All’ inizio della prima guerra mondiale il settore nazionale dell’ industria del materiale ferroviario aveva raggiunto un notevole livello di produzione e di qualità;
alcune industrie, quali ad esempio la Breda, la Miani e Silvestri, l'Ansaldo si erano sviluppate in modo da far fronte largamente alle richieste di costruzione delle locomotive a vapore.
Le stesse ditte e molte altre, circa 20, tra le quali le Reggiane, che frattanto avevano portato il numero dei propri operai, come si è detto, a circa 2000 unità e sviluppato i propri impianti su di un'area di 450.000 mq. dei quali 75.000 coperti, fornivano quasi tutti i veicoli necessari alla rete italiana.
Le OMI Reggiane, che avevano cominciato a fornire materiale mobile ferroviario anche a società private, come per esempio alle Ferrovie di Reggio Emilia, alla “ Benevento-Cancello “,
alla Società Veneta, alla “ Valsugana “, alle Società di Bologna, Genova, Roma, Ancona ed anche Atene, presentavano, poco prima dello scoppio delle ostilità, una struttura solida di impianti e macchinari, sommariamente articolati in: sezione veicoli e sezione locomotive.
La sezione veicoli, adibita alla costruzione e riparazione di carri e carrozze per le FF.SS. e per le società private, comprendeva un magazzino legnami con essiccatoio, un reparto macchine a legno, un reparto macchinario per la lavorazione delle parti metalliche, un reparto montaggio telai con impianto di chiodatura pneumatica, reparti di ebanisti, tubieri, coperturai, tappezzieri e varie sale per la verniciatura dei veicoli ultimati.
La sezione locomotive, fornitrice oltre che delle FF.SS. di varie ferrovie private, comprendeva a sua volta un locale forgia, un locale fonderia, un locale macchinario, un locale montaggio.
Lo stabilimento era inoltre dotato di 7 gru a ponte, azionate elettricamente, della capacità variante da 10 a 30 tonnellate e di carrelli di trasbordo, ad azionamento elettrico, disimpegnanti i vari fasci di binari, permettendo la manovra dei veicoli tra i capannoni di montaggio.
Una rete di decauville, che toccava ogni punto dello stabilimento superando nel suo complesso i 25 km., serviva per i piccoli trasporti.
Alle manovre di smistamento si provvedeva con una locomotiva di manovra, grazie ad un allacciamento diretto dello stabilimento alla stazione ferroviaria di Reggio.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, con la conseguente mobilitazione industriale, le industrie siderurgiche e meccaniche italiane si trovarono di fronte a problemi e situazioni gravissime.