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    La battaglia d‘Inghilterra

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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 10:49 pm

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    E’ caduto di recente, nello scorso mese di ottobre, il cinquantesimo anniversario dell'epica lotta tra l'aviazione inglese e quella tedesca per la conquista della supremazia aerea, condizione indispensabile alla prima per impedire invasioni dell'isola e alla seconda per farla effettuare con successo dalle truppe della Wehrmacht.
    Winston Churchill era consapevole che l'operazione "Leone Marino"progettata da Hitler non avrebbe avuto luogo prima di avere sconfitto l'aviazione da caccia inglese, che diversamente, senza il dominio del cielo, sarebbe stata un'impresa quanto mai azzardata.
    Convinto, inoltre, che dalla vittoria aerea dipendevano "la vita della Gran Bretagna e la libertà del mondo", egli aveva dato la priorità assoluta all'organizzazione e al potenziamento della difesa aerea.
    Nel campo opposto, anche il Fuhrer attribuiva la stessa importanza alla vittoria nell'aria, tanto che, all'Ammiraglio Raeder, il quale aveva chiaramente espresso il proprio scetticismo sul successo della traversata della Manica, disse che se dopo otto giorni di intensa guerra aerea la "Luftwaffe" non avesse conseguito notevoli distruzioni delle forze aree, navali e dei porti nemici, l'operazione di sbarco sarebbe stata rinviata al maggio del 1941.
    Per molti anni è stato attribuito il merito della vittoria della "Royal Air Force (R.A.F.)", oltre che al valore indiscusso degli equipaggi di volo, anche se non soprattutto, alla sorpresa tecnica costituita dal radar.
    Ora però, dopo l'apertura degli archivi tedeschi e inglesi, possiamo affermare che ben altre furono le sorprese tecniche d'ambo le parti.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 10:51 pm

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    Innanzi tutto, contribuì molto al successo inglese la possibilità di decrittare con l'apparato "Ultra" le comunicazioni radio tedesche diffuse dal cifratore "Enigma".
    Ciò consentì al comando britannico non soltanto di attivare per tempo i mezzi della difesa, ma anche di mettere in all'erta la difesa civile.
    Inoltre, gli scienziati dell" Air Defence Research Committee" riuscirono a trovare il modo per neutralizzare in tempi successivi i tre principali sistemi tedeschi di guida dei bombardieri sui bersagli con ogni tempo (Knickebein, X GERAT,Y GERAT).
    Pare che soltanto un quinto del totale delle bombe sganciate dai piloti tedeschi durante la loro offensiva caddero sui bersagli e molti velivoli andarono perduti perchè completamente fuori rotta.
    Ben a ragione perciò Churchill scrive:
    "Ma questi nobili sforzi su nei cieli e nelle strade fiammeggianti sarebbero stati vani, se la scienza e l'ingegno inglese non avessero avuto la parte decisiva e degna d'eterna memoria ... ".
    Per quanto riguarda il radar si trattò molto più semplicemente, di un ottimo sfruttamento di questo nuovo mezzo elettronico di avvistamento, che consentì agli inglesi di applicare egregiamente il principio della concentrazione delle forze aeree nello spazio e nel tempo.
    Anche i tedeschi, infatti, ne erano in possesso nel 1940 ed erano, anzi, all'avanguardia nella preparazione di un radar di bordo per i velivoli da caccia, che realizzeranno l'anno dopo e lo produrranno in serie a partire dal febbraio 1942, con la sigla FU-G202 "Lichtenstein", mentre l'Inghilterra ne realizzerà un tipo molto ingombrante che si poteva installare soltanto sui velivoli biposto "Blenheim" e "Beaufighter").
    La Gran Bretagna, a differenza della Germania che li aveva ripartiti in tre comandi, aveva posto tutti i velivoli da caccia alle dipendenze di un comando unico, il "Fighter Command", suddividendoli in gruppi e settori collegati tra loro con un sistema di comunicazioni telefoniche molto efficiente, in grado di assicurare la rapida concentrazione e manovra delle forze aeree.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 10:52 pm

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    L'organizzazione della difesa era stata studiata in modo da sfruttare al massimo tutti i mezzi attivi e passivi e, soprattutto, il radar;
    evitare le dispendiose crociere di vigilanza della caccia; realizzare, infine, la concentrazione dei velivoli in tempo utile per intercettare i bombardieri nemici prima che raggiungessero i loro bersagli.
    Churchill, nelle sue "Memorie", descrive in modo drammatico l'organizzazione operativa del "Fighter Command" durante una delle più cruente battaglie aeree e attribuisce il merito dell'ideazione e dell'efficienza del complesso organismo all' Air Marshall Hugh Dowding.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 10:53 pm

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    Era stato questi, infatti, che dal 1935 in avanti, con grande preveggenza, aveva tenacemente lottato per ottenere i fondi e gli uomini necessari per realizzarlo .
    L' offensiva aerea tedesca era stata concepita, secondo le direttive di Hitler del 12 luglio 1940, "per creare le condizioni che rendevano possibile lo sbarco, colpendo l'aviazione inglese nei mezzi e nel morale in modo che non potesse più avere alcuna apprezzabile forza aggressiva da opporre alla traversata tedesca".
    Esse furono integrate dalla direttiva del 10 agosto, con la quale veniva indicato nella sconfitta dell'aviazione inglese, "nel più breve tempo possibile", lo scopo primario dell'offensiva aerea della "Luftwaffe", da conseguire mediante attacchi agli aerei, alla loro organizzazione a terra, alle industrie aeronautiche.
    In questo documento compare per la prima volta il concetto del nostro Gen. Amedeo Mecozzi sulla "superiorità aerea temporanea o locale" che, messo in relazione con la convinzione e la pratica di neutralizzare la caccia avversaria attraverso i combattimenti aerei invece che al suolo, dimostrerebbe una certa influenza delle idee del teorico italiano sui capi della "Luftwaffe".
    Scrisse, inoltre, Hitler di riservare a se stesso ogni decisione in merito agli "assalti terroristici come mezzo di rappresaglia" (in effetti li autorizzò solo dopo il primo bombardamento di Berlino dell'agosto 1940 effettuato, pare, per rappresaglia in seguito alla caduta accidentale di alcune bombe all'estrema periferia londinese).
    Gli ordini impartiti dal Comando Supremo alla "Luftwaffe" miravano anche a creare le premesse per un'efficace lotta contro le importazioni via mare di materiale bellico, nonchè a distruggere l'economia di guerra, mediante le operazioni di contro-aviazione e di bombardamento delle industrie aeronautiche, dei porti e dei convogli.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 11:01 pm

    Un insieme di compiti e di obiettivi di varie categorie e valori, che l'aviazione tedesca non era in grado di assolvere con i tipi di velivoli disponibili e che finirono per essere ridotti in uno solo:
    spezzare la resistenza morale e materiale della popolazione inglese attraverso i bombardamenti di Londra e di altre città.
    In questo modo fu commesso lo stesso errore compiuto dal "Royal Navy Air Service" nell'autunno 1914 (e dalla Raf nei primi mesi del 1940 e dopo), dovuto alla convinzione di poter determinare il collasso della nazione avversaria bombardando i suoi principali centri urbani (non condivisa, per la verità, da Churchill, che fin dal 1914 aveva espresso il proprio scetticismo e disaccordo a riguardo, al pari del resto di Lloyd George .
    Gli ordini di operazioni iniziali del Comando della "Luftwaffe" avevano correttamente indicato quale compito primario la distruzione degli aeroporti sede della caccia inglese e delle industrie aeronautiche.
    In seguito prevalse la concezione della distruzione in volo dei velivoli nemici e, perciò, il Maresciallo H. Goering decise di attaccare Londra (autorizzato da Hitler infuriato per i bombardamenti inglesi su Berlino e su altre città, come il Kaiser nella prima guerra mondiale) nella certezza di poter alla fine indurre la caccia inglese ad accettare il combattimento in massa, cosa che essa aveva sempre evitato.

    Antonio Pelliccia
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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 11:02 pm

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    L’ offensiva aerea tedesca fu attuata in cinque fasi, dal mese di luglio a ottobre 1940, con l'impiego di 2422 velivoli contro 920 velivoli da caccia inglesi.
    Durante la prima fase (10 luglio-20 agosto) furono bombardati i convogli nel Canale della Manica ed effettuate missioni di caccia libera per saggiare la prontezza operativa del "Fighter Command".
    In questo periodo furono affondate 30 navi e abbattuti duecentodiciannove velivoli inglesi contro centosettantotto aerei tedeschi perduti.
    La seconda fase (13-23 agosto) ebbe per scopo la distruzione della caccia inglese in combattimento e al suolo, nonchè delle industrie aeronautiche e dei radar lungo le coste.
    L'operazione iniziò il giorno 13 con complessive 1500 sortite, durante le quali i bombardieri non trovarono i bersagli a causa delle cattive condizioni atmosferiche e altri bombardarono aeroporti sui quali era stata erroneamente segnalata la caccia.
    Il bilancio fu di 14 velivoli inglesi e 34 tedeschi abbattuti il primo giorno e 61 e 78, rispettivamente, il giorno 15.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 11:09 pm

    Il 19 il comando della "Lufwaffe" ribadì la necessità di distruggere la caccia inglese e, nello stesso tempo, di neutralizzare l'aviazione da bombardamento, ma non tenne conto della scarsa autonomia dei velivoli "Bf.109" di scorta, per cui i bombardieri continuarono a subire gravi perdite.
    Per rimediare fece ricorso alla scorta ravvicinata su obiettivi entro il raggio d'azione della caccia,facilitando così il compito della difesa aerea inglese.
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    Nella terza fase (24 agosto-6 settembre) iniziata dopo una pausa dovuta alle pessime condizioni meteorologiche. furono intensificati i bombardamenti delle industrie di motori, dei depositi carburanti e lubrificanti, dei cantieri navali e degli aeroporti, con discreti risultati grazie al maggior numero di velivoli da caccia di scorta, scalati alle varie quote di avvicinamento e con una formazione libera di caccia che si spostava in continuazione da una quota all'altra.
    Alla fine del mese il Comando Supremo tedesco decise di effettuare una grande offensiva sulla capitale inglese, interrompendo gli attacchi agli aeroporti e alle industrie aeronautiche.
    Fu un grave errore, perchè a causa delle perdite subite, della carenza di piloti addestrati e di velivoli, secondo Dowding, il "Fighter Command" stava per entrare in crisi.
    Invece ebbe, insperatamente, il tempo e la possibilità di organizzare le proprie forze aeree seriamente provate dall'offensiva della "Luftwaffe".
    Churchill riconobbe anch'egli che se i tedeschi avessero continuato i loro massicci attacchi aerei tutta la complessa organizzazione del comando dell'aviazione avrebbe potuto essere distrutta, aggiungendo che fu un senso di sollievo che il Comando caccia vide l'attacco germanico spostarsi su Londra, deducendone che il nemico aveva cambiato i suoi piani.
    Secondo lui "Goering avrebbe dovuto assolutamente continuare contro gli aeroporti, dalla cui organizzazione dipendeva tutto il mordente delle forze aeree in quel periodo.
    Allontanandosi dai classici principi della guerra, come pure (dalle norme di umanità fino a quel giorno universalmente accettate, egli commise un gravissimo sbaglio.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 11:09 pm

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    Inizio così la quarta fase (7-30 settembre) con bombardamenti su Londra effettuati con ondate successive di circa 350 velivoli scortati da 350 caccia.
    Il "Fighter Command" intervenne con formazioni pesanti che arrivarono anche a 80 velivoli, infliggendo gravi perdite agli attaccanti (in un solo giorno furono abbattuti 56 velivoli tedeschi).
    Il Comando della "Luftwaffe" fece effettuare le azioni offensive con intervalli di tempo eccessivi, quasi due ore, che furono ampiamente sufficienti ai piloti inglesi per rifornire i velivoli e per rintuzzare i nuovi attacchi.
    Inoltre persistette nella diversificazione dei bersagli e peggio ancora, ritornò al rimpiego di piccole formazioni offensive con forte scorta di caccia.
    In questa fase aumentarono anche le incursioni notturne su Londra, con formazione massicce (fino a 260 velivoli) e con una cadenza giornaliera che durò tutto il mese di settembre.


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    Messaggio  Red_Group Sab Ott 11, 2008 11:10 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Navgbbattle3la1
    L'ultima fase (1-31 ottobre) fu caratterizzata dall'impiego di cacciabombardieri e di caccia adattati per il trasporto di una bomba di 250 chilogrammi.
    La tattica adottata dal "Fighter Command" per contrastare questa nuova offensiva fu di intercettare gli attaccanti il più lontano possibile dai loro obiettivi, indurla a sganciare le bombe per difendersi meglio, rompere il contatto e rientrare alla base.
    Sulle perdite complessive delle due aviazioni contrapposte i dati sono discordanti:
    dalla tabella pubblicata da Churchill risultano 1733 velivoli avversari abbattuti secondo i tedeschi e 2698 secondo gli inglesi, contro 915 velivoli da caccia della RAF.
    Fonti tedesche più recenti danno 1663 velivoli inglesi, di cui 1290 caccia, e 1634 della "Luftwaffe", di cui 812 caccia, abbattuti.
    Gli inglesi vinsero la battaglia aerea oltre che per la loro indiscussa bravura, l'alto morale e la perfetta organizzazione a terra, anche per gli errori dei tedeschi, fra cui l'inosservanza del principio dell'obiettivo, cambiando e diversificando continuamente i bersagli; ma le direttive contraddittorie e dottrinalmente errate; lo scarso coordinamento della caccia con il bombardamento e la inadeguata pianificazione dell'emissione di questa specialità, con grave dispendio di uomini e di mezzi ,la mancanza di un velivolo da bombardamento a grande autonomia e carico bellico utile.
    A quest' ultimo riguardo bisogna dire che sia la Germania che l'ltalia non avevano previsto la guerra contro l'Inghilterra e, perciò i loro piani concernevano sol tanto la Francia.
    Di conseguenza, per i velivoli da bombardamento era stato calcolato un raggio d'azione massimo di ottocento chilometri, sufficiente per raggiungere i principali obiettivi francesi. À
    Infine, va rilevata la sottovalutazione dei servizi di spionaggio e delle contromisure elettroniche inglesi, ammessa dagli stessi tedeschi .

    Antonio Pelliccia
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:41 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Mkremilch2et3

    « Per me, la battaglia d'Inghilterra fu come la guerra di Troia.
    C'erano infatti tutti gli eroi disponibili.
    I nostri e i loro e tutti, da una parte e dall'altra, combatterono in maniera superba.
    Direi leggendaria.
    Senza lo sbarco, però, fu una battaglia inutile.
    Un sacrificio eroico senza significato.
    Noi e gli inglesi abbiamo perduto il meglio dei nostri uomini» .

    Parlava l’ex feld maresciallo Erhard Milch.
    Molti anni fa.
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:42 pm

    Durante la guerra l’avevo incontrato in uniforme.
    Milch, ispettore generale della Luftwaffe, era il numero due dell'aviazione tedesca.
    Nella gerarchia militare d'allora veniva subito dopo Hermann Goering, che ne era il capo supremo.
    Per rivederlo m'ero spinto fino a Dusseldorf dove viveva ormai in ritiro.
    Pensionato non certamente d'oro anche se nell'ambiente militare la sua personalità era rimasta intatta.
    Seduto in un angolo del divano, in penombra, nella sua casa borghese alla periferia della città, mi riusciva difficile ricordarlo in divisa.
    S'era infatti appesantito, ma la sua testa prussiana era quella di un tempo.
    Aveva i capelli corti.
    L'abito di buon taglio e quando salutava, da militare e da prussiano, inclinava il busto in maniera particolare, come se fosse sui punto di rendere omaggio a un'altezza reale.
    Con Erhard Milch ero venuto a parlare della battaglia.
    Del blitz, come si dice ancora oggi, che principiò nel luglio del 1940 e raggiunse la fase cruciale due mesi dopo quando Hitler, modificando i piani, ordinò di distruggere Londra.
    Per le forze tedesche, che in tre settimane avevano conquistato mezza Europa, fu la prima sorprendente battuta d'arresto, decisiva per le sorti della guerra.
    Sono trascorsi 41 anni da quella vicenda e ancora adesso ci si domanda :
    perchè caduta la Francia e fuggiti gli inglesi da Dunkerque, Hitler non abbia rivolto la potenza della sua macchina bellica ancora intatta contro il Regno Unito ?
    Poteva farlo?
    Qualcosa l'ha impedito ?
    Esisteva davvero un piano di sbarco ?
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:43 pm

    «Nulla avrebbe potuto impedirlo e per molte ragioni il successo sarebbe stato sicuro.
    La sola cosa da fare era sfruttare lo choc di Dunkerque e agire subito come avevamo suggerito Sunlem. Kesselring e io.
    Lanciare, cioè, paracadutisti su Londra e sugli aeroporti inglesi e dopo far seguire un massiccio sbarco di truppe con cannoni e carri armati.
    Student comandava i paracadutisti in Belgio:
    con i suoi uomini, addestrati alla perfezione, aveva fatto colpi straordinari.
    Kesselring era alla testa della flotta aerea del Belgio, dell'Olanda e della Francia settendrionale.
    Aveva aeroplani a sufficienza per garantire la copertura del cielo.
    E’ vero che a Dunkerque gli inglesi hanno realizzati il miracolo di portare in salvo 270 mila uomini dei 390 mila della British Expeditionary Force che c'era sul Continente ma è altrettanto vero che ilmiracolo fu possibile perchè Hitler impedì che la BEF venisse annientata.
    Fu lui che diede via libera al reinbarco del nemico e ostacolò la cattura dell’intero corpo di spedizione britannico in Europa».
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:43 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Townsend_1940
    Le affermazioni di Milch mi vennero in seguito confermate in Gran Bretagna.
    «Le difese erano da ridere. - mi disse Peter Townsend che fu uno degli eroi della battaglia –
    Se in quel momento Hitler avesse lanciato 5.000 paracadutisti e avesse occupato qualcuno dei nostri aeroporti e poi inviato per mare un centinaio di carri, be', nonostante la decisione e il coraggio della sua gente, il Regno Unito non si sarebbe salvato».
    Ma Hitler non sbarcò.

    « Il Fuhrer ,prosegui il feldmaresciallo Milch - aveva altre idee per la testa.
    Il suo chiodo fisso era la Russia che considerava il vero, implacabile nemico dell’Europa.
    All'Inghilterra sferrava un colpo, poi si fermava e ne aspettava l'esilo, sempre nella speranza che Londra si decidesse a trattare.
    Ci credeva.
    Ne era sicuro e più di una volta parlando al Reichstad si dichiarò disponibile per trattative che non intaccassero il prestigio e l'orgoglio degli inglesi»
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:44 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Genmilch_02
    Il 5 giugno, mi recai da Goering che si trovava sul suo treno comando.
    Goering si spostava sempre per ferrovia e il suo convoglio, costituito di sei vagoni, negli ordini operativi veniva indicato con il nome convenzionale Asia.
    Il giorno della mia visita, il Maresciallo era nervoso e accigliato.
    Con lui c'era il generale Jeschonnek, capo di Stato Maggiore della Luftwaffe.
    «Ebbene Milch - mi disse appena dentro - che cosa facciamo con questi inglesi?»
    «Lo domando a voi» - ribattei io.
    «Bisogna distruggerli con l'aviazione» disse lui.
    «L'aviazione non basta - replicai - ci vogliono anche i soldati.
    Il mio piano lo conoscete.
    Mi dispiace che non sia presente Student; lui potrebbe illustrarvelo meglio di me.
    Mi sembra che sia un piano eccellente, tanto più che gli inglesi sono ancora sotto choc per la disfatta di Dunkerque».

    Goering scosse la testa.
    «Il Fuhrer - disse - non è di questo parere.
    E’ d'accordo, invece, per un 'azione aerea pesante e continua.
    La vostra idea degli sbarchi è folle.
    Tempo un mese, vi dimostrerò che avete torto».

    Dal 5 al 7 giugno del 1940 neppure una bomba fu lanciata sull'lnghilterra.
    Nei giorni seguenti ci furono piccoli raid notturni su Portsmouth, Portland, Southampton, Folkestone e Bournemouth, con danni insignificanti.
    Londra era tabù.
    Il Fuhrer aveva proibito di toccarla.
    Esisteva un piano di invasione dal mare, battezzato da prima «Lowe» e poi «Seelowe», leone marino, ma rimase sempre allo stato di progetto, fino a che non venne definitivamente archiviato con grande sollievo dell'ammiraglio Raeder che era in disaccordo con l'Esercito e con la Luftwaffe.
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:45 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Nav_gb12
    Un giorno, durante uno dei suoi interminabili monologhi, Hitler confidò a Keitel perché, secondo lui. Londra non si decideva a discutere la pace.
    «Aspettano un aiuto dall'esterno - disse - Dagli americani? E’ possibile, ma l'America non farà mai la guerra Contro la Germania.
    Se entrerà, sarà soltanto per raccogliere l’eredità imperiale inglese e mettere le mani sul Canadà.
    Tolta allora l'America, resta la Russia.
    L'Inghilterra spera nella rottura dei nostri rapporti con l'Unione Sovietica.
    Io, però, ho il sistema per annientare queste speranze.
    Batterò rapidamente la Russia e farò la pace con gli inglesi quando potrò provargli che sono rimasti soli e nessuno sarà più in grado di aiutarli».

    In altre parole,voleva arrivare a Londra per la strada di Mosca.
    Comunque. il 16 luglio del 1940, prima di parlare al Reichstag, Hitler ebbe un ripensamento ed emanò l'ordine N .16 in vista dell'azione «Seelowe» che prevedeva immediati preparativi per lo sbarco su un fronte che, secondo i piani dell'esercito, andava da North Foreland sull'estuario del Tamigi alla baia di Lyne a sud di Bristol.
    Raeder insisteva invece per un'operazione più ristretta di faccia a Calais.
    I contrasti fra Marina e Forze armate di terra contribuivano a rendere il Fuhrer sempre più dubbioso e titubante anche se il Maresciallo Von Brauchitsch continuava a ripetergli che le truppe erano pronte e il successo sicuro.
    Il 1° agosto , all'istruzione N. 16, seguì la numero 17.
    Era l'ordine per un'offensiva aerea generale contro la Gran Bretagna, come fase preparatoria dello sbarco.
    Il giorno «J» venne fissato per il 5 agosto e Goering lo chiamò «il giorno dell'Aquila».
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:46 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Nav_gb13

    Da un documento segreto, trovato negli archivi del ministero della difesa inglese, firmato dal comandante della caccia del Regno Unito, Maresciallo dell'aria sir Hugh Dowding, risulta quale fosse la preparazione britannica in previsione di uno sbarco tedesco.
    «Per difendere L’Inghilterra - si legge sul documento - occorrono come minimo 51 squadroni di aeroplani.
    Attualmente le mie forze sono ridotte a 36 squadroni.
    I miei uomini che trovano al di la della Manica sono esausti.
    Dato ciò, più saranno impiegali, più elevate saranno le perdile.
    Solo se conserverà le sue forze aeree e marittime la Gran Bretagna potrà continuare a combattere da sola per qualche tempo.
    Ripeto per un certo tempo, non indefinitamente.
    Se invece ci lasceremo trascinare in tentativi disperali per rimediare alla situazione che si è creata in Francia, senza dubbio la sconfitta francese provocherà la completa sconfitta britannica».

    Il rapporto era per Churchill il quale voleva a tutti i costi inviare alcune squadriglie da caccia in aiuto alle truppe di Lord Gort, in rotta nel nord della Francia.
    Appena letto il documento, il premier inglese convoco Dowding a Londra perchè esponesse davanti al gabinetto la situazione della R.A.F.
    Convinzione generale del Governo britannico era che Hitler da un momento all'altro, data la sua innegabile posizione di forza, avrebbe scatenato una poderosa offensiva contro il Regno Unito.
    Mentre Dowding, in un silenzio di chiesa e fra l'attenzione di tutti faceva la sua esposizione, Churchill a testa bassa con il solito sigaro avvitato alle labbra, meditava sulle parole del Maresciallo dell'aria.
    A un tratto si scosse e disse
    «La situazione è quella che è, Hiller non ci darà tregua.
    Ora si tratta di sapere se la superiorità del nemico può essere bilanciala dalla forza morale della nostra gente».

    Dowding lo fissò negli occhi e dopo un attimo di riflessione disse
    «Io penso di si».
    Churchill si persuase e assicurò il Maresciallo che nessun velivolo sarebbe stato più inviato sul Continente. salvo alcuni aerei per proteggere la ritirata di Dunkerque.
    Mentre a Londra si svolgeva questa discussione, il Fuhrer, nella sua villa sulle Alpi bavaresi, insieme con Ribbentrop, Keitel, Jodi e Raeder studiava il sistema per indurre l'lnghilterra a trattare.
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:49 pm

    La battaglia d‘Inghilterra I40160_NavGBBattle51
    L'ultimo tentativo tedesco di agganciare gli inglesi e trascinarli al tavolo del negoziato fu fatto il 19 luglio con un discorso che Hitler pronunciò nella cornice solenne e trionfale del Reichstag, addobbato con le bandiere delle annate vittoriose.
    «Io penso - disse fra l’altro il Fuhrer in quella circostanza - che la pace sia possibile.
    Tanto più che non è chiesta da un vinto ma da un vincitore che che non ha nulla da domandare.
    Io non vedo alcuna ragione di continuare la lotta.
    Può darsi che il signor Churchill trovi in questo appello un mio dubbio sull'esito finale della guerra.
    Pensi ciò che crede, ma io mi sono liberato la coscienza... ».

    In risposta l'Inghilterra affrettò il riarmo.
    I rapporti dell'intelligence Service arrivati sul tavolo di Dowding informavano che tre flotte aeree tedesche, la terza, la seconda e la quinta comandate dai marescialli Sperrle e Kesselring e dal generale Stumpf stavano ultimando lo schieramento lungo la Manica.
    Fra caccia, bombardieri e Stuka si parlava di 2.600 aeroplani.
    Dowding disponeva più o meno di 800 caccia fra Hurricane e Spitfire.
    Con tali forze il Maresciallo inglese formò quattro gruppi: il decimo, l’undicesimo, il dodicesimo e il tredicesimo.
    Il 21 luglio Hitler convocò di nuovo i capi militari e domandò con insistenza quali probabilità di successo avrebbe avuto lo sbarco.
    «Assicuro il successo - rispose Von Brauchitsch - soltanto se la Marina s'impegna trasportare attraverso la Manica 40 divisioni».
    «Quaranta è impossibile - ribaltè l’ammiraglio Raeder - Possiamo portarne a malapena a dieci».
    Hitler ebbe uno scatto.
    «E’ un suicidio» disse.
    Intervenne Goering.
    «Datemi cinque giorni di bel tempo - disse - e io con la mia Luftwaffe risolverò i vostri dubbi.
    Tutti, nessuno escluso.
    Penserò io a sistemare Churchill».
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:49 pm

    La battaglia d‘Inghilterra I40159_NavGBBattle53
    Il giorno seguente, il Comandante della Luftwaffe si mise in treno e raggiunse la Francia per dare le disposizioni generali dell'attacco.
    Capo delle operazioni sul Canale venne nominato il Commodoro Johannes Fink il quale sistemò il suo comando dentro una corriera in cima alle dune, poco lontano dalla collina su cui spiccava il monumento a ricordo dell'aviatore francese Latham che nel 1909, per due volte, tentò di sorvolare la Manica.
    Da quel punto, nelle giornate chiare, si vedeva Dover.
    Accanto al carrozzone di Fink era stato installato un centro radio per intercettare i messaggi del comando caccia britannico.
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:50 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Mkre_g31
    «In luglio - mi ha raccontato l'asso germanico generale Adolf Galland - la seconlda e la terza flotta completarono lo schieramento.
    Il mio gruppo, il terzo della 26a squadra, si sistemò sul campo vicino a Guines.
    Il nemico era assente.
    Scomparso.
    Non fece alcun volo per disturbare i nostri preparativi.
    Era evidente che gli inglesi, a corto di forze, risparmiavano quelle che avevano.
    Noi attaccavamo soltanto le navi in transito nella Manica.
    Nel cuore di una foresta, isolata da vari ordini di reticolati, venne preparato il Quartier Generale di Goering con un rifugio in cemento armato, profondo una ventina di metri».

    Durante l'intera battaglia, Galland tenne il cielo con una baldanza che suscitò l'ammirazione del nemico.
    A 30 anni era già generale.
    Il suo libretto di volo testimonia 103 vittorie.
    «Quando si cominciò a menare le mani sul Canale -- prosegui - ci avvertirono che il nostro compito consisteva nel bloccare le isole inglesi in cooperazione con la Marina.
    Dovevamo attaccare porti e navi.
    Lo scopo era di conquistare la supremazia aerea per rendere agevole l’invasione.
    Io non sono d'accordo con quello che dicono gli inglesi a proposito degli aeroplani impiegati.
    Dopo tanti anni ne discuto ancora con l’amico Peter Townsend.
    A me risulta che noi ne avevamo 2.600 e loro 3.300.
    Comunque non cambia niente,lo dico solo a titolo di cronaca.
    Potevano bastare, ma bisognava che cooperassero l’ Esercito e la Marina.
    Hitler, invece, secondo la teoria italiana di Douhel, era convinto che si potesse stritolare il nemico con la sola aviazione.
    In primo luogo occorrevano le macchine adatte che invece non c’erano e in secondo luogo non bisognava affidare alla caccia compiti strategici.
    E’ possibile che un fucile faccia il lavoro di un cannone ?
    Successe così perché mancavano i bombardieri ».
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:51 pm

    La battaglia d‘Inghilterra Ju89a11uq
    La storia dei bombardieri pesanti che vennero a mancare quando la loro presenza sarebbe stata determinante, me la raccontò il Maresciallo Milch.
    Fino a oggi si è detto che tali velivoli, già allo studio, vennero messi da parte dopo la morte del generale Waver, primo capo di Stato Maggiore della Luftwaffe, avven uta durante una prova di collaudo.
    «Tutte bugie - precisò Milch - messe in giro da Goering per giustificare il suo sbaglio madornale.
    Le cose sono andate così.
    Già nel 1933 io avevo impartito ordini perchè venissero fabbricali motori per bombardieri.
    Nel 1937 esistevano alcuni esemplari di Ju 89 e Do 19, quadrimotori, i quali avevano un'autonomia di 6.000 chilometri e portavano sei tonnellate di bombe.
    Dopo l’incidente di Waver, venne nominato capo di Stato Maggiore della Luftwaffe Albert Kesselring.
    Un giorno, mentre io ero in missione all'estero, Goering andiò a visitare la base dove si facevano le prove dei nuovi velivoli.
    Appena li vide domandò: «Quelli, cosa sono ? Chi li ha ordinali ?».
    «Milch» - rispose Kesselring.
    E Goering «A che cosa servono ?».
    «Non so. Milch è fuori».
    Goering s'avvicinò agli aeroplani, li guardò poco convinto, poi domandò:
    «Col materiale di uno di questi, quanti Ju 88 si possono fare ?».
    «Due e mezzo» - rispose Kesselring.
    «Allora, fate distruggere questa roba inutile, magari senza dir niente a Milch.
    Il Fuhrer non mi chiede se gli aerei sono grossi. Vuole sapere quanti sono».
    I bombardieri vennero tutti smantellati.
    Se ne salvarono alcuni che passarono alla Lufthansa per i servizi civili.
    «Non averli - disse Milch - per noi fu decisivo».
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:51 pm

    Il 2 agosto, tre giorni prima della data fissata per gli attacchi in grande stile, per saggiare la reazione del nemico il colonnello Fink mandò alcuni velivoli su Dover.
    Al ritorno i piloti comunicarono che il cielo era deserto.
    A Londra, infatti. Dowding aveva ordinato ai suoi cacciatori di levarsi in volo soltanto se la Luftwaffe avesse attaccato in massa.
    Durante i due mesi trascorsi dal disastro di Dunkerque, la Gran Bretagna aveva rimesso in sesto le sue forze.
    Disponeva ormai di 708 aeroplani e di 1.434 piloti.
    Quando tutto sembrava pronto per l'offensiva, un improvviso cambiamento di tempo costrinse Goering a rimandare l’attacco.
    Il Maresciallo era arrivato al suo Quartier Generale sulla Manica con il solito treno blindato.
    Appena giunto, convocò tutti gli alti capi militari.

    La battaglia d‘Inghilterra Theo_Osterkamp
    «Quel giorno - mi ha raccontato il generale Osterkamp da cui dipendeva la caccia della Seconda Flotta - Goering era di pessimo Umore.
    Non voleva essere contraddetto.
    Quando dissi che secondo me l'attacco si profilava difficile data la mancanza di velivoli per creare un ponte continuo fra le due coste, strinse i pugni, diventò paonazzo e gridò»
    «Oslerkamp, ricordatevi che siete un aviatore e un generale tedesco.
    Dubitare significa tradire».
    « Io dubito - ribattei - ma non per questo tradisco.
    Ripeto che ci mancano le macchine per compiere bombardamenti efficaci».
    Kesselring e Sperrle mi diedero ragione.
    «Io - dissi ancora - per tre giorni posso picchiare sodo, ma sono sicuro che avremo perdite pesanti.
    Dopo ... ».
    «Che cosa dopo ?» domandò Goering.
    «So con sicurezza, Maresciallo, che gli inglesi hanno più velivoli di noi. »
    Goering scoppiò a ridere.
    Improvvisamente tornò di buon umore.
    «Sciocchezze - esclamò -il mio servizio informazioni è meglio del vostro.

    Per gli aerei non è vero, poi i nostri piloti sono meglio dei loro»
    L'attacco fu rimandato al 10 di agosto.
    Anche il 10, però, non si potè attaccare a causa della pioggia e della nebbia.
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:52 pm

    La battaglia d‘Inghilterra I337827_NavGBBattle17
    Il giorno dopo ci fù qualche squarcio di sereno.
    Sir Hugh Dowding spedì in volo alcune squadriglie per osservare le mosse del nemico.
    Partirono 12 Spitfire.
    Uno venne abbattuto.
    I tedeschi s'avventarono su Dover e se la presero soprattutto con i palloni di sbarramento.
    Goering stava rintanato nel suo treno e consultava i bollettini meteorologici che annunciavano finalmente bel tempo.
    La Luftwaffe attaccava senza posa porti e convogli.
    La nebbia schiumava lungo la costa britannica.
    Dal suo osservatorio di Capo Gris Nez. Fink con il binocolo guardava i piloni dei radar sulle rocce di Dover. Goering aveva dato ordine di distruggerli.
    Fink chiamò pertanto il capitano Rubensdorffer. comandante del 210 Gruppo d'assalto e gli disse: «Domani, se il tempo migliora, comincerà il ballo.
    Tocca a te, con 24 ore d'anticipo, aprire la festa.
    Vedi quelle antenne.
    Delvono sparire».
    Rubensdroffer si lanciò all'attacco dei radar con 12 Messerschmitt 110 e tre squadriglie di caccia Me 109.
    «Partimmo alle undici - racconta - con i miei 12 Me 109 puntai verso Nord Ovest.
    Le altre squadriglie scelsero ognuna un obiettivo diverso.
    Il tenente Lutz prese di mira la stazione di Pevensey, nell'interno, e scarico le sue bombe da 500 chili quando le antenne furono nei collimatori.
    L 'edificio della stazione andò in briciole e il cavo principale venne distrutto.
    Rossinger se la prese con il centro di Rye e ci rovesciò sopra dieci bombe.
    La squadriglia di Hintze si lavorò, invece, i piloni di Dover.
    Le antenne barcollarono ma rimasero in piedi.
    In tutto attaccammo sei centrali però solo quella di Ventor, sull'isola di Wight, che era la più importante, venne distrutta completamente.
    Per il nemico fù un colpo duro ma all'indomani, anzichè insistere, come del resto ci aspettavamo tutti, il bersaglio dei radar venne abbandonato, sicchè gli inglesi poterono ricucirsi le ferite e riacquistare subito occhi e orecchi.
    Fu un errore madornale, inspiegabile ... » .
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    Messaggio  Red_Group Dom Ott 12, 2008 12:53 pm

    Nella giornata del 12 agosto, i tedeschi misero in campo 300 velivoli fra caccia bombardieri e Stuka.
    Goering aveva deciso che la «giornata dell'Aquila» sarebbe cominciata alle 7.30 del 13 agosto.
    Alle 5 del mattino tutti gli equipaggi erano in piedi.
    L'ultimo bollettino meteo annunciò nebbia.
    L'offensiva fù rimandata alle 14.
    Il contrordine, però, non giunse a tutti.
    Fink, infatti, alla testa di un paio di centinaia di aerei aprì per suo conto i caroselli ma nel momento critico, attaccato da 120 caccia nemici, si trovò senza scorta.
    Alle 14 la nebbia era sempre fitta.
    Goering masticava amaro.
    Ciò nonostante, lanciò l'ordine «A.A» , che in codice significava «Partite! ».
    Secondo Townsend, quando cominciò la battaglia d'Inghilterra, i tedeschi erano sicuri di vincere.
    «Come morale - mi disse - erano al punto giusto.
    Dal giorno dell’Aquila in avanti, gli assalti della Luftwaffe non ci diedero tregua.
    Le nostre perdite cominciarono a diventare pesanti.
    Durante la prima giornata, i tedeschi fecero 1.485 uscite e noi 700.
    Perdettero 40 velivoli e noi 13.
    Molti campi vennero arati dalle bombe;
    le Città di Southampton e Castle Bromwich pareva che fossero state investite da un tifone
    »

    Mentre era in corso la battaglia, Goering convocò i comandanti delle flotte aeree impegnate sull'lnghilterra nella sua residenza di campagna a Schorfeide: la famosa Karinhall.
    Arredata con sfarzo cinematografico.
    Il rapporto cominciò il 15 agosto mattina.
    Il Maresciallo si presentò con l'uniforme nuda di medaglie.
    Kesselring, Sperrle e Stumpf, per via di quel particolare, si resero conto che l'aria era carica di burrasca.
    Per Goering, infatti, mostrarsi senza collari e medaglie voleva dire che si considerava in lutto.

    «Dalla giornata dell’Aquila - attaccò con tono grave - m'aspettavo di più.
    Volevo un maggiore spiegamento di forze.
    Va bene che il tempo era cattivo e che Fink, per un malinteso, s’è trovato senza scorta.
    Ma questi contrattempi non sono una giustificazione »
    Fece una lunga pausa e scrollò la testa.
    «Le perdite - obiettò Kesselring - se consideriamo il numero dei velivoli impiegati, sono state più dure per loro che per noi».
    «Il rapporto - intervenne Sperrle - è di uno a cinque a favore della nostra caccia »
    «Quello che mi dà pensiero - disse Goering riemergendo dal suo corrucciato silenzio – è la protezione degli Stuka.
    E’ chiaro che quella vecchia volpe di Dowding ha ordinato ai suoi di prendersela solo can gli Ju 87.
    Meno rischio e preda facile.
    Pertanto bisogna cambiare tattica.
    D 'ora in avanti ogni gruppo di Stuka dovrà essere protetto da almeno tre gruppi di caccia.
    Voglio che la R.A. F. sia annientata e che siano distrutte tutte le fabbriche d'aeroplani del Regno Unito
    »

    Luigi Romersa
    Jp4, Marzo 1982

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