La prua affilata del B-707 si affacciò sulla lunga pista del San Francisco International descrivendo un largo cerchio intorno al carrello destro.
L'aereo ondeggiò goffamente per effetto di una brusca frenata poi si arrestò con un lieve sussulto.
Dopo quindici minuti di attesa sotto il sole di giugno il volo Pan American 092 era stato finalmente autorizzato al decollo per Londra via New York.
Sull'altra testata confuso nella foschia pomeridiana un argenteo DC-8 della Flying Tiger Line virava a sinistra per liberare subito la rotta di allontanamento.
Il secondo lo segui per un attimo e misurò con lo sguardo i 5 chilometri di cemento che si stendevano davanti alla prua nera del radome poi a un cenno del comandante spinse a fondo le manette dei quattro JT3D-B che cominciarono ad emettere le note più alte del loro assordante concerto.
Il pesante quadrigetto si mosse come un ubbidiente pachiderma e prese a correre sempre più veloce lungo la striscia tratteggiata della « center line » mentre i piloti recitavano il loro salmo abituale:
« accelerazione Ok !
V1 … VR …..rotazione
distacco …carrello su….V2 ».
Come al solito il freddo tono professionale tradiva a malapena quella sottile tensione che si avverte in ogni cabina durante il decollo e che dà a questa manovra un effetto sempre diverso.
« PA 092 decollato ai cinque , riportate 2000 ft ».
« Ok. ricevuto PA 092 ».
Charles Kimes il comandante dette un'occhiata di aggiornamento agli strumenti per prepararsi alla
riduzione di potenza per la salita.
Tutto regolare.