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    Ricordi dell’ AQUILA I

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    Messaggio  michele Dom Nov 15, 2009 9:11 pm

    Come è noto, con l'inizio del corso (Aquila II che ,ha avuto luogo quest'anno, la Regia Accademia Aeronautica, che aveva già finito l'alfabeto, riprende quella serie di corsi i quali ,contrassegnati con nomi aventi ad iniziale le varie lettere dell'alfabeto, stabiliscono automaticamente un'anzianità.
    Non è fuori posto, così, rievocare ora, all'inizio dell' Aquila II , episodi e figure dell' Aquile I, che fu il primo,indimenticabile corso della serie ininterrotta.
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    Messaggio  michele Dom Nov 15, 2009 9:15 pm

    Ricordi dell’ AQUILA I Concor10
    Anni 1923-1924.
    Era stata costituita l'Aeronautica come terza forza Armata, ma moltissimi ignoravano ancora l'esistenza dell'Arma e dei suoi Istituti.
    La cosiddetta “ coscienza aeronautica” del Paese era di là da venire;
    non aveva ancora avuto sviluppo una vera e propria propaganda rivolta a diffondere la conoscenza della nuota Arma ed a procurare ed essa i tanti proseliti necessari per la sua organizzazione.
    A parte il fatto che la persistente troppo comune prevenzione per i pericoli del volo (si era appena usciti dal periodo eroico leggendario della guerra) determinava generalmente presso le famiglie una fortissima resistenza all'accoglimento delle aspirazioni aviatorie dei giovani.
    Sicché il reclutamento dei nuovi aviatori procedeva stentatamente, e il numero dei concorrenti risultava spesso inferiore al numero dei posti messi a concorso.
    E veniamo ora alle rievocazioni personali.
    Ero studente a Roma, sulla fine del 1923, quando vidi per la prima volta gli ufficiali aviatori nella nuova divisa grigio-azzurra:
    due tenenti in bustina stivali e bastoncino che passeggiavano con aria “ guappa “ sotto i portici dell'Esedra.
    Li guardai a lungo con ammirazione, avendo intuito più che riconosciuto la loro qualifica.
    Un compagno di studi, che era con me mi lesse negli occhi gli inespressi sentimenti, e ammiccò sorridendo:
    Ti piacerebbe, eh?
    Certo che mi piacerebbe, ma come si fa? Ormai..
    Parlammo poi d'altro, dei nostri studi futuri, delle nostre aspirazioni.
    In quel momento non sapevo nemmeno dell'esistenza della Regia Accademia Aeronautica.
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    Messaggio  michele Dom Nov 15, 2009 9:16 pm

    Alcuni mesi dopo, nella primavera del 1924, mi trovavo in paese per le vacanze di Pasqua, vidi su una seconda pagina di giornale l'annunzio in poche righe di un concorso straordinario, per 20 posti alla seconda classe dell'Accademia, riservato ai giovani che avevano frequentato il primo anno di ingegneria.
    (Tale concorso era stato indetto per completare lo scarso numero di allievi (17) allora presenti al Corso “Aquila”)
    Ero nelle condizioni richieste.
    Sorse il proponimento e nacque la speranza.
    L'annuncio diceva che la notificazione di concorso poteva essere richiesta all'Accademia o al Ministero dell'Aeronautica.
    Appena tornato a Roma, con la mia idea fisso ormai, mi recai subito al Ministero dell'Aeronautica (era allora a Palazzo Viminale) e mi feci dare la desiderata pubblicazione.
    Quella mattina, ricordo, avevamo lezione nel vicino istituto Fisico dell’ Università, e mi avviai nell'aula sfogliando avidamente quel fascicoletto vestito d'azzurro che racchiudeva visioni e notizie sulla meravigliosa vita che si dischiudeva al mio desiderio e alla mia speranza.
    Durante la lezione naturalmente non posi orecchio alle dotte spiegazioni dell'ottimo Prof. Tieri che forse avrà illustrato quel giorno le proprietà meravigliose del radio.
    Tutta la mia attenzione era concentrata nello “ studio” di quella benedetta notificazione di concorso.
    E capirete che era uno studio, e per me molto preoccupante, quando vi avrò detto che quella pubblicazione, oltre alle belle vedute dell’Accademia, coi suoi lindi edifici tra i giardini e il mare (l'Accademia Navale di Livorno), alle allettanti fotografie degli allievi nelle varie uniformi, alle promettenti notizie sulla carriera aviatoria, conteneva un pauroso interminabile elenco di “ imperfezioni e infermità” che sono causa di inabilità al pilotaggio.
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    Messaggio  michele Dom Nov 15, 2009 9:17 pm

    Non che io mi sentissi addosso qualche malattia, anzi stavo benissimo, ed avevo goduto sempre ottima salute:
    ma come non preoccuparsi al pensiero che potevo essere affetto, senza saperlo, da qualcuna di quelle numerosissime imperfezioni e infermità dai nomi astrusi e per me osticissimi ?
    Come rimarreste voi, se vi si dicesse a bruciapelo, essendo nello stato d'animo di chi desidera ardentemente una certa cosa, che questa cosa vi sarà vietata nel caso che risulterete affetto da actinomicosi, o da pseudoleucemia, o da linfangnoite?
    E poi, per fare l'aviatore si sa, occorre buona vista.
    E credete che i vostri occhi siano perfetti?
    O non avete mai sentito parlare di madarosi, lagoftalmo, coloboma, etc etc .
    E come pretendete di volare se ti si riscontrerà nistagmo spontaneo di alto grado, oppure insufficienza tubarica?

    Tali oscure parole e tante altre simili nel colore e nel minaccioso suono, vidi io scritte in quel terribile elenco.
    Sì che mi rabbuiai in viso, al pensiero del difficilissimo ostacolo da superare:
    La visita medica.
    impossibile scamparla , pensai
    Ma tenterò, e Dio voglia che la passi .
    Sostenuti gli esami del biennio all'Università, tornato in paese, e vinte le resistenze familiari, inviai alla fine la mia brava domanda.
    Pensavo intanto alla possibilità di essere ammesso
    Chissà quanti concorrenti , mi dicevo,
    forse cento, più di cento. E solo venti posti
    Ci sarà una graduatoria, e qui avrei potuto vedermela bene:
    avevo titoli o “ad abundantiam “.
    Ma prima bisognava essere dichiarati idonei alla visita.
    La visita: questo era l'incubo!
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    Messaggio  michele Dom Nov 15, 2009 9:18 pm

    Dopo appena quattro o cinque giorni dall'invio della domanda (mi meravigliò tale sollecitudine: “ con tanti concorrenti “,pensavo...) mi pervenne dall'Accademia l'invito a presentarmi alla visita in un certo giorno di agosto.
    Mi recai così all'Istituto Medico di Napoli e vi subii (parola quanto mai propria) la temuta visita.
    È pur vero che il diavolo non è così nero come si dipinge, ma non si può certo dire che una visita psicofisiologica di ammissione costituisce un piacevole passatempo per il paziente.
    Come Dio volle, e auspice il Comandante Valli (il nostro primo indimenticabile Comandante di Accademia) che era presente alle visite, si arrivò alla fine felicemente, e fummo dichiarati idonei in tre, di cinque o sei concorrenti.
    La mia gioia era immensa.
    Ora mi sembrava già di aver vinto definitivamente.
    L'esiguo numero dei concorrenti presentatisi a Napoli mi aveva sorpreso;
    ma pensavo che il maggior contingente di allievi sarebbe venuto dall'Italia Settentrionale, affluendo agli Istituti Medici di Torino e Firenze.
    Ad ogni modo, ormai lo scoglio più pericoloso era superato.
    Una settimana dopo viaggiavo alla volta di Livorno, contento come una pasqua.
    Feci il viaggio da Roma a Livorno in compagnia di un altro concorrente romano, già conosciuto alla visita a Napoli.
    Stringemmo naturalmente subito amicizia.


    Si arrivò o Livorno in piena notte, verso le due.
    Ero ad attenderci un autobus della R. Marina.
    Vi prendemmo posto, soli soletti e facemmo il nostro ingresso nella bella sede dell'Accademia.
    In quella serena, e calma notte di agosto, il maestoso viale dei pini, i folti ciuffi degli oleandri, le aiuole contornanti la graziosa palazzina del Comando, l'edificio principale dell'Accademia perdentesi nell'oscurità, componevano una visione di sogno, un insieme signorile e accogliente che disponeva ai più, rosei pensieri.
    Rimanemmo in atteso qualche tempo, seduti su una panchina del giardino, fantasticando nel silenzio e nella solitudine.
    Venne poi il sottufficiale di servizio (un asciutto sottufficiale di Marina, che in seguito imparammo a chiamare “Capo”) e fummo condotti in una camerata.
    Alla tenue Luce delle lampade notturne si distinguevano alcuni lettini, già occupati da altri concorrenti che ci avevano preceduti.
    Ci buttammo a dormire che erano quasi le tre.
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    Messaggio  michele Dom Nov 15, 2009 9:32 pm

    Il sonno ci colse immediatamente.
    Quando risuonarono, rimbombanti, latranti, le note della sveglia, che un marinato era venuto a strombettare proprio dentro la cameretta, mi svegliai,naturalmente di soprassalto, e credetti di aver dormito dieci minuti.
    In verità, non erano ancora le cinque,
    Già il Capo era apparso e sollecitava la nostra pigrizia.
    Noi, che si era andati a letto alle tre,tentammo di fare osservare che avevamo bisogno di dormire, che se quella mattina ci doveva essere l'esame, non poteva certo aver luogo prima delle otto o le nove.
    Ma la nostra Logica inesperta e borghese non sortì, alcun effetto:
    fu giocoforza alzarci.
    All'esame finalmente (cominciò dopo le otto, si capisce) potei constatare con sorpresa, e con compiacimento, che il totale degli esaminandi raggiungeva la limitata e insospettata cifra di undici!
    Dopo qualche giorno si conobbero i risultati:
    ammessi otto, ed io tra questi.
    Il sogno ero diventato realtà.
    Ci spogliammo definitivamente degli indumenti civili, fummo provvisti del corredo (matricola A.21 la mia) e diventammo allievi a tutti gli effetti.
    Iniziammo così lo nostra vita di accademia:
    esiguo plotoncino di pivellini, sperduti entro il vastissimo istituto quasi deserto nel periodo estivo.
    Passarono gli anni, si compirono gli eventi i più importanti e i più insignificanti, i più lieti e i più tristi:
    ricordi vivi nella memoria di una vita cara al nostro cuore per sempre.
    Il sentimento di fraternità, nato nella lontana adolescenza aviatoria è un cemento ideale indistruttibile per la piccola famiglia del Corso, che ci fa più buoni e più forti nell'amore per la grande Arma del nostro sogno.

    DOMENICO TUDOVICO
    L’Ala d’Italia , Maggio 1943

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