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    Capitano Monti

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    Messaggio  Red_Group Gio Ott 16, 2008 10:59 pm

    Una Grande Rivincita
    Marzo 1944: il colonnello Shore della R.A.F., alla fine della « buriana », chiama il capitano Monti, comandante del 10° Gruppo del 4° Stormo, e sbotta:
    «Decollo perfetto, atterraggio perfetto, il resto l'ho dimenticato, se no vi dovrei punire tutti! ».
    Rigido saluto militare di entrambi, mezzo giro sui tacchi e si allontanano. Monti sorride soddisfatto.
    Il perchè di questo sorriso è presto spiegato:
    Monti è riuscito a far ingoiare il rospo all'inglese, ed era un rospo che ballava da un po' di tempo nelle mani di noi piloti del Raggruppamento Caccia, ma andiamo con ordine.
    Il Comando alleato due mesi fa circa disponeva che i reparti da caccia italiani si spostassero su di una base più a Nord per due motivi:
    - uno dichiarato, e cioè che da Lecce i nostri Macchi non avevano più autonomia sufficiente per attaccare le colonne tedesche, ormai in spostamento verso il Nord in territorio balcanico;
    - l'altro, meno manifesto ma da noi subito intuito, era che ci volevano vedere all'opera sotto la frusta di un cielo operativo intenso, svolto completamente e solo da reparti italiani, partendo da un aeroporto con servizi, infrastrutture e comando pure interamente sotto la responsabilità italiana.
    Così il 12 gennaio scorso, all'inizio cioè del 1944, che per moltissimi di noi significa il quinto anno di guerra, i piloti del 4° Stormo e più precisamente del 9° Gruppo, iniziarono il trasferimento a Palata, una spianata erbosa tra Foggia ed il mare, ad una ventina di chilometri dalla città.
    Per la precisione, il 12 gennaio, i primi nostri piloti a toccare terra su questo campo furono il tenente Salvi, il sergente maggiore Ceoletta e il sergente Molteni, con tre Macchi 202, seguiti il giorno dopo dal capitano Piccolomini, dai tenenti Clauser, Tommasi, Bertolaso e dal sottotenente Galbusera.
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    Messaggio  Red_Group Gio Ott 16, 2008 11:00 pm

    Gli specialisti arrivarono con i camion la sera stessa, poi via via tutti noi del 10°, mentre il 9° Gruppo rimase a Lecce di dove operava fornendo la scorta caccia ai nostri velivoli plurimotori che lanciavano rifornimenti ai partigiani jugoslavi ed ai nostri soldati che operavano contro i tedeschi nella zona Sud della Balcania.
    Il perchè di questa temporanea scissione del 4° sta nel fatto che, giustamente, il nostro Comando, sapendo che questo cielo di Palata sarà per gli Alleati il termine di paragone per misurarci e decidere del nostro avvenire immediato ed anche di quello futuro, ha voluto che vi fossero presenti tutti i reparti del Raggruppamento Caccia.
    Infatti il 28 gennaio ci raggiungeva il 102° Gruppo del 5° Stormo sui Re. 2002 e non molti giorni fa, esattamente l'8 ultimo scorso, sono giunti dodici Macchi 202 e 205 del 51°, così che i tre reparti da caccia italiani sono ora tutti presenti a Palata.
    Il lavoro compiuto in questi primi tre mesi è stato duro: sul campo, al nostro arrivo, non vi era altro che erba e pecore che la brucavano.
    I nostri specialisti si misero all'opera e lavorando nel vero senso della parola, giorno e notte, sistemarono la pista, rizzarono le tende, impiantarono i servizi; insomma crearono dal nulla un aeroporto che sinora ha funzionato egregiamente.
    Certo, distrazioni per il personale non ve ne sono; quando piove l'acqua s'infiltra nelle tende; si lavora sempre allo scoperto.
    In compenso, le azioni di guerra non mancano: una, due ogni giorno e sono azioni dure, in caccia libera od a scorta dei Re. del 102°, che vanno a mollare le loro bombe sulle colonne nemiche.
    Gli Alleati ci stanno con gli occhi addosso, controllano la nostra efficienza a terra, il nostro spirito combattivo nelle continue azioni; in definitiva vogliono vedere se vale la pena di tenere in piedi l'Aviazione italiana, fornendole in un prossimo domani aiuti materiali e morali, o se, invece, constatatane l'inefficienza, occorra lasciarla lentamente morire.
    Vogliono inoltre sapere se ci si Può fidare di noi o se debbano invece tenerci per sempre in umiliante soggezione.
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    Messaggio  Red_Group Gio Ott 16, 2008 11:01 pm

    Noi sentiamo tutto questo ed ogni giorno andiamo in volo, sebbene con macchine sempre più logore, ed ogni giorno lottiamo contro la contraerea e la caccia tedesca e l'inefficienza dei nostri vecchi aeroplani, appunto per la rinascita dell' Arma, sperando solo di non cadere in territorio occupato dai tedeschi, perchè saresti fucilato subito quale sporco traditore badogliano, e di non cadere nell' Adriatico, perchè di mezzi di soccorso ne abbiamo pochissimi e con novanta probabilità su cento vai ai pesci.
    Per tornare all'inizio della storia: oggi il capitano Monti ha voluto finalmente sfogarsi.
    Qui a Palata, gli Alleati ci hanno messo alle costole quale « controllore» il colonnello pilota Shore della R.A.F., abilissimo e coraggioso pilota, il quale si è subito familiarizzato con i nostri 202 e 205, e molto spesso, a bordo di uno di questi caccia, si mette in formazione con noi e ci segue per tutta l'azione.
    Ottimo combattente, durante il combattimento, si comporta come uno di noi, non risparmiandosi in nessun modo, ma quando si è a terra assume quell' aria di sufficienza che ci dà tremendamente fastidio ed agisce in modo negativo sui nostri nervi.
    Oggi però ha fatto una mossa falsa ed il 4° Stormo, a nome anche del 5° e del 51°, si è così preso la grande rivincita.
    Infatti stamane, mattinata di una certa tranquillità per il nostro reparto, erano appena decollati i Re 2002 del 5°, con scorta dei Macchi del 51°, quando, anche per rispettare la formale pignoleria anglosassone, l'ufficiale inglese chiama un nostro sottufficiale e gli comunica di avvisare il nostro comandante che vuol vedere decollare su allarme una nostra formazione, vedere qualche passaggio e l'atterraggio compatto in formazione stretta; il decollo deve avvenire entro quindici minuti.
    Il sottufficiale corre da Monti e riferisce.
    Monti in un primo momento si « incilindra »; va bene per gli ordini operativi, va bene per il controllo in volo, ma non può accettare che un ufficiale inglese gli rompa i santissimi per farci fare un volo dimostrativo e ciò soltanto per uno sfizio personale.
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    Messaggio  Red_Group Gio Ott 16, 2008 11:02 pm

    Poi Monti ci ripensa; chiama Mariotti, il suo vice, e lo mette al corrente:
    è un parlottare conciso, sottovoce; Mariotti ogni tanto annuisce, poi in linea è un accorrere di specialisti.
    Tutti i Macchi efficienti del 4° mettono in moto e scaldano i motori; i piloti, infilati paracadute e caschetto, saltano dentro gli abitacoli e dopo pochi minuti i caccia del 4°, una dozzina circa, rullano verso la pista, con in testa i velivoli di Monti e Mariotti.
    Il colonnello Shore sul piazzale osserva con sufficiente compiacimento.
    Monti chiude il tettuccio e da il « via »:.
    Gli aeroplani, ala contro ala, si lanciano sulla pista e in un turbinio di polvere decollano.
    I carrelli rientrano ad uno ad uno; i Macchi, con le estremità alari che si sfiorano, rimpiccioliscono verso il mare, il colonnello Shore, sul piazzale non sorride più ma osserva con evidente attenzione.
    Improvvisamente, sull'aeroporto, e precisamente nella zona di cielo a perpendicolo sulla testa del colonnello inglese, scoppia il finimondo:
    202 e 205 in affondata, altri che passano raso terra, cabrate in candela, poi di nuovo un avventarsi sul povero tapino che non sa più da che parte guardare, impietrito dallo sgomento. Agita le braccia, forse urla qualche cosa, ma quei pazzi di italiani continuano: looping, tonneau, frullini, affondate, sempre eseguiti a quota minima: è una sarabanda infernale che sembra non cessare mai e l'inglese che bestemmia in continuazione, maledicendo il momento in cui gli è venuta l'idea di scatenare una tale buriana.
    I Macchi si allontanano.
    Shore si aggiusta il berretto andato un po' di traverso, e sta riprendendo la padronanza di se stesso, quando deve di colpo buttarsi a terra:
    un 205 sbucato chissà da dove a qualche metro di altezza lo punta deciso e lo sfiora.
    Shore giurerebbe che il viso che si intravede nell'abitacolo sia quello del capitano Monti, ma il passaggio è troppo fulmineo.
    Dopo pochi minuti la formazione del 4° atterra, ala contro ala, come al decollo.
    I velivoli rullano e sul piazzale si sfilano, portandosi uno ad uno ordinatamente al parcheggio; i piloti tolgono contatto, le eliche si fermano.
    Monti si presenta dinnanzi all'inglese, saluta ed attende.
    Questi da vero gentleman incassa, tace per qualche attimo e poi appunto sbotta:
    «Decollo perfetto, atterraggio perfetto, il resto l'ho dimenticato, altrimenti vi dovrei punire tutti! ».
    Monti tira un gran sospiro, saluta e se ne va a « cicchettare» i suoi piloti:
    va bene che aveva detto loro di fare un po' di acrobazia, ma non così perdio!
    Che sono impazziti tutti?
    Poi va in tenda pensando che forse da domani il famoso « duro» colonnello della R.A.F. sarà più malleabile.

    Giulio Lazzati
    Ali Nella Tragedia

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