Il Lightning viene giù in picchiata, i suoi due Allison girano al massimo dei giri; dietro, un nostro 205 gli sta addosso come un falco fa con la sua preda: 5000, ... 4000, ... 2500 ... 2000 metri; i due aeroplani si avvicinano velocissimi alla terra.
Su in alto, sugli 8000 m., continua il gran « calderone» fra gli americani e gli italiani del 1° Gruppo Caccia.
Il P. 38 americano comincia a raddrizzare il muso, davanti al lui il delta del Po è ormai a pochissimi chilometri.
Il tenente Saieva, che lo insegue, tira dolcemente la cloche verso di se, il Macchi diminuisce l'angolo di incidenza, e si allinea di nuovo inesorabile dietro il velivolo nemico.
Il pilota americano lo vede o meglio, lo sente dietro le spalle; il suo apparecchio è già stato colpito e non è in grado di manovrare con agilità; attende la scarica fatale poichè nella posizione in cui si trova non può più far nulla: se raddrizza o vira per tentare di tirare in quota si presenterà comodo bersaglio ai cannoncini dell'italiano; se continua a picchiare si infila nelle valli di Comacchio.
Per lui è finita ... a meno che ...
Fuori il carrello, giù i flaps, motori al minimo, ed il P. 38 si inclina or su un lato or sull'altro; sta cercando un terreno adatto , per poter atterrare alla meno peggio, sempre che quell'altro gli dia sufficiente tempo per farlo.
Saieva ha visto la manovra, riduce a sua volta il motore e tallona vicinissimo l'aeroplano americano.
Ora potrebbe sparare tranquillamente: in quelle condizioni, sarebbe un gioco abbattere il Lightning, ma la sua mano non preme il pulsante delle armi.