daniele Sab Ott 10, 2009 12:36 pm
INTRODUZIONE
È intenzione di questo libro fornire all'appassionato di aviazione informazioni complete ed estese sulla Regia Aeronautica, dalla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940 all'armistizio dell'8 settembre 1943.
Esso è anche una fonte di riferimento per gli storici, i “war-gamers” e tutti coloro che hanno interesse perché il loro paese è stato coinvolto nelle operazioni.
Fino ad oggi è l'unico volume pubblicato in cui organico e spostamenti siano dettagliati per ogni reparto.
Benché potesse apparire come una delle più potenti forze aeree degli anni trenta, la Regia Aeronautica non si rivelò, dal 1940 al 1943, all'altezza delle aspettative.
Io credo che le ragioni principali di ciò (non necessariamente in quest'ordine) siano state le seguenti.
- La mancanza in Italia di una politica finanziaria coerente con le limitate risorse industriali e in fatto di materie prime.
- L'entrata in guerra con quelle che, malgrado la propaganda, erano forze armate impreparate e mal equipaggiate.
Gli italiani non furono i soli a soffrire di questa situazione in quanto, all'inizio della guerra,anche la Gran Bretagna non aveva le risorse necessarie, per qualità e quantità, ad evitare le sconfitte.
- L'atteggiamento ambivalente di molti italiani rispetto all'entrata in guerra nell'ambito dell'Asse, le cui ragioni avevano poca presa sul popolo italiano e dipendevano piuttosto dalla vanità e dall'avventurismo di Benito Mussolini.
- L'assenza di una chiara dottrina tattica e strategica sull'impiego dell'aviazione, aggravata dalla mediocrità dell'equipaggiamento.
- La perdita di Italo Balbo nel 1940 privò la Regia Aeronautica di uno dei suoi pochi uomini la cui visione avrebbe potuto salvare la situazione.
- Il fare affidamento su tattiche sperimentate in Albania, Etiopia e Spagna dove i successi contro un nemico debole avevano fornito un quadro esagerato delle possibilità della Regia Aeronautica.
- L'addestramento del personale inadeguato, incentrato sulla tecnica di pilotaggio a detrimento delle concezioni strategiche e tattiche legate all'impiego degli armamenti.
- La dispersione delle risorse su troppi tipi differenti di aeroplani invece di uno sforzo concentrato nella produzione dei migliori.
- Equipaggiamenti superati, nonostante alcune idee geniali.
In particolare mancava un efficiente sistema di comunicazioni radio.
- Alcune cellule eccellenti non poterono avere propulsori di potenza adeguata, a scapito delle prestazioni, del carico utile e dell'armamento.
- Il comando e l'organizzazione del sistema dei rifornimenti inefficienti.
- Incomprensioni e scarsità di comunicazioni tra le diverse armi a proposito delle reciproche capacità e necessità.
- Mancanza di considerazione tra gli alti gradi e quelli inferiori.
- Una propaganda Alleata molto efficace.
Nonostante tutto ciò, gli italiani furono tra i primi a sperimentare aeroplani radiocomandati e furono maestri dei tedeschi nell’ impiego aereo dei siluri.
Sperimentarono l'uso aria-aria delle bombe e furono i primi a rendersi conto dell'inadeguatezza del bombardamento da alta quota contro il traffico marittimo.
Con motori acquistati dai tedeschi o prodotti su licenza produssero aerei equivalenti a quelli dei loro nemici (ma, come spesso accade a chi perde le guerre, troppo pochi e troppo tardi).
Essenzialmente, gli equipaggi di volo e di terra italiani al fronte non erano dissimili da quelli degli altri belligeranti. Soffrivano delle stesse carenze (forse più avvertibili) e in molti casi impararono a superarle.
Combatterono e molti di essi caddero ma probabilmente solo chi è stato al fronte può realmente valutare il loro comportamento.
Le affermazioni contenute nel testo sono quelle ufficiali italiane e non necessariamente corrispondono al reale esito dei combattimenti.
In effetti, in tutte le forze aeree il numero delle vittorie dichiarate è superiore alle perdite ammesse dal nemico (e in genere, anche ai risultati realmente ottenuti).
Uno dei problemi relativi alle dichiarazioni di abbattimento è la corretta identificazione del nemico:
infatti, la fama dello Spitfire era tale che gli italiani dichiararono di averlo incontrato sul Mediterraneo e nei Balcani mesi prima che arrivasse in questi teatri.
Nelle pagine seguenti spero di essere riuscito a dare un'idea dello sforzo della Regia Aeronautica nei vari teatri di guerra.
Chris Dunning