Con il suo «record» di 64 abbattimenti ufficiali, Saburo Sakai è considerato uno degli assi dell'aviazione da caccia moderna.
Sottufficiale dell'aviazione della Marina, a bordo del suo leggendario Zero, uno degli apparecchi più micidiali che abbiano mai solcato i cieli, compi una serie di straordinarie imprese per eroismo, talento di volo, intelligenza tattica, ma anche per generosità e altruismo (in Giappone fu oggetto di una speciale venerazione per il fatto di non aver perduto un gregario in combattimento).
Documento storico avvincente e di rara immediatezza, la sua storia ci trasporta sin dalla prima pagina nel vivo dell'azione, raccontandoci del suo ambiente familiare e degli anni di durissimo addestramento, per condurci poi nei cieli della Manciuria, dove Sakai combatte dal 1938 al 1941 contro i cinesi, e infine sui Pacifico, dove l'«ultimo dei Samurai» duellò fino al 1945 con i piloti americani, sopravvivendo al proprio destino e diventando una leggenda vivente.
Saburo Sakai nasce il 26 agosto 1916 in una famiglia contadina appartenente, in passato, alla casta dei samurai, i guerrieri del Giappone medievale.
Dopo aver interrotto molto presto gli studi, nel 1933 si arruola nella Marina, prende il brevetto di pilota ed entra nell'aviazione della Marina militare imperiale.
Dopo la guerra, apre una piccola tipografia e s'impegna per sostenere i veterani e le famiglie dei caduti.
Con la pubblicazione della sua autobiografia, nel 1956 negli Stati Uniti, il suo nome e le sue imprese diventano famose in tutto il mondo.
E’ morto il 22 settembre 2000, in seguito a un attacco cardiaco.