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    Tenente Robert S. Johnson

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    Messaggio  White_Group Lun Dic 01, 2008 11:43 pm

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    Nel 1928 Robert S. Johnson, che allora aveva appena otto anni, si trovò a rimirare, affascinato, le acrobazie che tre piloti dell'Esercito, i « Tre Moschettieri» della prima guerra mondiale, stavano eseguendo durante una delle prime « giornate dell'ala» tenute sull'aeroporto di Post Field, nell'Oklahoma.
    Da quel momento Bob Johnson prese a sognare, nel suo intimo, di diventare un pilota da caccia e sedici anni dopo, il 6 marzo 1944, era alla testa di un gruppo di scorta dell'USAAF che accompagnava il primo grande bombardamento di Berlino.
    Durante tutto quel tempo era cresciuto, si era arruolato nell'esercito come allievo ufficiale, aveva ottenuto il brevetto, era giunto al fronte ed era divenuto uno dei primi assi della caccia.
    I « Tre Moschettieri » avevano compiuto un buon lavoro.
    Bob Johnson fu il primo americano in Europa a uguagliare il primato di vittorie del capitano Eddie Rickenbacker della prima guerra mondiale;
    sul fronte del Pacifico, invece, il maggiore Richard I. Bong batteva Johnson per un punto perché fu il primo pilota americano della seconda guerra mondiale a superarlo.
    Alla fine della guerra il cosiddetto « asso degli assi» degli Stati Uniti, Bong, aveva al suo attivo quaranta vittorie, ma perse la vita un anno dopo la resa del Giappone durante un volo su un aviogetto in California.
    Johnson, terminati i voli di guerra prima che gli Alleati sbarcassero in Francia, se ne tornò in patria ed è tuttora in servizio di volo presso la ditta Republic, a Farmingdale, New York.
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    Messaggio  White_Group Lun Dic 01, 2008 11:46 pm

    Bob Johnson aveva ottenuto le sue ventotto vittorie, tutte in combattimento, tra il 13 giugno 1943 e l'otto maggio 1944, in poco meno di un anno, riuscendo così a piazzarsi al quarto posto nella lista degli assi americani e al secondo di quella relativa al fronte europeo.
    Il fatto di aver abbattuto ventotto velivoli tedeschi in meno di undici mesi rappresenta un caso unico nella storia delle operazioni aeree americane in Europa.
    Strano a dirsi, l'aggressività dimostrata da Johnson in combattimento gli procurò seri guai nel giorno della sua prima vittoria, il che probabilmente gli impedì di arrivare a un totale superiore a quello che ha ottenuto.
    L'incidente che doveva influire in tal modo sulla sua carriera gli accadde durante la missione compiuta il 13 giugno 1943.
    Johnson era in volo con il 61° Gruppo del famoso 56° Stormo da caccia quando avvistò dodici 109 più bassi della sua formazione;
    vedendo che il gruppo non attaccava, egli lasciò bruscamente la pattuglia e, con una picchiata sui nemici che non se l'aspettavano o non se n'erano accorti, ne abbatté uno con un veloce attacco di sorpresa.
    Il leggendario comandante del Wolfpack ,il colonnello Hubert Zemke, adottò la stessa tattica e abbatté due dei caccia tedeschi.
    Quando, a missione terminata, i velivoli ebbero atterrato Johnson venne rimproverato per aver abbandonato la formazione di gruppo;
    fu così severamente punito che, per lungo tempo, non si azzardò più ad allontanarsi dai compagni di volo, anche se non accettava affatto la strategia seguita in quell'epoca dalla maggior parte dei gruppi, quella cioè di attendere di essere stati attaccati, prima di reagire.
    Qualche tempo dopo quella sua prima vittoria, e dopo aver perduto delle magnifiche occasioni di ottenerne altre, Johnson,per aver voluto rimanere in formazione, fu preso alle spalle e quasi abbattuto.
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    Messaggio  White_Group Lun Dic 01, 2008 11:47 pm

    Alla fine le tattiche vennero cambiate, anche se contrariamente alle obiezioni di molti ufficiali di grado elevato che avevano posti di comando su quel fronte, perché il generale di divisione O.A. Anderson riuscì a ottenere l'approvazione per una condotta più aggressiva durante i voli di scorta dell'Ottava Forza aerea e, da quel momento in poi, Johnson non rimase più ad aspettare di essere assalito.
    Quando si resero conto che il sistema da lui adottato risultava davvero redditizio, anche i suoi compagni che, nel frattempo, lo avevano giudicato quasi come un pilota eccessivamente entusiasta e imprevedibile, cominciarono a essergli più amici.
    Da quel momento il gruppo prese ad attaccare i tedeschi con soddisfazione, ricavandone una più abbondante messe di vittorie.
    Ironicamente, Johnson non riuscì mai a ottenere, durante gli addestramenti, la qualifica ufficiale di tiratore, come pilota da caccia:
    una dote che invece possedeva al più alto grado quando si trovava in combattimento.
    Aveva cominciato la sua vita militare nell'autunno del 1941, poi si era pentito e, l'undici novembre dello stesso anno, aveva fatto domanda per essere accolto come allievo ufficiale nell'aviazione:
    esattamente ventitré anni dopo il giorno in cui Rickenbacker e altri piloti americani che si trovavano in Francia avevano festeggiato la fine della guerra in Europa, sparando razzi e bruciando benzina sui loro stessi campi schierati dietro le prime linee francesi.
    Aveva terminato il corso di addestramento riportando completo successo in tutto tranne che nel tiro, il che lo avrebbe portato a essere assegnato a uno stormo da bombardamento con un ulteriore corso di pilotaggio sui plurimotori.
    Sei mesi dopo Pearl Harbor, però, era ugualmente riuscito a essere assegnato al 56° Stormo da caccia: in quell'epoca nessuno si preoccupava molto della precisione di tiro.
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    Messaggio  White_Group Lun Dic 01, 2008 11:53 pm

    Tenente Robert S. Johnson Rsjohn11
    In meno di un anno si era poi trovato in Gran Bretagna, in attesa di misurarsi con la formidabile Luftwaffe.
    Arrivò in Inghilterra il 13 gennaio 1943 con il 56° Stormo che, tecnicamente, cominciò le operazioni in quell'inverno;
    siccome però doveva attendere l'arrivo della riserva di velivoli, non tutti i piloti del reparto poterono dare inizio ai voli e dovettero attendere la primavera.
    In aprile Johnson, che aveva richiesto di poter volare come ultimo (il quarantottesimo) di tutta la formazione dei tre gruppi, fece la sua prima missione operativa.
    Sei mesi dopo era considerato un asso, anche se non ufficialmente.
    Il 6 marzo 1944, il giorno della prima grande incursione diurna americana su Berlino, Johnson era ormai già uno dei primi assi della guerra e il comandante del 61° Gruppo del famoso stormo « Wolfpack » comandato dal colonnello Zemke:
    quello che doveva proteggere i primi tre boxes, le formazioni di punta dei bombardieri pesanti in quello storico volo
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    Messaggio  White_Group Lun Dic 01, 2008 11:57 pm

    Scorta ai Bombardieri diretti a Berlino
    Il grosso caccia era già pronto qualche minuto prima delle 10.32 e, dopo che Johnson ebbe ricevuto qualche parola di augurio dal suo capo-specialista, il Thunderbolt, col suo grosso motore a stella e un serbatoio supplementare di cinquecentosettanta litri appeso sotto il ventre, cominciò a rullare dirigendosi verso la testata di una pista di cemento bitumato che sarebbe servito per il decollo del 61°.
    Gli altri caccia presero a seguire « Keyworth comandante rosso», incolonnandosi dietro di lui man mano che la fila avanzava.
    Una metà dei caccia si predispose al decollo su una testata e l'altra metà sulla seconda delle due piste a X di Halesworth; alle 10.32, il comandante della formazione «A» cominciò la corsa, seguito dal suo gregario.
    Appena essi ebbero superato l'intersezione delle due piste cominciò a muoversi una coppia dell'altro gruppo di velivoli; così alternandosi, in pochi minuti i trentacinque P 47 erano tutti in volo e avevano già iniziato una lenta virata sulla sinistra per mettersi poi in rotta verso est.
    I trentacinque caccia del colonnello Zemke, il resto cioè dello stormo, seguivano a breve distanza.
    Le poche nuvole che coprivano l'Inghilterra furono rapidamente superate con una veloce salita poi, per risparmiare carburante, i motori furono messi a milleottocento giri e ventinove pollici di pressione di alimentazione.
    Johnson si dette un'occhiata d'intorno e alle spalle: i suoi P 47 erano in perfetta formazione, ben stretti dietro di lui: i tre gruppi che portava avevano una forza inferiore al normale, che sarebbe stata di quarantotto velivoli (sedici per squadriglia) invece del totale di trentacinque che, per quel giorno, aveva in volo dietro di sé.
    A una velocità superiore alle centocinquanta miglia orarie, e in graduale salita, lo stormo si lasciò ben presto alle spalle la terraferma inglese; i Thunderbolt avanzavano rombando sempre sul mar del Nord e verso le coste olandesi.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:00 am

    L'altimetro indicava un continuo aumento di quota... milleottocento, duemila, duemilacinquecento metri.
    La sovra-Alimentazione dei motori venne eliminata e furono inseriti i serbatoi supplementari in modo da poterli svuotare subito perché, in caso di combattimento, avrebbero dovuto essere sganciati immediatamente.
    La quota sale: tremila, tremila trecento, tremilaseicento metri. .
    Al di sotto non si può vedere nulla tranne una vasta distesa di acqua;
    la larghezza del mar del Nord, in quel punto, è di oltre cento miglia e per il pilota eventualmente costretto a lanciarvisi rappresenta un brutto, gelido bagno.
    I caccia, dal muso tozzo, scivolano nel cielo... i piloti controllano che tutto l'armamento sia pronto... poi cominciano a guardare le coste olandesi che accennano a delinearsi davanti a loro.
    L'altimetro continua a salire e indica quattromilacinquecento, quattromilaottocento, cinquemiladuecento metri di quota; poiché ormai la costa non è più tanto lontana il comandante ordina che le pattuglie assumano la formazione di combattimento.
    I Thunderbolt si allargano e vanno a disporsi quasi in linea di fronte, continuando nella corsa in avanti mentre l'altezza continua ad aumentare:
    settemila, settemiladuecento, settemilacinquecento metri.
    Adesso la costa si delinea chiaramente davanti a loro e i piloti accendono i collimatori facendo comparire il cerchietto luminoso;
    la quota di ottomila è stata, intanto, superata.
    Lo stormo taglia la costa; il terreno sottostante è leggermente velato da una foschia diffusa, ma il cielo è sereno.
    I velivoli sorvolano le isole Walcheren... poi lo Zuider Zee e intanto ,cominciano ad apparire le prime formazioni dei bombardieri:
    sono gruppi di lineette sottili, più di una trentina di Fortezze volanti B 17 per ogni box.
    Johnson allora punta deciso verso i « grossi amici», come vengono chiamati in codice.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:04 am

    Tenente Robert S. Johnson Rsjohn12
    Uno dei tre gruppi dello stormo, il 63°, è in testa; quello di Johnson è leggermente ,più indietro e quindi viene il 62°, con i P 47 di Mike Quirk.
    I puntini davanti si fanno sempre più grossi e, mentre si avvicinano, i gruppi si dividono in due colonne che vanno a mettersi in posizione intorno ai « pesanti» ;
    una delle formazioni dei caccia va a disporsi esattamente al di sopra dei bombardieri, Johnson vira leggermente e va sulla sinistra mentre l'altro gruppo si mette a proteggere il fianco destro.
    Si tengono a diverse centinaia di metri al largo dai «grossi amici» e cominciano a serpeggiare in modo da mantenere la velocità e non allontanarsi dai «pesanti », che sono più lenti.
    Il primo di questi, la punta di lancia di quest'armata aerea, sfreccia nel cielo olandese a settemila,cinquecento metri di quota, con un gruppo da caccia sulla propria verticale, e penetra addentro nel territorio;
    dopo breve tempo arriva nei pressi di Zwolle e i grossi batuffoli neri della flak cominciano a punteggiare il cielo.
    I caccia manovrano decisamente per mettersi fuori tiro, ma i cannoni che sparano da terra stanno prendendo di mira i « grossi amici », cioè quelli che portano le bombe che debbono arrivare su Berlino.
    Un gruppo di puntini compare davanti a loro e i piloti si tendono nell'attesa... sono piccoli... sono dei caccia.
    Il 56° si prepara per il combattimento; stanno arrivando... sono alla loro stessa quota e, mentre si avvicinano, Johnson vira leggermente a sinistra per prenderli di fronte.
    Si avvicinano sempre più... ormai si vedono benissimo i loro musi tozzi... stanno buttandosi proprio contro la formazione del 56°!
    All'ultimo momento, mentre i piloti sono già pronti a sparare, con l'indice sul grilletto, qualcuno chiama per radio, per farsi identificare: quei velivoli sono degli altri P 47 in arrivo, che passano in mezzo al 56°.
    La situazione è pericolosa... ma quei piloti inesperti se la cavano ugualmente... passano veloci davanti agli altri e svaniscono... nessuno però spara ai compagni sopraggiunti.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:06 am

    Per qualche minuto il volo continua senza altre novità... poi altri puntini vengono avvistati, di fianco.
    Di nuovo i piloti si preparano, tesi... i puntini si fanno sempre più vicini...
    Musi tozzi! FW 190 o P 47? I caccia si avvicinano ancora... stanno quasi per arrivare addosso al 56° quando una voce per radio avverte:« Sono sempre i soliti»... e ancora una volta la
    « Wolfpack» trattiene il fuoco,sparando invece delle maledizioni.
    Il volo continua in perfetto ordine; il cielo è limpido e i bombardieri non si lasciano alle spalle le solite scie di condensazione.
    Ecco, davanti a loro, la frontiera tedesca.
    In quel momento i P 47 del tenente Quirk si buttano di colpo in virata e picchiano decisi... Johnson guarda, ma non scopre niente di speciale e rimane al suo posto mentre i compagni spariscono verso il basso.
    Poi, per radio, gli arrivano delle urla:
    sono gli uomini di Quirk che si sono buttati in combattimento!
    Avevano avvistato una formazione di 109 che faceva quota per attaccare e allora le sono saltati addosso: adesso stanno combattendo una vera e propria battaglia
    Quirk valuta che la forza nemica sia di una trentina di velivoli.
    Johnson chiama per sapere dove stia avvenendo lo scontro, ma nessuno gli risponde.
    Chiama di nuovo, con la speranza di poter entrare anche lui in combattimento, ma Quirk è troppo occupato... o forse il 62°vuole i nemici tutti per sé.
    I piloti dei caccia che sono ancora accanto ai bombardieri invidiano quel gruppo;
    Johnson fa un'ampia virata sulla sinistra per cercar di vedere meglio in basso e l'altro gruppo vira invece a destra, nello stesso intento: nessuno dei due però riesce a scorgere il nemico e allora il 61° ritorna verso i
    « grossi amici» che si stanno avvicinando al lago di Dummer, un punto d'identificazione fin troppo ben riconoscibile sulla rotta per Berlino.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:09 am

    Tenente Robert S. Johnson Rsjohn13
    L'altro gruppo è ancora a sud e allora Johnson si avvicina ai bombardieri e si rimette a volare sulla loro formazione;
    quando è arrivato all'altezza dei velivoli di testa compie un'ampia virata a sinistra:
    i tre gruppi di «grossi amici , che il 56° sta proteggendo , volano come in silenzio, maestosamente.
    Sono dozzine di Fortezze, per ogni box, che procedono ben strette.
    Il muso tozzo del Thunderbolt vira ancora; mentre sta puntando verso nord... proprio davanti gli compaiono dei puntini sospetti.
    Sono le 11.40.
    Quelli stanno arrivando diretti a sud e Johnson li scruta mentre si avvicinano: probabilmente si tratta sempre dei soliti P 47 che già per due volte sono passati in mezzo al 56° e allora avverte i suoi gregari: «Guardate quelle scimmie là davanti! »
    Nello stesso momento si accorge che non si tratta di amici:
    «nemici! » Urla nel microfono:
    « Diavolo, sono dei Focke-Wulf ! »
    I Thunderbolt sganciano i serbatoi supplementari, si allargano ancor più e si mettono in posizione per poter attaccare i caccia avversari quando saranno a tiro.
    Questi stanno puntando verso la formazione di testa dei bombardieri, ma Johnson le è così vicino che gli sarà impossibile fermare i nemici prima che possano aver raggiunto il loro obiettivo.
    Si avvicinano rapidamente:
    sono FW 190, ormai chiaramente identificabili, e allora Johnson cerca di calcolare con precisione la manovra da fare, che deve essere esatta al secondo.
    Mentre i tedeschi stanno quasi per essere alla sua altezza fa una secca virata sulla destra e si butta contro di loro dando tutto motore.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:10 am

    I caccia sfrecciano a seicento miglia orarie... ma in un secondo i tedeschi hanno superato i Thunderbolt e stanno per attaccare il box di testa dei bombardieri;
    Johnson però si slancia e, al termine della virata, è già quasi in coda agli attaccanti, che ignorano i caccia americani e si buttano sui «pesanti».
    I « grossi amici », intanto, si preparano a sostenere l'urto dell'assalto... le mitragliatrici di tutte le Fortezze stanno prendendoli di mira e gli auricolari sono pieni di strani rumori oltre che delle urla di avvertimento e di eccitazione del combattimento.
    Tedeschi e americani sono così vicini gli uni agli altri che è impossibile per i mitraglieri distinguere gli amici dai nemici. Johnson guarda quello che ha davanti e sul quale sta arrivando a tiro... ,lo sta prendendo di sorpresa.
    Sulla sinistra, più a est, c'è un'altra formazione e, in un attimo, si accorge che ve n'è una terza sulla sua testa: ognuna di queste raggruppa da trenta a quaranta velivoli!
    I Thunderbolt di Johnson, gli unici che siano adesso disponibili per difendere i B 17, si avvicinano sempre più alla formazione nemica che hanno di fronte, ma i tedeschi sono già arrivati sui bombardieri.
    Il cielo comincia a illuminarsi di fiammelle: i proiettili dei cannoncini da venti millimetri lo rigano di bianche scie mentre si dirigono contro i boxes davanti a loro e i razzi che hanno sparato si lasciano dietro una fumosa scia zigzagante.
    I B 17, che sono difesi da dieci mitragliere da dodici e sette ciascuno, cominciano anch' essi a sparare con tutte le armi, ma i tedeschi vanno loro addosso e i Thunderbolt li seguono... adesso è troppo tardi per tornare indietro.
    I bombardieri sparano ad amici e nemici, senza distinzione; i P 47 attaccano i tedeschi che hanno davanti mentre i loro cannoncini, razzi e mitragliatrici tuonano dovunque.
    I caccia sfrecciano in mezzo alla formazione, di sotto, di sopra e di fianco.
    Alcuni paracadute cominciano a punteggiare il cielo;
    l'azione è così veloce, così letale, che è difficile capirvi qualcosa.
    Le altre due formazioni di caccia tedeschi si sono buttate sul secondo box e sul terzo e li attaccano... seminando fuoco e proiettili su tutti i bombardieri, indifesi dai ,propri caccia
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:14 am

    Il 61° Gruppo, inseguendo gli attaccanti nemici, passa anch' esso come un fulmine in mezzo al primo box, sparando contro i tedeschi.
    Johnson vede dei paracadute; un B 17 si spacca in due…la coda e un troncone di fusoliera cadono da una parte mentre l’ala, con l'altro pezzo dell'aeroplano, se ne va da un'altra: pochi secondi prima dieci uomini erano vivi e sicuri nell'interno di quel velivolo cosi grosso.
    Altri B 17 abbandonano la formazione e precipitano, fumando, colpiti; qualcuno cade in candela lasciandosi dietro scie di fumo nero.
    Sono un centinaio, adesso, i paracadute che riempiono il cielo!
    Alcuni caccia nemici vanno a sfasciarsi contro i bombardieri: ne seguono esplosioni, fiammate gigantesche e tutti, investiti e investitori, precipitano a pezzi: la lotta è feroce.
    Alcuni avversari sono anch' essi in fiamme.
    Johnson si avvicina a quattro FW 190 che si trovano a meno di seimila metri; dà tutto quel poco di manetta ancora disponibile e si butta all'attacco dalle « ore cinque», cioè quasi in coda: fino a quel momento non è riuscito a sparare e, intorno a lui, gli aeroplani cadono da tutte le parti.
    I FW 190 si stanno avvicinando a tiro mentre egli si precipita col motore in pieno.
    Li guarda, tutti e quattro davanti a lui stanno andando molto veloci e sono divisi in due coppie. Li ha dinanzi a sé alquanto sulla sinistra e si mette subito a collimarli attraverso il cerchietto luminoso: uno di essi lo sta quasi riempiendo.
    Proprio mentre Johnson sta arrivando a tiro, alle loro spalle, i tedeschi si accorgono del pericolo che li minaccia.
    I quattro FW 190 si separano, una coppia per parte, ma egli comincia a sparare: il Thunderbolt romba e freme... e il 190 che è davanti a lui incassa colpi.
    Johnson segue il nemico che sta cabrando; il suo aeroplano sputa una valanga di pallottole che vanno a finire nel motore stellare dell'avversario, che ha la cappotta grigio-nerastra.
    La mira è precisa e i danni che infligge sono gravi.


    Ultima modifica di White_Group il Mar Dic 02, 2008 12:45 am - modificato 2 volte.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:17 am

    Il motore del caccia è colpito... sembra che l'elica rallenti mentre dei pezzi saltano via.
    Ma qualcosa si muove sul tettuccio... e di colpo il pilota abbandona l'abitacolo: si è lanciato a grande velocità e cade rapidamente; poi un paracadute si apre, sotto di lui, mentre il FW 190 precipita in candela.
    I caccia nemici sono sparsi tutto attorno, isolati, a coppie o in pattuglie più numerose. Johnson, esaltato dalla vittoria, scorge un avversario isolato e vira di colpo per prenderlo alle spalle.
    Dà un'occhiata indietro per cercare il proprio gregario, un pilota novellino, ma vede che quello ha un caccia tedesco esattamente in coda; allora stringe la virata, la stringe più che può, impedendo cosi l'attacco.
    Adesso, sono una trentina i velivoli che stanno precipitando in fiamme nel cielo.
    Vede davanti a sé un altro bersaglio e manovra per mettersi in posizione, ma si ricorda di controllare dove sia andato a finire il suo gregario: dietro a questo si trova, ancora, un altro tedesco.
    Per la seconda volta vira violentemente e cerca di poter essere lui a sparare al nemico: in tutti i suoi combattimenti non ha mai perso il proprio compagno di coppia; il caccia avversario però gli sfugge in picchiata mentre cerca di prenderlo in coda.
    La scena che gli si presenta sulla testa è indescrivibile, pazzesca.
    Velivoli che bruciano e centinaia di paracadute punteggiano il cielo.
    Johnson si accorge di un altro caccia che sta virando per andare ad attaccare il suo gregario e, ormai quasi per abitudine, vira di colpo per affrontare il nemico.
    Anche questa terza volta gli riesce di allontanare la minaccia; è una strana battaglia: se non dovesse preoccuparsi continuamente del velivolo che ha accanto, avrebbe già potuto ottenere qualche altra vittoria.
    Sopra di sé vede due FW 190 che fuggono via: tira di colpo la leva e il velivolo si mette in cabrata, salendo verso i caccia nemici.
    Johnson apre il fuoco alla massima distanza e le traccianti attirano l'attenzione degli avversari... che si buttano in picchiata verso il P 47 che sta cabrando.
    Soltanto Johnson e il suo gregario sono ancora insieme: gli altri velivoli del 61°sono dispersi in tutte le direzioni.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:48 am

    I due caccia nemici si fanno sempre più grandi mentre gli si avvicinano a tutta velocità e ormai vede benissimo il lampeggiare all'estremità delle loro mitragliatrici alari.
    Anche Johnson spara, ma non vede arrivare a segno nessun colpo.
    Quando sono vicini, i due tedeschi virano buttandosi in candela sulla sua destra e subito lui butta la leva in avanti e dà una pedata per lanciarsi dietro di loro.
    Per qualche momento i nemici, che hanno una maggior velocità, riescono ad allontanarsi, ma poi Johnson si accorge che i due FW 190 non guadagnano più terreno.
    Ormai i quattro caccia sono arrivati a qualche centinaio di metri di quota sul terreno e continuano a picchiare ancora... verso Hannover, che non è molto lontana.
    La distanza comincia adesso a diminuire mentre la velocità sta salendo vertiginosamente... trecentoventi cinque, trecentocinquanta, trecentosettantacinque, quattrocento, quattrocentoventidnque, quattrocentocinquanta: i due Thunderbolt si avvicinano e i tedeschi si rendono conto che stanno per esser presi alle spalle.
    Di colpo, senza preavviso alcuno, si dividono...
    Il gregario nemico vira a destra: adesso vi sono due bersagli e Johnson deve scegliere. Preferisce il capo della coppia e l'altro caccia si allontana.
    La distanza diminuisce ancora... è quasi a tiro.
    Il FW 190, che è adesso in volo orizzontale, tenta un vecchio trucco: di colpo sparisce la -leggera fumata che lo scarico del motore emetteva e subito la mano di Johnson corre alla manetta, tirandola indietro.
    Il nemico ha chiuso il motore per farsi superare dal Thunderbolt e cosi trovarselo davanti, pronto per essere attaccato.
    Il P 47 però rallenta, pur continuando ad avvicinarsi al caccia tedesco... un poco sulla destra.
    Il pilota del 190 fa una brusca virata a sinistra, con le ali in verticale, ma Johnson gli taglia la strada e il tedesco non può prenderlo in coda, come aveva sperato, perché ha perso velocità anche lui.
    Con quella manovra, però, Johnson si trova a tiro, preme il grilletto e le otto mitragliatrici fanno tremare il Thunderbolt, mentre sparano.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:49 am

    Le traccianti si dirigono verso l'avversario e Johnson tira la leva quasi al ventre: la sagoma del caccia nemico dalle lunghe ali gli passa nel cerchietto luminoso, dalla coda al muso... questo significa che sta virando più stretto di lui.
    I suoi colpi prendono d'infilata tutta la parte anteriore del tedesco, dai timoni alla cappottatura del motore: per un secondo o due lo mitraglia da brevissima distanza, poi gli arriva addosso e vira a destra per riprendere subito dopo l'attacco.
    Quando torna a cercarlo lo vede in picchiata, ormai già abbastanza vicino al suolo; Johnson si butta ancora all'inseguimento, ma questa volta la caccia è breve perché il velivolo nemico è colpito e non può più correre; il Thunderbolt gli piove addosso dall'alto, poi gli si mette in coda, mezzo avvolto dal fumo che quello si lascia alle spalle, e spara a bruciapelo.
    Le ali dell'avversario riempiono abbondantemente il cerchietto luminoso e Johnson riprende a sparargli mentre i proiettili s'infilano in pieno nella fusoliera.
    Il caccia picchia, gravemente colpito, la terra si avvicina rapidamente e il FW vi sta precipitando.
    A un tratto però si accorge che un 190 attacca alle spalle il suo gregario.
    Vira allora di colpo in cabrata, interrompendo la caccia per buttarsi contro il nuovo nemico, riuscendo cosi ad allontanarlo.
    Johnson è troppo basso per sentirsi a suo agio e comincia una lunga salita per tornare in quota; l'altro velivolo lo segue di fianco.
    Si domanda se il FW sia precipitato , per proteggere il suo compagno lo ha perso di vista proprio nel momento critico e può soltanto denunciarlo come probabile!
    I due Thunderbolt stanno salendo nel cielo limpido e Johnson si guarda d'attorno alla ricerca dei bombardieri e di un qualche scontro che stia avvenendo, ma non vede nulla.
    L'altimetro indica una rapida ascesa e ben presto i due caccia si ritrovano a una quotà conveniente... quattromila, cinquemila, cinquemiladuecento.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:50 am

    Mentre sta ancora arrampicandosi scorge dei nemici, « ore due », in alto; sono in sei e stanno sparando su un B 17 isolato; manovrando sulla destra continua la sua salita... e si butta contro i caccia tedeschi, col gregario sempre vicino.
    Tutto motore!
    La distanza diminuisce rapidamente e Johnson è pronto ad aprire il fuoco prendendoli alle spalle; sono ormai quasi alla stessa altezza e già tiene il dito sul grilletto.
    Prende di mira uno dei nemici e spara: le armi tuonano e il velivolo è scosso dalle vibrazioni.
    I tedeschi allora virano strettamente sulla sinistra e si buttano in picchiata, ma Johnson si rovescia a destra e ricomincia un'altra caccia in candela, dietro a due Me 109.
    I 109, sull'inizio, sono più veloci dei due P 47 e riescono a sfuggire, ma Johnson rimane alle loro spalle e, a tutto motore, la sua velocità aumenta; sa però che non può ricominciare un inseguimento del genere del precedente perché sta consumando benzina a tutta forza; li ha inseguiti abbastanza, e il livello del carburante accenna a essere alquanto basso.
    Però sta guadagnando terreno, gradualmente, rispetto al 109 che ha davanti e allora decide di provare a insistere un altro poco.
    Lentamente il velivolo nemico s'ingrandisce nel collimatore... la velocità continua ad aumentare nella .rombante discesa.
    Giù, sempre più in basso, ancora una volta vicino al suolo... e Johnson comincia a essere quasi a tiro.
    Ma in quel momento, proprio mentre sta per arrivare e ridurre l'angolo di picchiata, sempre tenendosi in coda a quello che ha davanti, vede due altri nemici che si avvicinano.
    La distanza è grande, ma Johnson ha fretta e apre il fuoco con le sue otto mitragliatrici: le pallottole volan via, segnate dalle traccianti e il Thunderbolt si scuote tutto.
    Bisogna però interrompere lo scontro perché gli altri stanno quasi per giungergli addosso e Johnson vira allora verso di loro, che gli passano accanto in un lampo perché la grande velocità delle due coppie li avvicina in brevi secondi.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:51 am

    Non prosegue, però, la virata per attaccarli; non ricorda di aver mai iniziato tanti combattimenti per essere poi costretto a sospenderli quasi sul punto di riportare la vittoria: ma oggi il cielo è pieno di tedeschi e lui deve tornarsene a casa, senza aspettare oltre.
    Un'occhiata ai velivoli nemici gli fa vedere che si stanno dirigendo verso est... combatteranno un'altra volta.
    Johnson ne prova sollievo; ,le munizioni ancora disponibili sono poche, ma il livello del carburante rappresenta il suo maggior problema: il mar del Nord sembra tanto largo, quando deve essere attraversato con poca benzina a bordo.
    Facendo quota ancora una volta, Johnson avvista una pattuglia di quattro P 47 non troppo lontani, diretti a occidente; li chiama per radio: sono della sua seconda squadriglia.
    Anch'essi hanno avuto molto lavoro.
    Tutti e sei i velivoli, riuniti, mettono la prua sull'Inghilterra e Johnson ordina di ridurre motore per limitare il consumo del carburante.
    Uno dei sei velivoli però è stato gravemente danneggiato e, mentre si dirigono verso ovest, il pilota avvisa per radio che il motore è colpito e che non ce la fa più a continuare.
    Johnson gli dice di lanciarsi a cinquemilacinquecento metri, ma l'ufficiale, il tenente Andrew B. Strauss, risponde che a quella quota fa troppo freddo; si lancerà a millecinquecento.
    Gli altri piloti lo guardano con una certa compassione e lo scortano mentre perde quota; per l'ultima volta punta il muso del suo aeroplano verso terra scendendo rapidamente, poi lo sentono chiamare, a milleottocento metri: «Vi saluto, ragazzi. Chiudo la radio, mi rovescio e mi lancio ». Il che fa immediatamente.
    Il paracadute di Strauss si apre quasi subito mentre il caccia scende, spiralando in picchiata fino al suolo.
    Il corpo del pilota ondeggia qua e là, come un pendolo, ma Strauss non riesce ad arrestarne il movimento; scende sempre più verso il suolo continuando a ondeggiare, poi tocca terra battendovi la schiena e il capo.
    I suoi compagni, in alto, stanno circuitando e lo guardano, sperando che si rialzi; si leva infatti, in piedi, si passa le mani sulla testa e guarda in alto: vede i suoi amici, lassù dov'era anche lui fino a qualche momento prima, sa che saranno ben presto a Halesworth e allora si mette le mani in tasca e, camminando lentamente, si allontana dal luogo della caduta.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:52 am

    Il resto del 61° ha ripreso subito la rotta verso casa; Johnson punta il suo caccia brontolone sull'Inghilterra e gli altri lo seguono.
    Ora il cielo è totalmente libero dai tedeschi ed essi riprendono quota fino a un'altezza di sicurezza e attraversano l'Olanda
    Davanti a loro c'è una Fortezza solitaria, danneggiata, e allora le fanno da graditissima scorta; ma intanto Johnson si domanda quanti altri saranno quelli che non ce la faranno a tornare.
    Ben presto sono sul mare del Nord. .
    Sorvegliando in continuazione il livello del carburante durante l'ultima parte del volo, i piloti del 61° attraversano il mare e sfrecciano alla fine sull'Inghilterra; dopo altri quindici minuti atterrano a Halesworth.
    Mentre stanno perdendo quota e si portano all'atterraggio, Johnson dà un'occhiata all'orologio: sono le 13.51; è ancora abbastanza presto, tuttavia i suoi della « Wolfpack» si sono spinti molto addentro nella Germania, si sono azzuffati con grosse formazioni di caccia nemici e sono tornati a casa.

    Poco dopo aver atterrato, aver rullato fino al parcheggio e aver lasciato gli aeroplani, Johnson e gli altri pilooti stavano rispondendo alle domande dell'ufficiale addetto alle informazioni.
    Tutti sono d'accordo nel dire che la Luftwaffe ha dato «la preferenza, nei suoi attacchi, alle prime tre formazioni di bombardieri: c'erano assai più tedeschi di quanti molti di loro non ne avessero mai visto prima di allora, da un bel pezzo! »
    Le perdite americane, ovviamente, erano state notevoli.
    Berlino aveva subito un bombardamento decisamente efficace, ma l'Ottava Forza aerea aveva perduto sessantanove bombardieri (seicentonovanta uomini) senza contare i caccia, che erano soltanto undici velivoli:
    quella però risultava la più grande incursione fino allora effettuata sulla capitale.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:53 am

    Tenente Robert S. Johnson Rsjohn14
    Johnson e l'Ottava Forza aerea trassero profitto dall'esperienza di quella dura battaglia, nella quale tanti americani delle tre formazioni di testa erano andati perduti in pochi minuti. L'inevitabile conclusione alla quale pervennero fu che i caccia americani dovevano andare molto in avanti, e tenersi lontani dai bombardieri, per essere in condizioni di affrontare in tempo,la caccia nemica che si sarebbe preparata ad attaccare.
    Johnson suggeri che il 56° esperimentasse quelle tattiche difensive nelle future incursioni e infatti, alla fine, il Comando caccia ordinò che queste procedure di combattimento fossero adottate da tutti gli stormi dipendenti.
    Il 15 marzo, durante un'altra grande azione di bombardamento, questi nuovi concetti furono messi alla prova e i caccia di scorta si tennero molto in avanti, e sui fianchi, dei « pesanti»; il tentativo venne coronato dal successo e, sebbene non tutti gli attacchi potessero essere stroncati, le perdite risultarono relativamente leggere.
    I piloti furono tutti d'accordo nel rilevare che il nuovo sistema dava buoni frutti: i caccia tedeschi vennero intercettati dagli americani molto spesso prima ancora che riuscissero a riunirsi in una massa organizzata per l'attacco; molti di essi furono abbattuti o dispersi senza che potessero arrivare, almeno una volta, a tiro dei pesanti bombardieri.
    Fu cosi che quella grande incursione sulla capitale nemica, che dette origine a una delle più dure battaglie mai combattute nei cieli tedeschi, ebbe una notevole importanza per diverse ragioni.
    Per Johnson fu uno dei suoi ultimi voli perché l'otto maggio ebbe termine la seconda rafferma che aveva fatto in servizio di volo di guerra e, poco dopo, venne rimandato in patria; partì per gli Stati Uniti proprio nello stesso giorno in cui gli Alleati sbarcarono in Normandia.
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    Messaggio  White_Group Mar Dic 02, 2008 12:54 am

    Tenente Robert S. Johnson Rsjohn16
    Tornato nel suo paese fu inviato a fare un giro propagandistico e aiutò il governo nel vendere titoli di rendita, girando per i vari Stati con un P 47; questo lavoro fu fatto insieme con un'altra grande figura di asso della caccia, un combattente della guerra nel Pacifico dove volava con un P 38: Richard I. Bong che, fino a quel momento, aveva abbattuto ben ventisette velivoli nemici.
    Dopo aver portato a termine questa gita propagandistica con Johnson, Bong riuscì a tornare al fronte dove, prima della fine della guerra, distrusse altri tredici aeroplani: con questi aveva raggiunto il numero di quaranta vittorie, un primato assoluto per i piloti della caccia americana. Quando fece quel giro con Johnson, questi ne aveva ventotto e quindi era, allora,
    il più vittorioso asso degli Stati Uniti sul fronte europeo.
    Per il suo eroico tentativo del 6 marzo 1944 di impedire, pur trovandosi in condizioni di inferiorità numerica, l'attacco nemico contro i bombardieri, oltre che per l'abbattimento di un caccia nemico (forse due), per la sua aggressiva azione di comando e per il valore dimostrato in combattimento, Johnson fu decorato con la Croce della distinzione in servizio (DSC).
    In quell'incursione il suo stormo aveva distrutto settanta caccia tedeschi, perdendone soltanto uno.
    Dopo aver finito il suo ciclo operativo, oltre alle decorazioni britanniche e a quelle francesi, Johnson aveva ricevuto la DSC, la Purple Heart, la Medaglia Aeronautica con quattro stellette e altre medaglie.
    Il suo reparto aveva avuto la ricompensa della citazione del Presidente degli Stati Uniti.
    Tutti questi riconoscimenti erano destinati a quel giovanotto del quale era stato detto che mancava di precisione nella mira e che era stato mandato alla scuola dei plurimotori perché non aveva superato l'esame di addestramento al tiro!
    Tutto andava in onore di un bambino che, all'età di otto anni, fremeva di entusiasmo nell'ammirare le bravate e l'audacia dei Tre Moschettieri e che aveva, proprio allora, preso la decisione di divenire, come poi divenne realmente, un pilota da caccia.

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