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    WAR REPORT – UN ERRORE PROVVIDENZIALE

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    Messaggio  daniele Lun Dic 14, 2009 11:41 pm

    Questo Giugno è fausto per le armi italiane, Dall'Atlantico, dove i nostri sommergibili attaccano risolutamente le unità della flotta da guerra e da carico americane e britanniche, al Donez, dove le nostre divisioni procedono instancabili al fianco dei camerati tedeschi, al Mediterraneo, è tutto un fervore guerriero che attesta la volontà di vittoria dell'Italia.
    Ma è soprattutto nel Mediterraneo che la forza dell'Italia si è fatta sentire;
    nel Mediterraneo, dove due enormi convogli nemici sono stati attaccati, decimati, obbligati a ritornare ai porti di partenza, e dove il fronte inglese in Marmarica è stato travolto dall'impeto delle divisioni italo-germaniche.
    Cosicché mai, come in questo giugno apportatore di battaglie, il Mediterraneo è stato così “Mare Nostro “, nella pienezza dell'orgogliosa qualifica;
    nostro, vogliamo dire, per dire dei nostri marinai, dei nostri aviatori, dei nostri soldati, che ne dominano saldamente le acque e le coste.
    Insomma, l'Italia ha celebrato il secondo annuale del suo ingresso in guerra nel solo modo efficace e degno: con delle vittorie.
    E si dimostra, all'inizio del terzo anno, più risoluta e valida combattitrice che mai.

    Conservate ancora, in qualche cantuccio della memoria, le parole con cui Churchill, la vigilia del Natale del 1940, si rivolgeva al popolo italiano?
    I tempi erano molto duri per noi, allora.
    La nostra armata d'Africa aveva dovuto abbandonare già metà della Cirenaica dopo Sidi
    el Barrani, e poteva a mala pena tamponare l'avanzata inglese, che in quei giorni si protendeva verso Bengasi.
    Le nostre poche divisioni di Albania, cui non potevano essere mandati aiuti che attraverso pochi strettissimi canali di rifornimento, e addirittura col contagocce, erano impegnate fino al collo nel fango sanguinoso di laggiù, e tenevano a stento testa a tutto lo sforzo dell'armata greca, dietro a cui c'erano i rifornimenti inglesi e americani.
    E Winston Churchill decise di approfittare della contingenza, e di rivolgete una specie di messaggio alle masse italiane, lusingandosi cosi di fare <precipitare> - come dicevano i giornali anglosassoni, - la situazione interna italiana.
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    Messaggio  daniele Lun Dic 14, 2009 11:42 pm

    Egli adottò perciò un -tono ipocritamente benevolo, di vecchio paterno amico che mette in guardia un branco di illusi e di sconsigliati, per il gran bene che vuole loro.
    Ed il vecchio volpone aveva aspettato per parlare proprio la ricorrenza del Natale, per potere toccare anche la corda patetica.
    “ Si sa,” egli doveva aver pensato, “gli italiani amano molto la famiglia, io parlo loro alla vigilia di Natale, festa tipicamente famigliare, e li mando tutti in brodo di giuggiole “.
    Ebbene: come pare lontana, ora, dopo appena un anno e mezzo di guerra, quella manovretta propagandistica churchilliana!
    E come appaiono fallaci e stolte – specie alla luce di questi avvenimenti recenti - le illusioni che si facevano tutti gli inglesi, sulla scarsa capacità di resistere degli italiani.
    E come si vede chiaro che l'Inghilterra, e tutta la sua classe politica, e tutti i suoi uomini di Governo, e Churchill, infine, non capiscono mai niente della nostra fibra spirituale della nostra natura intima, della nostra possibilità segreta di tener duro e di combattere!
    In fondo, Churchill, e tutta l'Inghilterra con lui, giudicavano l'Italia, verso il Natale del 1940, come un paese di poveri diavoli, di minorati morali, inetti a sopportare una prova guerresca di lunga durata.
    In tutte le parole melate di Churchill, era perfettamente rintracciabile e percepibile un certo senso di compatimento per questo popolo ritenuto destinato ad essere sempre un popolo di albergatori e di musicanti , che s'era messo in capo di intervenire in una guerra combattuta tra imperi giganti.
    In ogni frase del “Premier”, si sentiva sempre, come in sordina, lo stesso motivo:
    “Piantatela, poveri italiani, che la guerra non fa per voi! “.
    In quella circostanza, le Gerarchie della Propaganda incaricarono noi di parlare, alla radio, in risposta al sermone natalizio del signor Churchill.
    E noi mettemmo – come potete immaginare - tutto il fervore possibile della esecuzione dell'incarico.
    Affermammo, nella nostra risposta, che il popolo italiano era molto diverso da come Churchill e l'Inghilterra se lo immaginavano, e assicurammo il “ Premier “ inglese che gli italiani, nonostante capissero benissimo la gravità della prova che li attendeva, erano risoluti ad affrontarla.
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    Messaggio  daniele Lun Dic 14, 2009 11:43 pm

    Era, la nostra, una risposta risoluta, recisa, e che, al momento di pronunciarla, ci parve molto vibrata.
    Ebbene; nei giorni successivi, noi avemmo la prova di aver bene interpretato l'animo del pubblico italiano.
    Ricevemmo infatti, centinaia e centinaia di lettere di adesione e di consenso.
    Ma molte di quelle lettere, mentre approvavano ciò che avevamo detto, ci muovevano anche un rimprovero,
    Ci dicevano:
    “ Vanno bene le vostre affermazioni, ma siete stato troppo dimesso, troppo moderato. Dovevate impegnarvi ancora di più.
    Perché noi resisteremo ancora più tenacemente e ferocemente di quanto voi avete detto;
    noi saremo ancor più ostinati di quanto voi avete assicurato a quel mascalzone di Churchill.
    E chi scriveva così, erano Soldati combattenti, erano donne di militari rimaste a custodire la casa deserta, erano gente seria e modesta, impegnata personalmente, e che non faceva delle frasi .
    In qui giorni, in quella occasione, noi che pur avevamo creduto tanto nel popolo italiano, e che eravamo stati così netti ed espliciti nel ribattere le insinuazioni del “Premier britannico”, comprendemmo che il popolo Italiano era ancora più saldo di quanto noi stessi non avevamo immaginato.
    E fummo sicuri, assolutamente sicuri, che al duro inverno che passavamo sarebbe succeduta una ripresa; e che l'Italia avrebbe trovato nelle sua anima più profonda le energie per tener
    testa agli Inglesi in Africa, e per rendere loro impossibile la vita nel Mediterraneo, e per reggere la guerra, anche se la guerra fosse durata a lungo.
    E difatti, oggi si vede.

    Non adontiamoci dell'immenso errore di valutazione delle nostre capacità, compiuto dai nostri nemici.
    Non arrabbiamoci, se essi, al principio della guerra, due anni fa, non capirono chi eravamo, e cosa valevamo.
    Forse è stato bene cosi.
    Se l'Inghilterra ci avesse capiti o apprezzati, questo avrebbe voluto dire che essa possiede ancora una classe dirigente di sicuro intuito o senso imperiali;
    e se l'Inghilterra possedesse questa classe dirigente, ciò vorrebbe dire che essa è ancora capace di dominare.
    L'errore di valutazione inglese nei nostri riguardi è dunque una prova della decadenza politica inglese, e un segno certissimo della non lontana catastrofe britannica.
    Ed oggi che le nostre divisioni campeggiano vittoriose in Marmarica, oggi che le nostre navi o i nostri aerei dominano vittoriosi il Mediterraneo, e vietano il passaggio ai convogli inglesi, e decimano crudelmente le forze britanniche, oggi - ripetiamo - noi possiamo anzi ridere e compiacerci del provvidenziale errore nemico.

    GIOVANNI ANSALDO

    FRONTE – Giornale del Soldato
    Giugno 1942

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