Per rievocare la storia della caccia notturna in Italia dobbiamo riferirci al... bombardamento.
Sembrerebbe un paradosso, ma è bene riportarci alla specialità "bombardamento", cui l'aviazione italiana ha dedicato sempre molte cure per l'attività notturna, divenendo non solo iniziatrice di tale attività (in Libia, nell'intervento bellico del 1911), ma anche risultando, in tal senso, tra le migliori aviazioni combattenti nel 1° conflitto mondiale.
L'impiego notturno nella Grande Guerra fu intenso e proficuo.
Sembrava che gli aviatori italiani avessero una particolare predisposizione per i voli di notte:
voli che andavano, per esempio, dalle massicce (per quel tempo) incursioni su Pola e su Cattaro dei famosi Caproni alla guida di Gabriele
D' Annunzio, sino agli atterraggi con sola luce lunare di singoli apparecchi nelle retrovie nemiche nell'alto Veneto per depositarvi e per riprendere nostri informatori.
Nel periodo fra il primo ed il secondo conflitto mondiale, la R. Aeronautica continuò a dedicare una particolare cura per l'impiego notturno, giudicandolo utilissimo appunto nella specialità "bombardamento".
Infatti, tutti i suoi Reparti praticamente diurni, effettuavano il loro addestramento anche di notte, mentre il 7° e l'8° Stormo svolgevano addestramento in massima parte notturno.
Ne derivò che, in effetti, nel 1940 laR. Aeronautica disponeva buona parte del personale navigante ben addestrato al volo di notte, ma personale che apparteneva esclusivamente agli Stormi da bombardamento.
Quindi, non essendo la guerra un evento unilaterale, occorreva tener conto della volontà contrapposta dell'avversario che, a sua volta, avrebbe usato anche esso l'aereo come bombardiere notturno.
Perciò, nell'impostare la struttura delle nostre forze destinate alla difesa, si doveva supporre di trovarsi di fronte a tale minaccia.
E’ qui che nella R. Aeronautica si evidenziò una grave lacuna:
pur avendo vari reparti da caccia diurna, con piloti eccezionali, nessuno pensò a quell'altro impiego della caccia che avrebbe dovuto contrastare "di notte" i bombardieri nemici.
Sembrerebbe un paradosso, ma è bene riportarci alla specialità "bombardamento", cui l'aviazione italiana ha dedicato sempre molte cure per l'attività notturna, divenendo non solo iniziatrice di tale attività (in Libia, nell'intervento bellico del 1911), ma anche risultando, in tal senso, tra le migliori aviazioni combattenti nel 1° conflitto mondiale.
L'impiego notturno nella Grande Guerra fu intenso e proficuo.
Sembrava che gli aviatori italiani avessero una particolare predisposizione per i voli di notte:
voli che andavano, per esempio, dalle massicce (per quel tempo) incursioni su Pola e su Cattaro dei famosi Caproni alla guida di Gabriele
D' Annunzio, sino agli atterraggi con sola luce lunare di singoli apparecchi nelle retrovie nemiche nell'alto Veneto per depositarvi e per riprendere nostri informatori.
Nel periodo fra il primo ed il secondo conflitto mondiale, la R. Aeronautica continuò a dedicare una particolare cura per l'impiego notturno, giudicandolo utilissimo appunto nella specialità "bombardamento".
Infatti, tutti i suoi Reparti praticamente diurni, effettuavano il loro addestramento anche di notte, mentre il 7° e l'8° Stormo svolgevano addestramento in massima parte notturno.
Ne derivò che, in effetti, nel 1940 laR. Aeronautica disponeva buona parte del personale navigante ben addestrato al volo di notte, ma personale che apparteneva esclusivamente agli Stormi da bombardamento.
Quindi, non essendo la guerra un evento unilaterale, occorreva tener conto della volontà contrapposta dell'avversario che, a sua volta, avrebbe usato anche esso l'aereo come bombardiere notturno.
Perciò, nell'impostare la struttura delle nostre forze destinate alla difesa, si doveva supporre di trovarsi di fronte a tale minaccia.
E’ qui che nella R. Aeronautica si evidenziò una grave lacuna:
pur avendo vari reparti da caccia diurna, con piloti eccezionali, nessuno pensò a quell'altro impiego della caccia che avrebbe dovuto contrastare "di notte" i bombardieri nemici.