Pilota d'aliante a diciotto anni, Paravicini passa dai biplani degli aeroclub ai monoplani da caccia impegnati sul deserto nordafricano, poi nel cielo di Napoli a difendere il capoluogo campano dai bombardieri americani e infine in Sardegna.
La guerra, per lui e per molti altri, non finisce con l'armistizio dell'8 settembre 1943.
“Ognuno faccia il suo dovere e conservi il suo posto con responsabilità, ne va sempre di mezzo la vita del pilota, mentre voi state a terra”, dice in quei giorni al personale della sua squadriglia.
Riprende a volare con le nuove insegne, le coccarde tricolori dell'aeronautica cobelligerante, schierata con gli Alleati.
Paravicini va in missione sulla costa jugoslava e sull'Albania con la massima determinazione: spesso sono voli di ricognizione, altri d'interdizione sotto il tiro preciso della contraerea tedesca.
Questo libro assume particolare importanza sul piano storico soprattutto perché l'autore rievoca l'attività operativa svolta nel 1944-45, utilizzando, fra l'altro, la pista costruita sull’ isola di Lissa, dove i rapporti con le forze partigiane jugoslave non sono certo idilliaci.