La presente monografia illustra il progetto di una vettura automobile realizzato dall’ Ufficio Tecnico Motori delle “Reggiane” e a cui, dopo le prove al tunnel i cui risultati appaiono pienamente soddisfacenti non manca che il via per la costruzione di qualche struttura di prova.
E’ opportuno fare precedere i chiarimenti e i dati di dettaglio, che la monografia illustra nella voluta ampiezza, da alcune considerazioni di carattere industriale sui motivi che hanno consigliato il sottoscritto, non senza informarne il Conte Ratti ed il Conte Caproni ad avviare i progetti preliminari.
Io penso che i trasporti di persone continueranno ad avere nel dopoguerra, malgrado l’immancabile progresso dell’aviazione per i servizi su grandi distanze, lo sviluppo che avevano raggiunto negli ultimi anni i tutto il mondo, e che anche l’Italia potrà raggiungere nel novero della nazioni che usufruiscono di questo ormai popolare mezzo di trasporto, una diffusione confrontabile a quella che le altre nazioni avevano conseguito.
Indipendentemente dalla grande richiesta di automobili che si avrà alla cessazione delle ostilità per la depauperazione di tutti i mercati dovuta alle distruzioni della guerra, alle requisizioni, all’usura dei mezzi superstiti, e alla stasi delle industrie, è fuor di dubbio che il mercato automobilistico, liberato da vincoli doganali troppo monopolistici, o da posizioni di privilegio, dovrebbe riservare al nostro Paese la possibilità di meglio saturare la diffusione all’interno e forse anche di cercare degli sbocchi all’estero, soprattutto se si tiene conto che un politica di lavori pubblici e quindi anche di autostrade, non potrà non essere perseguita da tutti i paesi usciti dalla tragedia della guerra, ed anelanti all’assestamento e alla ripresa economica.
Anche perchè le strade si riparano e si costruiscono più rapidamente delle ferrovie, e la concorrenza del mezzo automobilistico al mezzo ferroviario, riprenderà la sua inarrestabile ascesa, sopratutto per le modeste distanze.
L'automobile è uno dei fondamentali vettori per il riassetto economico-commerciale del mondo perchè come essa potenzia ed alimenta con la rapidità delle comunicazioni la ripresa di tutti i traffici, così benefica innumerevoli industrie, enti e servizi che questo popolare veicolo traggono ragione di esistenza e di sviluppo.
Ma per un paese come il nostro e sopratutto per una industria come le Reggiane si affaccia anzitutto il problema del tipo :
da questo punto di vista io penso che pochi complessi industriali, forse uno soltanto , la FIAT, siano in grado di produrre il tipo popolare a basso prezzo, perchè la sua realizzazione comporta una organizzazione ed una potenza di impianti, una tradizione commerciale, un'organizzazione del servizio alla clientela ed un dominio del fido e del credito, legati alla organizzazione delle vendite a rate, che non si improvvisano.
Per le altre industrie, e segnatamente per la nostra , ritengo questo scopo irraggiungibile agli inizi, mentre i mezzi tecnologici , l'esperienza costruttiva, l'entusiasmo, la fede e la buona volontà non sono presso le Reggiane minori che altrove.
Per di più le industrie automobilistiche nostre, distruzioni a parte, sono ora protese alla fabbricazione motoristiche di guerra , come lo sono tutte le Europee e come lo saranno forse per lungo tempo ancora le Americane.
In tali condizioni la preparazione ed il lancio di nuovi modelli dovrebbe presentare per tali industrie, oggi, minori possibilità che per quelle inattive, come la nostra.
E’ opportuno fare precedere i chiarimenti e i dati di dettaglio, che la monografia illustra nella voluta ampiezza, da alcune considerazioni di carattere industriale sui motivi che hanno consigliato il sottoscritto, non senza informarne il Conte Ratti ed il Conte Caproni ad avviare i progetti preliminari.
Io penso che i trasporti di persone continueranno ad avere nel dopoguerra, malgrado l’immancabile progresso dell’aviazione per i servizi su grandi distanze, lo sviluppo che avevano raggiunto negli ultimi anni i tutto il mondo, e che anche l’Italia potrà raggiungere nel novero della nazioni che usufruiscono di questo ormai popolare mezzo di trasporto, una diffusione confrontabile a quella che le altre nazioni avevano conseguito.
Indipendentemente dalla grande richiesta di automobili che si avrà alla cessazione delle ostilità per la depauperazione di tutti i mercati dovuta alle distruzioni della guerra, alle requisizioni, all’usura dei mezzi superstiti, e alla stasi delle industrie, è fuor di dubbio che il mercato automobilistico, liberato da vincoli doganali troppo monopolistici, o da posizioni di privilegio, dovrebbe riservare al nostro Paese la possibilità di meglio saturare la diffusione all’interno e forse anche di cercare degli sbocchi all’estero, soprattutto se si tiene conto che un politica di lavori pubblici e quindi anche di autostrade, non potrà non essere perseguita da tutti i paesi usciti dalla tragedia della guerra, ed anelanti all’assestamento e alla ripresa economica.
Anche perchè le strade si riparano e si costruiscono più rapidamente delle ferrovie, e la concorrenza del mezzo automobilistico al mezzo ferroviario, riprenderà la sua inarrestabile ascesa, sopratutto per le modeste distanze.
L'automobile è uno dei fondamentali vettori per il riassetto economico-commerciale del mondo perchè come essa potenzia ed alimenta con la rapidità delle comunicazioni la ripresa di tutti i traffici, così benefica innumerevoli industrie, enti e servizi che questo popolare veicolo traggono ragione di esistenza e di sviluppo.
Ma per un paese come il nostro e sopratutto per una industria come le Reggiane si affaccia anzitutto il problema del tipo :
da questo punto di vista io penso che pochi complessi industriali, forse uno soltanto , la FIAT, siano in grado di produrre il tipo popolare a basso prezzo, perchè la sua realizzazione comporta una organizzazione ed una potenza di impianti, una tradizione commerciale, un'organizzazione del servizio alla clientela ed un dominio del fido e del credito, legati alla organizzazione delle vendite a rate, che non si improvvisano.
Per le altre industrie, e segnatamente per la nostra , ritengo questo scopo irraggiungibile agli inizi, mentre i mezzi tecnologici , l'esperienza costruttiva, l'entusiasmo, la fede e la buona volontà non sono presso le Reggiane minori che altrove.
Per di più le industrie automobilistiche nostre, distruzioni a parte, sono ora protese alla fabbricazione motoristiche di guerra , come lo sono tutte le Europee e come lo saranno forse per lungo tempo ancora le Americane.
In tali condizioni la preparazione ed il lancio di nuovi modelli dovrebbe presentare per tali industrie, oggi, minori possibilità che per quelle inattive, come la nostra.