E' stato il primo caccia a reazione comparso in Italia ed adottato dalla nostra Aeronautica.
Dalla caratteristica forma col doppio trave di coda, aveva una corta e panciuta fusoliera dove il pilota aveva alle spalle il motore con compressore centrifugo, quindi di grosso diametro, e sotto i piedi quattro cannoni da 20 millimetri.
Il pilotaggio era per la maggior parte molto facile, con però alcune particolarità alle quali si doveva fare molta attenzione.
La prima era che il sistema di controllo del motore era piuttosto primordiale per cui bisognava andarci molto cauti nel dare manetta.
Se questa veniva avanzata troppo in fretta poteva succedere il cosiddetto rumbling, altro non era che lo stallo del compressore che, nei casi più gravi poteva portare anche allo spegnimento del motore.
Un'altra doppia particolarità era rappresentata dal carrello.
In primo luogo se il velivolo montava le taniche subalari bisognava operare la retrazione del carrello immediatamente dopo aver staccato le mote da terra e a bassa velocità, altrimenti la depressione provocata dalle taniche impediva la chiusura dei portelli delle ruote, in secondo luogo i freni, a tamburo, erano azionati da aria compressa che provocava l' espansione di una camera elastica che faceva aderire i ferodi circolari all'interno dei cerchioni delle ruote.
Se la frenata si protraeva troppo a lungo, queste camere elastiche fondevano lasciando sfuggire tutta l'aria compressa e la frenata diventava nulla.
Non era raro il caso di aeroplani che, avendo frenato troppo, finivano la corsa di atterraggio fuori pista, quando andava bene, o contro una serie di aeroplani parcheggiati provocando un mezzo macello, quando andava male.
Nel volo di decollo, da allievi, sperimentammo per la prima volta la presenza del velivolo chase cioè di un istruttore che ci seguiva da vicino con un'altro aereo, essendo all'epoca, tutti gli aeroplani da caccia invariabilmente monoposto.