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    Ali sulla steppa – Nicola Malizia

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    Messaggio  michele Mer Lug 29, 2009 11:01 pm

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    Messaggio  michele Mer Lug 29, 2009 11:01 pm

    Prefazione

    La campagna di Russia rappresenta ancora oggi uno dei capitoli più amari e sofferti della nostra guerra del 1940-45.
    L’ambizione di una politica stolta fece trovare le nostre Forze Armate di terra, di cielo e di mare su un fronte immenso, lontano dai nostri confini, per essere accanto alle Armate tedesche, più per vana gloria che per convinzioni, al fine di seguire un alleato che mal tollerò la nostra presenza.
    Un alleato che finì per addossarci colpe che non avevamo, nel momento più tragico della tragica ritirata, compiuta sulle innevate terre d'Ucraina, durante un epilogo amaro per chi si trovò a combattere e morire per nulla.
    I componenti del CSIR prima e quelli dell'ARMIR dopo, più che subire i disagi della guerra vera, di per sé sempre gravosi e impossibili su tutti i fronti, dovettero affrontare l'elemento più ostile e naturale delle terre di Russia: il suo clima, l'eterno ed invincibile "generale”'delle sterminate e solitarie steppe innevate, che ha da sempre sgominato e oppresso chi ha osato sfidarlo nei secoli.
    La narrazione di quei tragici eventi riguarda essenzialmente la nostra Regia Aeronautica, pur non ignorando gli elementi del Regio Esercito e della Regia Marina, un pugno di uomini di fronte al ciclopico schieramento dei due colossi in campo, Russia e Germania, due eserciti, due ideologie contrapposte, che si batterono con coraggio e valore (anche se noi fummo costretti a farlo con mezzi inadeguati).
    Io, come Autore (quando fui assegnato al 51° Stormo Caccia di Treviso S. Angelo, Aviano ed Istrana, poi al 5° di Rimini) ho avuto modo di conoscere alcuni fra piloti e specialisti e del 22° e del 21° Gruppo Autonomo C.T. della R.A., che si trovarono a combattere sulle stesse posizioni, sia pure in tempi diversi, ma uguali per clima e condizioni.
    Altri li ho conosciuti per corrispondenza.
    In ognuno di loro, all'epoca ancora molto giovani, reduci da soli 7-8 anni dalla grande tragedia di Russia, si poteva ancora leggere nei loro occhi, nella loro mente e nei loro animi, oltre che nei ricordi, le tante sofferenze patite.
    Molti di quei "ragazzi d'allora" sono scomparsi, dopo aver conservato per decenni il ricordo dei loro compagni caduti sulle steppe di Russia, tanti spariti nel nulla, altri raccolti amorevolmente in un piccolo cimitero ricolmo di croci nei pressi di Stalino, a Jussowka, curato per due anni dai compagni e dai cappellani, in particolare da Don Ferrari, appartenente al 159° Ospedale da Campo, il tutto, poi, distrutto dalla furia dei carri armati sovietici, nel momento della loro inarrestabile avanzata.

    L'Autore

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