Una Grande Rivincita
Marzo 1944: il colonnello Shore della R.A.F., alla fine della « buriana », chiama il capitano Monti, comandante del 10° Gruppo del 4° Stormo, e sbotta:
«Decollo perfetto, atterraggio perfetto, il resto l'ho dimenticato, se no vi dovrei punire tutti! ».
Rigido saluto militare di entrambi, mezzo giro sui tacchi e si allontanano. Monti sorride soddisfatto.
Il perchè di questo sorriso è presto spiegato:
Monti è riuscito a far ingoiare il rospo all'inglese, ed era un rospo che ballava da un po' di tempo nelle mani di noi piloti del Raggruppamento Caccia, ma andiamo con ordine.
Il Comando alleato due mesi fa circa disponeva che i reparti da caccia italiani si spostassero su di una base più a Nord per due motivi:
- uno dichiarato, e cioè che da Lecce i nostri Macchi non avevano più autonomia sufficiente per attaccare le colonne tedesche, ormai in spostamento verso il Nord in territorio balcanico;
- l'altro, meno manifesto ma da noi subito intuito, era che ci volevano vedere all'opera sotto la frusta di un cielo operativo intenso, svolto completamente e solo da reparti italiani, partendo da un aeroporto con servizi, infrastrutture e comando pure interamente sotto la responsabilità italiana.
Così il 12 gennaio scorso, all'inizio cioè del 1944, che per moltissimi di noi significa il quinto anno di guerra, i piloti del 4° Stormo e più precisamente del 9° Gruppo, iniziarono il trasferimento a Palata, una spianata erbosa tra Foggia ed il mare, ad una ventina di chilometri dalla città.
Per la precisione, il 12 gennaio, i primi nostri piloti a toccare terra su questo campo furono il tenente Salvi, il sergente maggiore Ceoletta e il sergente Molteni, con tre Macchi 202, seguiti il giorno dopo dal capitano Piccolomini, dai tenenti Clauser, Tommasi, Bertolaso e dal sottotenente Galbusera.
Marzo 1944: il colonnello Shore della R.A.F., alla fine della « buriana », chiama il capitano Monti, comandante del 10° Gruppo del 4° Stormo, e sbotta:
«Decollo perfetto, atterraggio perfetto, il resto l'ho dimenticato, se no vi dovrei punire tutti! ».
Rigido saluto militare di entrambi, mezzo giro sui tacchi e si allontanano. Monti sorride soddisfatto.
Il perchè di questo sorriso è presto spiegato:
Monti è riuscito a far ingoiare il rospo all'inglese, ed era un rospo che ballava da un po' di tempo nelle mani di noi piloti del Raggruppamento Caccia, ma andiamo con ordine.
Il Comando alleato due mesi fa circa disponeva che i reparti da caccia italiani si spostassero su di una base più a Nord per due motivi:
- uno dichiarato, e cioè che da Lecce i nostri Macchi non avevano più autonomia sufficiente per attaccare le colonne tedesche, ormai in spostamento verso il Nord in territorio balcanico;
- l'altro, meno manifesto ma da noi subito intuito, era che ci volevano vedere all'opera sotto la frusta di un cielo operativo intenso, svolto completamente e solo da reparti italiani, partendo da un aeroporto con servizi, infrastrutture e comando pure interamente sotto la responsabilità italiana.
Così il 12 gennaio scorso, all'inizio cioè del 1944, che per moltissimi di noi significa il quinto anno di guerra, i piloti del 4° Stormo e più precisamente del 9° Gruppo, iniziarono il trasferimento a Palata, una spianata erbosa tra Foggia ed il mare, ad una ventina di chilometri dalla città.
Per la precisione, il 12 gennaio, i primi nostri piloti a toccare terra su questo campo furono il tenente Salvi, il sergente maggiore Ceoletta e il sergente Molteni, con tre Macchi 202, seguiti il giorno dopo dal capitano Piccolomini, dai tenenti Clauser, Tommasi, Bertolaso e dal sottotenente Galbusera.