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    Un Periodo molto bello

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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:01 pm

    L'eccitazione provocata fra i fisici dalle parole di Niels Bohr celava sentimenti e reazioni diverse.
    La scoperta della scissione era indubbiamente un fatto scientifico di grande importanza.
    Per molti, tuttavia , era ancora difficile intravedere, al di là di questa scoperta, concrete possibilità di utilizzazione.
    Infatti tutti gli esperimenti di scissione effettuati sino allora, consapevolmente o no, erano stati condotti con quantità di uranio estremamente esigue e avevano quindi sviluppato quantità di energia d'entità trascurabile, anche se proporzionalmente assai notevoli.
    Per alcuni fisici, primi fra tutti Fermi e Szilard, la scissione poteva invece nascondere una conseguenza d'incalcolabile importanza.
    Szilard e Fermi ritennero che bisognava verificare al più presto questa possibilità, che né Hahn e Strassman, né Frisch e la Meitner sembravano ancora aver preso in considerazione.
    La parte importante che allora ci era sfuggita del tutto conferma Frisch –
    era che nel processo di scissione si producevano parecchi neutroni che rendevano possibile una reazione a catena.
    Questa possibilità non ci sfiorò neppure, a quel tempo
    .
    L'enorme possibilità implicita nel fenomeno della scissione nucleare si chiamava dunque “reazione a catena “.
    Un neutrone che colpisce il nucleo di un atomo d'uranio lo divide in due liberando una gran quantità di energia :
    era questa l'ipotesi di Frisch e della Meitner basata sull'esperienza di Hahn e Strassman.
    Occorreva verificare se durante il processo il nucleo emetteva anche dei neutroni;

    Quando seppi che Hahn aveva scoperto il processo di scissione - dice Leo Szilard
    stavo cercando quale indirizza dare al mio lavoro.
    Questo fatto, naturalmente, dette un indirizzo a me e alla mia attività.
    Pensai subito alla possibilità che nel processo di scissione venissero emessi neutroni, e, nel caso che il loro numero fosse rilevante, a un'eventuale reazione a catena.
    Affittai perciò un grammo di radio per sperimentare quale fosse l’importanza dei neutroni nel processo di scissione.
    Con il grammo di radio andai alla Columbia University e spiegai che volevo fare questo esperimento.
    .
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:04 pm

    Il 15 febbraio, quattro laboratori americani (Columbia University, Carnegie Institution di Washington, Johns Hopkins University e University of California) pubblicarono sulla “Physical Review “ la conferma sperimentale della scissione.
    ( la relazione conclusiva di Frisch e della Meitner sarebbe uscita soltanto tre giorni più tardi.)
    Pensai dice Szilard –
    che i tedeschi fossero più avanti di noi, l'avrebbero capito procedendo subito allo studio delle possibilità militari .
    Nel 1939, la notizia della scoperta della scissione atomica racconta Alexander Sachs mise in orgasmo alcuni scienziati e anche le persone, preoccupate per ciò che poteva implicare questa scoperta per l'arte della guerra.
    In questo secondo gruppo c'ero anch'io, perché durante tutto il periodo prebellico condussi una serie di ricerche scientifiche suscettibili di applicazioni tecniche, in relazione sia ai problemi d'investimento che alle ragioni culturali
    .

    Bisogna correre ai ripari, prima che sia troppo tardi:
    pensa un piccolo gruppo di fisici emigrati in America che fa capo a Leo Szilard e comprende anche E. Wigner, E. Teller, V. F. Weisskopf ed Enrico Fermi.
    Ma, fatto strano, nessuna pubblicazione scientifica tedesca fa allusione per alcuni mesi alla possibilità di una reazione a catena.
    Ciò fa pensare che questo silenzio possa essere una tattica.
    Soltanto nell'estate del 1939 una comunicazione scientifica apparsa su “ Nature “, a firma di Flugge, propone le ipotesi ormai condivise da tutti e di pubblico dominio.
    Che si tratti ancora di una tattica?
    Cominciano i mesi della grande paura, i mesi della vigilia di guerra.
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:06 pm

    La Germania di Hitler sembra essere all'avanguardia nelle conquiste atomiche :
    bisogna che la scienza impari a difendersi.
    Ma come?
    Da molti secoli è un titolo di merito per lo scienziato rendere di pubblico dominio le proprie scoperte e farle conoscere agli altri.
    Ormai però i fisici che hanno lasciato l'Europa non hanno più fiducia nella bontà della scienza, e soprattutto non hanno più fiducia negli altri.
    Non possono correre il rischio di fornire ai fisici tedeschi, già tanto avanti - così almeno essi pensano – qualche dato che forse potrà facilitare o abbreviare il loro compito.
    Per la prima volta nella storia della scienza, alcuni fisici scelgono il silenzio, decidono che è meglio tacere e nascondere nel segreto più assoluto le nuove scoperte di cui saranno capaci.
    È un passo molto grave, una svolta brusca in una tradizione scientifica che dura da secoli.
    La proposta di un'autocensura parte da Leo Szilard nella primavera del 1939, e naturalmente trova i primi consensi in Wigner,Teller, Weisskopf e Fermi.
    Ma il progetto doveva avere vita assai corta.
    Frederic Joliot ricorda Szilard
    pubblicò alcuni studi sulla scissione dell'uranio e sulla possibilità di una reazione a catena.
    Da parte mia ero ancora dell'idea di continuare con l'autocensura;
    pensavo che, alla fine, anche Joliot avrebbe dovuto cedere.
    Ma a questo punto i colleghi non mi seguirono più.
    Le pubblicazioni ripresero per un po' di tempo, poi, con l'avvento della guerra, cessarono del tutto
    .
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:06 pm

    In America l'opinione pubblica è ben lontana dal prevedere l'imminente catastrofe che sta per abbattersi sull'Europa e che minaccia la pace del mondo.
    Solo il presidente Roosevelt e alcuni degli uomini che gli stanno vicino, tra cui Alexander Sachs, non si fanno soverchie illusioni sugli scopi reali della politica hitleriana.
    Due giorni prima dell'accordo di Monaco, Roosevelt aveva indirizzato a Hitler un messaggio proponendogli di tenere una conferenza internazionale per salvare la pace e facendogli capire che,se fosse scoppiata la guerra, tutto il mondo lo avrebbe considerato il responsabile.
    Con particolare stato d'animo, i fisici europei emigrati in America seguono le notizie sempre più allarmanti che giungono dai loro paesi.
    Dietro ogni minaccia di guerra essi credono di leggere un pericolo ancora maggiore.
    E in ogni notizia che giunge dal vecchio continente cercano una conferma o una smentita ai loro sospetti.
    A che punto sono i progressi atomici in Germania, dopo il balzo in avanti costituito dalla scoperta della scissione?
    Un regime assetato di conquista, come quello hitleriano, non può non aver compreso le enormi possibilità belliche implicite, sia pure a uno stadio teorico, nella scoperta di Hahn e Strassman.
    La conferma a questi timori non tarda ad arrivare:
    improvvisamente i nazisti vietano l'esportazione di uranio dalle miniere cecoslovacche.
    Per i fisici atomici questa notizia è molto eloquente.
    A parte il possibile uso prospettato dalle recenti scoperte atomiche, l'uranio è infatti un minerale di poco pregio, impiegato per la fabbricazione delle ceramiche e delle insegne luminose, l'ultimo minerale che potrebbe richiedere l'interessamento di un governo.
    Se i nazisti hanno bloccato le miniere d'uranio, vuol dire che i fisici tedeschi stanno pensando a uno sfruttamento su larga scala di questa materia prima, stanno preparandosi a costruire la bomba atomica .
    La conclusione richiede contromisure immediate.
    Oltre a quella cecoslovacca, l'Europa dispone soltanto di un'altra grossa riserva:
    l'uranio estratto dal Belgio nella colonia del Congo.
    Si rende necessario informare il governo belga circa l'uso che i nazisti potrebbero fare dell'uranio, ed evitare ad ogni costo che Hitler s'impadronisca del prezioso minerale.
    Ma chi potrebbe avvertire quel governo ?
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:08 pm

    Un Periodo molto bello - Pagina 2 Einsteinszilard-vi

    Verso la metà di luglio, Leo Szilard ed Eugen Wigner decidono di ricorrere ad Albert Einstein.
    Mi ricordai racconta Leo Szilard
    che Einstein conosceva la regina del Belgio.
    Così Wigner ed io pensammo di parlare con Einstein, in modo che potesse avvertire il governo belga.
    Questo fu il motivo della nostra visita al professor Éinstein
    .

    A dire il vero precisa Eugen Wigner
    questo fu uno dei motivi della nostra visita.
    In realtà il motivo principale era quello di interessare gli americani, il governo degli Stati Uniti, ai problemi della scissione e alle possibili applicazioni militari di questa.
    Ci rendevamo conto che la scissione era stata scoperta in Germania, e quindi pensavamo che il governo tedesco fosse pienamente consapevole delle possibilità militari che questa scoperta
    avrebbe potuto offrire per la conquista del mondo.
    E pensavamo che anche il governo degli Stati Uniti dovesse rendersi conto di questa situazione:
    era questo il motivo principale della nostra visita al professor Einstein
    .

    Dietro l'occasione contingente, c'era dunque una ragione più profonda :
    i fisici emigrati dall'Europa, in particolare Szilard, Wigner e Fermi, sentivano di dover interessare il governo americano alla questione:
    solo questo governo infatti avrebbe potuto sostenere, una volta accertatane l'urgenza e la necessità, i dispendiosi lavori per proseguire su scala più ampia le ricerche intraprese.
    I normali stanziamenti delle università e delle fondazioni culturali si rivelavano assolutamente inadeguati allo scopo.
    D'altra parte gli emigrati, data la loro particolare, delicata posizione, ne potevano usufruire in misura, tutto sommato, abbastanza esigua.


    Ultima modifica di michele il Sab Dic 05, 2009 12:20 am - modificato 1 volta.
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:10 pm

    Durante questa prima visita racconta Szilard
    venimmo a sapere che Einstein non conosceva personalmente il re del Belgio , ma alcune personalità del suo governo.
    Avrebbe scritto a queste.
    Noi tuttavia non credemmo opportuno scrivere al governo belga senza prima informare il Dipartimento di stato americano.
    Avrei dovuto pertanto dettare una lettera a Wigner per il Dipartimento americano e informarlo che avevamo abbozzato un messaggio per il governo belga, onde metterlo in guardia contro le vendite d'uranio ai tedeschi.
    Se entro due settimane non avessimo ricevuto risposta dal Dipartimento di stato, la lettera sarebbe stata spedita.
    Dopo di ciò Wigner partì per la California e io me ne tornai in città, ma non ero affatto contento della decisione presa
    .

    La decisione di Szilard era infatti molto grave:
    significava mettere in moto un meccanismo che forse gli scienziati non avrebbero saputo e potuto controllare.
    Già nel marzo 1939 era stato compiuto un tentativo per attirare l'attenzione del governo americano, e in particolare delle Forze Armate, sui progetti atomici.
    Lo stesso Fermi si era recato con una lettera del suo decano, il professor Pegram, dall'ammiraglio Hooper:
    a quell'epoca, infatti, la Marina era l'unico ramo delle Forze Armate che disponeva di fondi per ricerche scientifiche.
    Esperimenti nei laboratori fisici della Columbia University diceva la lettera di Pegram rivelano che in certe particolari condizioni è possibile che l'elemento chimico uranio liberi grandi quantità di energia atomica.
    Ciò può significare la possibilità che l'uranio venga usato come un esplosivo, tenuto conto che una libbra di uranio libererebbe una quantità di energia un milione di volte maggiore rispetto a ogni esplosivo conosciuto.
    È mia personale impressione che le possibilità di successo siano piuttosto scarse;
    tuttavia, i miei colleghi ed io riteniamo che non si debba trascurare nemmeno la più piccola possibilità.
    .
    Di fronte alla richiesta di maggiori precisazioni, Enrico Fermi, con la tradizionale cautela dell'uomo di scienza, non poté “ garantire “ all'ammiraglio Hooper il successo di una reazione a catena provocata e controllata dall'uomo.
    Poté soltanto ribadire le sue preoccupazioni, il suo timore che i nazisti riuscissero a incatenare l'energia della scissione nucleare per trarne una potenza esplosiva.
    L'incontro non ebbe quindi nessun risultato.
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:10 pm

    Un altro tentativo per interessare alle esperienze atomiche il governo era stato compiuto nel giugno 1939 dagli scienziati della Columbia, guidati da Szilard.
    A quel tempo Szilard proseguiva le sue ricerche nel laboratorio dell'Università in veste non ufficiale, al di fuori cioè del corpo insegnante.
    Ma il 10 luglio 1939, le speranze dei fisici vennero di nuovo bruscamente troncate dalla risposta indirizzata da Ross Gunn, consulente scientifico della Marina, a Szilard :
    pare quasi impossibile, alla luce delle restrizioni imposte ai contratti governativi scriveva Ross Gunn
    che le Forze Armate concludano una sorta di accordo che possa realmente esservi utile.
    Sono spiacente della situazione, ma non vedo via d'uscita.

    Era un netto rifiuto, da parte delle Forze Armate, a finanziare l'impresa.
    Szilard, Fermi e gli altri emigrati si ritrovavano al punto di partenza.


    Il fallimento dei tentativi compiuti fra il marzo e il luglio 1939 da parte dei fisici europei emigrati in America per interessare il governo americano alle ricerche nucleari giustificava pienamente le preoccupazioni di Szilard dopo l'incontro con Einstein.
    chiesi consiglio racconta Szilard
    ed ebbi la raccomandazione di andare a parlare al dottor Sachs.
    Il dottor Alexander Sachs era consigliere privato di Roosevelt in materia economica.


    Nelle sedute che ebbi con Szilard ricorda Alexander Sachs
    decidemmo di preparare un dossier sui progressi delle ricerche atomiche e di assicurarci una lettera sottoscritta da uno scienziato il cui nome avesse porta aperta presso il presidente Roosevelt.
    Non più un uomo come Pegram o Fermi ma un uomo il cui interesse per la pace e il cui odio per il nazismo fossero ben noti al presidente:
    questi non poteva essere che il professor Einstein.
    Su questa base preparai la lettera
    Arrivammo a concludere che la lettera doveva essere indirizzata non al segretario di stato, ma al presidente.
    Noi volevamo che il governo si interessasse alla questione.
    Decidemmo dunque di chiedere al presidente che venisse formata una commissione con cui discutere la cosa.
    .
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:12 pm

    Proprio in quel periodo, alla fine di luglio racconta Alexander Sachs –
    avvenne che i miei doveri di vice-presidente della Lehman Corporation richiedessero la mia presenza alla seduta del comitato politico che aveva il compito di decidere il nostro comportamento in caso di guerra.
    Perciò la lettera fu affidata a Szilard;
    Szilard la portò a Einstein, si assicurò la firma e mi riportò la lettera
    .
    Ritornai dunque da Einstein - ricorda Szilard
    ma questa volta, dato che Wigner non era in città, fu Edward Teller a condurmi in macchina da Einstein.
    Insieme discutemmo di nuovo il problema.
    Decidemmo che Einstein avrebbe scritto una lettera al presidente.
    Egli mi dettò una specie di bozza e lasciò a me il compito di darle la forma definitiva.
    Dopo che ne ebbi preparate due versioni, tornammo a farle vedere ad Einstein, perché scegliesse la più opportuna.
    Scelse la versione più lunga:
    fu questa la lettera che egli firmò e che più tardi Alexander Sachs doveva portare al presidente Roosevelt
    .
    Nella storia del nostro secolo fu quello uno dei momenti più importanti e più carichi di drammatiche conseguenze.
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    Messaggio  michele Ven Ott 30, 2009 11:13 pm

    Un Periodo molto bello - Pagina 2 Domenicaeinstein1-vi

    Peconic Long Island, 2 agosto 1939:
    alla presenza del fisico ungherese Leo Szilard, Albert Einstein firma il primo documento ufficiale con il quale si richiede a un governo di interessarsi alla costruzione di un'arma atomica.
    Einstein fa presente a Roosevelt che
    nel corso degli ultimi quattro mesi sono state grandemente accresciute, grazie alle ricerche di Joliot in Francia e di Fermi e Szilard in America, le possibilità di provocare in una grande massa d'uranio una reazione a catena che svilupperebbe ingenti quantità di energia...
    Questo nuovo fenomeno porterebbe anche alla costruzione di bombe... dotate di enorme potenza ;
    auspica un contatto permanente fra il governo e i fisici atomici al fine di accelerare i lavori in corso e finanziare le future ricerche;
    comunica la notizia che la Germania ha effettivamente interrotto la vendita dell'uranio estratto dalle miniere cecoslovacche da essa rilevate e aggiunge:
    la prontezza con la quale è stata presa questa misura può forse essere spiegata dal fatto che il figlio del sottosegretario di stato tedesco von Weizsacker fa parte del Kaiser Wilhem Institut di Berlino....
    L'ultimo passo dà forza al discorso:
    il sospetto che in Germania si stia lavorando alla costruzione della bomba atomica è
    fondato su dati precisi.


    Cinque anni più tardi Einstein dirà:
    Se avessi saputo... non avrei mai firmato quella lettera .


    Il motivo principale per cui Einstein venne interessato alla questione non fu tanto il suo eventuale rapporto con il Belgio, quanto il desiderio di arrivare a interessare alle ricerche il governo americano.
    Poco prima della visita fatta a Einstein, Szilard aveva discusso l'intero problema con un amico del mondo finanziario di New York e questi aveva constatato che le risorse finanziarie del dipartimento di fisica della Columbia University non erano sufficienti per le ulteriori ricerche contemplate da Fermi e da lui stesso, e di conseguenza era necessario trovare altri fondi .


    Ultima modifica di michele il Sab Dic 05, 2009 12:21 am - modificato 1 volta.
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    Messaggio  michele Sab Ott 31, 2009 11:32 pm

    La risposta di Roosevelt ad Einstein reca la data del 19 ottobre 1939.
    Come si spiega questo intervallo di due mesi e 17 giorni?
    La lettera firmata da Einstein non arrivò subito a Roosevelt.
    Alexander Sachs attese a consegnarla un momento più opportuno, in modo che il presidente potesse prenderla nella dovuta considerazione.
    In quei due mesi e mezzo dovevano accadere molte cose.
    Negli stessi giorni in cui Einstein sottoscriveva la sua lettera, Hitler preparava l'invasione della Polonia.

    Un Periodo molto bello - Pagina 2 Michele_0e7d4ee4130d
    Nel medesimo periodo il massimo fisico tedesco, il premio Nobel Werner Heisenberg, arriva a New York, per una breve visita negli Stati Uniti.
    A Szilar a Wigner, a Fermi, suoi antichi compagni di studio in Germania, e agli altri esuli dall'Europa, si offre finalmente l'occasione preziosa per far luce sui loro sospetti, per chiarire una volta per tutte, definitivamente, i loro dubbi sui progressi scientifici tedeschi compiuti in quei mesi.
    Il clima di amicizia che in passato li aveva legati a Heisenberg sarebbe stato la piattaforma ideale per una discussione aperta e leale.
    Werner Heisenberg sbarca a New York, di qui si reca nel Michigan, ad Ann Arbor, ospite di un amico olandese, il professor Sam Goudsmit.
    Incontra Enrico Fermi, conosciuto a Gottinga, che si trova ad Ann Arbor per un corso estivo all'Università di Michigan e che frequenta il gruppo di Goudsmit.
    Ma le conversazioni tra Heisenberg, Goudsrnit e Ferrni si svolsero nella più grande diffidenza.
    Gli amici e colleghi di un tempo sono restii ad accennare, sia pure velatamente, a questioni di fisica atomica che possano avere a che fare con le possibili utilizzazioni dell'energia nucleare.

    Un fatto è certo:
    nell'agosto del 1939, tanto Fermi che Heisenberg avevano pensato, sia pure in modo generale e del tutto teorico alle possibili utilizzazioni belliche della reazione a catena.
    Parlarono di tutto, si scambiarono esperienze e impressioni, ma si nascosero di proposito il problema più scottante che la fisica atomica si trovava ad affrontare in quel momento.
    In definitiva Heisenberg e Fermi non si fidavano l'uno dell'altro.
    Alla partenza da Ann Arbor ognuno rimase con i suoi sospetti.
    La lettera di Einstein, con le sue precise accuse, giaceva ancora nel cassetto di Sachs.
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    Messaggio  michele Sab Ott 31, 2009 11:33 pm

    Nell'agosto del 1939, Heisenberg torna in Germania e diventa il direttore del Kaiser Wilhelm Institut di Berlino.
    Per i fisici residenti in America la nomina di Heisenberg rappresentava la definitiva conferma dei precedenti timori, rappresentava un segno evidente del suo allineamento al nazismo, la prova sicura che egli stava lavorando al servizio di Hitler.
    Ma la spiegazione che oggi ci dà Heisenberg è ben diversa dalle ipotesi dei fisici residenti in America, tra il '39 e il '44:
    Nell'agosto del '39 racconta Heisenberg
    tornai in Germania per salvare almeno in parte la scienza tedesca e per aiutare i fisici del mio paese a superare la guerra, e poi, anche, nella ricostruzione del dopoguerra, perché fui sempre convinto che, alla fine, Hitler e la Germania avrebbero perduto .
    In coincidenza con la nomina di Heisenberg, il Kaiser Wilhelm Institut viene requisito dalla Hilffswafeamt, l'ufficio Armi ausiliarie.
    A Berlino ci si appresta dunque a costruire la bomba atomica :
    è la giustificabile supposizione dei fisici americani.
    Temo dice Heisenberg
    che la supposizione fosse del tutto errata .

    Il 1° settembre 1939, alle ore 4,45 del mattino, le truppe tedesche invadono la Polonia.
    Cinque giorni prima Stalin e il ministro degli Esteri von Ribbentrop avevano stipulato a Mosca un patto di non aggressione.
    Londra e Parigi sono in allarme, il movimento diplomatico si fa febbrile.
    Il 3 settembre 1939 la Gran Bretagn a e la Francia dichiarano guerra alla Germania.
    Il 15 settembre le truppe sovietiche invadono da oriente la Polonia.
    Il 28 settembre cessa in Polonia ogni resistenza organizzata.
    Washington, ottobre del '39 : dal mattino in cui Einstein ha sottoscritto il suo appello sono trascorsi due mesi.
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    Messaggio  michele Sab Ott 31, 2009 11:35 pm

    Come consigliere di affari internazionali di Roosevelt racconta Alexander Sachs
    sapevo che nel mese di agosto, quando fu stilata la lettera, il presidente era occupato nel tentativo di preparare una conferenza per convincere Hitler a non fare la guerra.
    Non era facile perciò persuadere il presidente a rimettere in discussione un problema che era già stato risolto e deciso negativamente da parte dei capi delle Forze Armate, e in particolare dall'ammiraglio Hooper
    .
    Aspettai fino allo scoppio della guerra per cogliere il momento in cui il presidente avrebbe avuto l'opportunità di considerare questo grosso problema.
    La guerra incominciò il 3 settembre.
    Durante il mese di settembre e la prima settimana di ottobre, Roosevelt fu preso dallo sforzo di rimuovere le restrizioni imposte a un intervento degli Stati Uniti dall'atto di neutralità.
    Il presidente era troppo occupato con problemi di immediata priorità e avrebbe potuto rifiutare.
    Così aspettai.


    L'11 ottobre 1939 Alexander Sachs consegna al presidente Roosevelt la lettera di Einstein alla quale allega un promemoria, redatto da lui stesso, che illustra con ampiezza ancora maggiore i
    timori e i sospetti dei fisici residenti in America sui progressi atomici tedeschi e prospetta l'assoluta necessità di fare “qualcosa “.
    Ma Roosevelt è particolarmente affaticato dopo una giornata di lavoro e rimanda l'incontro alla mattina successiva.
    Questa volta Sachs usa una tattica diversa per attirare l'attenzione del presidente, e inizia la sua comunicazione con un aneddoto storico.
    Durante le guerre napoleoniche - dice Sachs
    un giovane inventore di nome Fulton si rivolse all'imperatore dei francesi offrendogli di costruire una flotta di battelli a vapore, grazie ai quali Napoleone avrebbe potuto approdare in Inghilterra anche con i venti contrari.
    Imbarcazioni senza vele?
    All'imperatore sembrò una cosa completamente assurda.
    E così la miopia di Napoleone fu la salvezza dell'Inghilterra.
    Giudicando assurda la possibilità di costruire un'arma atomica non si rischia di commettere lo stesso sbaglio?
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    Messaggio  michele Sab Ott 31, 2009 11:40 pm

    Quel paragone ricorda Sachs
    lo colpì fortemente e, come ho avuto occasione di dichiarare nella mia testimonianza dinanzi al comitato senatoriale, il giorno 27 novembre del 1945, alla fine di quella riunione il presidente fece chiamare d'urgenza il segretario che si occupava degli affari altamente segreti, il generale Watson, e gli disse che avremmo dovuto " agire subito “;
    era chiarissimo ormai che dovevamo impedire a tutti i costi che il governo tedesco ci sopravanzasse in questo campo essenziale;
    era nostro preciso dovere costruire quell'arma al più presto, onde abbreviare al massimo
    la guerra e per tutti i futuri usi nel tempo di pace
    .

    E il giorno 19 ottobre viene recapitata ad Einstein la risposta del presidente.
    Questa risoluzione trova riuniti ora i fisici emigrati dall'Europa e il governo americano.
    È il primo di una serie d'incontri che si chiameranno progetto Manhattan, Los Alamos.
    Alamogordo.
    Quali risultati ottenne Sachs sottoponendo la lettera di Einstein al presidente Roosevelt?
    Il primo risultato racconta Szilard
    fu che il presidente fece ciò che Einstein aveva chiesto, ossia formò un apposito comitato. Tale comitato era composto da tre membri, con a capo Luman Briggs, presidente del Bureau of Standards.
    E ci fu una riunione, durante la quale il dottor Wigner, il dottor Sachs ed io cercammo di interessare il governo a questa faccenda.
    Ma purtroppo con scarsi risultati
    .
    Sia pure lentamente e fra molte difficoltà il progetto americano per la costruzione di un’ arma atomica si è messo in moto.
    Questo primo successo è opera di cinque uomini :
    Albert Einstein, che ha firmato la lettera per il presidente;
    Alexander Sachs, che l'ha sottoposta a Roosevelt,
    e i tre fisici di origine ungherese che l'hanno ideata, discussa, forse composta :
    Leo Szilard, Eugen Wigner, Edward Teller.
    La prima riunione del Comitato consultivo dell'uranio, di cui parla Szilard, ebbe luogo il 21 ottobre 1939 e vi presero parte, oltre a Sachs, Szilard e Wigner, anche Fermi e Teller.
    Il 1° novembre il Comitato inviò un rapporto al presidente, in cui si parlava a chiare lettere della possibilità di produrre una reazione a catena.



    Tratto da :
    6 Agosto - Storia della bomba atomica
    Leandro Castellani - Luciano Gigante - Vallecchi Editore 1964

    L'Atomica di Hiroshima - Mondadori - 1972

    L'Energia Atomica al servizio dell'umanità - C. Mennella - SEI - 1968
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    Messaggio  michele Dom Nov 22, 2009 10:22 pm

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    Messaggio  michele Dom Nov 22, 2009 10:23 pm

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