minuto prima, gli sfrecciavano vicino?
    Può godersi la soddisfazione di avere abbattuto due bimotori nemici;
    vira a destra e a sinistra, poi schiaccia il bottone della radio:
    «Qui Laycock comandante rosso... vado al campo».
    Mette la prua a nord, sempre scrutando il cielo per vedere se vi sono amici o nemici, di dietro o sui fianchi.
    Scorge un caccia isolato, in distanza, che si avvicina e va verso di lui.
    Gli va incontro senza distogliere gli occhi dalla sagoma, che piano piano si rivela... ala bassa, monomotore.
    Uno Spit, uno Hurricane o un 109 ?
    Lo guarda mentre arriva: vicino, più vicino... è uno Hurricane!
    Il caccia amico vira dietrò a lui e va a mettersi in pattuglia: è McKnight!
    È il suo gregario nella formazione e Bader alza due dita con un sorriso: due vittorie.
    Willie sorride anche lui... e ne alza tre !
    Questo significa cinque, tra tutti e due.
    Bader si domanda che cosa sia successo al rimanente del gruppo e intanto continua a dirigersi a nord; quanti ne saranno andati perduti?
    E North Weald è stato bombardato?
    Un altro Hurricane viene a mettersi in pattuglia: ancora uno del 242°; cosi sono già tre che tornano al campo.
    Poi un quarto pilota del 242° si aggiunge alla formazione e Bader chiama Woody:
    «Sono in rientro ».
    Pochi minuti dopo Duxford è in vista, insieme a un quinto pilota che si unisce a loro: sono cinque Hurricane che rombano sull'aeroporto e vi compiono sopra un giro prima di atterrare.
    Duxford non è stato attaccato e ben presto i velivoli sono in atterraggio.
    Bader è il primo; chiude alquanto la manetta per perdere velocità, abbassa il carrello, abbassa la levetta rossa del comando idraulico dei flap alla sua destra e vira in finale.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:38 pm

    La corsa si frena;
    novanta, ottantacinque, ottanta... sta sfiorando il prato... è a terra.
    Appena ha rallentato sufficientemente si dirige verso il decentramento, dà un colpo di motore e toglie i contatti urlando le buone notizie con una smorfia.
    Ben presto un gruppo di gente circonda il velivolo del quale sono visibili i copricanna delle mitragliatrici aperti e, appena Bader è a terra, lo assediano di domande;
    man mano che atterrano, anche gli altri piloti corrono dal loro comandante di gruppo, accanto al suo aeroplano.
    In breve quasi tutto il gruppo, compreso l'ufficiale addetto alle informazioni, si raduna sul prato e l'azione viene discussa in tutti i suoi particolari.
    Bader interroga i piloti, tutti felici, e fa il totale delle vittorie: i suoi dodici uomini hanno abbattuto dodici nemici senza subire perdite;
    tutti sono rientrati; la ,loro prima intercettazione nella battaglia d'Inghilterra è stata una vittoria completa.
    Bader è ai sette cieli; i suoi due abbattimenti sono il quarto e il quinto.
    Scrive rapidamente un resoconto dell'azione per l'ufficiale delle informazioni descrivendone ogni particolare e buttando giù tutto quanto possa ricordare; poi viene il momento di tornarsene a Coltishall;
    è tardi, ma le lunghe giornate estive lasciano luce in cielo fino alle nove di sera.
    Bader e il suo 242° Gruppo, per la quarta volta nella giornata, mettono in moto i Rolls-Merlin e lasciano il campo; ma questa volta sono diretti a nord.
    Il successo del 242° Gruppo nella sua prima intercettazione contro gli attaccanti tedeschi, il 30 agosto, convinse Bader che le maggiori speranze per ottenere il massimo delle vittorie contro il nemico consistevano nel disporre di una massa di caccia più numerosa nel momento dell'attacco.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:41 pm

    Poco dopo il suo successo del 30 agosto Bader portò in volo una formazione di caccia più grande e ancora una volta ebbe successo: il 7 settembre, con un solo gruppo i suoi piloti dichiararono undici vittorie;
    il 9 settembre, questa volta con tre gruppi (242°, 310° e 19°) lo stormo dichiarò venti abbattimenti.
    Con cinque gruppi (242°, 310°, 19°, 302° e 611°) le vittorie dichiarate furono cinquantadue!
    Bader era orgoglioso di questi,risultati e riteneva che le sue scarse perdite dipendessero dalla solidità delle tattiche impiegate;
    in riconoscimento del suo lavoro ricevette la prima decorazione, l'Ordine della Distinzione in Servizio (DSO).
    Continuò a combattere alla testa dello stormo di Duxford fino alla fine della battaglia d'Inghiherra;
    in quel momento aveva conseguito dodici vittorie.
    Quando la RAF passò poi all'offensiva nel 1941, Bader ebbe il comando dello stormo di Tangmere, formato da tre gruppi di Spitfire (145°, 610° e 616°);
    vi si dedicò con un'aggressività che non ebbe mai uguali nella RAF e ben presto aveva effettuato sulla Francia un numero di crociere superiore a quello di ogni altro pilota.
    Gli venne consigliato di prendersi un poco di riposo, dato che era quasi quotidianamente in volo profittando del buon tempo della piena estate del 1941, ma non volle accettarlo; in quel momento era al quinto posto tra i piloti della RAF che avevano delle vittorie al loro attivo.

    Il 9 agosto fece l'ultimo volo portando il suo stormo ad attaccare una formazione di 109 nel cielo di Le Touquet;
    ne abbatté due prima che un altro lo abbattesse a sua volta, avendogli tagliato in due la coda e facendolo cosi precipitare in candela.
    Bader dovette lottare come un disperato per uscire dall'aeroplano, il che avvenne solamente quando gli si ruppe la stringa di cuoio che gli allacciava la gamba destra, rimasta intrappolata nell'abitacolo.
    Il paracadute si apri regolarmente, ma prese terra male e, inevitabilmente, venne subito catturato.
    I tedeschi seppero ben presto chi era e lo trattarono con rispetto.
    Il colonnello Adolf Galland mandò una macchina all'ospedale, dov'era stato ricoverato, per prelevarlo e fargli fare una visita ai piloti del 26° Stormo da caccia.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:41 pm

    Il « prodigio senza gambe» era ancora pieno di spirito e, qualche sera dopo, con l'aiuto di un'infermiera francese che prestava servizio nell'ospedale, riuscì a scappare !
    Legò insieme delle lenzuola prese in diversi letti e si calò dalla finestra riuscendo a uscire dal cortile e a raggiungere, nella notte, la casa di un contadino, in una fattoria.
    Venne ripreso un giorno prima che i partigiani riuscissero a farlo partire, tradito da un'altra infermiera dell'ospedale e catturato proprio mentre stava per essere dato in consegna a un patriota francese.
    Nel frattempo la Luftwaffe aveva fatto pervenire alla RAF un messaggio per comunicare che le gambe di Bader si erano fratturate e offrendo a un velivolo inglese un salvacondotto per lanciargliene un altro paio.
    La RAF rifiutò il salvacondotto, ma subito effettuò il lancio del pacco, che la Luftwaffe consegnò regolarmente a Bader
    Questi tentò altre volte di scappare, ma ormai la sua natura e il suo spirito erano ben conosciuti per cui fu trasferito al campo speciale di sicurezza, Kolditz, ove rimase prigioniero fino all'aprile del 1945; dopo essere stato liberato e aver goduto di due mesi di licenza venne nominato colonnello della RAF; ma rifiutò l'incarico che gli era stato proposto per il tempo di pace e, nel 1946, tornò ad impiegarsi presso la ditta con la quale già lavorava prima della guerra, quella che adesso è conosciuta come la Shell, dove tuttora si trova.
    Bader fu decorato della DSO con una barra, della DFC con una barra, della Legion d'Onore e della Croce di guerra francese.
    Era indubbiamente un esperto di tattica, era eccezionale come pilota da caccia, un capo dalle doti naturali e possedeva un coraggio quasi illimitato.
    Aveva riportato ventidue vittorie e mezzo quando, abbattuto, dovette lanciarsi sulla Francia. Se questo non fosse successo è difficile valutare quanti aeroplani nemici avrebbe distrutto, come è difficiole stimare quanto abbia giovato, al suo paese e alla RAF, quell'uomo che non volle accettare lo svantaggio e la sconfitta fisica e che possedeva una cosi potente forza di decisione.
    Il suo esempio, e la sua leggenda, furono di continua ispirazione per i piloti della caccia del tempo di guerra, per quelli che lo seguirono e per altri milioni di persone di tutto il mondo che si trovano nei vari stadi della loro vita.

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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:44 pm

    Sir Douglas R. S. Bader Baderf17yg0
    Abbattuto
    Il giorno dopo, tutto andò storto, sin dall'inizio.
    Per prima cosa, il decollo si compi in disordine.
    Lo Squadron che doveva assicurare la copertura dall'alto si disperse, e Douglas. non osò rompere il silenzio radio per richiamarlo.
    Poi, quando erano a mezza strada sulla Manica, si ruppe l'indicatore di velocità e la lancetta retrocesse sino allo zero, lasciando Douglas, che doveva raggiungere il grosso della formazione sopra Lille, nei guai.
    Tuttavia decise di preoccuparsi della cosa più tardi e fece salire gli Squadron a ottomilacinquecento/novemila metri, in modo da avere il vantaggio dell'altezza e del sole a favore.
    Quel giorno dovevano attaccare i caccia tedeschi dovunque li avessero incontrati.
    Li avvistarono appena superata la costa francese, un poco a sud di Le Touquet, dritti davanti a loro e circa seicento metri piu in basso.
    Pareva che nessuno di quegli aerei si preoccupasse di guardarsi alle spalle, sicché costituivano dei bersagli ideali.
    Douglas si tuffò alla testa dei primi quattro aerei, seguito da tutta la muta degli altri, mentre i tedeschi continuavano placidamente a salire davanti a loro.
    Scelto il secondo aereo da sinistra, Bader serrò le distanze con rapidità sorprendente: pareva che il 109 puntasse obliquamente su di lui, e Douglas capi improvvisamente di aver sbagliato. La velocità era eccessiva, il tempo troppo breve!
    Stava per entrare in collisione con l'aereo tedesco, e all'ultimo istante agi sulla barra di comando e sul timone, virando brutalmente, sfrecciando avanti senza vedere la carneficina in atto fra gli aerei nemici, mentre gli Spitfires che lo seguivano attaccavano e si ritiravano.
    Irritato, Douglas riportò in linea il suo aereo a circa settemilatrecento metri, poi guardò dietro di sé solo per scoprire che nessuno lo seguiva.
    Meglio riguadagnare quota in fretta e raggiungere gli altri, perché era troppo pericoloso trovarsi soli in quel cielo nemico.
    Poi avvistò altri sei nemici davanti a sé, disposti su tre colonne di due aerei ciascuna, coi musi puntati nella sua stessa direzione. Bersagli facili anche quelli!
    Douglas sapeva di dover guadagnare quota e lasciarli andare; più volte aveva ripetuto ai suoi piloti di non tentar nulla quand'erano soli.
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    Messaggio  Red_Group Lun Dic 08, 2008 2:45 pm

    Ma la tentazione era troppo grande.
    Un'altra occhiata dietro: tutto sgombro.
    L'ingordigia ebbe ragione della prudenza, e Douglas si lanciò all'inseguimento della coppia al centro della formazione.
    Nessuno si accorse della sua presenza.
    Sparò da cento metri, al secondo della colonna, che subito lasciò dietro di sé una lunga scia di fiamme e precipitò bruscamente, scivolando d'ala.
    Gli altri aerei tedeschi continuarono a volare placidamente: i piloti dovevano essere ciechi.
    Douglas mirò al capo squadriglia, e da centocinquanta metri gli sparò addosso per tre secondi. Dalla fusoliera si staccarono alcuni rottami, prima che l'aereo lasciasse un pennacchio di fumo denso e bianco dietro di sé e precipitasse.
    Ma i due caccia a sinistra viravano puntando su Douglas, che a sua volta virò a destra per rompere il contatto, accorgendosi che i due aerei di quel lato continuavano a volare come prima, come se nulla fosse accaduto.
    Il desiderio di fare una bravata lo spinse a proseguire su quella rotta per passare in mezzo ai due caccia tedeschi.
    Qualcosa colpi il suo apparecchio.
    Douglas avverti l'urto, ma la sua mente era stranamente intorpidita e non riusciva a rendersi conto di quel che stava accadendo.
    Non udiva alcun rumore, ma qualcosa tratteneva il suo aereo per la coda togliendogliene il controllo, e facendolo avvitare.
    L'aereo sbandò improvvisamente e puntò il muso verso terra; Douglas tirò a sé la barra di comando, che cedette senza resistenza alcuna e andò a sbattergli contro lo stomaco.
    L'aereo precipitava in vite, e Bader, confuso, guardò dietro per vedere se qualcosa lo seguisse.
    Dapprima fu stupito, poi terribilmente spaventato nel vedere che il suo aereo era stato troncato di netto dietro l'abitacolo.
    Il secondo 109 doveva averlo investito, tagliando con l'elica una porzione dello Spitfire.
    Douglas vide vagamente che l'altimetro scendeva in fretta, che la quota diminuiva rapidamente.
    "Buttati! Buttati!"

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