Solita Routine
Nei giorni di missione sei in piedi alle cinque e mezzo, ti spruzzi un po' di acqua gelata in faccia, di acqua calda nemmeno parlarne; poi cerchi di raderti il meglio che puoi, eliminando anche il minimo ciuffetto di peli che ti potrà irritare la pelle sotto la maschera dell'ossigeno incollata alla faccia per quasi sei ore.
Fa freddo ed è buio mentre barcolli fuori e inforchi la bici pedalando nella nebbia fino alla baracca delle riunioni, dove i piloti di tutti e tre i gruppi aspettano, come te, ancora mezzo addormentati.
Un'altra missione « Ramrod », la scorta di bombardieri pesanti nel cuore della Germania.
Il comandante dello stormo da le istruzioni e tu scrivi sul dorso della mano tre numeri di vitale importanza:
l'ora del decollo, l'ora dell'appuntamento con i bombardieri e le coordinate medie della rotta di ritorno alla base.
Poi subentra l'ufficiale addetto alle informazioni e ti dice di aspettarti una reazione piuttosto pesante dalla contraerea e probabilmente una feroce opposizione dei caccia nel corridoio tra Brema e Berlino.
Spero che abbia ragione per quanto riguarda i caccia.
L'ufficiale meteorologo vede sempre nero.
Raramente il tempo è bello, e poco importa quanto sia cattivo, tanto lui lo predice ancora peggiore:
così al ritorno non potremo lamentarci perchè non ci aveva preavvisato che la visibilità sarebbe stata di quindici metri o che i venti contrari ti avrebbero spinto indietro. Quando il tempo è davvero impossibile, non si decolla.
Pedali sino al magazzino per vestirti.
Indossi la tuta di volo, due paia di calze di lana e gli stivali imbottiti.
Allacci la fondina con la 45, t'infili il giubbotto di cuoio e il « Mae West» .
Ritiri la borsa del paracadute, ti metti il casco di cuoio e gli occhiali, poi bevi un paio di tazze di caffè e mangi un pezzo di pane nero e duro, abbondantemente spalmato di burro d'arachidi e di marmellata d'arance:
questa è la colazione.
Nessuno ha molta voglia di parlare.