Assonnato ed ancora in parte addormentato,all'alba del 28 luglio 1943 ero salito sul mio Macchi 200 in posizione di primo allarme.
Era il mio turno, per quella mattina, insieme a due sottufficiali piloti della 92a Squadriglia.
I solerti specialisti avevano già scaldato i motori dei tre velivoli che avrebbero costituito la prima difesa contro gli attacchi dei bombardieri americani diretti verso la nostra flotta ancorata a La Spezia.
La nostra base era sul corto campo di Sarzana.
Il particolare non trascurabile era costituito dal fatto che normalmente (ormai quasi ogni giorno) la formazione che ci attaccava era di almeno una cinquantina di bombardieri, due "squadron".
La squadriglia di “secondo allarme", di appoggio alla pattuglia di primo, era di nove o dieci velivoli.
Tutta qui la "difesa aerea della piazzaforte”.
Tralasciamo, poi, il commento relativo all’insufficienza di armamento, velocità e quota di tangengenza del nostro Macchi 200: ma questo passava il convento, visto che i superstiti Macchi 202 e qualche 205 dovevano,per forza di cose, combattere in Sicilia e Calabria.
Ma la storia è nota.
Seduto al posto di pilotaggio, protetto da un ombrellone dal cocente sole di luglio appena sorto,mi ero dolcemente addormentato, nonostante il fastidio costituito dal salvagente, il battellino pneumatico sotto il sedere, il paracadute e la “Marus" pesante.
Improvvisamente il trillo del telefono, piazzato nella “tenda d'allarme" vicina agli aerei mi risvegliò.
Giusto in tempo per vedere partire dalla torre di controllo un razzo rosso e basta, ossia:
"decollo immediato per un solo velivolo".
Misi in moto e, senza fare alcuna prova (erano state fatte dagli specialisti una mezz' ora prima) diedi tutta manetta e decollai.
Era il mio turno, per quella mattina, insieme a due sottufficiali piloti della 92a Squadriglia.
I solerti specialisti avevano già scaldato i motori dei tre velivoli che avrebbero costituito la prima difesa contro gli attacchi dei bombardieri americani diretti verso la nostra flotta ancorata a La Spezia.
La nostra base era sul corto campo di Sarzana.
Il particolare non trascurabile era costituito dal fatto che normalmente (ormai quasi ogni giorno) la formazione che ci attaccava era di almeno una cinquantina di bombardieri, due "squadron".
La squadriglia di “secondo allarme", di appoggio alla pattuglia di primo, era di nove o dieci velivoli.
Tutta qui la "difesa aerea della piazzaforte”.
Tralasciamo, poi, il commento relativo all’insufficienza di armamento, velocità e quota di tangengenza del nostro Macchi 200: ma questo passava il convento, visto che i superstiti Macchi 202 e qualche 205 dovevano,per forza di cose, combattere in Sicilia e Calabria.
Ma la storia è nota.
Seduto al posto di pilotaggio, protetto da un ombrellone dal cocente sole di luglio appena sorto,mi ero dolcemente addormentato, nonostante il fastidio costituito dal salvagente, il battellino pneumatico sotto il sedere, il paracadute e la “Marus" pesante.
Improvvisamente il trillo del telefono, piazzato nella “tenda d'allarme" vicina agli aerei mi risvegliò.
Giusto in tempo per vedere partire dalla torre di controllo un razzo rosso e basta, ossia:
"decollo immediato per un solo velivolo".
Misi in moto e, senza fare alcuna prova (erano state fatte dagli specialisti una mezz' ora prima) diedi tutta manetta e decollai.
Ultima modifica di White_Group il Gio Nov 13, 2008 11:23 pm - modificato 1 volta.