Parlando di incidenti viene naturale pensare alla distruzione degli aerei come risultato di una caduta e del conseguente urto con il suolo;
quando invece, non di rado, i pezzi d'ala e di fusoliera che si trovano sparsi sul terreno dopo un incidente sono giunti al suolo già separati l'uno dall'altro in conseguenza di una rottura in volo delle strutture portanti dell'aereo.
Perché gli aerei si rompono in volo?
Che cosa possono fare i piloti perché ciò non avvenga?
Le cause del cedimento strutturale di un velivolo sono fondamentalmente tre:
il superamento dei limiti del fattore di carico,
l'affaticamento del materiale,
il superamento della velocità massima strutturale.
Mentre nel campo degli autocostruiti, e più ancora in quello degli ultraleggeri, parte della responsabilità delle rotture in volo può a volte essere attribuita al costruttore (che molto spesso è poi anche il pilota), il quale non ha saputo dimensionare convenientemente le strutture portanti, o ha usato materiali inadeguati;
nel campo degli aerei certificati dalle competenti autorità, che nei vari stati sorvegliano le costruzioni aeronautiche (RAl,FAA, Bureau Veritas, eccetera), la responsabilità delle rotture in volo ricade quasi esclusivamente sui piloti.
Direttamente sul singolo che subisce l'incidente, quando supera il fattore di carico limite o la velocità massima strutturale, oppure sulla schiera di piloti che nel tempo hanno abusato dell'aereo, quando la rottura delle strutture avviene per affaticamento del materiale.
Quando un aereo vola a velocità costante in volo rettilineo orizzontale, dal punto di vista del carico cui è sottoposta la struttura alare, è come se fosse fermo al suolo, appoggiato con l'ala su due cavalletti (figura 1):
la struttura alare è soggetta a un momento flettente dato dal prodotto del peso per la meta dell'apertura alare.
quando invece, non di rado, i pezzi d'ala e di fusoliera che si trovano sparsi sul terreno dopo un incidente sono giunti al suolo già separati l'uno dall'altro in conseguenza di una rottura in volo delle strutture portanti dell'aereo.
Perché gli aerei si rompono in volo?
Che cosa possono fare i piloti perché ciò non avvenga?
Le cause del cedimento strutturale di un velivolo sono fondamentalmente tre:
il superamento dei limiti del fattore di carico,
l'affaticamento del materiale,
il superamento della velocità massima strutturale.
Mentre nel campo degli autocostruiti, e più ancora in quello degli ultraleggeri, parte della responsabilità delle rotture in volo può a volte essere attribuita al costruttore (che molto spesso è poi anche il pilota), il quale non ha saputo dimensionare convenientemente le strutture portanti, o ha usato materiali inadeguati;
nel campo degli aerei certificati dalle competenti autorità, che nei vari stati sorvegliano le costruzioni aeronautiche (RAl,FAA, Bureau Veritas, eccetera), la responsabilità delle rotture in volo ricade quasi esclusivamente sui piloti.
Direttamente sul singolo che subisce l'incidente, quando supera il fattore di carico limite o la velocità massima strutturale, oppure sulla schiera di piloti che nel tempo hanno abusato dell'aereo, quando la rottura delle strutture avviene per affaticamento del materiale.
Quando un aereo vola a velocità costante in volo rettilineo orizzontale, dal punto di vista del carico cui è sottoposta la struttura alare, è come se fosse fermo al suolo, appoggiato con l'ala su due cavalletti (figura 1):
la struttura alare è soggetta a un momento flettente dato dal prodotto del peso per la meta dell'apertura alare.