Nel corso del 1941, un autorevole esponente del mondo scientifico anglosassone ebbe pubblicamente a dichiarare che l'impiego del legno nelle costruzioni aeronautiche d'un certo livello, era ormai da considerarsi superato.
Quest'affermazione sarebbe stata meno categorica se lo scienziato si fosse trovato il 25 novembre 1940 sul campo inglese di, Hatfield ed avesse potuto ammirare un bellissimo bimotore tutto giallo, che seminava gli Spitfire ed infilava un «tonneau» dopo l'altro con una delle due eliche in bandiera.
Quel velivolo, infatti, era costruito interamente in legno ed il suo livello era tale da farlo divenire di li a poco, una delle armi più micidiali della RAF.
Aveva già un nome: Mosquito - che in inglese significa zanzara - ed era il 98° rampollo di una famiglia dal nome nobile: de Havilland, illustre in campo aeronautico sin dalla Grande Guerra.
Il suo disegno aveva preso vita un paio d'anni prima, nell'ottobre 1938, in quello stesso studio che, guidato da Geoffrey de Havilland padre (il figlio, omonimo, era pilota collaudatore della ditta), aveva già dato all'aeronautica - per limitarsi agli anni trenta - velivoli d'uso universale come l'addestratore Tiger Moth ed il trasporto Dragon;
macchine da primato, come quel piccolo bimotore Comet che nell'ottobre 1934 aveva strappato al DC-2 la coppa MacRobertson Inghilterra-Australia;
oppure il bellissimo postale Albatross del 1936, che riusciva a volare per 5.000 km a 330 km/h con quattro motori da soli 525 HP ciascuno, grazie ad un'aerodinamica praticamente perfetta.